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Autore: Akami92    12/08/2007    5 recensioni
Per i maschi della famiglia Nara, l’amore era sempre stata una cosa matematica, perfettamente calcolabile grazie all’utilizzo di semplici formule e calcoli delle probabilità. [ShikakuxYoshino]
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando la matematica diventa
un'opinione

Per i maschi della famiglia Nara, l’amore era sempre stata una cosa matematica, perfettamente calcolabile grazie all’utilizzo di semplici formule e calcoli delle probabilità.
A lui piace lei, a lei piace lui, si sposano e conseguentemente avranno un figlio. Semplice.
Uomo+donna= matrimonio -> figlio
Se a lui piace lei, ma a lei non piace lui, non si sposeranno e non avranno un figlio. Ancora più semplice.
Uomo-donna= 0
I Nara non capivano proprio perché tutte le persone del mondo si struggessero per questo problema, che era di una banalità assurda.
Shikaku lo pensava, lo aveva sempre pensato in tutti i suoi vent’anni.
Non aveva ancora trovato la cosiddetta “incognita” per arrivare al matrimonio, la sua situazione era ancora precaria, ma a lui non dispiaceva, infondo, rimanere rinchiuso in quell’operazione.
Shikaku+ … = matrimonio
Perché farsi inutilmente del male alla mente quando bastava non pensarci? Il momento sarebbe arrivato anche per lui. Bastava aspettare, no?
Vedeva Inoichi avere un appuntamento al giorno e cambiare ragazza ogni settimana (e ancora si chiedeva come le ragazze potessero sopportarlo… mah, mistero!), darsi tutto quel daffare per trovare la sua incognita…
La sua espressione era questa, praticamente: Inoichi+(Ayame, Mei, Ai, Sari… etc…)= matrimonio Tutta fatica inutile, fatica sprecata.
Quei giorni aveva persino cominciato ad uscire con Yoshino Takumi. Yoshino! Insomma… quella donna era una delle seccature più… più… seccanti del mondo! Era la regina delle seccature!
Non le andava mai bene nulla, sempre lì a far la comandina, rompiscatole, irritante e irritabile… un concentrato di scocciature diluito con arroganza e presunzione!
Lei sarebbe sicuramente stata la cosiddetta “operazione impossibile”!
Yoshino+uomo= impossibile
Ma lui non era geloso di Inoichi. No, assolutamente no! Chi l’avrebbe mai voluta quella lì… quel capetto che tiene al guinzaglio gli uomini?! Ah, lui proprio no.
Certo, non poteva negare fosse una donna davvero bellissima… con quei ciuffi di capelli castani che le ricadevano gentilmente davanti al viso, gli occhi scuri e volitivi, i lineamenti decisi e sicuri, ma non così tanto da apparire volgari o maschili. Il corpo era magro e sinuoso e, dal punto di vista maschile, c’erano abbastanza tette da essere considerate apprezzabili.
Nell’insieme era una donna davvero bella… no, no! Non doveva pensare a quella lì! Come poteva solo pensare a Yoshino?!
Eclissato dai suoi pensieri, ad occhi chiusi e sdraiato sul proprio letto, l’ultima cosa che, sinceramente, voleva sentire era il bussare sconsiderato alla sua porta…
… cosa che, tra le altre cose, stava avvenendo proprio in quel momento.
Aperti gli occhi e balzato in piedi, a torso nudo e con i suoi boxer preferiti (c’erano disegnati i pezzi di Shogi, mica qualche cuoricino o osso di animale qualunque!), inforcò le sue ciabatte e andò ad aprire, notevolmente seccato dall’interruzione.
Ecco, l’ultima persona che voleva vedere quel giorno, dopo Yoshino, era proprio Inoichi Yamanaka!
Entrò in casa tutto trafelato, come se stesse fuggendo da qualcosa, o da qualcuno.
Quando Shikaku vide l’amico tremante, nascosto dietro il divano del salotto che si teneva la testa spaventato, chiuse finalmente la porta, si poggiò allo stipite e incrociò le braccia al petto, fulminandolo col suo sguardo bastardo e il suo sorrisetto perspicace.
-Allora… sei venuto qui perché stai scappando da… fammi pensare… uhm…- fece finta di concentrarsi.
-Yoshino o Tsume? O addirittura Mikoto?- domandò a bruciapelo, guardandolo con scherno.
-Sai che sia Mikoto che Tsume sono sistemate, no? Tsume è incinta e Mikoto pure… maledetto Fugaku… Mikoto era veramente una bella donna…- rispose Inoichi, alzandosi dal nascondiglio e cercando di recuperare quel poco di decenza che gli era rimasta.
-Quindi, suppongo tu stia scappando da Yoshino…-
-Beh… ho fatto una battuta non proprio simpatica su di lei e…- ma non fece in tempo a terminare la frase che Nara percepì distintamente un urlo disumano, anzi, un’intera frase urlata a squarciagola da qualcuno che sembrava essersi appostato fuori.
-INOICHI YAMANAKA!!! SCAPPARE NON TI SERVIRÀ A NULLA!!!- ed era la voce di Yoshino.
-Che genere di battuta hai fatto?- chiese Shikaku, sbiancando. Tra lui e il demonio c’era solo una sottile porta di legno a separarli.
-Ehm… non ti piacerà…- fu la fuorviante risposta di Yamanaka.
Se Shikaku era sempre stato un uomo tranquillo e maturo… quella volta divenne livido in volto, sapeva benissimo a cosa il suo ormai non più amico si stesse riferendo.
-Inoichi… non avrai per caso…- sibilò, trattenendo imprecazioni, bestemmie e vari repertori di parolacce, cercando di mantenere il suo famoso autocontrollo.
-Ehm…- il ragazzo si fece piccolo piccolo.
La vena sulla tempia di Shikaku pulsava spasmodicamente, e il biondo sapeva che non prometteva nulla, ma proprio nulla di buono.

-Perché te ne stai qui tutto solo?-
-Guardo il cielo…-
-Ma che noia… perché non vieni a giocare con noi?-
-Non ho voglia.-
-Eddai, Shika-kun!-
-No, Yoshino-chan… non voglio!-
-E se ti do un bacino?-
-Un cosa?-
-Un bacino… sulla bocca! Come fanno la mia mamma e il mio papà!-
-E perché dovresti baciarmi?-
-Perché sei carino carino, Shika-kun!-

-Dannazione Inoichi! Avevamo solo cinque anni!!! Come puoi essere così infantile da andare a prendere come tema per una battuta un evento accaduto quindici anni fa?!-
E poi, suvvia, quella era un’altra operazione matematicamente impossibile!
Shikaku+Yoshino= impossibile
No, non bisognava nemmeno pensarci… tutte fandonie! Anche se, a pensarci meglio… no! Non era matematica! Doveva continuare a ragionare negli ambiti matematici! Solo in quelli, solo ed esclusivamente in quelli! La matematica non è un’opinione! Se una cosa era impossibile, era impossibile! Punto e basta.
-Però… stavamo giusto parlando di te… e così…- rincarò la dose Inoichi.
-… e così, ora voi due sistemate le cose!- esclamò Shikaku, dirigendosi verso la porta d’ingresso, in modo da aprirla, fregandosene stesse andando incontro al diavolo.
-No! Non farlo!!!- gli urlò dietro il biondo, ma ormai era troppo tardi, aveva già girato la chiave e stava per abbassare la maniglia.
Spalancò la porta.
-Yo!- salutò, quasi titubante, la mora davanti a lui, livida di rabbia.
Era ancora più bella, da arrabbiata.
No, no! Doveva ricordare: Shikaku+Yoshino= impossibile!
-Non salutarmi con quel dannato “yo”, Nara! Non osare! E fa’ uscire quel tuo amichetto… devo sistemare due cosucce con lui!-
Shikaku si spostò leggermente in modo da dare la possibilità a Yoshino di guardare all’interno della stanza, scorgendo così una lunga coda bionda dietro il divano.
-È tutto tuo…- disse con naturalezza, mettendosi nella posizione di un usciere e tenendo la porta aperta alla donna come un galantuomo.
Lo sguardo della donna si soffermò per qualche secondo sul viso dell’uomo, raddolcendosi, prima di entrare in casa, lasciando spazio alla sua espressione sadica e malvagia.
Gli occhi di lui, invece, si posarono dolcemente sul fondoschiena di Yoshino, gentilmente fasciato da un paio di splendidi pantaloni attillati scuri, che le mettevano in risalto le belle e lunghe gambe e il didietro perfettamente modellato.
Scosse la testa per l’ennesima volta. Doveva ricordare, matematica! Matematica!
-Ah, non sporcare col sangue, Yoshino-chan! Ho appena pulito per terra!-
Inorridì.
Aveva appena usato quel suffisso, quello che si era ripromesso di non usare mai più, soprattutto per lei. Odiava il suffisso –chan. Lo usava più che altro per prendere in giro Inoichi e i suoi lunghi e fluenti capelli biondi. Avrebbe dovuto usarlo solo per la donna della sua vita e, matematicamente, Yoshino non rientrava nei suoi piani.
-Non preoccuparti, Shika-kun, sarà una cosa rapida e indolore. E farò attenzione ai tappeti!-
La mora, dopo aver detto ciò, sembrò sbiancare, come avendo capito di aver fatto un passo falso.
Si guardarono nuovamente, per un attimo talmente veloce da sembrare invisibile, prima che l’oggetto dei sadici desideri della donna non sbucasse fuori dal suo nascondiglio.
-Visto? Lo sapevo io che siete fatti l’uno per l’altra!- se ne uscì, sicurissimo di sé.
-STA’ ZITTO!- urlarono all’unisono Yoshino e Shikaku, adirati e rossi forse non solo per la rabbia; al che, Yamanaka sgranò gli occhi, spaventato, prima di tentare di fuggire attraverso la grande portafinestra del salotto.
Grande errore.
Quando la spalancò si trovò davanti il faccione paffuto dell’amico Choza che, segretamente, non aveva fatto altro che spiarli da quando aveva visto Inoichi correre in casa Nara.
-Oh… mannaggia.- mormorò Akimichi, richiudendo la portafinestra.
-Ma che razza di casino c’è in casa tua, Nara!!!- urlò Yoshino, cominciando evidentemente a perdere il controllo (raccogliendo anche un paio di boxer appesi al corrimano della scala che stava accanto a lei e sbattendoli in faccia al padrone di casa…).
-Oh… ecco dov’erano…- constatò Shikaku, dopo averli accuratamente esaminati.
La donna s’irrigidì, poi avvampò e abbassò la testa, come se stesse per urlare qualcosa.
-Dai, dillo!- la esortò il biondo, ormai stanco di continuare la recita.
In quel momento, tutta la matematica in testa a Shikaku Nara crollò. I suoi calcoli perfetti stavano per essere distrutti, il suo autocontrollo era ormai andato a quel paese da un po’ di tempo… ma ora… nemmeno la precisione matematica gli rimaneva. Inorridì.
Lo sapeva, l’aveva sempre saputo. Diventare amico di uno Yamanaka voleva dire trovarsi davanti a qualcosa di incalcolabile, a qualcosa di sorprendente. Tutti gli appartenenti a quel clan erano persone imprevedibili, per questo motivo Inoichi era sempre stato uno dei pochi, quasi inesistenti, problemi irrisolvibili. Era matematicamente impossibile da calcolare.
-Inoichi Yamanaka!!! Io ti odio!!! Vuoi che lo dica?! Va bene, lo dirò!!! Mi piace Shikaku!!! IO AMO SHIKAKU NARA!!!- gridò Yoshino, prima di scappare fuori dalla casa, tirando una spallata al moro e correndo in direzione del parco di Konoha.
E in quell’istante, Nara non fu più capace di fare due più due.
Dentro di lui, un milione di piccoli neuroni matematici sembravano urlare: -Sììì!!!-, ma il suo corpo era incapace di muoversi, il cervello portentoso stava sragionando e il cuore batteva troppo veloce, quasi volesse uscirgli dal petto.
La corpulenta figura di Choza Akimichi sbucò fuori da dietro un cespuglio.
-Azz…- esclamò, rimanendo anch’egli sbalordito.
Inoichi, invece, sembrava tranquillo come pochi, come se avesse saputo dall’inizio della confessione di Yosh…
INOICHI SAPEVA DELLA CONFESSIONE DI YOSHINO!!!
La testa di Shikaku riprese a funzionare, il criceto riprese a correre sulla ruota, dando lo stimolo a tutto il cervello, svegliandolo dallo shock.
Corse verso l’amico e lo afferrò per il collo, sibilando a denti stretti.
-Cosa sai che io non so!-
-Vediamo… ad esempio come corteggiare una donna, come comportarsi con una donna…- ma la stretta si rafforzò e capì che la domanda non verteva su quell’argomento.
-Ehm… so che tu piaci a Yoshino da una vita ma che lei non è mai riuscita a dirtelo così l’ho ricattata dicendole che avrei svelato a tutti il suo segreto se le non te lo avesse detto oggi stesso… e… e ti prego non uccidermi devo ancora trovarmi una moglie!!!- terminò tutto d’un fiato, coprendosi il viso con le mani.
Shikaku lo lasciò cadere e si sedette sfinito sul proprio divano.
-Che faccio?- sussurrò all’amico.
Il biondo si avvicinò, sedendosi anch’egli sul morbido divano e sospirò.
-Va’ da lei… le dici che la ami, la baci e per finire le dai una bella spupazz…- s’interruppe, vedendo lo sguardo omicida di Nara.
-Scherzavo, scherzavo! Eheh… Allora… prima di tutto la raggiungi… e poi… dille quello che pensi di lei… Devi capire che… che non è tutto così matematico. La vita non è matematica, Shika.- -Potrei… potrei usare la dimostrazione per assurdo…- l’uomo si aggrappò al suo ultimo appiglio di razionalità.
-No Shika! Basta pensare in termini matematici!-
-D’accordo… la raggiungo…-
Uscì dalla porta d’ingresso, sbattendola violentemente, senza troppi riguardi. Ormai il suo castello di carte matematiche non c’era più quindi sembrava trovarsi nella confusione più totale.
Corse a perdifiato, raggiungendo il parco e trovò subito Yoshino, appoggiata al tronco di un grande albero, in mano un kunai.
-No, Yoshino! Non lo fare!!!- gridò Shikaku, lanciandosi sulla donna e strappandole di mano l’arma.
-Ma sei scemo?!- esclamò la mora esterrefatta.
Nara la guardò per un attimo prima di grattarsi la tempia, confuso.
-Come, non stavi per suicidarti?- domandò, stranito.
Lei scoppiò a ridere, tenendosi la pancia.
-Ma figurati! Il kunai mi serviva per incidere una cosa su quest’albero…- indicò il tronco dove, incisa in caratteri maiuscoli e perfettamente leggibili era riportata la scritta “Ti odio Shikaku Nara!”, con un piccolo, minuscolo, microscopico cuoricino sulla “i” del nome e, naturalmente, la firma di colei che l’aveva scritto.
-Oh…- fu l’eloquente considerazione del moro.
-Ti piace?- chiese la donna, avvicinandosi provocante all’uomo e sciogliendosi i capelli che erano da tempo intrappolati nella morsa della coda.
-Cosa? La scritta… o te?- fu la risposta di lui, altrettanto seducente.
Ciò che sentì poi fu soltanto un forte dolore alla guancia. Yoshino gli aveva tirato uno schiaffo. -Ok… ora posso baciarti!- disse fermamente, per poi circondarlo con le braccia dietro la testa e baciarlo.
Intanto, da dietro un cespuglio provenivano molte risatine soffocate, qualcuno li stava spiando. -Oh… ma guarda come sono teneri!- sussurrò Choza, asciugandosi una lacrimuccia.
-Sigh… il mio piccolo Shikaku è cresciuto…- fece eco Inoichi, abbracciando l’amico che aveva accanto.
-Ehi! Perché state spiando la nostra amica Yoshino?!- domandarono due ragazze dietro di loro.
Yamanaka si voltò, incrociando due occhi azzurri brillanti quanto il cielo, una ragazza bellissima lo stava squadrando da capo a piedi.
Choza si voltò, incrociando due belle guanciotte paffute di una ragazza altrettanto in carne, che lo stava squadrando da capo a piedi.
-Potremmo farvi la stessa domanda…- replicarono i due all’unisono.

-Shikamaru!!! Vieni subito qui, maledetto!!!-
-Ma… cosa ho fatto?! Ino!!! Mendokuse!-
Shikamaru Nara correva, inseguito dalla fidanzata che, evidentemente, gli aveva dichiarato guerra aperta dopo l’ennesimo ritardo del ragazzo ad un appuntamento.
Raggiunse velocemente il parco e si fermò, poggiando una mano su un tronco, per riprendere fiato… ma era troppo tardi, la bionda era ormai su di lui e stava colpendolo con ripetuti pugni.
Dopo qualche secondo, Ino si fermò.
-Ehi, Shika, vieni qui!- chiamò a sé il ragazzo, cominciando ad esaminare la corteccia dell’albero vicino al quale si erano fermati, riportava due grandi scritte: “Ti odio Shikaku Nara!” e “Odio la matematica”.
-Questo è firmato da mia madre!!!- esclamò incredulo Nara, sfiorando la scritta.
Ad Ino venne un’idea, estrasse un kunai dalla sua tasca e incise sotto quella scritta una un po’ più piccola: “Ti odio Shikamaru Nara!” e lo firmò.
Shikamaru osservò divertito la scena.
-Grazie! Comunque, chi ha scritto l’altra frase, invece, diventerà il mio eroe! Io odio la matematic…- ma non terminò la frase, bloccato dalle labbra di Ino, ormai avvinghiate alle sue.

-Ehi, Shikaku, che stai facendo?-
-Lasciami stare, Inoichi, devo incidere una cosa!-

   
 
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