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Autore: Letocest    22/01/2013    2 recensioni
"Amore e dolore sono due parole che sono sempre connesse, come vita e destino."
Dopo questa citazione direi che è arrivato il momento di spiegare un po' la storia. Qualcuno si è mai chiesto perché Shannon avesse chiamato la sua batteria Christine? E da dove provenisse L490? Perché una melodia così triste? Beh, ho pensato di inventarmi una storia, ambientata negli ultimi anni dell'adolescenza di Shannon, che racconta di questa Christine, una bella ragazza che cambierà la vita al bel batterista. Spero che vi piaccia, ci ho messo anima e corpo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dedicato interamente a Christine, dove Shannon nelle sue azioni si rivolge direttamente a lei. Ah è anche l’ultimo di questa fanfiction drammatica, nata per sfogare una piccola curiosità.

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Capitolo 11 I see your face in everything

Passarono gli anni, è inutile che mi metto a raccontare quello che successe poi. Basti sapere che mi trasferii a Los Angeles, trovai Jared e beh, dopo qualche aggancio qua e là, riuscimmo a sfondare nel mondo della musica. Un’idea nata per scherzo che poi divenne la nostra vita.
Era il 2008, il giorno della tua morte. Qualcuno potrebbe chiedermi “Ancora non l’hai dimenticata?”. No, e beh… Ad esser sinceri ti amo ancora oggi.
Quella mattina cercai la tua lettera, lasciata nel cassetto del mio comodino per anni, senza volerla più vedere, senza voler ricordare. Ero sempre scappato dai problemi, avevo sempre cercato di evitare le sofferenze, ma più passava il tempo e più mi rendevo conto che i tuoi occhi, il tuo viso, le tue labbra e la tua voce sarebbero rimasti impressi per sempre nella mia memoria. Saresti rimasta sempre giovane, bella come una bambola di porcellana. Saresti rimasta sempre il mio piccolo segreto.
Avevo chiamato la mia batteria come te. Ridicolo, patetico. Eppure non riuscivo a starti lontano. In un modo o nell’altro avevo sempre cercato di ricordarmi di te, anche inconsciamente.
Quella mattina presi lo spartito della tua canzone e andai da mio fratello.
Stavamo pensando di pubblicare un nuovo album, molte canzoni erano già pronte ma ne mancavano ancora alcune e volevo che quella semplice melodia, composta da te, entrasse a far parte del progetto della band.
L’album era stato scritto in segno di rinascita, l’album era stato scritto per dare una speranza ai nostri fan, o meglio alla nostra famiglia. “This is war” segnava una lotta, la nostra vita, ormai vinta. Segnava i nostri obiettivi, ormai conquistati e spingeva gli altri a credere nei propri sogni.
Forse quella non era la canzone più adatta da inserirci. Quelle note tristi e malinconiche, distaccate dall’idea di rivoluzione che volevamo dare. Ma dovevi essere presente, dovevi essere inclusa anche te nella mia vita e la mia vita era quella.
Bussai alla porta di mio fratello, aspettando lì davanti che mi venisse ad aprire, sperando che fosse già sveglio.
Di solito quando si alzava la mattina veniva sempre da me a darmi il buongiorno con un caffè, ma quella volta l’avevo preceduto e speravo vivamente che non stesse ancora dormendo.
-Hey Shan!- Mi salutò, facendomi entrare.
-Come mai già in piedi?- Domandò, dirigendosi in cucina. Lo seguii, stringendo quel foglio in una mano.
Mi porse una tazzina. Il mio caffè, come tutte le mattine.
Gli sorrisi, sorseggiandone un po’.
-Devo farti sentire una cosa.- Dissi serio.
-Okay, che cosa?-
Sparii un secondo in salone, prendendo la sua chitarra acustica. Mi sedetti sullo sgabello grigio di quella cucina anche troppo luminosa e posai lo spartito davanti a me.
Le mie dita cominciarono a correre sulle corde, lasciandosi trascinare dalla melodia.
Alla fine sorrisi, soddisfatto. Erano anni che non prendevo in mano uno strumento con le corde ed ero stupito per l’ottima riuscita di quell’esibizione.
-L’hai scritta tu?- Domandò, guardandomi dritto negli occhi.
Scossi la testa.
-No? E di chi è?- Si avvicinò, girando il foglio verso di sé e leggendo le note.
-Jay… Volevo chiederti se potevamo inserirla nell’album. Sai è da tempo che ci sto pensando. Puoi scegliere te il nome, anche perché sai no? Non ho molta fantasia. Volevo inserirla alla fine, come conclusione di tutto.- Dissi, senza rispondere alla sua domanda.
-Perché proprio alla fine? Shan, secondo me è più adatta come hidden track.- Osservò, socchiudendo gli occhi, probabilmente intento a immaginarla nel disco.
-No Jay. Voglio che sia l’ultima. Sai fu scritta tempo fa e beh, la persona che la scrisse è morta. Vorrei che segnasse la fine dell’album, un album che indica una rinascita, come se in realtà la sua non fosse mai stata una vera e propria morte, capisci?-
-Shan… Di chi è?- Insisté, già sicuro della mia risposta.
-Di Christine.- Sussurrai, sorridendo tristemente.
-D’accordo, mi piace come idea. La suonerai te. Ora devo solo pensare a un titolo.- Disse, abbracciandomi.
-Grazie Jay.- Lo strinsi a me.
-E di che.- Mi stampò un bacio sulla fronte e tornò alle sue occupazioni.
Passai la mattinata con lui a sistemare le ultime cose dell’album.
Jared aveva scritto oramai tutte le canzoni e a breve lo avremmo pubblicato.
Lo salutai, verso la sera, uscendo nel freddo di LA.
Sì per pochi mesi anche in quella città faceva freddo o almeno meno caldo rispetto al resto dell’anno.
Camminavo senza una meta precisa. Non volevo tornare a casa, volevo solo godermi quel vento che mi pungeva le guance, con la mente sgombra dai pensieri e una voglia di vivere che non avevo mai avuto prima.
Socchiusi gli occhi, respirando a pieni polmoni, prima di essere colpito da qualcuno.
Li riaprii in fretta, guardando una figura femminile a terra.
Le porsi una mano scusandomi.
-Ehm grazie…- Rispose con lo sguardo basso.
Era una ragazzina, con i capelli rosso fuoco e la pelle chiara come la neve.
Guardò l’orologio, imprecando subito dopo.
-Che succede?- Domandai, cercando i suoi occhi. A quel punto li vidi. Verdi, infiniti come i prati della Scozia, come i tuoi.
-Oh niente, dovevo andare in biblioteca ma ormai ha chiuso.- Disse, sbuffando.
-Chris?- Quel dialogo mi aveva ricordato il nostro primo incontro. Era andata proprio così, con la piccola differenza che questa volta che quella ragazza non eri te.
-Come scusa?- Mi guardò perplessa.
-No niente, somigli tanto a una mia amica.- Risposi, sorridendo dolcemente.
-Ah d’accordo! Scusa per lo scontro, ora devo scappare!- Si dileguò dietro l’angolo e sparii per sempre.
In quella ragazza avevo rivisto te, appena 19enne e piena di vita, con un sorriso luminoso che decorava il tuo volto. Christine per la prima volta nella mia vita ti avevo rivisto e fu l’incontro più bello della mia vita.
-Ti amo.- Sussurrai al vento, guardando il cielo completamente bianco.
-Ti amo.- La tua voce. Mi parve di sentire la tua voce al mio orecchio. Non fu solo una sensazione ne sono certo. Eri te, eravamo ancora noi e non sarebbe mai cambiato niente.
Sorrisi, felice finalmente. Felice perché tu non eri morta mai davvero e non lo saresti mai stata.


Note dell'autrice: Salve a tutti i lettori! Finalmente sono riuscita a completare la pubblicazione di questa fanfiction. Lo so, probabilmente vi sarà sembrata un po' sbrigativa, ma l'essere diretto e coinciso è una caratteristica di Shannon o almeno così credo. Quindi, essendo lui il narratore non doveva sprecarsi in discorsi inutili e filosofici, ma doveva semplicemente raccontare la sua storia d'amore lunga tutta una vita. Spero che vi sia  piaciuta e beh, che dire, grazie a tutti quelli che l'hanno continuata a seguire fino alla fine!
  
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