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Autore: watereyes    22/01/2013    1 recensioni
Nostalgia. Dal greco “nòstos”, “ritorno” e “àlgos”, “dolore”. “Dolore del ritorno”.
Stato psicologico di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone o luoghi cari o per un evento collocato nel passato che si vorrebbe rivivere, spesso ricordato in modo idealizzato.
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Sai da dove deriva la parola “desiderio”? – chiese.
Harry rimase talmente spiazzato da quella domanda improvvisa e bizzarra che gli sfuggì una risata, la prima dopo quei due mesi e diciotto giorni. Uscì come un suono strano, roco, faticoso: Harry stesso ne rimase sorpreso.
No, non ne ho la minima idea – ammise, rispondendo a Zayn.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nostalgia

 
Harry sospira e si infila nel sacco a pelo, cercando di non far caso alle irregolarità del terreno, chiudendo gli occhi e tornando indietro nel tempo, attraverso mari e monti, fino ad approdare ad Holmes Chapel, a casa.
- Dio Santo, Harry!! Come hai fatto a sbagliare? Come!? È la ricetta più semplice del mondo! – grida la ragazza, tra il divertito e l’esasperato, mostrando la teglia di biscotti carbonizzati.
Harry sorride imbarazzato, cercando di nascondersi dietro ai riccioli:
- Scusa Anne, mi sono distratto.
Tu sei sempre distratto, Harry, mi chiedo che cos’hai nella testa – sospira la giovane, buttando i biscotti nel cestino.
“Te, nella mia testa ho solo te” vorrebbe rispondere Harry, ma c’è sempre quella dannata timidezza, il timore di un rifiuto che lo blocca. Così si limita a voltarle le spalle con la scusa di riordinare il piano di lavoro, borbottando che è distratto per la scuola e le prove con la band. Non glielo dice guardandola in faccia perché è una bugia, e Anne sa sempre quando mente.
Hai deciso se andare o no ai provini? – gli domanda Anne, mentre stende la pastafrolla per una nuova teglia di biscotti con gesti abili e sicuri.
- Per X Factor? – domanda Harry, confuso.
- No, per Mister Maglietta Bagnata della Nuova Zelanda – sorride ironica in risposta.
Harry ridacchia, facendosi ancor più pensieroso.
- Mi piacerebbe davvero provare, ma.. non so.
- Non sai cosa? 
- Non so se mi prenderanno, di sicuro ci sono miliardi di persone più brave e dotate di me, andrò lì per umiliarmi e basta..
Harry le rovescia addosso tutte le sue insicurezze, continuando a parlare a macchinetta, finchè Anne non lo stoppa decisa, tappandogli la bocca con una mano.
- Stammi a sentire, Harry Styles: non voglio sentire mai più un discorso del genere, da protagonista di soap opera sudamericana, specie se sei tu a farlo, chiaro?
Harry annuisce, inebetito dalla vicinanza dei loro corpi: percepisce il profumo di Anne, è sempre accompagnato da quello dello zucchero che mette nei suoi dolci, al punto da essere diventato parte di lei, e riesce a distinguere le sfumature dorate nei suoi occhi color cannella.
Anne porta decisa le mani sui fianchi morbidi, che Harry vorrebbe stringere a sé e gli chiede, perentoria:
- Tu, Harry, sai cosa vuoi fare nella vita?
Harry annuisce:
- Voglio diventare un cantante – “E stare con te” aggiunge mentalmente, ma sa che non è il momento per dirlo.
- Sei sicuro?
Harry annuisce vigorosamente: 
- Ne sono certo.
- Allora devi darti una mossa! – grida Anne, facendolo sobbalzare – Vedi, Harry, la vita è come la pastafrolla – dice, indicandogli la teglia con i biscotti – - Perché sia buona, devi essere veloce e deciso nell’impastarla, altrimenti non verrà mai friabile e solida come deve essere. Non è facile, ma è così. Non lasciarti prendere dall’incertezza e dai timori, punta deciso a quello che vuoi, solo così potrai raggiungere i tuoi obiettivi – sorride Anne, mettendo i biscotti in forno – Per oggi vai pure, finisco io qui.
Harry afferra il giubbotto con movimenti meccanici, colpito dal discorso della ragazza:
- Grazie Anne, buonanotte.
- ‘Notte! 
Harry si incamminò per le strade di Holmes Chapel, ormai quasi deserte per via della tarda ora, ripensando al discorso della giovane, convincendosi sempre più che Anne avesse ragione: non doveva perdere tempo, doveva essere determinato, puntare dritto a ciò che desiderava.
Si bloccò di colpo, ormai quasi giunto a casa e si voltò, cominciando a correre a tutta velocità verso il luogo da cui era venuto.
Si arrestò davanti alla forneria, infilando frenetico le chiavi nella serratura, senza nemmeno riprendere fiato, senza darsi il tempo di ripensarci. Entrò nel locale come un ciclone, spalancando la porta sul retro, dove c’era la cucina. Dove c’era Anne intenta a preparare l’ultimo impasto per il giorno dopo; la ragazza si voltò di scatto, spaventata dall’intrusione, ma non appena riconobbe l’amico, l’espressione mutò da terrorizzata a sollevata, e infine arrabbiata.
- Harry! – gridò – Che cavolo hai in tes..
Non riuscì a terminare la frase perché il giovane, con tre lunghe e decise falcate, aveva coperto la distanza fra lui e la ragazza, prendendole il viso tra le mani e baciandola con forza: la strinse a sé, sentendo il suo corpo morbido abbandonarsi contro il suo, e le sue mani accarezzargli i riccioli. Rafforzò ancor di più la presa, gustandosi la dolcezza e il sapore della ragazza, che sognava e agognava da mesi. Dopo una quantità di tempo indefinibile per entrambi si separarono, ma Harry continuò a tenerla stretta fra le sue braccia.
- Niente più perdite di tempo – sussurrò Harry, appoggiando la fronte su quella di Anne, che sorrise, felice.

- Disturbo?
Harry si riscuote dai suoi pensieri, girando la testa verso la voce che li ha interrotti. Un ragazzo alto e moro è in piedi accanto a lui, il sacco a pelo ancora arrotolato stretto fra le mani.
- No, fai pure – sorride Harry, facendogli cenno da sotto la coperta di accomodarsi.
Il giovane gli sorride riconoscente e srotola il sacco a pelo di fianco a quello del riccio. Dopo che vi si è infilato, volta la testa verso Harry:
- Sono Zayn.
- Harry.
Entrambi fanno uscire un braccio dal loro fagotto e si stringono la mano.
- Sei qui da molto? – chiede Zayn.
- Due mesi e diciotto giorni – sospira Harry – Tu?
- Tre mesi e quattro giorni – risponde Zayn, la voce con lo stesso tono di disperazione a stento contenuta di Harry.
Harry lo guarda, dispiaciuto:
- Quindi il mandato dura più di tre mesi?
- Così pare. Di dove sei?
- Vengo da Holmes Chapel, a trenta chilometri da Manchester.
- Io vengo da Brandford, non siamo poi molto lontani. Siamo stati una delle prime città ad essere chiamate.
- Quanti nomi hanno chiamato nella tua città?
- Duemilacinquecento circa, fra i diciotto e i venticinque.
- Da me, solo nel mio paese, circa trecento, sommati a Manchester e dintorni invece siamo cinquemila, più o meno.
- Ci hanno decimati.
- Non hanno ancora smesso.
Una coltre di silenzio gli avvolse, facendo sentire ancora di più il peso di ciò che stavano subendo. Entrambi si perdono nei loro pensieri e Harry si rituffa nel ricordo di Anne, impedendo alla sua memoria di rendere sbiaditi i suoi lineamenti.

Erano passati due mesi da quella notte in panetteria, ed Harry era al settimo cielo: niente poteva buttarlo giù, niente. Le cose con Anne andavano meravigliosamente e le esercitazioni di canto stavano dando i loro frutti, sentiva di avere buone probabilità di farcela.
Uscì di casa fischiettando, sistemandosi i riccioli. Si incamminò verso casa di Anne, ma presto accelerò il passo: aveva troppa voglia di vederla e sentiva che stava per piovere.
Arrivò di corsa di fronte alla graziosa casa di Anne, con le tende alle finestre e il giardino ben curato, e scampanellò impaziente.
- Arrivo!
Harry sorride al suono della voce di Anne, leggermente affannata. Suonò di nuovo, giusto per stuzzicarla un po’: era davvero impaziente di vederla. Finalmente Anne spalancò la porta, un sorriso enorme a disegnarle il volto.
- Buongiorno, ragazza incantevole – la salutò Harry, cingendole la vita e baciandola a lungo e con tenerezza, gustandosi il sapore fresco e dolce della giovane.
Anne sorrise sulle sue labbra:
- Buongiorno anche a te, meraviglioso ragazzo.
Anne si diresse verso il suo regno, ovvero la cucina, e Harry le si affiancò immediatamente, incapace di starle lontano.
- Che stai preparando di buono? – chiese, annusando l’aria colma di aromi.
- Un dolce.
- Tanto per cambiare – ridacchiò Harry.
Anne gli fece una linguaccia:
- Lo sai, sono un’ottima cuoca anche per i primi e i secondi!
- Oh, lo so – replicò Harry, lo sguardo vivido rivolto al passato, alle serata passate insieme – E non sei brava solo come cuoca – aggiunse, malizioso.
Anne lo fulminò, fingendosi scandalizzata.
- Fila in salotto, Harry! Piazzati davanti alla televisione, tra poco arrivo.
Anne si chinò per controllare la cottura della torta, ma si voltò di scatto al suono di una sedia che grattava: era si era seduto scompostamente sulla seggiola, il gomito poggiato sul tavolo a sostenere la testa riccia, completamente voltata verso di lei.
Senza un reale motivo, arrossì:
- Che stai facendo? Vai di là, arrivo subito.
- Te l’ho detto – rispose Harry – Non riesco a starti lontano, anche se per poco. Preferisco guardare te, anziché dell’insulsa televisione.
Anne sorrise apertamente, colma di gioia, e non riuscì a trattenersi; si slanciò verso il ragazzo e lo baciò con foga. Lui rispose con entusiasmo stringendo più forte a sé la giovane. I respiri accelerarono, profumi si mescolarono, fino a che il timer del forno suonò acuto facendoli sobbalzare.
- La torta è pronta – sussurrò Anne, staccandosi dal corpo di Harry, ancora leggermente ansimante.
- Chi se ne importa della torta – sbuffò Harry, provando a riacciuffarla.
Ma la ragazza gli sfuggì veloce, ridacchiando:
- Non vorrai compromettere l’esito della torta, vero Styles?
Harry borbottò qualcosa di indistinto, facendola ridacchiare.
Poco dopo erano seduti sul divano, ciascuno con la propria fetta di torta. La televisione era accesa su un quiz televisivo, ma loro non se ne curavano particolarmente: stavano discutendo animatamente su quale film guardare quella sera.
- Io dico Moulin Rouge! – esclamò Anne convinta – Amore, musica, divertimento e tragedia.. c’è tutto, è perfetto!
- Ma per favore! Match point, quello sì è un gran film! La suspense, l’attesa.. e il finale a sorpresa!

Anne stava per ribattere, pungente, quando la sitcom che la televisione trametteva si interruppe bruscamente, lasciando spazio a un’edizione straordinaria del telegiornale.
- Ehi, che succede? – disse Harry, allarmato, mentre Anne alzava il volume.
La voce della speaker riempì la piccola stanza:
- “..In seguito ai recenti avvenimenti in Afghanistan e alla posizione adottata dal nostro paese , lo stato ha deciso, dopo diverse ed intense riflessione, di ripristinare la leva militare, per i ragazzi dai diciotto ai venticinque anni. Riceveranno un..”. La voce della donna proseguì imperturbabile, come se fosse del tutto ignara dello sgomento che lasciava dietro di sé. Harry e Anne continuarono a guardare la televisione, che mandava loro fotogrammi di luoghi desolati e pieni di miseria e terrore. Luoghi in cui presto anche Harry sarebbe dovuto andare, volente o nolente. Anne fu la prima a riprendersi: prese un respiro profondo, deglutì e balbettò, incerta:
- H-Harry.. Andrà tutto ben..
Ma Harry non l’ascoltò, o non la sentì. Con un grido che non aveva nulla di umano –era dolore allo stato primordiale- balzò giù dal divano e si precipitò fuori casa.
Anne lo seguì, spaventata ma decisa a stargli accanto. Lo trovò in fondo alla strada, vicino a un vecchio edificio, con la luce del crepuscolo che rendeva irridescenti i suoi occhi verdi lucidi di lacrime e brillanti le gocce di sangue che colavano lungo la sua mano, devastata dopo il pugno sferrato al muro.
- Harry.. – sussurrò Anne, terrorizzata.
Il ragazzo sollevò il capo, scosso dai singhiozzi, mentre la ragazza gli si avvicinò e, lentamente, lo avvolse in un caldo abbraccio.
- Andrà tutto bene, andrà tutto bene – singhiozzò.

Harry si strinse su stesso, sospirando, come cercando in qualche modi di percepire ancora il calore di quelle braccia su di sé. Zayn, il ragazzo accanto a lui, sembrava immerso in pensieri del tutto simili ai suoi, perché sospirò e voltò il capo verso di lui:
- Sai da dove deriva la parola “desiderio”? – chiese.
Harry rimase talmente spiazzato da quella domanda improvvisa e bizzarra che gli sfuggì una risata, la prima dopo quei due mesi e diciotto giorni. Uscì come un suono strano, roco, faticoso: Harry stesso ne rimase sorpreso.
- No, non ne ho la minima idea – ammise, rispondendo a Zayn.
Zayn sorrise leggermente:
- Deriva dalla preposizione latina “de” e “sidus”, ovvero stella, il cui plurale è “sidera”, significa “mancanza di stelle”. Entrambi alzarono lo sguardo al cielo blu notte, disseminato di astri luminosi – Alcuni oracoli, in particolar modo quelli Greci, predicevano il futuro osservando le stelle, e la loro mancanza gli faceva disperare, perché gli impediva di leggere il futuro. È un desiderio nostalgico, come il nostro.
Harry guardò Zayn per un momento, pensando che sarebbe andato molto d’accordo con Anne: anche lei amava studiare letteratura, e spesso Harry aveva studiato con lei. All’improvviso, rammentò uno dei grandi poemi epici che Anne tanto amava.
- Come il desiderio di Ulisse, nell’Odissea – disse – Anche lui non desidera altro che tornare a casa.
Zayn lo guardò e sorrise, compiaciuto come un maestro il cui alunno ha fatto un’osservazione particolarmente acuta.
- Proprio così. Infatti il termine nostalgia deriva anche lui dal greco, anche se è stato coniato molto più tardi da un dottore svizzero, e significa “dolore per il ritorno”.
Harry lo guardò, colpito e ammirato:
- Sei un’enciclopedia ambulante, per caso? – scherzò.
Zayn rise:
- Per niente! Semplicemente, ho sempre amato leggere.
- Anche la mia ragazza ama farlo – disse Harry, gli occhi di nuovo levati al cielo.
Mai viste così tante stelle in vita sua, pensò. Sembravano bruciare il cielo, intenzionate a coprirlo del tutto e a illuminare il buio della notte: era uno spettacolo incredibile, e Harry desiderò che Anne fosse lì con lui, per poterlo ammirare insieme.
Entrambi stettero in silenzio per un po’, la frescura della notte e l’aroma pungente dell’erba ad avvolgerli, come una coperta protettiva. In quel momento non sembrò loro di stare in un luogo di terrore e disperazione, ma al contrario, di pace e serenità.
- Vorresti fare l’insegnante, una volta tornato finito tutto questo? – chiese la voce di Harry, bucando il silenzio creato senza però rovinare l’atmosfera pacata e tranquilla, quasi sospesa, al di fuori della dimensione temporale.
Zayn soppesò la domanda:
- Non mi dispiacerebbe per niente – disse – Anche se il mio più grande desiderio è cantare. Mi ero anche iscritto a X Factor quest’anno, ovviamente non sapevo che sarebbe successo.. tutto questo.
Harry si solleva con un colpo di reni, poggiandosi sui gomiti, basito:
- Stai scherzando?!
- Perché dovrei, scusa?
Anch’io voglio diventare un cantante e anch’io mi sono iscritto a X Factor quest’anno.. E anch’io non sapevo niente di tutto questo – concluse con un sospiro, ricoricandosi.
- Incredibile – esclamò Zayn. Poi si animò, come se un pensiero improvviso l’avesse punto – Ehi, sai cosa potremmo fare? Una volta finito il mandato, potremmo mettere su una band!
Lo disse con una tale convinzione nella voce, come se non nutrisse alcun dubbio sul suo avvenire, come se improvvisamente il loro ritorno a casa fosse una certezza, che Harry non trovò nessun ragionevole motivo per dubitare delle sue parole; quindi, gli credette.
- Che idea geniale! – si rallegrò – Non vedo l’ora di metterla in pratica.
- Anch’io. Sarà meglio dormire ora, scommetto che tra poco dovremo svegliarci.
- Già. Buonanotte, Zayn.
- Buonanotte, Harry.


In breve tempo la radura tornò silenziosa, lo scorrere della notte scandito dal respiro leggero dei due giovani nuovi amici, la cui speranza traeva forza dalla luce degli astri, che li osservavano e proteggevano, muti e splendidi nella notte oscura.
 
 
 
 
 
 
Are we human or are we danceeer?
Salve a tutti!! Per prima cosa, grazie per aver letto. Questa storia mi è venuta in mente scoprendo da una bravissima insegnante di italiano l’etimologia delle parole “nostalgia” e “desiderio”, punti chiave della storia, come avete potuto notare.
Non ha niente di speciale, ma a me è piaciuto tanto scriverla, e spero che leggerla vi abbia dato un po’ dello stesso piacere.
Fatemi sapere che ne pensate per favore!!
Con affetto
Un bacio
E.
P.S. per chi fosse interessato, la mia pagina facebook è Em En Emma.
   
 
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