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Autore: Dominil    23/01/2013    1 recensioni
“Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque concetto filosofico.”
aveva detto a bassa voce, senza alzare lo sguardo. “Mi sento una bestia, Catastrofe.”
Ste e la sua coscienza che combattevano a spada tratta giorno dopo giorno, Ste e i suoi sensi di colpa, Ste e la sua storia con Catastrofe che non era mai iniziata ma che avevano già consumato come uno scontrino sbiadito nel portafoglio, Ste che sapeva tutto e che in realtà non gliene fotteva niente ma ogni tanto doveva almeno provarci ad essere sensibile.
E i loro gemiti strozzati su scomodi sedili venivano paragonati a vermi che cercavano la loro strada tra l'immondizia, gli orgasmi che avevano sprecato insieme non erano nulla se non liquidi corporei che dovevano essere espulsi; non c'era nulla di romantico o metafisico da ricercare, se non tutto l'amore che Catastrofe provava ma che stava marcendo insieme ai graffiti che Ste aveva fatto su un muretto grigio e con l'intonaco scrostato.
[Triangolo accennato; Linguaggio in alcuni punti forte]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo: Di catastrofi ormonali e orgasmi inconcludenti
Autore: Dominil (EFP), Dominil B (forum)
Personaggi: Catastrofe, Ste, Schizzo (Personaggi originali)
Genere: angst, romantico
Rating: arancione
Avvertimenti: linguaggio forte, accenni di triangolo, one-shot
Introduzione: Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque concetto filosofico.
aveva detto a bassa voce, senza alzare lo sguardo. “Mi sento una bestia, Catastrofe.”
Ste e la sua coscienza che combattevano a spada tratta giorno dopo giorno, Ste e i suoi sensi di colpa, Ste e la sua storia con Catastrofe che non era mai iniziata ma che avevano già consumato come uno scontrino sbiadito nel portafoglio, Ste che sapeva tutto e che in realtà non gliene fotteva niente ma ogni tanto doveva almeno provarci ad essere sensibile.
E i loro gemiti strozzati su scomodi sedili venivano paragonati a vermi che cercavano la loro strada tra l'immondizia, gli orgasmi che avevano sprecato insieme non erano nulla se non liquidi corporei che dovevano essere espulsi; non c'era nulla di romantico o metafisico da ricercare, se non tutto l'amore che Catastrofe provava ma che stava marcendo insieme ai graffiti che Ste aveva fatto su un muretto grigio e con l'intonaco scrostato.


Note a fine pagina








Di catastrofi ormonali e orgasmi inconcludenti





L'impatto a cui Catastrofe dovette assistere inchiodò tutti i passanti sull'asfalto, il vigile urbano era saltato via dalle strisce pedonali aggrappandosi al palo del primo semaforo a disposizione ed ogni paio d'occhi era fisso sul centro dell'incrocio, nel punto esatto in cui ferraglie colorate si era accartocciate come carta straccia esibendosi in una complicata opera d'arte contemporanea.
Usciva del fumo nero come quello delle ciminiere da un angolo, un presagio di Morte che si elevava in alto verso il cielo azzurro e limpido, l'ultimo grido disperato che la Vita era riuscita ad esalare. In lontananza delle sirene cantavano la loro nenia senza speranza, il loro canto di distruzione.
In punta di piedi davanti al bar la ragazza sbatteva le palpebre cercando di vedere più in là di quanto riuscisse, si sforzava a distinguere i colori e le forme determinata a sconfiggere il timore e la paura che le stavano chiudendo la gola come lame di una tenaglia arrugginita.
Eppure ciò che restava della carrozzeria della moto che era stata travolta era blu con quelle che una volta erano strisce rosse e bianche, la realtà non poteva essere quindi molto diversa dal suo incubo peggiore.
Ste, Ste non morire.
Catastrofe a questo punto tentò di farsi strada tra la folla che ormai si era riunita, tra i carabinieri e i paramedici, tra tutta quella gente che la allontanava dalla verità, che aumentava le sue paure e il suo orrore, il suo cuore sempre più grondante di sangue.
Non disse nulla quando riconobbe quel corpo che veniva tirato fuori da sotto l'acciaio piegato, si limitò a fare un passo indietro e a nascondersi dondolandosi sui piedi. Non avrebbe voluto farlo per nulla al mondo, ma due lacrime le avevano appena rigato il viso.
Calmati, che se piangi ti si arrugginiscono le guance.” le aveva detto in una mattina fredda e nebulosa, con solo il cielo lattiginoso a far da testimoni. “Non hai nulla di cui disperarti.”
Raramente Ste la aveva accolta tra le sue braccia e quel Martedì faceva parte di quella lista dei tesori di Catastrofe. Senza esitazione l'aveva stretta forte canticchiando: “It's a hard life...”
Era solo l'hashish a farla star male, non sentiva più le mani ed aveva un grosso groppo sul petto.
E Ste aveva capito che aveva bisogno di star meglio e che quella botta era molto più di quanto potesse sopportare e, per paura che potesse stare ancora più male, l'aveva abbracciata con tutta la forza che sentiva di avere.
Schizzo scoppiò la bolla in cui Catastrofe rotolava poggiandole una mano sulla spalla, dita premute forte nella carne.
Ste... C'era lui lì sotto.” mormorò la ragazza guardando il suo amico negli occhi, alla ricerca di un conforto che forse l'altro non era in grado di dargli; tentò comunque di abbracciarla ma lei si scostò per poi afferrargli il mento con un movimento repentino e in quel momento Schizzo potè vedere i suoi occhi acquosi da vicino, un momento che durò meno di un quarto di secondo perché Catastrofe premette rabbiosamente le labbra sulle sue.
Vattene.” mugugnò il ragazzo, questa volta era lui ad allontanarla con le braccia. “Sei ancora la troia di Ste.”
Vaffanculo, stronzo.” ringhiò la ragazza pulendosi la bocca con la manica della felpa.
Troia...” ripetè Schizzo a bassa voce, mentre si allontanava.
La città sembrava esser diventata deserta o forse era solo Catastrofe che non riusciva a concentrarsi su nient'altro oltre che a Ste, alle loro nottate passate con Schizzo sul suo balcone, alle sigarette inghiottite nel cortile della scuola, ai momenti che potevano appartenere a loro due ma che invece erano solo nella sua fantasia; i libri aperti e sottolineati erano ancora sul tavolo della cucina così come il blocco da disegno del ragazzo, solo le bombolette spray che aveva nello zaino erano state schiacciate sotto le ruote dell'auto insanguinata.
Che cosa stai scrivendo?” gli aveva chiesto appena un'ora prima, incuriosita dalla sua matita che correva veloce sul foglio.
Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque concetto filosofico.
aveva detto a bassa voce, senza alzare lo sguardo. “Mi sento una bestia, Catastrofe.”
Ste e la sua coscienza che combattevano a spada tratta giorno dopo giorno, Ste e i suoi sensi di colpa, Ste e la sua storia con Catastrofe che non era mai iniziata ma che avevano già consumato come uno scontrino sbiadito nel portafoglio, Ste che sapeva tutto e che in realtà non gliene fotteva niente ma ogni tanto doveva almeno provarci ad essere sensibile.
E i loro gemiti strozzati su scomodi sedili venivano paragonati a vermi che cercavano la loro strada tra l'immondizia, gli orgasmi che avevano sprecato insieme non erano nulla se non liquidi corporei che dovevano essere espulsi; non c'era nulla di romantico o metafisico da ricercare, se non tutto l'amore che Catastrofe provava ma che stava marcendo insieme ai graffiti che Ste aveva fatto su un muretto grigio e con l'intonaco scrostato.
È difficile stare insieme come veri amanti, amare e vivere per sempre ciascuno nel cuore dell'altro.
Forse è più crudele sacrificarsi volontariamente.” gli aveva risposto, non sapendo assolutamente cosa avrebbe dovuto fare.
Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante e la ragazza si aggrappò a questo, si teneva stretta alla sua confusione che forse sarebbe riuscita a portarla lontana.
Quella frase tanto dolorosa quanto reale era sul tavolo anche dopo il ritorno a casa di Catastrofe e l'odore forte delle sigarette di lui aleggiava ancora nell'aria carica di pioggia e della disperazione della ragazza che, nonostante tutto, si era sempre convinta che prima o poi anche il cuore di Ste avesse iniziato a tremare.
Sei solo uno stronzo!”
Quelle urla avevano fatto sussultare la signora Gherardini al terzo piano, il fiato che Catastrofe tirava fuori le faceva vibrare il petto mentre Ste, appoggiato con i gomiti sul tettuccio della sua auto, la guardava quasi sorridendo.
Ti ho sempre detto che non saresti stata l'unica.”
Speravo almeno di essere la prima.”
Provo a rimettere insieme i frammenti, provo a combattere le lacrime, pensava mentre correva su per le scale in lacrime sperando che i suoi genitori non si svegliassero.
E Catastrofe ci aveva provato, eccome se ci aveva provato.
Con tutte le sue forza aveva incollato per l'ennesima volta tutto insieme disdegnando un cuore nuovo da parte di Schizzo che dal canto suo le aveva dedicato anche un 'Ti amo Catastrofe' accanto al portone del condominio, aveva scosso la testa ed era tornata da Ste che se l'era scopata sotto la doccia senza guardarla negli occhi nemmeno una volta, non aveva neanche parlato e si era limitato a grugnire lievemente qualche istante prima dell'orgasmo. Le gocce d'acqua nascondevano le lacrime di chi sapeva che stava solo commettendo l'ennesimo errore.
Ricordare il momento in cui l'incidente aveva catturato la sua attenzione le fece venir voglia di buttare tutto a terra, di prendere il blocco e buttarlo nel cestino e così aveva fatto, facendolo prima a pezzi.
Fanculo le bestie...” aveva mormorato tra i singhiozzi. “Fanculo chi me l'ha portato via.”
Seduta sul pavimento con le lacrime che le impedivano di vedere bene, la sua testa iniziò a girare forte, più forte dell'ultima volta che si era sballata con Ste.

***

Schizzo teneva stretta la mano di Catastrofe tra la sua, era talmente fredda e fragile che quasi non sembrava viva. Un'enorme mascherina le copriva il viso e gli occhi chiusi e i piccoli tubicini la trasformavano in un protagonista di qualche vecchia serie tv fantascientifica mentre le lancette dell'orologio sulla parete sembravano non voler più ticchettare per quella povera ragazza che era stata travolta da qualcosa di più grande di lei.
Ad un certo punto, mentre Schizzo era talmente impegnato ad osservare quel corpicino bianco da non notare nemmeno l'ora, l'elettrocardiogramma inizò tracciare una linea orizzontale continua che tagliava lo schermo a metà, mentre un bip assordante rimbalzava tra le pareti.
Eppure Ste gliel'aveva detto di non prendere la sua moto, gliel'aveva detto perché infondo un po' gli sarebbe dispiaciuto perderla e non voleva per nulla al mondo trovarsi nei casini, ma Catastrofe aveva testardamente acceso il motore ed era fuggita via rombando fino all'auto carnefice.
Non era l'unica Catastrofe, era stato chiaro Ste, così sicuro di se stesso da non aver messo piede in quella stanza d'ospedale neanche una volta, non aveva nemmeno chiamato e non aveva nessuna intenzione di farlo.
Non piangere cara Catastrofe, ti si arrugginiscono le guance.







Note: le frasi in corsivo sono citazioni:
  • Che se piangi ti si arrugginiscono le guance.” Cara Catastrofe, Le Luci della Centrale Elettrica;
  • It's a hard life...”, “È difficile stare insieme come veri amanti, amare e vivere per sempre ciascuno nel cuore dell'altro.”, “Provo a rimettere insieme i frammenti, provo a combattere le lacrime.” It's A Hard Life, Queen;
  • Davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque concetto filosofico. Foglietti, Pirandello;
  • Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante” Così parlò Zarathustra, Nietzsche.

Mi rendo conto che la trama può risultare un po' intrecciata, ci tenevo solo a spiegare che tutto quello che viene raccontato prima della morte di Catastrofe è tutto accaduto, è un po' tutta la vita della ragazza che le passa davanti. Ste non è quindi morto, è il sogno del coma in cui si trova a suggerirglielo. Il morto che osserva la propria morte, in un certo senso.
Ricordo che la one-shot partecipa al Contest del consiglio spudoratamente ignorato di HopeGiugy e al We are the champions contest indetto da Edelvais.
   
 
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