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Autore: Little Miss Sunshine    11/08/2007    8 recensioni
Un momento normale, di dolcezza, fra Isabella Swan ed Edward Cullen. Ironia, sarcasmo, amore, tenerezza. Una One-Shot che ho deciso di scrivere per sfizio, per sorridere... La prima storia che pubblico. Il 'Pairing' è ovviamente quello di Bella ed Edward. Buona lettura =P!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Io&Te.

Ecco che posto la mia prima Fan-Fiction, o meglio One-Shot, su questo sito. La categoria che ho scelto è stata quella di Twilight, anche se ho in preparazione una Fic personale, originale, ed una su Harry Potter. Questa di Twilight parla di un momento normale fra Edward e Bella, ho cercato di evidenziare maggiormente le sensazioni provate da Bella, alcuni pensieri, insomma, ho cercato di rappresentare in delle righe della normalità con un tocco mio, diverso. In qualsiasi caso, spero vi piacerà. Se recensite mi fate un favore, almeno so qual’è la vostra opinione su queste mie parole messe insieme, frasi, periodi... =) E poi, si sa, le recensioni piacciono sempre, anche per essere semplicemente lette. Dopo tutte queste chiacchere, vi lascio alla mia prima One-Shot “Io&Te”.

~*~

Isabella Swan. Nota come la taciturna, quella che sta sempre sulle sue, la minuta, la dolce, la sfacciatamente sincera. Ecco cos’ero prima di incontrare te, Cullen. Tu, mio bellissimo Angelo Dannato, tu, con quella tua perfezione, tu, con la tua premura, il tuo amore, la tua moderazione.

E’ stato forse il destino, quel giorno, a suggerirmi di raggiungere mio padre a Forks? E’ stata fortuna, la mia, o magari casualità? Non lo so, Edward. Però sono certa di una cosa: se non mi fossi trasferita, la mia vita non sarebbe mai stata veramente una vita. Perché io, adesso, non posso immaginare una mia qualsiasi esistenza senza te, senza la luce che emani, senza tutte le piccole cose che mi dai. Ho vissuto senza te, lo so, ma tu ancora non ti rendi conto della sofferenza che mi ha portato la tua assenza.

Ed ora, mentre tu mi guardi, alla pallida luce lunare, vedo nei tuoi occhi ambrati una dolcezza infinita. Come hai potuto pensare, tempo fa, che io avrei potuto avere paura di... te? No, non potrei essere mai spaventata dalla tua statuaria presenza, dalla tua altezza imponente, dal tuo fisico sportivo, dai tuoi muscoli lievi che corrono lungo le tue braccia e le tue gambe senza estrema evidenza, dal tuo viso calmo, sereno, dal tuo portamento elegante, d’altri tempi.

-A cosa pensi?– Mi chiedi tu, insistendo con lo sguardo sui miei lineamenti. Ah, tu non puoi leggere nella mia mente, non hai mai potuto. Mi piace sapere che non potrai mai infrangere la mia Privacy. Io ricambio il tuo sguardo, e mi vedo riflessa nei tuoi occhi, mentre una mia mano risale il tuo busto, giungendo al tuo viso, infilandosi fra i tuoi capelli biondi.

-A te, Cullen.- Ti rispondo, marcando il tuo cognome quasi con scherno, con giocosità, con tenerezza. Mi piace chiamarti per cognome a volta, mi piace fingere estrema formalità, mi piace recitare una parte a me non propria, stupirti, farti ridere, sorridere.

-A come ti ho rovinato la vita?- Continui tu con quella stessa storia. Sei convinto di essere uno sbaglio, di essere una mia malezione. Ma, non capisci, che vorrei essere maledetta in eterno, pur di stare con te? –O a come te la rovinerò?- Aggiungi, inarcando un sopracciglio, scrutandomi. Sento i muscoli delle tue braccia, salde intorno alla mia vita, tendersi e poi rilassarsi, a pari passo con il tuo regolare respiro. Respiro, se tale si può chiamare.

-A quanto sai essere idiota quando mi fai queste domande.- Soffiò sul tuo collo, come una gatta appena irritata, ti faccio sorridere, porti la testa all’indietro. Così mi istighi, Edward. Bacerei ogni millimetro quadrato del tuo collo, ti riempirei di baci, lo sai, ma tu mi fermeresti. Avresti... paura.

-Scusami.- Mormori, poco convinto del dispiacere che ammetti di portare in cuore. Lo so che sei testardo, ottusissimo, convinto, sicuro. Mi piace la tua sicurezza. Ma su questo discorso sei sempre stato irremovibile. –Ti amo.- Mi sussurri, chinandoti sul mio orecchio, per farmi udire meglio quelle dolci parole. Io rabbrividisco tutta, girando appena la testa e baciandoti una guancia con leggerezza. Mi ami? Si, lo so, non dubito delle tue parole.

-Ti amo anch’io.- Dico nel tuo stesso tono, allontanando poi il viso dalla tua spalla, dove mi sono poggiata per parlarti nell’orecchio. Tu mi guardi, io ti guardo. Una tua mano risale al mio viso, scivola sul mio mento, alzi il mio volto direzionato nella tua direzione, e lasci le tue dita muoversi sulla mia pelle in delle dolci carezze, e quelle del tuo pollice si spostano sulle mie labbra, delicatamente, amorevolmente. Poi, senza dire nulla, ti chini ulteriormente su di me, posando le tue labbra sulle mie, in un delicato bacio, che poi abbandona l’iniziale leggerezza, sfortunatamente non sempre ti lasci coinvolgere, Edward. Sento le tue labbra schiudersi, invitando le mie a fare lo stesso, io obbedisco, non potrei mai rifiutare, e lasciamo quella passione inebriarci per qualche istante, mentre le nostre mani si stringono sui vestiti dell’altro, e le mie dita si dilettano nell’affondare fra le tue soffici ciocche dorate di capelli. Poi ti allontani, mettendo nuovamente quella barriera protettiva fra noi, premendo il mio viso contro il tuo petto, sospirando mentre baci i miei capelli rossicci.

Ero conosciuta come la diffidente, la timida, l’insicura, Isabella Swan. Ed ora? Ora non lo so, ma so che con te alle volte sono diversa. Perdo la timidezza in alcuni istanti, divento caparbia, quasi quanto te, su alcune decisioni. Faccio sentire la mia opinione. Non sono più l’agnello indifeso di cui tempo fa si innamorò un leone. Una mia mano scivola sul tuo braccio, fermandosi a dieci centimetri sotto la tua spalla, la guardo. Splende lì l’anello che mi hai donato, l’anello della nostra promessa, che ci sposeremo. Ho finito la scuola, tra poco. E poi? Cosa mi aspetta, Edward? Mi farai diventare come te? Si, me lo hai promesso. E saremo sposati, Amore Mio.

-Mi fai morire dalle risate, Bella.- Dici all’improvviso, spezzando quell’abbraccio con lentezza, muovendo due o tre passi all’indietro, mentre un largo sorriso viene sfoggiato dalla tua bocca perfetta. Io ti guardo, interdetta, e tu ti porti una mano alle labbra, cominciando a ridacchiare. –Sono quasi due anni che ti conosco, e posso dire che sei sempre più goffa. Bella, Bella, Bella...- Scuoti la testa, continuando a ridere sotto i baffi.

-Cullen, cosa...- Non mi fai terminare la frase, portandoti il dito indice alle labbra, intimandomi il silenzio. Io mi azzittisco e tu, con allegria, indichi con l’altra mano i miei piedi. Abbasso lo sguardo. Non mi sono accorta che il mio piede era per metà immerso nell’ultima pozzanghera in tutto il prato dove mi hai portata. Alzo il piede, schifata, tu te la ridi.

-Solo tu, Bells.- Dici, tendendo una mano nella mia direzione per aiutarmi. Dannato. –Mi devi insegnare questa tua goffaggine, assolutamente. Ti giuro, alle volte vorrei essere come te...- Continui, ma una mia occhiata stizzita ti fa smettere di sfottermi.

-Ti detesto.-Sibilo, stringendo la tua mano, mettendomi al tuo fianco mentre guardiamo entrambi la mia scarpa da ginnastica infangata.

-Si, anche io ti amo.- Scuoti la testa, cominciando a camminare, io ti seguo, guardandoti comunque con dolcezza. Si, anche io ti amo. Mi ripeto quelle parole, direzionandole talvolta a te. Mio Angelo, mio Amore, mia Vita. Sei tutto per me, Cullen, però una cosa te la dico... la prossima volta evita le pozzanghere, per favore.

  
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