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Autore: Claireroxy    22/01/2013    1 recensioni
Un fratello, un passato da dimenticare, Jack Sparrow e Marianna Guillonk, un ponte su un canale di Amsterdam.
Questa qui è la mia prima storia, vi chiedo di non essere troppo severi con le critiche!
(Scusate se il carattere cambia a un certo punto, ho avuto casini con l'html)
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Non è cambiata per niente, questa città”pensò la ragazza, appoggiando le sue mani sul muretto del ponte “Questo scorcio di Amsterdam è sempre stupendo”

Il tempo era uggioso, e la luce grigiastra faceva risaltare la freschezza dei muschi, e ornava di fascino l'edera che si arrampicava attorno al lampione.

Vide una grande ondata sbattere contro i muri umidi del canale, segno che un battello di turisti era passato lì vicino.

“Io e Carlo gli tiravamo sempre i sassi, facendo finta che fossero i nostri nemici, che cercavano di conquistare la nostra nave”

La ragazza sorrise, ripensando a quei momenti.

Carlo la afferrò con la mano sanguinante.

Si aggrappò con tutte le sue forze al parapetto. Era venuto così improvvisamente...

Fin da quando hai ricevuto quella lettera sapevi che sarebbe andata così. Adesso non fare la stupida!”

L'acqua la rifletteva distorta, ma la lacrima si vedeva.

Aveva dimenticato da così tanto tempo...

 

Chiunque fosse passato sopra quel ponte, avrebbe visto due bambini, uno sui dieci anni e l'altra di circa sette, accoccolati per terra. Avrebbe pensato che stessero giocando, e avrebbe proseguito.

Quello che non sapeva era che, in realtà, i due bambini erano Jack Sparrow e Marianna Guillonk, la moglie di Sandokan (Rosina la conosceva perché il suo meraviglioso papà le aveva regalato il libro “Le tigri di Mompracem”) e che stavano scegliendo una strategia per sconfiggere una volta per tutte il capitano Barbarossa.

La mia nave, la Perla Nera”stava spiegando Jack a Marianna “Passerà dallo stretto alle dieci e trenta. Abbiamo poco tempo per radunare le munizioni, e ancor meno per attaccare. Sei sicura di volerlo fare?”

Si, fratello...”iniziò a dire Rosina, ma Carlo la interruppe.

Non ti confondere!Io ora non sono tuo fratello!”

Scusi, capitan Sparrow”rise Marianna “E, sì, sono convinta. Ho promesso a mio marito Sandokan che avrei aiutato il suo caro amico, cioè voi, e voglio mantenere la promessa”

Allora seguimi, Lady”si alzò Jack, tendendole la mano.

Radunati i cannoni, si avvicinarono al luogo dell'incontro con una nave di Sandokan.

Dopo poco, ecco arrivare Barbarossa, anticipato da un rapido movimento delle onde.

Marianna inspirò l'odore del canale(cioè, del mare. Tanto erano simili, no?E poi, era così forte. Solo l'alito di papà, di sabato sera, lo superava)mentre Jack s'alzò in piedi, salì sul parapetto e da lì osservò infuriato il modo con cui Barbarossa trattava la sua nave.

“Non si tratta così la mia Perla!”esclamò, tirando una palla di cannone verso Barbarossa.

Si aprì una falla nella nave, e i pirati correvano da una parte all'altra spaventati.

Jack e Marianna, nascosta dietro il parapetto, continuavano a lanciare palle di cannone, ridendo.

“Via dalla strada, mocciosi!”gridò un vecchietto, affacciandosi alla finestra.

Carlo scese dal muretto e, insieme a Rosina, scappò ridendo, tenendosi stretta la fionda con alcuni sassi, lasciandosi dietro un battello per turisti mezzo rotto, con i passeggeri in preda al panico, sebbene nessuno fosse ferito.

Si diressero verso la loro casa. Erano le sei e quarantacinque del venti gennaio, una data che Rosina non avrebbe più dimenticato. Ma era solo una bambina, come poteva dubitare che i rumori che sentiva il sabato sera, prima di addormentarsi, non fossero mamma e papà che giocavano a nascondino al buio e che la mamma fosse così maldestra da sbattere contro i mobili?Gliela aveva detto Carlo, e la mamma glielo aveva confermato. Perché non fidarsi?

Spalancò la porta di casa. Papà aveva in mano un coltello, e stava colpendo la mamma a terra, ricoperta di...sangue?

“Brutta puttana!”Rosina sentì l'alito strano “Non ti dovrai rialzare mai più!”

“Papà!”urlò allora Carlo, giunto da poco. Allora Rosina, come se qualcuno avesse acceso un pulsante, iniziò a piangere e a gridare insieme.

“Stai zitta!”le urlò il padre, venendole incontro col coltello alzato. Il sangue gli era entrato nella manica della camicia.

Carlo spinse Rosina di lato. Lei batté contro lo spigolo della porta e gli si annebbiò la mente.

Anche ora il ricorso era sfocato. Ricordava il colpo della porta, le urla, le imprecazioni, la caduta di un corpo, i colpi del coltello.

Ricordava le lacrime sulle sue guance, mentre Carlo la portava nella strada, deserta come sempre.

Ricordava le mani di Carlo sporche di sangue.

A poco a poco, il mondo si ridefinì. Fu allora che Carlo la appoggiò a terra.

“Stai bene, sorellina?”le chiese

“Dov'è...”cominciò a dire Rosina, ma poi s'interruppe non sapendo come definire l'uomo che poco prima l'aveva attaccata. Carlo capì, e le sorrise.

“Non ci potrà fare più del male”

Rosina guardò per terra.

Carlo afferrò la sua mano, sporcandola di sangue.

“Ascolta, Rosina, io devo andare. Tu aspetta qui, ok?”

“Tornerai?Non voglio rimanere da sola”

Carlo la baciò sulla fronte.

“Non sarai da sola. E tornerò fra cinque minuti, va bene?”

Rosina lo guardò con gli occhi lucidi, e annuì.

Carlo si dileguò nella notte, e lasciò una povera ragazzina seduta su un pilastro accanto al canale, ad aspettare il suo ritorno.

 

“...e questa fu la persona che trovarono i poliziotti:una bambina così sconvolta da non poter dire niente sulla morte dei coniugi Talermo”pensò Rosina, quindici anni dopo quella notte, specchiandosi nell'acqua di un canale di Amsterdam, città in cui non era mai più tornata. Le sedute di psicologia le aveva fatte a Venezia, lì era stata adottata e lì s'era costruita una famiglia.

Aveva ormai dimenticato quella notte, ma la lettera, senza francobolli, con l'indirizzo a mano lasciata nella sua cassetta non permetteva dubbi.

“Egregia Lady Marianna,

Jack Sparrow ha bisogno del suo aiuto. Gradirei incontrarLa in via Njelllonght, sul canale, il nove dicembre alle ore sedici. La prego di essere puntuale.

Cordiali saluti”

E adesso era lì ad aspettare che Carlo si facesse vivo.

Sentì un rumore di passi. Si voltò. Era lì.

“Non sei cambiata per niente, Rosina”commentò Carlo, appoggiandosi al parapetto. Sembrava rilassato “Hai ancora quell'aria da bambina immatura”

“Dove sei stato?”chiese Rosina, ignorando il commento.

“A scoprire il male del mondo”disse Carlo. Tirò un sasso nell'acqua “Ma ora non è importante. Hai presente di quella strage, a Manhattan?”

“Si. Ma cosa centra con te?”

Carlo esitò prima di parlare.

“Fammi un favore. Chiedi l'amicizia al governo americano, e digli che sono stato io. Non usare le e-mail, ormai nessuno le controlla più”

“Sei impazzito?”esclamò Rosina, girandosi verso di lui “Non siamo più nel 2013!Per questo c'è la pena di morte!”

“Non posso più vivere sentendomi un mostro”

Rosina lo guardò. Cercò di chiedergli come potesse aiutarlo, ma appena tentò di parlare Carlo le disse:

“Non cercare di farmi cambiare idea. Ormai ho deciso. Ora tu te ne vai” e si sedette sul muretto del ponte “E noi non ci siamo mai visti. Non posso coinvolgerti nelle mie decisioni, se non lo vuoi tu. Ma ti chiedo di andartene, ora”

Rosina, cercando per un ultima volta quello sguardo che scrutava attentamente l'acqua, capì di non poteva far nulla. S'allontanò con le lacrime agli occhi, lasciandosi dietro quello scorcio di Amsterdam. Tuttavia, nonostante si allontanasse velocemente, il vento le portò una voce.

“La mia anima le starà sempre accanto, Perla di Labuan”

E poi un tonfo, attutito dallo splash dell'acqua.

  
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