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Autore: Alexiel_Slicer    22/01/2013    4 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III


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Tom l'aveva appena aiutato a scendere dalla macchina, ed adesso dopo aver inserito l'antifurto al suo gioiello, camminava al suo fianco verso l'edificio in cui lavorava il fisioterapeuta.
Il suo ufficio si trovava al piano terra e altro non era che un'enorme sala adornata con attrezzi per la riabilitazione dei pazienti.
Di ragazzi come lui lì dentro c'è n'erano un'infintà, così come uomini, donne e addirittura bambini. Quest'ultilmi lo lasciarono senza fiato e con un angoscioso peso sul cuore. Non avrebbero avuto poco più di 9 anni, eppure sorridevano. Avevano 9 anni ed erano bloccati su una sedia rotelle che gli impediva di correre, arrampicarsi sugli alberi e fare qualsiasi altra cosa che potesse fare un loro coetaneo, eppure sorridevano.
Per un istante si sentì uno stupido. Lui a 23 anni si comportava da immaturo, ma non riusciva a farne a meno. Voleva riavere indietro il diritto di camminare, di dipendere da se stesso e non dagli altri, voleva che le sue gambe lo sorreggesero. Lui non era come quei bambini. che magari essendo nati così non avevano mai assaparato il significato della frase "camminare con le proprio gambe", lui, invece, l'aveva provato e voleva continuare a provarlo a qualsiasi costo. Non l'avrebbe mai accettata quella condizione di vita. Non si sarebbe accontentato di ciò che gli era stato offerto, di essere ancora vivo, no, lui non viveva per accontentarsi, lui viveva per vivere, per avere ciò per cui combatteva.
Seguì il fratello verso una ragazza che stava curva su un ragazzo, intenta a spiegargli l'esercizio che avrebbe dovuto compiere.
"Ehm, mi scusi" fece Tom schiarendosi la voce.
Questa si voltò rivelando un paio di occhi azzurri limpidi e dei lunghissimi capelli castano-biondi racchiusi in dread che le ricadevano fino ai fianchi. La carnagione era chiara, il viso liscio e perfetto dai lineamenti delicati, le labbra rosee e carnose e il naso dritto e piccolino.
Sul volto del ragazzo comparve immediatamente un lieve sorriso malizioso e sfiorando con il pollice il piercing all'angolo delle sue labbra disse "Mi scusi, cercavo il dottor Stephens".
"Bè, c'è l'ha davanti" rispose la ragazza indicando il cartellino agganciato sul suo camice bianco che riportava il nome "Vivienne Stephens".
Tom intontito balbettò qualcosa di incomprensibile.
"Lei chi è?".
"Sono Tom...Tom Kaulitz e lui è mio fratello Bill. Come vede ha avuto un grave incidente e si è svegliato solo una settimana fa dal coma, ma è costretto a stare sulla sedia a rotelle...se lei potesse aiutarlo...".
"Capisco. Le giuro che farò tutto quello che è in mio potere. Adesso può anche andare, può ritornare fra un'ora".
Il ragazzo annuì e diede una pacca sulla spalla al fratello "Ci vediamo dopo" disse infine congedandosi.
"Allora signor Kaulitz" si rivolse la ragazza con un sorriso gentile.
"Abbiamo quasi la stessa età, possiamo darci del tu, no?".
"Hai ragione...Bill".
"Davvero riuscirai a farmi riacquistare di nuovo l'uso delle gambe?".
"Questa domanda non dovresti farla a me, ma solo a te stesso. Tu, Bill, ci credi?".
"Io...io non lo so".
"Bè, spero che stando qui dentro, a contatto con tutte queste altre persone che sono nella tua stessa situazione, le tue idee diventino più chiare, perchè se dai un non lo so a te, lo dai anche a me".
"Questo significa che non mi garantisci niente?".
"Io non ho una bacchetta magica, non posso far miracoli, posso solamente aiutarti e guidarti lungo il cammino. E questo lo posso fare solo se tu mi tendi una mano".
Bill non sembrò molto convinto di quelle parole.
"Hai mai guarito qualcuno?".
"Ad essere sincera no..." ammise "Sono una fisioterapeuta a tutti gli effetti da poco più di un anno...ma facendo tirocinio da alcuni medici ho visto che niente è impossibile".
"Forse ho sbagliato posto allora...".
"Seguimi" disse lei andando verso la parete su cui erano saldati due tubi di ferro che fungevano da corrimano.
"Bene, cammina".
"Cosa?".
"Alzati e cammina".
"No, cadrei immediatamente a terra!".
"E allora? Hai paura di scontrarti con il duro e freddo pavimento?".
Bill sbuffò cogliendo in quelle parole una sfumatura di sfida. Con le braccia si aggrappò ai rispettivi corrimano e con sforzo notevole si sollevò.
Adesso stava in piedi, in un equilibrio precario dettato solo da quei tubi che sorreggevano tutto il suo peso.
"Bene, muovi le gambe ora".
"Non ci riesco...".
"E chi lo dice? Muovi".
"Non...non si muovono!".
Le sue braccia cedettero esauste dal troppo peso che erano costrette a sorreggere, fancendolo cadere.
Vivienne l'aiutò a rimettersi sulla sedia a rotelle.
"Quello che hai fatto è meschino" sbottò Bill rosso in faccia "Sapevi che sarei caduto, mi hai umiliato davanti a tutti".
"Scarica pure la colpa su di me, ma questo non migliorerà la tua situazione..." indietreggiò di qualche passo "E impara una cosa: qui nessuno giudica nessuno. Siamo tutti sulla stessa barca, inutile deridersi a vicenda. Tutti qui sono caduti, ma tutti si sono sempre rialzati". Fece per andarsene.
"Aspetta! E io che devo fare adesso?".
"Guarda" rispose lei.

***

ammettendo il fatto che questo capitolo mi fa "leggermente", per non dire, molto schifo D: , ma che pubblico lo stesso, armatevi di pomodori...q.q 

  
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