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Autore: Stregatta    22/01/2013    6 recensioni
- E poi, boh... L'idea di un oggetto freddo ed inanimato che prende vita grazie ad una collisione del tutto casuale è stupenda. Ti fa pensare che non c'è limite alle possibilità che... Che anche la situazione più estrema, in senso negativo, si possa risolvere un giorno, per caso... E per il più stupido dei motivi. Un asteroide che paragonato alla massa di un pianeta è poco più di sasso vicino ad una montagna. -
{Uno sfigato, uno svitato, uno che passava per caso.}
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era già buio, quando Dom attraversò la soglia di casa.
Solo a metà del tragitto gli era sovvenuto che, alla fine, non aveva avvisato sua madre della gita ad Exeter: ergo, cercò di fare meno rumore possibile girando la chiave nel buco della serratura, come se non farsi sentire potesse in qualche modo migliorare la sua posizione.
- Dominic?
Addossandosi alla porta d'ingresso, Dom chiuse gli occhi e sospirò.
Restò nel corridoio, affacciandosi in soggiorno con un sorriso tirato.
- Ehi.
Diane sedeva sul divano, con la schiena perfettamente dritta e distante dallo schienale di parecchi centimetri.
- Dove sei stato?
L'ultima volta che l'aveva vista così genuinamente sconvolta era stata prima della partenza di suo padre. Allora era seduta sul suo letto, e davanti a lei si aprivano le ante di un armadio semivuoto.
- A Exeter. - rispose Dom.
Diane spalancò gli occhi.
- A fare cosa? E da solo, poi? E perché non mi hai lasciato almeno un biglietto?
- Be'...
Dom esitò solo un attimo, poi scrollò le spalle spiegando con noncuranza: - È stata un'improvvisata. Ho incontrato un po' di gente e mi sono unito.
- Hai incontrato...?
- Sì.
- Compagni di classe?
- No, non li ho mai visti.
- Santo cielo...
- Tranne Chris.
- Chi è Chris?
- Uno di scuola che conosco.
Diane guardò il figlio per diversi secondi.
Poi, gli si avvicinò per lasciargli un sonoro bacio sulla fronte ed abbracciarlo.
- Tesoro... Sono così felice, non puoi immaginare...!
- Si, mhm... - Dom la allontanò, tenendo gli occhi bassi.
- … vado a cambiarmi.
- Certo, certo... Se mi cerchi sono in cucina.
- Lo so.
Dom salì le scale a due a due, entrò in camera e si gettò sul letto perché di colpo si sentiva assolutamente esausto.
Mentre riviveva in ordine casuale i momenti più importanti della giornata, il suo umore si faceva sempre più roseo.
La Battle of Bands del Broadmeadow era abbastanza lontana da ispirargli un miscuglio più dolce che amaro di aspettative e previsioni.
La vera ansia iniziò nel momento stesso in cui varcò i cancelli del centro sportivo.

La gente era raggrumata in gruppetti, oppure assiepata di fronte al bancone del punto di ristoro. Le luci erano un po' basse, il che a Dom non dispiaceva affatto.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per ottenere una minima idea di cosa fare di sé stesso in quell'istante – le sue braccia improvvisamente gli parevano un paio di escrescenze superflue ed ingombranti, per non parlare del viso... Che espressione doveva fare per non sembrare/sentirsi uno sfigato capitato per errore nel bel mezzo di un mare di gente che conosceva solo di vista e andava bene così, grazie tante?
Se solo fosse stato meno imbranato avrebbe potuto chiedere a Chris di... Boh, stare nel backstage con loro o qualcosa del genere. Invece non lo sentiva da un bel po' di tempo, e non aveva neanche il suo numero di telefono.
Semplicemente, Dom era lì. Da solo. Peggio, era in compagnia di una caterva di pessimi presentimenti.
Quando la competizione ebbe inizio, la situazione migliorò: le luci si abbassarono ulteriormente per far risaltare la scarna illuminazione sul palco, e Dom poté mischiarsi alla piccola folla di coloro che erano davvero interessati alla musica e non solo all'aspetto mondano della serata.
I primi tre gruppi non lo entusiasmarono granché; aveva ragione Chris, tutti quanti da quelle parti erano apparentemente fissati con i Nirvana - in più, suonavano da cani.
Durante una pausa, si sentì picchiettare una spalla.
- Ciao.
Anche Bellamy non si faceva vivo da parecchio, con lui. Come suo solito, aveva scelto il momento peggiore per farlo.
- Cia-
- Posso stare qui? - Bellamy interruppe Dom, continuando poi frenetico: - Nel senso, ti dà fastidio se mi vedono vicino a te? Perché se vuoi possiamo far finta di non conoscerci.
… mi sta prendendo in giro?
- Tutti sanno che ci conosciamo, e comunque ormai è inutile perché mi stai parlando. - rispose Dom in tono piatto, voltandosi e tenendo lo sguardo forzatamente fisso sul palco che stava per essere occupato dal quarto gruppo concorrente.
Bellamy restò dietro di lui, una presenza rassicurante come quella di un avvoltoio a stomaco vuoto; intanto, la quarta band iniziò a suonare una straziante cover di Smoke on the Water.
Porca miseria, il frontman è da abbattere... Stonato come pochi. E il batterista, poi.
Da dietro, Bellamy gli urlò in un orecchio: - Ti piacciono?
Dom scosse il capo, replicando: - Il cantante è un pianto, e il batterista picchia come uno scimpanzè incazzato.
- È un complimento?
- Gli scimpanzè sanno suonare?
Lo sfacelo arrivò ad una fine, sotto una pioggia di fischi meritatissimi. Dom un po' si dispiacque per loro, ma purtroppo non c'era molto altro da dire: facevano cagare.
I Fixed Penalty erano la quinta band concorrente.
Chris salì per primo, salutando Dom da sotto i piatti della batteria.
- E lui com'è? - chiese Bellamy.
- Che me lo domandi a fare? Mi hai detto tu che non ti piace come suona, no?
- Sì, be', intendevo...
- E poi lo vedrai, no? Quindi...
Dom sorrise sotto i baffi, quando Bellamy sbuffò e si voltò dall'altra parte.
I Fixed Penalty iniziarono a suonare.
Per quanto non fossero estremamente dotati ed il loro repertorio non gli andasse particolarmente a genio, Dom rimase colpito lo stesso dalla loro performance.
Avrebbe voluto ritrovarsi dietro la batteria al posto di Chris, immergendosi in quell’atmosfera che era ciò che più gli mancava quando suonava da solo in camera sua e che aveva cercato invano nel complesso jazz della scuola: gli sguardi d'intesa, i sorrisi, la complicità.
Non gli piaceva invidiare i Fixed Penalty per ciò che li univa, ma far finta che non fosse così sarebbe stato inutile.
E poi, forse, poteva servirgli... Quel pungolo avvelenato poteva fungere da stimolo. Per cosa, non gli era ancora dato sapere.
Bellamy del frattempo era avanzato fino a stare al suo fianco, muto e rigido.
Al termine dell'esibizione, Chris fece segno a Dom di aspettarlo.
Lo raggiunse cinque minuti dopo, abbrancandolo da dietro ed urlandogli nell'orecchio: - Ehi! Ti è piaciuto lo spettacolo?
- Assolutamente! Cioè... Forte.
Chris annuì con una certa veemenza, ed un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
Scrollò Dom, gettandoglisi poi addosso nell'esclamare con un volume di voce esageratamente alto: - Senti, noi adesso andiamo un po' in giro... Ti va di unirti a noi?
L'invito venne così inaspettato che Dom credette di aver frainteso.
- Ecco, io...
Approfittando di quell'attimo di silenzio, Bellamy si intromise: - Ok, io vado altrimenti arrivo a casa a mezzanotte...
Dom si voltò verso di lui – operazione alquanto difficile, visto che Chris continuava a stargli  letteralmente appeso.
- Non ti viene a prendere nessuno?
- No, vado a piedi.
- Da solo?
- Chi mi ammazza?
- E dov'è che abiti, di preciso?
- Vicino alla caserma dei pompieri.
- E vuoi davvero fartela a piedi da solo? - proruppe Chris.
Bellamy lo guardò appena, chiedendo: - L'alternativa quale sarebbe?
- Mia madre può darti uno strappo in macchina. - propose Dom, alché Chris gli chiese: - Ah, quindi torni a casa con lei?
Il treno di pensieri di Dom cominciò ad incepparsi.
Sarebbe tornato a casa con sua madre? In teoria sì, il piano era quello.
Voleva tornare a casa con sua madre?
Cazzo, no. Nella maniera più assoluta. L'unica cosa che voleva era già essere fuori di lì, possibilmente in compagnia dei Fixed Penalty.
C'erano solo un paio di problemi da risolvere.
- Sentite, non voglio costringervi a fare niente... - iniziò Bellamy, prima che qualcuno gli passasse accanto abbattendosi poi su Chris e di conseguenza su Dom. Si trattava di Simon.
- Preso! - gridò il chitarrista.
I suoi vestiti odoravano di qualcosa che sembrava fumo di sigaretta, ma molto più aromatico... Erba, forse?
- Ciao, Dommeh! Allora, t'è piaciuto lo show?
Prima che potesse ricevere risposta, Simon si voltò nella più sbagliata delle direzioni possibili.
Inclinò il capo da un lato, strizzando gli occhi e puntando un dito contro Bellamy.
- Tu sei...
In un lampo Bellamy sembrò farsi minuscolo.
Dom immaginò che il suo più grande desiderio in quell'istante fosse disperdersi nell'aria a mò di vapore, trasformarsi in una pianta, trovarsi ovunque tranne che al Broadmeadow di fronte a qualcuno che lo additasse con aria istupidita.
- Io sono, sì. Buonanotte, ragazzi.
Bellamy si allontanò tra la folla a passo svelto, e a Dom non venne in mente di fermarlo.
Chris gli diede di gomito, domandando: - Si è offeso?
- Non lo so... - mormorò Dom, inseguendo l'oggetto del discorso con lo sguardo.
- Cazzo, non volevo cacciarlo via... - commentò Simon.
No, probabilmente volevi solo giocarci un po', fargli qualche domanda per vedere se ci sta con la testa e portarlo a Lyle come pegno di fedeltà suprema ed incrollabile.
- Dagli un passaggio, non è il caso che vada in giro a notte fonda... Vicino alla caserma è zona di spaccio.
Cosa fare?
Da un lato, non voleva mollare Chris. Dall'altro, non poteva lasciare Bellamy da solo – se gli fosse successo qualcosa?
E sua madre? La Battle of Bands era quasi giunta al termine, non sarebbe mai riuscito ad accompagnare Bellamy e a tornare indietro prima che sua madre arrivasse... E poi doveva chiederle se poteva restare fuori con i Fixed Penalty e... Cazzo.
Dom si scrollò di dosso Chris, esclamando: - Aspettami qui! - e partendo all'inseguimento di Bellamy completamente alla cieca, poiché era già scomparso dal suo campo visivo.
Di certo era ancora nei paraggi, il centro sportivo era pieno e avrebbe dovuto passare sopra le teste delle persone per aver già guadagnato l'uscita.
L'uscita, a proposito. I cartelli che la indicavano. Dove cazzo erano.
… trovati. Ora doveva solo seguirli, e guardarsi attorno.
Sospinto dalla fiumana di gente, Dom si ritrovò Bellamy accanto per caso, come dava ad intendere l'espressione stupita di questi.
Per paura che potesse sfuggirgli, Dom lo bloccò prendendolo per un braccio e disse velocemente: - Fra un po' arriva mia madre, ti porterà sicuramente a casa se...
- Non posso... Mamma e nonna non sanno che mi trovo qui, metti che le scappa qualcosa con loro?
Oh. Ciò costituiva un ulteriore problema.
- Vado a piedi... Grazie lo stesso.
- Ti accompagno!
Di nuovo, Bellamy lo guardò sorpreso ed un po' insospettito.
Come dargli torto? Neanche Dom era sicuro che la sua fosse una buona idea.
- Ma dopo saresti tu a tornare a casa da solo, no?
Non se sto con Chris.
… Howard, tu non stai pensando di trascinarti Chris fino a casa Bellamy.
- … aspettami. - esalò Dom, prima di tornare indietro sui suoi passi.
Nel frattempo, la manifestazione si era conclusa.
Orde, sciami, tonnellate di persone gli stavano venendo incontro ridendo e scherzando fra loro, ostacolando il suo ritorno da Chris e Simon.
Dom era così nervoso che gli venne quasi da ridere.
A metà percorso, gli sovvenne che sua madre probabilmente era già arrivata e gli sarebbe convenuto seguire la massa fuori dall'edificio per cercare di convincerla ad andarsene via senza di lui.
Prese un respiro profondo, trovò il modo di fare dietrofront e si lasciò trascinare dalla corrente.
Aveva ragione: Diane lo attendeva vicino al cancello principale.
- Eccoti qua! Allora, come è andato il-
- Vado un po' in giro con degli amici, ma', ti spiace?
La faccia perplessa della madre stava irritando Dom come mai qualcosa era riuscito ad irritarlo prima di quella sera, ne era sicuro.
- Quali amici, quelli dell'altra volta? E come torni a casa, poi?
Dom sputò la prima bugia che gli venne in mente: - Dormo a casa di Simon Pale.
- Pale? Si tratta di un parente di Arthur Pale, il fruttivendolo di Brunswick Street?
- Sì, sì, quello. Precisamente.
- Il suo numero di telefono qual è?
- Uhm... È sull'elenco, no?
- Ma dov'è? Vorrei conoscerlo.
- Per forza? Insomma, è già molto tardi e...
- Vorrei solo sapere che faccia ha, tesoro, non mi pare di chiedere troppo... Allora, dov'è?
- Senti, è basso e pel di carota, ha gli occhi chiari e le lentiggini... Tutto qui.
Fino ad allora Diane appariva piuttosto scettica; a quel punto, sorrise con aria maliziosa. Il che era francamente inquietante, dal punto di vista di suo figlio.
- Non è che per caso questo Simon è una Simone, mhm?
- … cosa?
- Perché se è così, tesoro, forse dovremmo fare un certo discorso prima che tu... Capisci...
Dom strizzò gli occhi, agitando le mani in aria come per scacciare lo spettro della Conversazione sulle Cose della Vita.
- È maschio, come il resto della compagnia.
- Posso fidarmi?
- Ma certo che sì!
Diane era vistosamente combattuta fra il desiderio di salvaguardare l'incolumità del suo unico figlio e quello di permettergli di comportarsi come un ragazzo della sua età.
Prevalse il secondo.
- Chiamami quando arrivi, d'accordo? E fate attenzione.

Adesso vado da Chris. No, forse è meglio andare da Matthew. O forse è meglio se vado a casa, faccio ancora in tempo a raggiungere mia madre e a far finta di averle fatto uno scherzo – amici? Simon Pale? Ci hai creduto davvero, mammina?
Chris e Simon non si erano mossi da dove li aveva lasciati, ma la compagnia si era allargata: adesso c'erano anche Daniel e Lyle.
Dom rallentò il passo istintivamente.
Il tempo di darsi del cretino senza palle, e riprese a correre.
Salutò con un breve cenno i nuovi arrivati, e poi tirò silenziosamente Chris per una manica della camicia allo scopo di allontanarlo dal gruppo.
- Allora? Bellamy è andato a casa? - domandò Chris, e a Dom sarebbe piaciuto ingiungergli di abbassare un po' la voce.
- No, è ancora qui.
- … Bellamy?
Ecco fatto, avevano attirato l'attenzione della persona più sbagliata possibile.
Lyle squadrò Dom dall'alto in basso, sorridendo.
- Oh... Siete venuti insieme? Che carini.
Indicando la band con un ampio gesto del braccio, disse: - Portalo qui! Perché ce lo tieni nascosto? Mica mordiamo!
Oh, sì che mordete – che mordi.
- Deve tornare a casa. - scandì freddo Dom, curandosi di non abbassare gli occhi neanche per un secondo, neanche di fronte ad una persona che percepiva come velenosa e subdola ed aveva almeno tre alleati, mentre lui era solo e si improvvisava avvocato, per motivi che ancora gli sfuggivano, di una causa definitivamente persa.
- E allora perché è ancora qui?
- Perché lo accompagno io.
Chris si spostò al fianco di Dom, precisando: - Lo accompagnamo noi.
Si trattava palesemente di un “noi” che non includeva il resto dei Fixed Penalty, e Dom se ne accorse con gran stupore.
Dal canto suo, Lyle fece finta di non capirlo.
- Andiamo tutti, allora!
- Bastiamo noi due.
- Sei geloso? Guarda che non te lo rubo mica...
Il coraggio di Dom iniziò a scemare man mano che la distanza fra lui e Lyle veniva coperta a passi lenti da quest'ultimo, il quale si chinò poi per sussurrargli ad un orecchio: - … digli che lo saluto e che la prossima volta può anche venire a scambiare quattro chiacchiere in amicizia, invece di spiarci da lontano.
Sorpreso, Dom si voltò.
A pochi metri da loro, Bellamy si torceva le mani con aria ansiosa.
Chissà se aveva captato qualcosa di ciò che si erano detti...
Con fare circospetto, e senza perdere di vista Lyle che stava tornando dai suoi amici ma lo esaminava lo stesso a distanza con un sorrisetto lezioso stampato sul volto, Bellamy si mosse verso Dom e balbettò: - Vo-volevo dirti c-che me ne stavo andando e che...
- Ti accompagnamo.
- Davvero?
Dom annuì, indicandogli Chris.
- Lo conosci, no?
- Certo.
- E, uhm... Chris, tu conosci...
- Matthew. - lo anticipò Bellamy.
Certo, non ha solo un cognome.
- … Matthew. - ripetè Dom, e Chris lo imitò: - Matthew, mhm.
Be', perfetto.
… perfetto?
- … stiamo andando, quindi? - domandò Matthew con aria sospettosa.
I suoi due accompagnatori si scambiarono una breve occhiata.
- Direi proprio di sì. - replicò Dom.



- Ah, e Tourette's è stata fantastica.
- Mhm, è una di quelle che ci riesce meglio.
- Forse stanno iniziando a piacermi davvero, i Nirvana.
- Bravo! Te l'ho detto, l'unica cosa che mi dà al cazzo è che siano inflazionatissimi da queste parti, per il resto sono davvero fantastici.
- A-ha.
- Suoni ancora il pianoforte, Matthew?
Sussultando, questi si riscosse dal suo silenzio – lo stesso silenzio che Dom e Chris stavano sforzandosi di riempire chiacchierando della serata appena trascorsa – e bofonchiò: - Qualche volta.
- Mhm. - Dom annuì, aspettando e sperando che sputasse fuori qualsiasi altro input di conversazione.
In effetti, lo fece.
- Rigiratevi.
- Scusa?
Matthew gracchiò una risatina nervosa.
- È imbarazzante. La situazione, dico.
Percorse qualche metro da solo, perché Dom si era bloccato così come Chris.
Restarono fermi, in mezzo alla via principale della città a quell'ora deserta, con un paio di lampioni che minacciavano di fulminarsi da un momento all'altro – l'unico rumore distinguibile era il friggere delle loro lampade difettose.
Il freddo si stava intensificando, il vento era più teso e Dom rimpianse di non essersene fregato di tutto e tutti, montando in macchina con sua madre alla volta di casa sua e del suo caldo, candido lettino.
Credeva di fare un favore a... A quello lì, non lasciandolo solo.
Perché non poteva, per una volta, una sola volta in vita sua, rendergli le cose più facili?
Ma no, è senz'altro meglio lasciare con un palmo di naso due persone quantomeno  interessate alla tua sopravvivenza, così non devi smettere di sentirti un reietto schifato dall'universo intero.
Chris si strinse nel suo giubbotto, soffiando sulle proprie mani intirizzite.
- Ci stiamo rigirando?
In risposta, Dom disse: - Aspetta qui. - e partì all'inseguimento di Matthew, raggiungendolo in men che non si dica.
Lo fece incespicare, arrivandogli alle spalle ed agguantandolo per un braccio.
- Ehi...
- Ho fatto di tutto per coinvolgerti... Pensavo che comportandomi come se ci conoscessimo da tanto avrei finito per conoscerti davvero. Tipo, non mi metto a piangere di fronte a chiunque ma per te l'ho fatto.
Non c'era molto da dire, e se c'era Dom non sapeva dove cercarlo.
L'unico dato certo, in tutta quella storia, era che Matthew aveva torto: se davvero il suo tentativo di “coinvolgerlo” non fosse andato in porto, quella sera si sarebbe ritrovato a percorrere la via di casa da solo.
Invece...
- Resta qui.


- Quindi?
- Quindi vado io con lui.
Chris aggrottò le sopracciglia, osservando Matthew che voltava loro le spalle poco più in là.
- Sei sicuro? Senza offesa, ma non mi fido molto...
- Ha bisogno di... Be'...
- Di te?
Se sapessi di cosa ha bisogno sarebbe già un passo avanti. Se sapessi cosa sto facendo, sarebbe ancora meglio.
Dom sospirò, allargando le braccia in segno di impotenza.
- Senti... So che non state insieme ma sei proprio sicuro che lui...?
- Non fare il Lyle, ti prego.
- Stai attento.
- A lui o agli spacciatori?
- Ti aspetto qui.
Dom sbarrò gli occhi, stupito.
- … davvero?
- Sì.
- Be', uhm... Cioè, mica devi per forza...
- Tranquillo.
- … grazie. Vedo di sbrigarmi.
- Ecco, bravo... Datti una mossa, ché è già tardi.
Mentre tornava da Matthew, Dom sorrise incredulo fra sé e sé.


- Wolstencoso è migliorato.
Oh, finalmente si è ricordato di avere una lingua...
- Potresti chiamarlo Chris.
- No.
- Dio, poi ti lamenti che non hai amici.
Matthew si voltò di scatto verso di lui, bisbigliando piccato: - Non è divertente.
Erano arrivati di fronte al cancello di casa Bellamy: appoggiandovisi, le braccia rigidamente conserte sul petto ed il mento sollevato, Matthew volle sapere: - Perché l'hai mandato via?
- Perché non ti piace.
- Che ti frega di chi mi piace o no?
- Volevo solo che non ti sentissi a disagio.
- … eh? Per quale motivo?
- Sono una persona gentile, tutto sommato.
Matthew si strofinò la faccia con entrambe le mani, borbottando: - Ecco, adesso come dovrei salutarti?
- Boh, con un “buonanotte”, un “ci vediamo”? La gente normale fa così.
- Noi non “ci vediamo”, Dom.
Eccolo di nuovo, quel modo passivo-aggressivo del cazzo di porsi nei suoi confronti. Voleva davvero dargli la colpa del fatto che il loro rapporto non fosse di certo paragonabile ad un'amicizia con tutti i sacri crismi?
- Ma che diavolo vuoi, eh? L'hai detto prima... Mi hai trascinato nella tua vita e non ti stai neanche sforzando di far tornare le cose com'erano prima, quindi non sei davvero dispiaciuto.
- E invece sì, mi dispiace!
Stavolta fu Dom a nascondersi la faccia tra le mani, esasperato.
- Che vuoi fare, adesso? - chiese Matthew timidamente.
Timidamente, sì.
La sua tecnica di lotta era un balletto di avanzate fulminee e ritirate strategiche - fermo un turno e poi avanti di tre caselle. Li faccio parlare tutti di me per un po' e poi mi ritiro nell'ombra.
- Non mi stai sul cazzo.
- Ma non vuoi essere mio amico.
Decido io, anche per te. Per tutti.
- Hai cominciato con il piede sbagliato. Non hai fatto nulla per meritarti la mia fiducia.
- C'è qualcosa che posso fare per rimediare?
E so che sto combinando un macello, ma da che parte inizio a riaggiustare le cose?
- La prossima volta che vuoi uscire telefonami, invece di comparire dal nulla.
Matthew rimase a bocca aperta, nel senso letterale dell'espressione.
- … grazie.
- E buonanotte.
- Ci vediamo, vorrai dire.
Dom alzò gli occhi al cielo, senza rispondere.


Chris lo accolse senza porre domande, tranne una.
- Allora... Pronto per la serata?

Facciamo così: io non vi faccio più promesse che non posso mantenere (a mia discolpa, posso dire che ero in buona fede) e voi non mi prendete a male parole per il ritardo colossale con cui finisco puntualmente per aggiornare... Siamo d'accordo?

   
 
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