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Autore: _Haily_    22/01/2013    2 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Scusate immensamente per il ritardo ;AAAA; ma per me scrivere è un dilemma! Soprattutto per questa storia piena di intrighi che devo far combaciare, se mi scordo qualcosa è la fine! E' un capitolo tranquillo, stacchiamo un pò dai capitoli incasinati precedenti XD penso che nel prossimo capitolo ci saranno ancora tante cose che verranno svelate...soprattutto su Asha 8D sempre che riesca a inserirlo nel prossimo cap!
Quindi un capitolo corto e tranquillo, ma penso che vi farà incuriosire ancora di più >W< soprattutto su Rhoderich! quell'uomo 8D
Amo il rapporto che stò scrivendo su Asha e Raki ;W; un pò di yuri quà e là non guasta mai <3
Buona lettura!




Capitolo 14

Brutti Sogni.Villaggio.Collina di fiori






Come Gervhart era finito li non lo sapeva, come se non avesse ricordi prima di trovarsi in mezzo al nulla, nell'oscurità più totale, non riusciva a vedere nient'altro che il suo corpo, mentre intorno a lui solo oscurità.
Si girava intorno, continuando a chiedersi che posto fosse quello e come ci era finito, l'agitazione lo faceva ansimare, ma manteneva sempre il controllo sulle sue emozioni.
-C'è nessuno?-
Il suo grido, con un pizzico di rabbia, riecheggiò in quel buco nero, come se fosse stato un luogo senza fine, un luogo in cui sembrava esserci solo lui, avvolto nell'oscurità.
Ma uno strano sibilo dietro le sue spalle attirò la sua attenzione e stranamente Gervhart provò uno strano brivido alla schiena, puntando lo sguardo dritto su di un punto in cui non c'era nulla, ma era come se lui sentisse che lì c'era qualcuno….o qualcosa.
'Ti sento…'
Una voce roca, graffiante, un voce che a lui pareva come familiare, già sentita.
Preso alla sprovvista, indietreggiò.
'Ti stai avvicinando sempre di più a me.'
Gervhart strinse i pugni non capendo la situazione.
-Chi sei?-
'Non potrai sfuggirmi ancora per molto….il rancore che porti dentro finirà per corroderti l'anima.'
Il ragazzo sobbalzò a quelle parole.
-Non è vero…-
Sussurrò tra se e se abbassando lo sguardo a terra.
'Non mentire a me…'
Quella voce pareva avvicinarsi a lui, come quella stessa presenza che sentiva ma non vedeva.
Il suo cuore cominciò a pompargli nel petto, la paura che in quel momento era riuscito a mantenere calma stava prendendo il sopravvento, gli occhi spalancati nel terrore di quell'oscurità che lo stava divorando, lo stava soffocando.
La voce graffiante pareva dentro di lui.
'Quando sarà il momento della vendetta, sarai tu a venirmi a cercare! Allora sarai costretto ad abbandonare tutto…e tutti!'

Gervhart sgranò gli occhi, che avevano uno strano colore nero intorno alla pupilla e questo gli provocava un forte bruciore che lo costrinse a sbattere più volte le palpebre, mentre piano piano la macchia scura veniva come assorbita fino a sparire.
Ansimava ancora preso dall'angoscia di quel brutto sogno, mentre piccole gocce di sudore calavano dalla sua fronte.
-Padrone?-
La tranquilla e dolce voce di Asha lo riportò alla realtà.
Si girò verso di lei ancora un po' frastornato, era inginocchiata di fianco a lui, il volto preoccupato e gli occhi puntati su di lui quasi interrogativi, aspettando una sua risposta.
Ma Gervhart si rese conto solo in quel momento di star stringendo nella sua mano il polso esile di Asha, che subito lasciò andare intimorito di averlo stretto troppo durante quel brutto sogno.
-Mi dispiace…-
Si strofinò la mano sul viso, cercando di dimenticare l'accaduto e scacciare quei pensieri che gli provocavano un senso di rabbia e paura.
Asha si portò il polso al petto massaggiandolo delicatamente con l'altra mano.
-Non hai nulla di cui scusarti, non è successo niente.-    
Si tese verso di lui.
-C'è qualcosa che non và?-
Gervhart sospirò, senza guardarla negli occhi.
-No, solo un brutto sogno.-
Sentì il tocco delicato della mano di Asha sulla sua guancia che lo invitava a voltarsi verso di lei e a incrociare gli sguardi. Era più forte di lui, il solo tocco di quella ragazza lo faceva stare bene, era in grado di infondergli tranquillità e pace in certi momenti difficili e Asha manteneva sempre quel suo portamento pacato.
-Lo sai che per qualsiasi cosa puoi parlarne con me.-
Accarezzava la sua guancia, spostando i ciuffi di capelli dal suo viso, Gervhart pareva quasi lasciarsi trasportare da quelle carezze.
-Pensavo di essere sempre io l'ultima a svegliarsi ma...-
Raki appena svoltò l'angolo si fermò impietrita davanti a quella scena, che non era inusuale da parte loro, ma che forse non si aspettava in quel momento.
Cominciò a farfugliare e ad arrossire, sotto lo sguardo attonito dei due.
-Scu-scusate non volevo disturbarvi!-
Gervhart si alzò facendosi leva sulle ginocchia.
-Non hai proprio disturbato niente.-
Si grattò il pizzetto sul mento quasi dispiaciuto.
-Sono io che dovrei scusarmi per il ritardo.-
Allungò la mano verso Asha per aiutarla ad alzarsi.
-Vado da Rhoderich per sentire il dà farsi.-
Quando passò di fianco a Raki le diede una pacca sulla spalla, che la fece sussultare e fissarlo andare via.
Sospiro mentre si rivoltava, ritrovandosi il viso di Asha a pochi centimetri dal naso.
La fissava con quei suoi occhi azzurri da sembrare bianchi, socchiusi e infinitamente provocanti. Raki arrossì da quella sua troppa vicinanza.
-Che-che c'è?-
Balbettò.
La Necromorpher elargì un sorriso malizioso, mentre fece passare il pollice sulle labbra di Raki, che rabbrividì.
-Non si disturba in questo modo, piccola Raki. Hai bisogno di considerazione?-
Le si avvicinò ancora, mentre il suo dito si insinuava delicatamente nella sua bocca, inumidendolo. Raki scostò indietro la testa, arrossendo di più, farfugliando qualcosa più simile a dei gemiti arrabbiati.
-Posso darti io certe attenzioni…faccio senza chiedere al padrone. Per te qualsiasi cosa.-
La morettina si divincolò, nascondendo la bocca tra le mani.
-Smettila di prendermi in giro Asha!-
Si leccò lo stesso pollice con cui aveva sfiorato le labbra di Raki. le piaceva prendersi gioco delle persone, Raki non riusciva a capire mai se scherzasse o meno, era nella sua indole, eppure Raki non lo aveva mai visto fare con altre persone al di fuori di lei, Rho e Gervhart. Quella donna era un continuo mistero.

Gervhart accarezzava la schiena dal manto lucido di Corvo, che ogni tanto frustava la coda, sembrando che gli piacesse essere accarezzato e coccolato dopo tanto tempo. Mentre Rhoderich raccoglieva le ultime cose, sistemandole tutte nei sacchi da portarsi in spalla, vennero raggiunte da Asha e Raki.
-Alla buon ora, donne!-
Raki a pugni serrati e il broncio, degnandolo neanche di una risposta lo sorpassò dirigendosi verso Gervhart.
Il vecchio la guardò stupito allontanarsi.
-Che le hai fatto Asha?-
La Necromorpher si limitò a fare spallucce, incrociare le braccia la petto e rispondere in maniera tranquilla e pacata.
-Cose da donne…-
Rhoderich sospirò, sapeva come Asha si divertiva a mettere in imbarazzo Raki che costantemente poi si imbronciava perché lei stessa si emozionava come un uomo davanti alla maliziosità di quella donna.
Ma Raki cambiò subito espressione quando raggiunse Gervhart e vide Nocciolina che ormai si era ripresa e veniva coccolata da Corvo che strusciava il muso contro il suo. Vederli così la fece sorridere.
-Stanno bene adesso.-
Harty si voltò verso di lei, che annuì allungando la mano verso Nocciolina che si protese per essere accarezzata.
-Dovremo salutarci ancora una volta.-
I suoi occhi diventarono lucidi, mentre un sorriso malinconico le si dipingeva sul viso. Gervhart si era fermato a fissarla mentre la leggera brezza mattutina faceva danzare i suoi ciuffi corvini raccolti alle due estremità del viso.
-Ma non sarà un addio.-
Raki interrogativa si voltò verso di lui che invece di guardarla, aveva lo sguardo altrove.
-Ci siamo rincontrati, sarà così ancora.-
Raki annuì, sorridente.
Per un istante avrebbe voluto che lo stesso fato che aveva fatto incontrare loro con i cavalli, sarebbe riuscito a farle rincontrare i suoi genitori, ma non poteva sapere a quale destino erano andati incontro quel giorno di diciassette anni fa.

Il sottobosco di Edras, diversamente da quello di Calvadian, dove avevano abitato per tutti quegli anni era fitto di vegetazione, gli alberi erano bassi e ricchi di fogliame verde, le edere e i rampicanti si intrecciavano tra loro creando una sorta di ragnatela, era una natura incontaminata e rigogliosa data anche dal fatto che erano vicino ai pressi del fiume e che il clima ad Edras fosse perfetto, né troppo caldo d'estate e né inverni troppo rigidi, con precipitazioni variabili durante l'anno.
Ecco perché Edras era il paese dove la vita era migliore e dove si lavorava di più, in un ambiente sano si lavorava meglio e si produceva di più.
Rhoderich faceva strada, qualche volta si vedeva costretto ad usare la spada dove la vegetazione era troppo fitta, lasciando passare Raki che sembrava stranamente a suo agio, mentre Gervhart aiutava Asha dalla quale non staccava mai gli occhi e sempre al suo fianco.
-La vegetazione si stà facendo più rada, ormai dovremo esserci.-
Dovevano uscire da sottobosco in modo da allontanarsi dalle rive e arrivare più verso il centro, dove sarebbero stati più scoperti, ma non erano venuti lì per fare una passeggiata.
Raki si fermò di colpo ascoltando.
-Raki che c'è?-
Chiese Harty preoccupato.
Cominciò ad annusare l'aria intorno a lei, mentre gli altri si guardarono interrogativi.
La ragazza sgranò gli occhi ambrati, prima di prendere a correre saltando tra le rocce e le radici che fuoriuscivano dal terreno come tentacoli.
Gervhart chiamò il suo nome, ma non si fermò.
Schioccò la lingua disapprovando quel suo modo di fare.
-Asha!-
Lei annuì trasformandosi nella grande spada a cui lui ormai era abituato a maneggiare, prendendo a correre nella sua stessa direzione, ma perdendola di vista. Raki era davvero veloce.
Quando la luce del sole colpì i loro occhi, per un istante non videro più nulla, costringendoli a chiudere le palpebre più volte per riuscire a mettere a fuoco. Capirono di essere usciti dalla foresta, il sole era alto e splendente nel cielo, senza nemmeno un albero a fare ombra, ma tra quella implacabile luce Gervhart vide la sagoma di Raki, ritta su di sé, immobile a fissare qualcosa. Quando i suoi occhi cominciarono ad abituarsi, riuscì a valere perfettamente la schiena della ragazza, mentre sul suo volto si dipingeva un'espressione sorpresa e nella sua mente cominciò a passargli davanti immagini del suo passato e del suo villaggio.
Raki era ferma davanti a quello che un tempo era il loro villaggio, ma quello che ne era rimasto ora erano solo macerie, le case erano state bruciate e ammassi di legno ormai marcio era quelle che ne rimaneva, a terra nemmeno un germoglio di erba, tutt'intorno non era nato più nulla. Solo desolazione.
Asha sentì il cuore di Gervhart fremere, sentì la sua anima provare dolore e odio, sentendosi in dovere di lasciarlo solo. Riprese la sua forma umana senza che fu il suo padrone ad ordinarglielo, ma era talmente assorto nei suoi pensieri che non fece quasi minimamente conto a lei, dirigendosi verso Raki.
-Deve essere dura per loro.-
Asha parlò a Rhoderich di fianco a lei che rinfoderò la spada.
-Come reagiresti tu, Rhoderich?-
Fissava seria ogni passo del suo padrone che si allontanava.
-Credimi, è meglio che tu non lo sappia.-
Solo in quel momento si voltò a guardarlo e lo vide, come nelle rare occasioni, veramente serio e accigliato. Cosa celasse il passato di Rhoderich ancora nessuno lo sapeva.
Gervhart aveva promesso che mai avrebbe fatto più soffrire Raki e anche solo il pensiero che quella visone potesse provocarle dispiacere e tristezza lo preoccupava, il fatto di aver visto il villaggio in cui era cresciuto ridotto in macerie lo aveva distrutto psicologicamente, ma il suo primo pensiero erano i sentimenti di Raki.
Allungò una mano verso la spalla della ragazza, pensando di doverla consolare, ma di tutta risposta si voltò con un sorriso felice che lo spiazzò.
-Che c'è Harty?-
Lui rimase a fissarla, non sembrava minimamente sconsolata, i suoi denti bianchi brillavano sotto la luce del sole. Non riuscì a proferire parola, allora fu lei a parlare voltandosi di nuovo verso quello che era stato il loro villaggio.
-Sai…ho sentito l'odore di casa. Non sapevo che fosse qui, eppure…era come se lo sapessi.-
Continuava a sorridere.
-Io non ricordo bene come era. Harty…mi faresti vedere dove era casa mia?!-
I loro sguardi si incrociarono, i suoi occhi gialli sembravano tornati quelli ingenui e dolci di quando era bambina. Non poté far altro che sorriderle dolcemente.
-Va bene.-

Percorrevano quella che era stata la strada principale del loro villaggio, dove una volta si affacciavano tutte le case e le bancarelle del mercato, i bambini si divertivano a rincorrersi sotto l'occhio vigile delle madri che intanto svolgevano i loro piccoli lavori, mentre i padri erano nelle campagne o a fare i lavori più faticosi, ma la vita era felice a quei tempi, ora non rimaneva più nulla e Gervhart si chiedeva quanti altri villaggi avevano avuto la stessa sorte.
Raki si guardava intorno come se fosse stata la prima volta lì, non c'era nulla da vedere, ma lei era contenta anche solo di essere tornata a casa.
Gervhart si fermò di colpo e Raki andò a sbattere contro la sua schiena.
-Quella.-
Raki guardò il punto in cui puntava il dito, tra quelle macerie, tra il legno incenerito e la terra.
-Lì c'erano la tua e la mia casa.-
Lei si avvicinò con passo lento, osservando ogni cosa, volgendo lo sguardo oltre quell'accumulo di detriti o di quel poco che ne rimaneva, immaginandosi come poteva essere casa sua.
-Qui c'era la porta d'ingresso…-
Gervhart la raggiunse, senza che lei avesse detto nulla, eppure era quello che Raki voleva sentirsi dire, voleva sapere e cercare di ricordare quel luogo in cui era nata e vissuto per così poco tempo.
Gervhart si faceva spazio con cautela, come se volesse lasciare immutato quel posto che già era stato cambiato, come se provasse affetto persino per quelle assi di legno ormai corrose dal fuoco e dal tempo.
-Qui c'era la sala, nell'angolo c'era un grande camino. Noi lo avevamo, ma era piccolo, per cui spesso in inverno era bello trovarsi insieme davanti al fuoco di casa tua per stare più al caldo…a te piaceva davvero tanto stare davanti al camino.-
Ed ecco svelato perché fin da piccola, in casa di Rhoderich, amava così tanto addormentarsi sulla pelliccia di orso davanti al camino e rimaneva anche ore a fissare la fiamma ardente come stregata.
Raki sorrise forse ricordando qualcosa che era sparito nel tempo, ma che sapeva che nella sua memoria qualche ricordo era rimasto.
-Nonostante non ci sia più nulla, questo posto emana un calore famigliare, come se ancora ci fosse quel camino accesso a scaldarci.-
I suoi occhi gialli erano lucidi, ma pieni di felicità di poter essere ancora una volta a casa.
In quel momento Gervhart la vide drizzare la testa e ascoltare intensamente e in silenzio qualcosa che probabilmente aveva sentito.
-Raki tutto bene?-
Anche Rhoderich e Asha, che erano rimasti più indietro, la guardarono sorpresi.
Si alzò di scatto, guardandosi intorno interrogativa, non era spaventata, anzi pareva piuttosto incuriosita, ma nessuno degli altri sembrava sentire il minimo rumore. Cominciò a saltare tra quei detriti, come solito senza dare nessuna spiegazione, addentrandosi verso il centro di quello che prima era il villaggio.
La videro sparire infondo alla strada principale, che faceva giusto una piccola pendenza. Con calma, la raggiunsero oltre quella minima salita che però non li faceva vedere oltre, fino a quando non ci erano sopra e proprio da lì, cominciava ancora la pianeggiata che svelò loro una bellissima sorpresa.
Gervhart, come anche Rho, sgranarono gli occhi sbalorditi difronte a quella meraviglia: il fuoco aveva distrutto tutto, non cresceva più nulla dalla terra, nemmeno un germoglio, eppure davanti a loro, davanti a Raki meravigliata ai piedi di quella piccola collinetta, sorgevano fiori stupendi, di ogni colore e forma, l'erba rigogliosa e verde smeraldina come gli occhi increduli di Gervhart, un misto di profumi che cancellavano l'odore di marcio e cenere.
Raki si chinò a sfiorare il petalo di una margherita incredibilmente bianca.
Sorrise felice di poter constatare che non era un'allucinazione, ma era proprio la realtà.
Gervhart, Rhoderich e Asha le si avvicinarono.
-Incredibile, non sarebbe dovuto nascere niente qui.-
Rhoderich dall'alto della sua età ed esperienza non poteva crederci.
-Raki, come lo sapevi?-
Le chiese Gervhart non staccando gli occhi da quella aiuola di fiori.
-Non lo so…ma era come se lo sapessi. Come se qualcuno, qualcosa mi volesse far arrivare qui. Non so come spiegarlo.-
Ma il suo volto e il suo sorriso dolce valeva molto di più di cento risposte.
Poggiò la mano sul suolo, l'erba era morbida e leggermente bagnata. Sentì un fitta di calore sulla sua spalla sinistra, tra le squame di drago, ma non era un calore bruciante, era quasi come un tocco delicato e caldo.
Gli altri due non avevano notato il viso di Raki che aveva sobbalzato a quel tocco e che andò subito a massaggiarsi la spalla arrossendo, ma Rhoderich si e quello che gli altri non sapevano, lui forse lo aveva intuito.
Sapeva cose che forse un essere umano non avrebbe dovuto sapere.
  
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