Sei giorni.
Tom si svegliò con questo pensiero
nella testa.
Sarebbe stato meglio svegliarsi con una secchiata d'acqua gelida.
Sei giorni, se non cinque, per stare con Fey. E poi
sarebbe dovuto partire per il tour, ovvero 28 giorni. Fortunatamente
Febbraio
ne aveva solo 28.
Tom aveva meno di una settimana per viverla e
conoscerla un po' di più, e forse per innamorarsi.
Voleva mostrarle com'era fatto veramente, voleva
mostrare anche a sé stesso, forse, che lui non era come
tutti lo descrivevano.
Avrebbe voluto chiamarla, ma non aveva il suo numero
di telefono.
Diamine, quella ragazza era così misteriosa! Non
sapeva nulla di lei, a parte ciò che lei gli aveva
raccontato. Tom non sapeva
neanche dove Fey abitasse.
Come avrebbe fatto a incontrarla di nuovo?
Pensò che probabilmente sarebbe stato come i giorni
precedenti, si sarebbero incontrati per caso perché ad
entrambi piaceva uscire
a fare due passi.
Tom era confuso più che mai, non sapeva che scelta
prendere, come conquistarla. Cosa si sarebbe inventato dopo la
pattinata sul
ghiaccio?
Non ha mai avuto di questi problemi, lui.
Solitamente le ragazze le incontrava ad una festa, le
invitava a cena fuori e poi succedeva quello che doveva succedere.
Ma con Fey no. Non sarebbe andata così.
Non che non gli sarebbe piaciuto, sia chiaro.
Fey era davvero bellissima e Tom si sentiva molto
attratto da lei.
Lo era perché lei era diversa dalle altre.
La sua timidezza,
il suo modo di fare così pulito e ingenuo avevano un non so
che di sensuale e
Tom se ne accorgeva ogni giorno di più e ne veniva catturato.
Decise di sdraiarsi sul divano a guardare un po' di
TV.
Guardare la TV, per Tom, significava cambiare
continuamente canale finché non trovava qualcosa di
abbastanza interessante.
Lo colpì una folata gelida in pieno viso.
-Mamma! Chiudi quella porta, ti vorrai per caso
ammalare?!
-Tom non vedi com'è ridotta questa casa? Sembra di
vivere in un porcile e tu e tuo fratello non mi aiutate per nulla!
Il pavimento era completamente lucido, pareva di
cristallo.
Simone aveva una fissazione per la pulizia e Tom certe
volte non la sopportava proprio. Soprattutto quando gli metteva in
ordine la
camera, distruggendo così l'habitat naturale di Tom e
incasinandogli
completamente tutto, finendo poi col ragazzo che non trovava mai niente.
Tom sbuffò e si concentrò di nuovo sulla
televisione,
cambiando canale.
Si sentirono dei passetti veloci e poi un urlo di
Simone.
-Tom Kaulitz! Il tuo cane è appena
passato dove avevo
lavato! Ha lasciato tutte le sue impronte! Mio Dio, adesso
dovrò ricominciare da
capo!
Tom si girò verso la porta e vide
Scotty in lontananza
che correva verso la fine della via.
Il moro sgranò gli occhi e balzò dal divano,
sollevandosi i jeans over size e
rincorrendo il cane, cercando in tutti i modi di raggiungerlo.
-Scotty, cazzo fermati!
Il cane correva a gambe levate, come se si stesse
dirigendo verso una bistecca gigante.
Tom si sentiva un rincoglionito, correva tenendosi i
pantaloni.
Pensò di cambiare stile, ma la sua immagine con dei
jeans stretti lo fece rabbrividire e gli fece scacciare quell'idea
dalla testa.
Il moro rallentò quando vide la coda del cane
scodinzolare da dietro un cespuglio, e dopo poco lo sentì
abbaiare festoso.
Avvicinandosi un poco vide che c'era qualcuno con
Scotty.
Lei.
Fey lo vide sbucare dal cespuglio e sorrise a Tom
quasi senza accorgersene.
Era stato come se quel sorriso avesse rischiarato la
giornata grigia di quel pomeriggio di fine Gennaio.
La ragazza si alzò e corse ad abbracciarlo, un gesto
così naturale che non aveva bisogno di essere spiegato in
alcun modo.
Nonostante questo, però, Fey si sentì in
imbarazzo e
arrossì leggermente.
-Come stai? Scotty mi è corso dietro,
stavo andando
verso casa mia.
Fey indicò la casa del signor Franz, qualche metro
più
avanti.
-Io stavo beato sul divano e il signorino a quattro
zampe ha pensato di fuggire e farmi correre come un dannato.- disse
indicando
il cane.
Fey rise.
-Se non l'avesse fatto non ci saremo incontrati.
-Già.
Fey lesse nella mente di Tom che il ragazzo si chiedeva
della casa.
-Vuoi vedere dove abito?
-Sì, mi piacerebbe molto.
Il signor Franz aveva lasciato scritto di non
vendere
nè affittare la sua casa. L'aveva fatto per Fey. Lui non
aveva figli e nessun
parente stretto al quale dare la casa o per lo meno i soldi della
vendita.
Fey aprì la porta color cioccolato e i ragazzi
entrarono in una casetta dalle pareti spugnate color salmone.
Vi era un piccolo uscio e un salottino con due bei
divani neri e un caminetto. Una grande libreria strapiena di libri di
ogni
genere e al centro della stanza un grande tappeto persiano.
Sulla destra si intravedevano delle scale che
portavano al piano superiore e poi un'altra stanza dove vi era la
cucina.
-Mi piace, il profumo di colonia è di
tuo padre?
Gli occhi di Fey si velarono di tristezza.
-Sì.
-Stai bene? E' come se, non so, ti si fossero spenti
gli occhi.
Fey si sentì colpita nel profondo. Non
era colpa sua
se quella dannata luce aveva deciso di spegnersi ed abbandonarla per
andare
chissà dove.
Non era colpa sua se suo padre e sua madre non erano
più con lei.
Anche la luce della macchina che la investì era
spenta, e le portò via la vita.
La ragazza rispose stizzita.
-Sì. Sto bene.
Tom rimase colpito dalla risposta di Fey e lei si
sentì immediatamente una stronza per avergli risposto in
quel modo, lui
dopotutto non centrava nulla, non sapeva nulla.
-Vieni, ti faccio vedere la mia stanza.
Fey gli rivolse un sorriso, sperando che bastasse per
mettere a posto la sgarbatezza che aveva usato nei confronti di Tom.
Arrivati nella stanza, il ragazzo si mise a ridere.
-Peccato, credevo fosse piena di poster e mie
immagini!
Fey gli diede una leggera spinta.
-Non credere che sia già caduta ai tuoi piedi, Mr.
Kaulitz!
-No?
Tom si avvicinò alla ragazza, cingendola per i fianchi
e avvicinandosi al suo viso.
Fey non sapeva se stesse andando a fuoco, se fosse sul
punto di sgretolarsi in mille pezzi o svenire.
Osservare Tom da così vicino le provocava le
vertigini. Era una bellezza strana, particolare. Lo definiva perfetto.
Fey gli posò una mano sulla spalla, quando il telefono
del moro squillò dalla tasca dei jeans.
Tom socchiuse gli occhi e strinse i pugni.
-Bill.
La ragazza indietreggiò, portandosi il
dorso della
mano sulle labbra, nascondendo un sorriso divertito.
-Spiegami che diavolo vuoi. Dimmelo Bill, ti prego,
illuminami.
Fey scoppiò a ridere.
-Sì, è la sua risata quella che hai sentito e
sì, sono
con lei. Ti ringrazio tanto.
Bill l'aveva sentita.
Sicuramente perché era il gemello di Tom. E avendo un
legame così stretto era possibile che Bill potesse
addirittura vederla.
Tutto questo scaricava su Fey un'adrenalina
indescrivibile. Non si sentiva morta, per niente.
Il ragazzo chiuse la chiamata.
-Devo andare, però passo a prenderti
alle sette. Ti
va?
-Dove mi porti?
-Sarà una sorpresa. - disse ammiccando.
-Neanche un indizio?!
-No, questa volta no. Voglio stupirti!
Le diede un bacio sulla fronte e uscì.
Oltre al profumo di colonia del signor Franz, adesso
si sentiva anche il profumo di Tom in quella casa.
Come promesso il moro passò a prendere Fey alle sette,
aspettandola poggiato alla sua Audi.
-Ti presento la mia bambina!
La ragazza si accomodò nei sedili di pelle e si tolse
la sciarpa.
Fey era leggermente preoccupata, aveva preferito non
ripetere a Tom quello che gli aveva chiesto la prima volta che erano
usciti
insieme perché si sarebbe potuto insospettire,
però il fatto che stessero
andando in macchina da qualche parte la preoccupava parecchio.
Non poteva essere vista da tutti, nonostante Bill
l'avesse sentita mentre parlava al telefono.
Il ragazzo si accorse del silenzio dell'angelo e
mentre cambiava la marcia si girò leggermente a guardarla.
-Va tutto bene?
Fey scrollò la testa come per uscire dai suoi pensieri
e si poggiò più comoda nel sedile annuendo con un
sorriso.
-Dove mi porti?
Tom invece di proseguire dritto verso il centro città
svoltò a sinistra, e in lontananza si intravedeva un bosco.
-Non posso Fey, te l'ho detto è una sorpresa!
Il ragazzo svoltò una seconda volta, in una stradina
sterrata dove non vi era anima viva. Poco più avanti Fey non
riuscì a credere
ai suoi occhi.
C'era un piccolo gazebo, circondato da enormi
vetrate,
ricoperto di neve. Attorno vi erano delle piccole lanterne e candele.
Tutt'intorno il bosco innevato, tanto che sembrava di essersi
catapultati
dentro un libro di fiabe.
Tom fermò la macchina e scese. Poco dopo aprì lo
sportello a Fey, che lo guardava stupita.
-Hai fatto tutto tu?
Tom rise.
-Sì. Dopo che mi ha chiamato Bill ho pensato a questo,
ti piace? Tutte le coppiette vengono qui.- Tom si rese conto dopo di
cosa aveva
detto, e si passò una mano dietro la nuca, imbarazzato.
Fey finse di non aver colto le parole di Tom.
-Se mi piace? E' stupendo!
I ragazzi si incamminarono verso il gazebo.
Tom sentiva pugni e calci dentro il suo stomaco e
non
capiva il perché. Non aveva mai provato una sensazione simile, ma era sicuro
che fosse a causa di quella ragazza che
gli camminava accanto e che si guardava intorno.
Non riusciva a capire perché ci fosse così tanto
legato, ma da quando c'era lei tutto andava bene, e in un certo senso
Fey gli aveva
salvato la vita.
Tom aprì la porta principale e fece entrare la
ragazza, che si portò una mano alla bocca girandosi poi
verso il ragazzo.
Al centro della stanza c'era un piccolo tavolo e sopra
di questo due tazze che fumavano di cioccolata calda.
-Ti prego dimmi che non sei una di quelle ragazze che
tengono alla linea e non sgarrano mai, neanche per una cioccolata col
ragazzo
dei propri sogni!
Fey scoppiò a ridere e scosse la testa.
-Io adoro la cioccolata!
Si sedettero e iniziarono a chiacchierare e giocare.
Fey riempì la sua tazza di panna e con
un cucchiaino
ne passò un po' a Tom, sporcandolo sulla punta del naso.
-Ah è così?!
Tom spostò leggermente la sedia e si trovò faccia
a
faccia con la ragazza e riempì il suo cucchiaino di
cioccolata.
-No Tom, non provarci.
Tom esitò per un attimo e le sorrise per poi riempirle
la faccia di cioccolata.
Fey si alzò in piedi cercando di fuggire dalla presa
del ragazzo e entrambi caddero a terra.
La risata di Fey echeggiò per tutta la stanza,
unendosi a quella del moro.
Lui si trovava sopra di lei.
Leggermente le spostò una ciocca di capelli dal viso e
iniziò a baciarla dov'era sporca di cioccolato; il naso, la
guancia sinistra e
il mento. Si spostò poi sullo zigomo destro e infine
l'angolo della bocca.
Rimasero a guardarsi per una manciata di secondi e poi
Fey si avvicinò a lui.
Le loro labbra si unirono e si lasciarono provocando
un leggero schiocco. Tom mise una mano sotto la schiena della ragazza,
che era
leggermente protesa in avanti e con l'altra le accarezzava una guancia.
Fey abbracciò Tom e lentamente gli accarezzava la
nuca.
Le loro labbra si sfiorarono ancora, senza staccarsi
questa volta.
Tom mordeva leggermente quelle fredde di Fey che si
riscaldavano al contatto con quelle morbide e calde di Tom.
Non era certa che tutto quello fosse reale, le carezze
e i baci umidi di Tom le facevano accapponare la pelle e il cuore.
Per un momento ringraziò colui che guidava quella
macchina il 15 Dicembre.
Tom guardò negli occhi di Fey, e per la
prima volta, oltre
a vedere sé stesso riflesso, vide la luce.