Guardo mia figlia che dorme.
E' nel letto dell'ospedale, ha il viso contratto ed è in dormiveglia. Sente dei piccoli dolori, dei calci più forti degli altri, perché ogni tanto ansima rumorosamente e stringe le mani a pugno. E' bellissima, anche con quella vestaglietta e il viso sudato per la troppa ansia, il troppo dolore, il troppo tutto: la situazione è troppo grande per lei. I suoi capelli rossi e lunghi scivolano sul letto, la sua fronte è imperlata di sudore e gli occhi non sono del tutto rilassati.
Mi avvicino ancora un po' e le stringo la mano, forse perché mi sento in colpa.
Nell'ultimo periodo ho pensato a Jacob più di quanto volessi. Ho pensato a lui non solo come il fidanzato di mia figlia, il padre di quell'esserino che ora è nella pancia di Renesmee. Ho pensato a lui come al mio Jake e la cosa mi fa paura.
Ho ripensato a tutto quello che abbiamo passato insieme, a tutte le volte che ero stata sul punto di accettare il suo amore, a quando mi aveva salvata, uccisa e poi salvata ancora.
Ho sentito troppa nostalgia. Ho desiderato piangere, pur non potendo.
Ho iniziato a vedere mia figlia - il mio tutto, il centro dell'universo - e Jacob con occhi diversi, a sentire una strana cosa in gola e nello stomaco: gelosia. Già, gelosia. E rimpianto.
Ho capito che mi manca, anche se non so di preciso quale parte di lui mi manchi; se quella dell'amico e basta o quella dell'amico che mi ama, che farebbe tutto per me.
Adesso ho paura di passare l'eternità a rimpiangere un qualcosa che era nelle mie mani e che ho lasciato scivolare via.
Stringo ancora più forte le dita di mia figlia, sperando che mi perdoni per questi pensieri, sperando di non farle troppo schifo.
- Ehi, Bella -. Jacob entra nella stanza con uno dei suoi sorrisi smaglianti. Ricambio il sorriso, ma il suo è molto più solare in confronto al mio, così spento, così falso.
- Tutto bene? - mi chiede. No, non proprio, vorrei rispondergli. Poi - ancor prima di rispondere "sì" - capisco che non parla di me, ma di Renesmee. Della sua fidanzata. Della sua futura moglie. Della madre di suo figlio. Di mia figlia e non di me.
- Sì, sta bene. E tu? Hai paura? -
- Perché dovrei? - mi guarda e sorride. - So già che funzionerà tutto alla perfezione. La amo e l'amerò sempre. -
Sorrido teneramente. Mi verrebbe voglia di abbracciarlo forte. Forse ho capito adesso cosa mi manca: il sorriso di Jake, la sua sicurezza, il fatto che non abbia mai paura, il suo costante ottimismo. Tutto ciò che è sempre mancato a me.
- Beh, l'imprinting è una garanzia -, sussurro cercando di essere divertente.
Divertente? Ma dove?
- Già - sussurra con un sorrisetto, poi si avvicina a Renesmee e le accarezza il viso con una mano.
Mi sento di troppo, mi sento una stupida; così mi alzo dall'unica sedia della stanza in modo che si sieda lui ed esco. Rimango appoggiata alla porta, guardando gli altri in sala d'attesa e di tanto in tanto Jacob.
Jacob che dedica attenzioni alla sua fidanzata, Jacob che le sussurra parole dolci pur sapendo che non l'ascolterà, Jacob che avvicina l'orecchio al pancione per sentire meglio la presenza del piccolo, Jacob che sorride e ama e vive e cresce.
Jacob che non mi ama più, Jacob che non è più mio.


Salve a tutti!
Ho trovato questa one shot scritta un anno fa per caso, curiosando tra le storie salvate sul pc. Non mi piace moltissimo e soprattutto, da questa storia, sembra che io sia team Jacob e invece non è così. Il modo in cui Jacob ama Bella è meraviglioso, ma purtroppo non riesco proprio a non immaginarla al fianco di Edward. Quei due mi emozionano troppo.
Però il rapporto così particolare tra Bella e Jake mi ha sempre incuriosito e commosso, anche perché mi ricorda una situazione personale. E ogni volta che leggo New Moon divento team Jake per un po', ma solo per un po'. Evidentemente, questa storia l'ho scritta proprio in uno di quei momenti. Spero che vi sia piaciuta ugualmente. 
Un bacione