22/01/2013
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Firmament>Il Bacio Divino
CAPITOLO I: L’INIZIO
Ho sempre odiato i ragazzi che fanno “gli strafottenti”, ma, evidentemente, non conoscevo ancora Adrian. Ogni volta che mi guarda con quei suoi occhi grigi mi sento avvampare, come se la mia temperatura superi i trentasei gradi. Non lo so…il modo in cui se ne frega di tutto mi attrae come una calamita impazzita. Non so cosa siano questi sentimenti che provo…no! Non è di certo l’amore. Quello non esiste. O meglio, solo pochi hanno la fortuna di trovarlo.
Io non sono una di quelle, evidentemente.
E nemmeno i miei genitori; visto che hanno divorziato circa due anni fa. E, vi assicuro, non è una bella cosa. Ci si sente come investiti da un treno impazzito, come se il centro della tua vita si dissolvesse, e non ti rimane nulla. Tutte le certezze che hai si rivelano menzogne, che vogliono camuffare un’apparente equilibrio, che secondo loro si è instaurato.
E dietro a tutti i “ Va tutto bene, tesoro, va tutto bene” non ci sono altro che segreti inconfessabili. Ricordo ancora quando mio padre, ubriaco fradicio, portò in casa nostra Jennifer, la sua patetica amante, e si diede da fare con lei sotto gli occhi indifferenti di mamma.
Odio l’amore, o qualunque cosa “romantica”. Il solo pensare ai cioccolatini a San Valentino mi fa star male. Come spiegare i sentimenti verso Adrian? Semplice e pura attrazione fisica. Tutto qui. Nulla di più, nulla di sottointeso. Niente mezzi termini. Tutti noi siamo attratti dalle cose belle, e Adrian è una di quelle. È nella nostra classe da più di un mese, dice di venire dalla Lapponia. Non oso immaginare quanto freddo faccia laggiù. Però una cosa non mi quadra, perché non è biondo occhi azzurri? Non è che sia obbligatorio se vieni da lì, anzi, forse è uno stereotipo che ci siamo fatti noi americani. Anzi, io.
Comincio a mangiucchiare la gomma che c’è alla fine della matita, mentre penso a come starà mia madre. Oggi deve affrontare un colloquio di lavoro, ed era in ansia stamattina. Fa sempre così, si fa trascinare dalle emozioni e poi manda tutto all’aria. Ma è fatta così, che ci posso fare?
‹‹Signorina Stanford? È tra noi?›› la voce calda del Professor Jones mi penetra nelle orecchie.
‹‹ Sì›› dico per sembrare decisa, ma sono tutt’altro che quello.
‹‹ Bene, allora mi saprà dire di cosà stavamo parlando? Vero?›› mi chiede, mentre nei miei occhi si può leggere un odio profondo. Sto zitta, ha vinto lui.
‹‹ Bene, porti il suo libretto sulla cattedra alla fine della lezione›› dice vittorioso, mentre riprende la lettura ad alta voce di Shakespeare. Io cerco di concentrarmi, ma sento che gli occhi di Adrian sono puntati sulla mai schiena. Oggi non me en va una giusta. Stamattina ho quasi rotto il tostapane, e mentre venivo a scuola ho rischiato di essere investita.
Da chi, mi chiederete. Be’, da uno strafigo delle miseria! Palestrato, vestito solo con una canottiera semitrasparente e dei pantaloncini sudaticci. Non potrò ma dimenticarmi i suoi capelli biondi e i suoi occhi neri. Ma ora devo concentrarmi, o rischio che il Jones mi mandi fuori. Be’, sarebbe meglio che portargli il libretto. Mi passo una mano fra i miei spaghetti color mogano.
Così li ho chiamati, talmente sono dritti e lisci. “Fanno invidia ad un geisha”, mi dice Samantha, la mia migliore amica, ma non sa proprio di cosa parla. Se vuole glieli regalo questi capelli, ed anche i miei occhi azzurri, visto che le piacciono tanto. Dice che sono bellissima, penso che abbia avuto una cecità momentanea.
Adrian
Si passa una mano fra i capelli, ed io immagino di essere seduto accanto a lei. Non so come mai, ma quest’umana è troppo seducente…Concentrati! Mi dico, ma quando c’è di mezzo Kirsten non riesco a farlo. È come se perdessi la condizione del tempo, e una nebbia mi offuscasse la mente. So che sono in ritardo, e che avrei dovuto rubare la sua anima già da molto tempo, ma in questi non ho potuto far altro. Ma oggi entrerò in azione, ormai ho via libera, senza quei luridi in torno. La campanella suona, mentre mi avvio verso Kirsten, che è intenta a mettere via i libri.
‹‹Ciao, Kirsten…›› le sussurrò all’orecchio, percependo la sua sorpresa. I suoi capelli hanno un tale profumo…
‹‹C…ciao, Adrian.›› risponde, mentre mi rivolge un sorriso imbarazzato e le appaiono due fossette sulle guance.
‹‹Andiamo in biblioteca per studiare, oggi pomeriggio?›› le chiedo, mentre la guardo irrigidirsi.
‹‹D…d’accordo.›› balbetta, sembra che le metta una certa soggezione.
‹‹Okay.›› le rispondo con uno dei miei migliori sorrisi, mentre cerco di penetrare in quelle sue iridi invarcabili.
‹‹Ora ho Astronomia, tu? ›› le chiedo.
‹‹M-matematica›› cerca di evitarmi con lo sguardo, mentre io cerco il suo. Quando i nostri occhi s incrociano sento come se un campo magnetico mi stesse avvolgendo e mi dicesse di avvinghiarmi a lei.
Recupero lucidità, altrimenti staremmo a guardarci per ore.
‹‹Be’, vorrà dire che non ci vedremo fino alla fine della mattinata. ›› mi fingo deluso.
Lei mette prende tutti i libri.
‹‹Così sembra…›› si dirige verso il corridoio, dandomi le spalle. Sento che sta deliberatamente evitando il mio sguardo. Prima che esca dalla porta la fermo per un braccio.
‹‹Ehi, ricordati che alle cinque ci troviamo davanti alla biblioteca›› le sussurro all’orecchio. Le sussulta, mentre annuisce leggermente.
È fatta, oggi pomeriggio ruberò la sua anima, e gli angeli neri vinceranno per sempre.