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Autore: Passavopercaso    22/01/2013    1 recensioni
Cos'è normale e cosa non lo è?
Ciò che fa la maggior parte della popolazione può essere considerata "normalità", o semplicemente una condizione comune?
E chi invece si trova vittima di situazioni assurde, particolari, fuori dalla portata di ogni uomo, è diverso?
Cloe non lo sa, ma è disposta a scoprirlo. È disposta a passare per strana, pur di capirci qualcosa in una storia che ha dell'incredibile.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
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Arrivarono in cima alla collina e davanti a loro si presentò una villetta piuttosto grande, con i muri esterni totalmente bianchi ed il tetto a punta di un grigio molto scuro.
La villetta era circondata da uno steccato di legno, facile da scavalcare, ma era protetta da un sistema d'allarme, come si poteva notare da una cassetta di metallo posta all'estremità di un balconcino posizionato poco sopra la porta d'ingresso.
Cloe aveva una cassetta simile in casa sua, per questo l'aveva riconosciuta.
La porticina in legno dello steccato era semi aperta, e l'intera villa era transennata dai nastri della polizia, che certamente l'avevano tenuta sott'occhio per trovarci dentro qualche  indizio.
"Se mi prendi in braccio e ti sollevi un po' riusciamo a passare lo steccato senza che mi rompa una gamba. Che dici?"
Cloe non era pratica di queste cose, e l'idea di potersi fare del male nel vano tentativo di scavalcare neanche mezzo metro di steccato di certo non l'allettava minimamente.
Matt, senza farselo ripetere due volte, infilò le braccia all'altezza delle ascelle della ragazza, poi con un balzo si levò per aria e valicò l'ostacolo, per poi ritornare con i piedi per terra.
Appena si trovarono dentro il giardino, camminarono verso la porta d'ingresso che, come previsto, era bloccata.
La ragazza si tolse un ferretto dai capelli per cercare di scassinare la serratura, con scarsi risultati, ma ad un tratto si sentì braccata e totalmente avvolta dal fantasma, che le fece attraversare quel blocco di ferro e legno come fosse composto d'aria.
"So fare tante cose, sai.." - Si scusò Matt.
La stanza in cui erano entrati era quasi totalmente buia, anche perché tutte le imposte erano state chiuse e sigillate, perciò Cloe cercò con la mano, battendola sul muro, un interruttore che potesse accendere la luce del, presupponeva ci fosse, lampadario.
Quando lo trovò e lo premette, una scena raccapricciante si mostrò ai loro occhi: un grande tavolo era stato spostato ad un lato della stanza, il tessuto verde di un divano posto a bloccare una porta era stato strappato, vari libri della libreria che si poneva loro di fronte erano caduti per terra, altri oggetti messi alla rinfusa e poi, in centro, una pozza di sangue asciutto, transennato da strisce rosse.
Cloe si sentì mancare, anche per l'odore nauseabondo che si respirava là dentro, come se nessuno avesse voluto aprire le finestre per non farlo uscire fuori, quasi fosse stato anch'esso una prova.
Matt, intanto, stava ispezionando l'ambiente per cercare di ricordare qualcosa, così iniziò ad aprire una porta, quella che non era bloccata dal divano.
Accese la luce tramite un interruttore e si trovò in un lungo corridoio, a destra del quale c'erano cucina e camera da letto, presumibilmente del padre, e a sinistra un bagno.
Tutto era pulito, ordinato, come se i ladri sapessero che lì dentro non vi avrebbero trovato molto.
Sui muri del corridoio, invece, vi erano delle impronte, non troppo grandi, di color rosso scuro, e Matt vi avvicinò una mano, constatando il fatto che, quelle impronte, fossero proprio le sue.
Cloe si avvicinò lentamente, stava per aprire bocca quando il ragazzo la interruppe.
"Stavo scappando, volevo nascondermi. Ho lasciato delle impronte sul muro per farmi trovare dalla polizia, ma uno di loro uscì improvvisamente dal bagno e mi diede un colpo ben assestato sulla testa, tanto da farmi svenire. Infatti, guarda" - Disse aprendo la porta posta a fine corridoio, che dava sul retro del giardino - "Qui non c'è nulla, è tutto in ordine. Mi sarei nascosto in fondo al pozzo. Sapevo come entrarci, era una sorta di rifugio segreto, per me, da bambino, ma non è andata così. Non ricordo altro."
La ragazza lo guardava commossa.
"Matt, ci è rimasta una stanza sola, quella dietro il divano. Insomma, se è stata bloccata evidentemente un motivo ci sarà."
Lui annuì e insieme tornarono nel salone principale per spostare il divano.
Chissà perché era stato messo lì, che cosa nascondeva quella stanza?
In due riuscirono a spostare quel grosso macigno, almeno il necessario per far sì che la porta si potesse aprire.
Cloe cercò lo sguardo di Matt, come se aspettasse un segno d'approvazione, poi girò il pomello e aprì la porta.
Entrarono dentro e Cloe cercò nuovamente un interruttore che, dopo essere stato attivato, svelò loro ciò che l'oscurità nascondeva in quell'ambiente.
Era la camera di Matt.
Le pareti erano blu, come le coperte di un letto disfatto posto in un angolo, poi vi era una scrivania con un computer, una libreria, un armadio, e tutto quello che è normale trovare nella stanzetta di un ragazzo.
Tranne che per pochi particolari: un finto quadro sopra il letto, aperto, che svelava l'esistenza di una cassaforte, ormai vuota; un tappeto rotondo al centro della stanza, sporco di sangue e terra, e intorno pezzi di corda ed un coltellino insanguinato.
"Matt, forse dovremmo andarcene.."
Cloe cercava di non peggiorare la situazione. In quel luogo sicuramente era stato picchiato, torturato, gli avevano provocato quelle ferite terribili.
"No, è ok. Cioè, non tanto. Non è difficile capire quello che è successo qui dentro, quel coltello.. quel coltello mi ha fatto ricordare delle cose. Non belle. Io.. Era alto e robusto, gli occhi verdi e grandi e la barba rossa, mi ha immobilizzato sul tappeto mentre ero ancora incosciente, poi ha aspettato che mi svegliassi per vedermi soffrire. Con quel coltello.. io.. le vedi queste cicatrici?" - Fece per indicarsi il volto, il collo, e i lembi di pelle che i vestiti lasciavano scoperti - "Sì che le vedi, è ovvio. Ecco, le ha fatte lui, è stato lui. Io avevo la bocca tappata e non potevo urlare, e lui si divertiva a vedermi soffrire come un cane, ma per il dolore svenni. E adesso non so cosa mi sia successo dopo."
Cloe non riusciva a raccapezzarsi su cosa avesse spinto un uomo a provocare così tanto dolore ad un ragazzino che aveva appena assistito all'assassinio del padre - anche se questo Matt non l'aveva ancora ricordato - con tutta questa violenza, stremandolo ma non uccidendolo.
Il ragazzo si sdraiò sul letto, il viso rivolto verso il soffitto e le gambe piegate con i piedi sulle lenzuola, e Cloe si sedette di lato, accanto alle sue scarpe, in disparte, per non invadere il suo spazio e non impicciarsi nel suo triste ricordo.
Lui però le fece un cenno.
"Cosa fai lì? Vieni qua, dai."
Cloe non sapeva che fare, si sentiva di troppo, ma il ragazzo fantasma alzò il busto e la tirò su di sé, e lei cadde di scatto accanto a lui.
"Sei sempre stato così brusco con le ragazze?" - Aggiunse lei sogghignando, cercando di farlo distrarre un po' dopo lo shock che aveva appena subito.
"No, solitamente sono molto peggio!" - Ridacchiò, cogliendo l'occasione.
"In realtà, sai, non è che io abbia avuto chissà quali esperienze. Diciamo che sono un tipo strano, introverso, me ne sto sulle mie e non do confidenza facilmente. Ho pochi amici, ma il più importante è uno solo, Howard. Lo conosco da quando ero bambino, un tempo abitavamo nello stesso complesso. C'è una foto, lì sul muro, siamo noi due. L'ho notata appena siamo entrati, ancora prima del tappeto sporco del mio sangue. Questa stanza racchiude tanti ricordi della mia vita, e stanno tornando nella mia mente con velocità incredibile. E sei la prima ragazza che porto qui dentro, te lo posso assicurare!"
"Buono a sapersi!" - Rispose.
"Ma tu? Tu stai cercando di scoprire tutto di me, anche se ci siamo appena conosciuti, ma io.. io di te non so niente."
Matt sembrava realmente interessato, o forse semplicemente cercava un pretesto per parlare.
Cloe girò il suo viso verso di lui, e si lasciò andare.
"Non c'è molto da sapere, in effetti. Non siamo poi così diversi. Ho da poco iniziato l'università, come credo anche tu, ho un'amica fidata, Anne, che attualmente è a Londra per uno scambio culturare e tornerà tra circa due mesi, e mi manca molto. Per ora sono sola, io ed il mio studio, purtroppo non c'è molto."
Lui storse il naso, poi continuò a parlare.
"Sei più interessante di ciò che dai a vedere. Non hai un ragazzo?"
Che cosa gliene importava?
"No." - Sbuffò Cloe - "Tu?"
"Libero come il vento!
"Diciamo che sei anche invisibile come lui!" - Lo provocò divertita.
Matt abbozzò una finta risata di scherzo, poi iniziò a farle il solletico e lei rispose a sua volta, e continuarono per alcuni minuti fino a che, stanchi, si fermarono.
La fanciulla si girò verso di lui e posò un braccio sul suo torace, e lui ricambiò l'abbraccio stringendola a sé.
Rimasero così per un po', a guardarsi innocentemente, mentre con una mano Matt le accarezzava i capelli e il viso.
Stava accadendo di nuovo, le stava accadendo di nuovo.
Le sue carezze erano qualcosa di paradisiaco e Cloe avrebbe voluto ricambiare calorosamente, ma si tratteneva visibilmente, limitandosi a stringergli il torace con il braccio.
Non le era mai successo prima d'ora, ma tra loro c'era qualcosa di speciale.
D'altronde, erano indissolubilmente legati da una sorta di leggenda.
Lui aveva cercato lei, aveva chiesto il suo aiuto, aveva guardato dentro di sé e aveva scovato il suo nome.
"Secondo te, tra noi potrebbe mai funzionare?"
Cloe non si aspettava quella domanda.
Aveva allentato la stretta del suo braccio e si era staccata del tutto, alzando il busto e piegandolo leggermente verso il suo viso.
Voleva dirgli che sarebbe stata la storia migliore di sempre, voleva dirgli che aveva avuto un colpo di fulmine senza pari, ma lui era un fantasma. Che relazioni intrattengono i fantasmi?
"Io.. io non lo so. Cioè.. io.. tu.."
E mentre balbettava parole incomprensibili lui l'attirò a sé e la baciò, delicatamente.
Cloe aveva gli occhi ancora aperti, quasi sconvolta, poi si abbandonò al momento e rispose a quel bacio con tanta dolcezza, ma anche passione, come se lo aspettasse da una vita.

Si baciarono a lungo, e avrebbero continuato a farlo se non avessero sentito un rumore.
Si bloccarono di scatto, mentre una chiave girò nella serratura della porta di ingresso.
"Al, chi diavolo ha lasciato le luci accese?"
Era un uomo adulto, la voce non lasciava altra descrizione.
"Sarà stato quel coglione di Adam, è sempre colpa sua!"
Un altro uomo.
"Dai, mettiamoci al lavoro."
Matt e Cloe erano ancora lì, sul letto, abbracciati e impauriti.
Chi erano quegli uomini?
Di che lavoro parlavano?





*Spazio autrice*
Saaaalve a tutti, vi sta piacendo la storia? Per consigli e quant'altro io sono qui, aspetto voi! Recensite, recensite, recensite! :)
Grazie di cuore a chi ha messo la mia storia tra le seguite, e grazie a tutti voi che la leggete!
Stay tuned!
  
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