27 CAPITOLO
L’amore che brucia più forte è l’amore che lascia la cicatrici più profonde
C'erano
molte persone all'inaugurazione dei lavori al ponte di Wikery Bridge, il sindaco parlava in maniera
impeccabile mentre alcuni suoi
operai erano alla sua sinistra e sua destra.
Ylenia avrebbe evitato molto volentieri quella cerimonia
promiscua e inutile ma aveva bisogno di prendere aria, di cercare un po’ di
normalità per se stessa e per la sorella appena ritrovata.
Si girò appunto verso Agnes che era al suo fianco con sguardo stranamente
spento e disinteressato: aveva insistito per farla uscire e vedere i
cambiamenti di cui era stato protagonista il mondo, per conoscere quella città
e la gente che ci abitava.
Voleva
farla sentire del tutto normale e non come un fantasma illecitamente
resuscitato contro il sano volere della natura. Ma gli spiriti potevano anche
imbufalirsi o creare l'apocalisse, a lei non sarebbe importato.. Non si
sarebbe privata della sorella proprio ora che l'aveva ritrovata e dopo aver
sofferto la solitudine per tutti quei secoli maledetti.
"Agnes
ti senti bene? Ti vedo stanca, vuoi sederti?" domandò premurosamente e
mettendole una mano sulla spalla per farla sentire vicina. La trattava come se
fosse un neonato, se ne aveva cura e non la perdeva di vista neanche un minuto.
Dopo
averla ritrovata a Ylenia erano brillati gli occhi, quel buio che oscurava la
sua felicità si era improvvisamente diramato e sostituito da qualcosa di bello
e incancellabile. All'inizio aveva faticato a guardarla dritto negli occhi,
aveva così paura che la sorella sarebbe svanita in una nuvola di fumo come in
un sogno, e che quel suo desiderio fosse irrealizzabile.
Quando si era resa finalmente conto che non era un sogno, un altro terrore
le aveva artigliato il cuore: che Agnes potesse odiarla.
Ma la
sua paura fu fatta proprio sparire dalla sorella minore che l'aveva accolta tra
le braccia dicendole che non era colpa sua se era morta e che non doveva
rimproverarsi di nulla finché erano insieme. A Ylenia non
era sembrato vero, quelle emozioni erano straripate in lei
come se un fiume avesse sfondato la diga della sua durezza, e le avevano
inondato il cuore.
Era rimasta così in balìa di esse che aveva faticato a respirare e a
muoversi. Era così fantastico da non sembrare reale ma finalmente ora la vita
le sorrideva.
"Ehi Agnes. Mi hai sentito?" le domandò ancora visto che sembrava
non l’avesse sentita.
Agnes a quel punto si girò come se prima fosse stata sulle nuvole. "Sisi. Non
preoccuparti" poi ritornò a fissare un punto vuoto davanti a sé.
In verità Ylenia non ne era del tutto convinta perché vedeva la sorella
un po’ vuota e smarrita, ma forse era normale visto che qualche giorno prima
era morta e ora si trovava in un mondo sconosciuto. Non doveva pretendere poi
molto, col tempo le cose si sarebbero risistemate come in passato e sarebbero
ritornate ad essere due vere sorelle.
Ylenia continuò a guardarsi attorno per cercare una persona e
per fortuna la trovò. "Briony!"
la strega chiamò l'amica in lontananza alzando il braccio.
Briony rispose al cenno e oltrepassando la marea di gente, si
avvicinò subito a Ylenia con un
sorriso amichevole.
"Brutta streghetta da quanto tempo non ti fai viva? Credevo ti fossi
volatilizzata con la scopa" mormorò con ironia e solo allora si accorse
che vicino a Ylenia c'era una
ragazza che non aveva mai visto.
"Salve" disse Briony guardandola attentamente e all'improvviso un
ricordo riaffiorò nella sua mente. Il ritratto di Klaus...
Ylenia rivolse all'amica un sorriso soddisfatto e mise una mano
sulla spalla di Agnes.
"Briony, lei é mia sorella."
Briony la guardò sinceramente stupefatta mentre Agnes
ricambiava in maniera disattenta lo sguardo. Briony pensò che le due sorelle non avevano proprio nulla in
comune: Ylenia aveva i capelli
e occhi neri come una geisha, invece Agnes aveva i capelli biondissimi e gli
occhi azzurri. Se una era molto alta, l'altra era di altezza media. Non trovò
nessuna somiglianza neanche nei lineamenti del viso ma cercò di mostrare
cordialità come poteva.
"Oh ciao! Benvenuta a Mystic Falls" disse porgendole la mano.
Agnes guardò quella mano come se non sapesse cosa fare, ma poi gliela
strinse in maniera un pò impacciata.
"Grazie so già chi sei. Ylenia mi ha
parlato di te e stranamente molto bene"
La voce di quella ragazza era musicale come un sonaglio, sottolineata da un
velo di infantilità.
"Sì beh tua sorella non é nota per il suo carattere espansivo"
rispose Briony lanciando all'amica un'occhiata ironica, che subito ricambiò con una
smorfia.
"Mi fa piacere vederti qui" mormorò Briony ad
Agnes leggermente imbarazzata per come stavano veramente le cose ma la bionda
fu calmissima.
"Vuoi dire non nel regno dei morti.. Dovrò farci l'abitudine."
Scese del silenzio in cui Briony si scurì la voce e tornò a parlare con Ylenia.
"Allora é per questo che eri al ballo. Ti ho vista alla villa tutta di
corsa come un'invasata"
Ylenia storse il naso:
"Sì, Connor avrà pure mantenuto la parola data ma si é comportato
da screanzato. Ha mollato Agnes a villa Lockwood come un pacco postale"
"Credeva che ti avrei trovata lì. Non é stato così maleducato come tu
dici" si intromise Agnes guardandosi attorno come in cerca di qualcosa.
Briony allora dedusse che quella biondina aveva un carattere
più pacato e spensierato rispetto a quello della sorella maggiore che saltava
per ogni minima cosa.
Ylenia lanciò un'occhiata ad Agnes poi guardò Briony:
"E tu Briony.. Hai visto....?" la strega lasciò la domanda in
sospeso come se era proibito nominare il nome in questione, ma Briony capì subito di chi si trattava e un battito mancato
del cuore parlò per lei, come se avesse espresso tutto ciò che aveva patito
dopo l'incontro con Elijah.
La maschera di spensieratezza e lo scudo d'ironia si disintegrarono ai suoi
piedi, mostrando cosa ci fosse dietro le crepe: solo dolore, incalcolabile
dolore. E non c'era nulla da fare per sanarlo, se non far finta che non
esistesse.
Ma dall'espressione triste di Ylenia, Briony provò poi profonda rabbia verso se stessa. Perché
bastava che uno semplicemente pronunciasse il nome di Elijah e subito lei si
sentiva precipitare dentro il nero dei suoi occhi gelidi? Perché permetteva
alla fragilità di riemergere e farla sentire così calpestata, come burro
spalmato su troppo pane?
Unica risposta: l'amore.
E l'amore non porta mai la pace se le due parti sono destinate ad odiarsi.
Ti divora soltanto, finché non rimane nulla di te mentre la tua voce si era già
affievolita fino a spegnersi mentre chiedeva una pietà mai concessa.
"Deduco dalla tua espressione funeraria che Elijah si è comportato
da.. Elijah" rispose Ylenia meccanicamente e Briony dal suo tono capì che era vero.
<< Cosa ti aspettavi stupida sciocca? Sorrisi e rose? Elijah non
perdona chi lo delude in quel modo, puoi ricevere da lui soltanto del rancore.
>>
Ma forse sarebbe stato meglio, poteva combatterlo se lui le urlava contro
delle diavolerie. Ma il vuoto e l'indifferenza non sapeva proprio come
fronteggiarle.
<< Dannato te Elijah. Perché un minuto prima fai sentire le persone
in un paradiso perfetto in cui non gli manca niente, mentre l'attimo dopo le
lasci da sole nel girone più oscuro e terribile dell'inferno? >>
"Ylenia, é molto più complesso di così.." cercò di dire
lei ma fu subito scavalcata dall'amica.
"Sono dei Mikaelson, Briony.
Che ti aspetti? Nessuno in quella famiglia é sano di mente e se vuoi trovare un
po’ di gentilezza in loro devi andare indietro di qualche secolo Avanti
Cristo"
Briony fece una risatina strozzata visto che anche Ylenia c'era passata, ma ad un tratto Agnes, poco prima
immersa nei suoi pensieri, si intromise nella conversazione:
"Parlate di un fratello di Klaus?" chiese stranamente curiosa.
Ylenia grugnì infastidita:
"Anche quello lo ha messo dentro una tomba, si chiama Elijah ed é
l'innamorato di Briony. Anche se tutti e due fanno le teste dure"
Le guance di Briony si tinsero di rosso:
"Proprio tu mi parli di teste dure."
Ylenia liquidò la conversazione con un gesto della mano:
"Ok non bisticciamo. L'importante é capire l'antifona: mai farsi
invischiare da un Mikaelson se ci tieni alla sanità mentale"
Briony fu tentata di assentire visto che la sua sanità
mentale era andata a farsi benedire da molto tempo, mentre Agnes si inoltrò in
un insolito mutismo.
Sviando poi lo sguardo, Briony si accorse purtroppo di una presenza non gradita e
subito sgranò gli occhi. Anche Ylenia se ne era accorta infatti aveva subito digrignato i denti per la rabbia,
mentre Agnes guardava nella loro stessa direzione ma con sguardo totalmente
diverso. Briony non la
conosceva abbastanza per capire cosa pensasse, ma era ovvio che quella biondina
non schifava Klaus come faceva la sorella maggiore.
Briony si accostò all'orecchio dell'amica: "É meglio che
me la fili prima che il cervello mi scoppi." Poi incrociò lo sguardo di
Agnes "É stato un
piacere" mormorò gentilmente prima di defilarsi. La biondina le rivolse
un'occhiata di sfuggita, ricambiando il piacere, poi tornò a immergersi nel punto stesso che Ylenia stava fissando.
C'era molta gente ma questo non sembrò importare a Niklaus Mikaelson quando si mise di fronte alle due con tutta la
galanteria possibile, che risultava però spaventosa.
Ylenia tratteneva Agnes per un braccio mentre continuava a
lanciare frecciatine al vampiro.
Klaus sfoderò un ghigno disarmante:
"Le due sorelline Lefévre di nuovo unite. Siete così un bel quadretto che mi
verrebbe voglia di disegnarvi. A una però ci taglierei volentieri la testa."
nell'ultima frase affiorò la minaccia dritta e puntata verso Ylenia, visto che gli ultimi trascorsi non erano stati dei
più felici.
"E da quando ti piace sbandierare così i tuoi ritratti? Non dicevi che
erano solo una perdita di tempo?" domandò Agnes noncurante per diminuire
l'elettricità che passava tra loro tre come delle spine.
La sua voce indusse Klaus a voltarsi verso di lei:
"Col tempo si cambiano molte cose ragazzina, forse attraverso il tuo
tocco angelico mi sono appassionato di più all'arte senza remore"
mormorò con un tono di voce stranamente profondo che la fece avvampare suo
malgrado, pensando alla volta in cui lei gli aveva fatto il ritratto. Ed era
sicura che lui stesse pensando alla stessa cosa, anche se erano passati secoli.
Ylenia sbuffò, interrompendo quel momento:
"Che vuoi Klaus? Non sei gradito." sbottò lei contribuendo con il
suo tono a ricevere l'ennesima occhiata di fuoco dell'Originario.
"Tu." sibilò lui come se stesse rammentando tutte le sue
malefatte. "Ringrazia che oggi é il tuo giorno fortunato altrimenti ti
caverei quell'aria spocchiosa che hai dipinta sul tuo bel faccino."
Senza badare all'avvertimento, Ylenia quasi
gli rise in faccia:
"Minaccia pure Klaus. Tanto non vai mai dritto al sodo con chi ha le
palle di tenerti testa"
Agnes si irrigidì al fianco della sorella, temendo che Klaus potesse
saltarle addosso invece lui rimase immobile; a fatica ma lo fece.
"Ne sei sicura? Non ti piacerebbe mettermi di nuovo alla prova, Ylenia."
L'avvertì lui di nuovo, sottolineando il suo nome in maniera così minacciosa da
far venire un brivido.
La folla sembrava non accorgersi nulla di quello scambio di battute ma
Agnes, temendo una reazione spropositata della sorella, si fece avanti:
"Finiscila, basta. Dopo tutto questo tempo ti piace ancora fare i
giochetti?" gli domandò pungente inarcando il sopracciglio.
Ylenia strinse di più la presa sul suo braccio come per
bloccarla mentre Klaus sfoderò l'ennesimo sorriso da canaglia:
"Fare giochetti é la mia specialità, sweetheart.
Purtroppo però la tua cara sorella mi ha fatto girare le scatole diverse volte
e mi é diventata una fastidiosa spina nel fianco. Che peccato considerando che
eravamo così in buoni rapporti. Non si può tornare a essere una grande famiglia
felice e disinibita?" mormorò soave unendo le mani.
Agnes si irrigidì mentre il sangue le fluiva denso sulle guance, invece Ylenia guardava Klaus come se fosse pazzo. Ma considerava anche se stessa
pazza, ripensando che tempo prima aveva ceduto erroneamente al fascino oscuro
di Klaus, e avevano proprio giocato alla bella famigliola dentro casa sua. Ne
fu quasi orripilata:
"Per l'amor del cielo. Non tirartela così tanto Klaus. Il sipario del
tuo spettacolino é appena calato e non c'é più nulla di interessante da
vedere" rispose in segno di sfida e Klaus non ci mise molto a lasciar da
parte l'allegria negli occhi.
"Senti un pò, modera i termini. Sono stato fin troppo permissivo
con te, cherie, ma come pegno
della mia buona fede ti concedo la vita. Per ora. Non voglio certo separarti
dalla tua sorellina proprio ora che l'hai appena ritrovata" mormorò con un
sorriso affabile guardando prima Ylenia poi Agnes, la quale deglutì.
La mora gli fece una smorfia sarcastica per nulla spaventata:
"Oh ma che caro. Sei davvero gentile. Mi inchinerei per la tua bontà
se non avessi i tacchi alti."
L'Originario fece finta di ridere mentre Agnes aveva aggrottato la fronte,
dubbiosa sulla veridicità delle parole di lui.
"Dici sul serio Klaus?" chiese come se non fosse del tutto
convinta che quel vampiro fosse disposto a sotterrare l'ascia di guerra con chi
l'aveva fatto imbufalire.
Klaus la fissò:
"Lo giuro. E quando vuoi fare quel famoso giretto alla mia umile dimora
non hai che da bussare alla mia porta." mormorò affascinante provocandole
un brivido. Ylenia lo guardò
storto mentre Agnes sviò lo sguardo cercando di non apparire nervosa.
"Grazie ci penserò"
Klaus allargò di più il sorriso:
"Au revoir." mormorò ironico, svignandosela
in mezzo alla gente.
Quando finalmente si tolse dai piedi, Ylenia fece
un pesante respiro:
"L'erba cattiva non muore mai. Dovresti stare alla larga da lui"
disse infastidita.
Agnes allora la guardò con sguardo indecifrabile:
"Non c'é bisogno che mi avverti, so come é fatto Klaus e forse lo
conosco meglio di te"
Ylenia sbattè le palpebre per quella risposta improvvisa:
"Ne
rimarrai delusa credimi." esclamò poi cercando di metterla in guarda. Lei
l'aveva provato sulla sua pelle che era letale giocare col fuoco, e Klaus era
fatto di un fuoco maligno. Senza contare che non ci si poteva fidare di lui
dopo le sue ultime infamie.
Era preoccupata per la troppa ingenuità della sorella, ma Agnes fece finta
di nulla e disse che voleva andare a casa perché si sentiva stanca.
Ylenia la osservò per un momento indefinito poi se ne
andarono.
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Briony non riuscì a non pensare all'ironia della sorte
nell'incontrare Elijah nello stesso luogo in cui la sera prima avevano
litigato, come mai prima d'ora. In quel momento, nel scorgerlo da lontano,
ripensò a quando aveva dato libero sfogo al suo amore e al suo odio per lui.
Uno lo aveva sussurrato, tra le lacrime e la speranza mai svanita. L'altro
l'aveva gridato con rabbia e spasmi di dolore, come se stesse esplodendo
dall'interno per tutti i tormenti che aveva dovuto inghiottire a causa sua.
Elijah era appoggiato alla ringhiera del ponte con le mani in tasca e
fissava con gelido disinteresse le persone all’evento. Numerose persone si
soprapponevano a loro affinché si incontrassero faccia a faccia, ma ci fu un
istante in cui gli occhi di Elijah saettarono su di lei. La folgorò con
un’occhiata glaciale che le valse l’ennesima perdita di battiti.
Grazie alla profondità e all’incisività dei suoi occhi neri, Briony capì anche da così lontano che Elijah aveva assunto l’ennesima maschera
di freddezza per nascondere l’ira che c’era al di sotto. Anche la rabbia era
un’emozione e lui aveva deciso di non degnare Briony nemmeno di quella, non avrebbe mai più scorto l’ombra
di qualche emozione in lui. Non rivolta a lei almeno.
Era la punizione più atroce, ma d’altronde un’esperienza di mille anni
aveva fatto capire al vampiro qual’era la strategia migliore, più subdola e crudele
per farla pagare a qualcuno che ti ha tradito. Soprattutto se quel qualcuno lo
avevi amato.
In quel caso l’arma di indifferenza che aveva tra le mani si assottigliava
ancor di più per diventare maggiormente più affilata e indistruttibile, e per
far infierire al malcapitato le pene dell’inferno.
Briony si sentì scuotere dentro e privare del respiro.
Un’altra marea di emozioni si impossessò di lei mentre si ostinava ancora a
guardarlo, come se l’incubo avesse sovrastato la realtà e non conoscesse fine.
La trama di quell'incubo era sempre quella....
Odio
e amore.
Come
potevano convivere all’interno del suo cuore, concentrarsi insieme in ogni
singola lacrima che versava per lui?
Ma
per quanto ci sperava, lei non riusciva a odiarlo davvero. Glielo aveva urlato,
forse lo pensava, ma non era così. Non lo era mai stato.
Semplicemente il
suo era l'odio verso il dolore che lui le
provocava, per tutte le sue parole che pesavano su di lei come un macigno. Non
odiava Elijah, ma il suo comportamento esasperante, la sua freddezza
invalicabile, il suo cinismo nel buttare via tutto ciò che erano stati.
Ricordando ancora ciò lui le aveva detto con parole
tanto crudeli, sentì penetrare nel petto una lama intrisa da lacrime insanguinate. Le sue
lacrime.
Un
botto di applausi la riscosse dai suoi pensieri e Briony sviò lo
sguardo per vedere cosa stessero facendo. Ma nello stesso momento notò che
qualcuno si stava avvicinando a Elijah, il quale aveva finito per mostrarle
l’ennesima indifferenza e non la fissava più.
Briony la
riconobbe all’istante: era Rebekah.
Fu
così felice di rivederla che non badò alle conseguenze di ciò che voleva fare,
infatti si diresse subito verso di lei.
Di
sottecchi vide che Elijah la stava studiando con sguardo gelido, che si scavava
sempre più ogni volta che si avvicinava alla sorella.
Di
nuovo Briony fu ferita. << Non mi impedirai di parlarle
>> quei pensieri sembrarono arrivare alla mente del vampiro che continuò
a seguirla semplicemente con lo sguardo serio.
Fu Rebekah però
la prima ad avvicinarsi e dalla sua espressione si direbbe che non ce l’aveva
affatto con l'umana. Briony sospirò di sollievo mentre con la coda
dell’occhio vide Elijah folgorarla con l’ennesima occhiata per poi allontanarsi
in mezzo alla folla.
Briony lo
lasciò perdere e tornò a sorridere a Rebekah. “Bex, mi fa molto piacere
rivederti. Come stai?”
La
vampira rispose con una smorfia non proprio convinta. “Di certo non mi mancava
questa fogna di città. Ma staremo qui poco per fortuna. Prima dovrò sistemare
quei bifolchi che mi hanno sequestrata e imprigionata come un animale”
“Mi
dispiace per quello che hai dovuto sopportare Bex. Spero che tu non
crederai all’idiozia che io ero dalla loro parte. Ero venuta solo per aiutarti
anche se tuo fratello non è del medesimo parere” mormorò Briony saccente
e se ne infischiò se Elijah poteva ascoltare. Anzi ci avrebbe sperato.
“Lo
so lo so. E anche Elijah lo sa fidati, ma orgoglioso com’è figurati se lo
ammette. Devi dargli un po’ di tempo, lo hai ferito moltissimo anche se fa
finta che non sia così. La delusione brucia ancora” Rebekah come al
solito prese le difese del fratello per farle capire il suo punto di vista,
anche se finì per inquietare Briony:
“Non
mi perdonerà neanche tra un milione di anni e penso che nemmeno la mia morte
riuscirà a farmi scusare. Tuo fratello ha un carattere a dir poco egocentrico,
non hai idea di come si è comportato in questi giorni”
Rebekah assottigliò
gli occhi diventando stranamente dura:
“Briony,
mio fratello è sempre stato così. E’ facile al rancore e molto lento al
perdono. E prova un sadico piacere nella vendetta che lui considera onorevole,
e posso capirlo. Ma non lascerebbe mai qualcuno che ama in pericolo. Farebbe di
tutto per proteggerla”
Briony capiva
che l'Originaria voleva difendere il fratello col quale era molto legata, e che
infatti era stata salvata proprio da lui nei momenti di pericolo.
“Ma
tu sei sua sorella. E’ diverso perché non potrai mai ferirlo nel modo in cui ho
fatto io, e alla fine ti perdonerebbe comunque perché sei la sua famiglia. Mentre
io ai suoi occhi sono come un insetto. ”
Rebekah lasciò
da parte la serietà e sbuffò ironica alzando gli occhi al cielo:
“Stare
con quella gentaglia ti ha fatta affogare nel martirio. Ti prego riprenditi
oppure mi cadrai anche tu. Combatti e riprenditi il tuo uomo! Mai mollare, è
così il mio motto”
E
dopo aver parlato il suo sguardo vagò in un punto tra la
folla; Briony incrociò la sua traiettoria e vide Matt in mezzo alla
folla. Lanciò allora all'amica uno sguardo malizioso e le diede una pacca sulla
spalla.
“E
allora vai da Matt e fatti offrire qualcosa”
Rebekah accettò
subito il consiglio con un luccichio negli occhi:
“Ovvio.
E tu fai la brava, vai da Elijah e fai gli occhi dolci come un pulcino”
Fu Rebekah questa volta a darle una pacca che indugiò sulla schiena
nel mentre si defilava verso Matt.
Le
sussurrò poi all'orecchio: "É difficile non provare rancore verso qualcuno
che ti ha deluso. Soprattutto se lo amavi nella maniera in cui lui ha amato te.
Cerca di capirlo.."
Briony stava
per risponderle ma si sentì spostare all’improvviso come se un tornado l’avesse
spinta alla schiena: credette di cadere a faccia a terra
ma per fortuna riuscì a trovare equilibrio anche se incespicò diverse volte,
piegandosi alla fine in due. Restando così si voltò verso Rebekah, che
l’aveva spinta con la sua forza soprannaturale dall’altro lato del
ponte, e ora la fissava con una risatina mentre era intenta a
parlare con Matt.
Briony sbuffò
quando si accorse che Elijah si trovava molto vicino: era di fronte a lei, vestito
in maniera impeccabile, un braccio cadeva mollemente lungo il fianco mentre
l’altro gomito era appoggiato alla ringhiera del ponte e la mano teneva un
bicchiere mezzo vuoto.
<<
Maledetta Rebekah >> Pensò Briony fra sé e sé mentre
si raddrizzava.
Elijah
tenne a lungo lo sguardo su di lei, ma era uno sguardo impassibile e ricolmo
del vuoto. Era invalicabile, impossibile da penetrare. Briony non volendo
arrossì.
“Strana
coincidenza rincontrarci proprio qui. Buona giornata Briony” disse lui
seccamente, guardandola con sufficienza e spostandosi dal di lì per andarsene.
Se
ne stava di nuovo andando… faceva di tutto per
non parlare… per buttarle addosso la sua freddezza allo scopo
di punirla… Forse davvero lei non valeva più nulla per lui,
ma Briony non mollò e decise di inseguirlo.
Elijah
aveva già oltrepassato il ponte e Briony si sentì di avere il respiro
mozzato anche se aveva corso per poco. Il cuore batteva impazzito per la paura
di venire respinta e di incrociare di nuovo quello sguardo illeggibile.
Cercò
di darsi forza e miracolosamente trovò la voce in quel corpo spezzato:
“Elijah!”
Non
riuscì a gridare molto il suo nome perché la voce era così tenue che il vento
avrebbe potuto benissimo strapparla via e portarsela con sé.
Elijah
però la sentì perché lei lo vide bloccarsi. Dopo un secondo che sembrò eterno,
lui girò di poco il viso ma anche così i suoi occhi implacabili sembrarono
affondarla. Rimaneva immobile con una postura elegante mentre in quel silenzio
inquietante attendeva che lei parlasse, visto che lui sicuramente non avrebbe
emesso parola. Bastava il suo sguardo.
Briony deglutì
anche se non aveva più saliva:
“Non credi che dovremmo parlare?”
Elijah sbattè le ciglia con disinteresse.
“No non credo” rispose lui meccanicamente senza nemmeno scomporsi o
risultare dubbioso.
Briony temette che lui fosse sul punto di liquidarla in
quello stesso istante e azzardò così un passo in avanti. Elijah abbassò lo
sguardo ma solo per osservarla dall’alto in basso con espressione di
condiscendenza.
Quelle freddezza le fece di nuovo male, sembrava che davvero non gli
importasse nulla di lei.. Briony cominciò a sentire il rumore sadico dello
strappo che stava per crearsi dentro di lei.
Si portò un capello dietro l’orecchio:
“Senti, mi dispiace..” mormorò titubante. “Mi dispiace per quello che ti ho
detto..”
Ma Elijah non la lasciò proprio finire:
“Io non ti ho chiesto niente.” affermò lui duro e implacabile. “Ma almeno
spero che la conversazione di ieri sia servita qualcosa, non mi piace
ripetermi.”
Briony si sentì assalire dalla sua compostezza gelida, ma la
mortificazione non fu grande come sperava perché la presenza di Elijah,
purtroppo, aveva un effetto devastante su di lei tanto da abbattere ogni forza.
Si scurì la voce facendo finta di nulla:
“Spero comunque che non negherai l’offerta di Stefan e
Damon solo perché ci sono di mezzo io”
L’ombra di un sorriso comparve sul volto di Elijah ma che finì solo per raggelarla
ancor di più:
“Pecchi di presunzione così. Credi di
essere ancora così importante per me?”
La
sua freddezza questa volta sfiorò la crudeltà. Sembrò che quelle semplici,
letali, parole le scorressero nelle vene come acido che lui stesso le aveva iniettato.
Briony si
sentì invadere da una rabbia improvvisa; di nuovo l’odio per essere trattata
copiosamente in quel modo da una persona che amava, riaffiorò in lei:
“E
tu sei un maledetto egoista e presuntuoso. Non puoi trattarmi in questo modo,
ho il diritto di dire ciò che penso” ribattè lei decisa serrando i
pugni.
Elijah
finì per girare tutto il corpo col solo fine di sbatterle in faccia tutta la
sua glacialità. E ne scatenò la forza nel suo sguardo su di lei:
“Con
me di diritti ne hai persi molti e non ti devo certo spiegare il perchè. Io invece
ti ho già graziata troppe volte in passato, se il Cacciatore non fossi stata tu
non avrebbe più emesso il benché minimo fiato qualora io avessi scoperto la sua
identità. Non farmene pentire allora.”
Tutta
la sua perfidia si concentrò su di lei fino a disintegrarla. Sembrò
quasi che Elijah desiderasse infliggerle dolore con ogni mezzo, come se un
cancro maligno le si ficcasse in gola e le lacerasse la mente e il cuore.
Mentre quel vampiro davanti a lei sembrava non provare più nulla: ogni
sentimento buono in lui era stato anestetizzato e poi ignorato volontariamente.
<< E’ il colmo. Dovrei ringraziarlo per essere ancora viva? >>
pensò lei sgomenta guardando il vuoto nero dei suoi
occhi.
“Mai avrei pensato di giudicarti ancor più crudele di tuo fratello. Siete
più simili di quanto mi aspettassi.” mormorò lei trattenendo le lacrime per non
far vedere quanto soffrisse per il suo disinteresse.
Il gelo passò sugli occhi di Elijah, come un’ombra che offusca una luce.
Proprio quando Briony sperò di ottenere almeno una reazione da parte di
Elijah, lui disintegrò di nuovo le sue speranze con uno sguardo di totale
impassibilità. Sembrava lo sguardo di uno sconosciuto o qualcuno che ha
dimenticato il sapore dei sentimenti.
“Offrimi pure qualsiasi espressione d'odio, Briony Forbes. Su di me i tuoi sguardi non avranno il minimo
effetto. Anche perché qualsiasi cosa tu potresti dire non varrebbe niente per
me.” E sempre con la stessa glacialità, lui le voltò le spalle per chiudere lì
la questione e per farla desistere nel parlargli ancora.
Briony avrebbe voluto lanciargli mille maledizioni, lasciarlo
perdere così come lui faceva con lei, e giocare l’indifferenza con
l’indifferenza. Ma proprio non ce la faceva.. non con il cuore che si strappava
di continuo ogni qualvolta lui si allontanava da lei.
Fece dei passi in avanti:
“Così come non valevo niente quando ti stavo accanto? Quando ti facevo
sentire umano nonostante il tuo muro invalicabile? Non mi sembra che non
valessi niente a quel tempo.” Mormorò stizzita per fargli ricordare quanto lei
aveva fatto per lui, quanto di prezioso avevano condiviso e che non si potrà
mai cancellare.
Non si meritava un simile comportamento, le doveva almeno uno sguardo che
non trasudava solo esclusivamente indifferenza.
Le doveva almeno questo, si ripetè in continuazione mentre Elijah piano piano si rivoltava verso di lei.
Ovviamente l’Originario non fu di tal parere visto che le riserbò uno dei
suoi migliori, e più incisivi, sguardi di tenebra:
“Questo é stato uno dei tuoi errori. Farmi
sentire umano quando in realtà non lo sono più. Hai finito solo per peggiorare
le cose perché dopo mi sono reso conto del mio enorme sbaglio, e quindi ho
rimediato.”
Facendo
cosa? Diventando più diabolico e cinico di prima? Mettendo maggior strati sulla
sua corazza per non farla mai più crollare?
Era
esattamente questo ciò che aveva fatto.
Un
blocco di pietra rimane un blocco di pietra. Ma se riceve dei cambiamenti fino
a creparsi e a scorgere all’interno un bagliore umano, allora cambia davvero ma
con dei rischi. Quando la magia e il sogno finiscono, tutte le crepe ritornano
al loro posto ma non sarà più come prima. Diventerà molto peggio: un blocco di
pietra senza cuore, che non conosce sentimenti, che passa dall’impassibilità
alla perfidia in un battito di ciglia, e che sussurra parole di morte con la
stessa tranquillità di cui si parlerebbe del tempo.
Briony si
sentì disintegrare dalla sofferenza, non avendo più nessuna arma da utilizzare
per farlo ritornare da lei e smettere di scorgere quegli sguardi duri e
implacabili.
Sviò
lo sguardo in lontananza per non mostrargli le lacrime che si addensarono negli
occhi. Non avrebbe mai creduto che arrivassero a questo punto.. Alla fine quell'amore gli aveva bruciato l'umanità,
come se fosse un veleno che gli brucia la vita nel sangue.. Proprio come aveva
detto Ester.. Ed era successo.
“Hai
dimenticato proprio tutto Elijah?” Le lacrime scesero sulle guance ma non contò
nulla. Tanto su di lui non avrebbero avuto nessun effetto.. non più ormai...
era proprio vero che Elijah non aveva più debolezze, e d’altronde lui detestava
mostrarsi debole.
L'Originario
girò di più lo sguardo verso di lei in maniera seccata, come se volesse
archiviare una volta per tutte l’argomento facendole rimpiangere di averlo
sollevato:
“E
che cosa c’era da dimenticare? Un amore falso che tu non hai esitato un attimo
nel buttar via? O forse tutte le bugie che mi hai rifilato alle spalle? Ah no,
quelle me le ricordo perfettamente.” Il suo sibilo di morte le arrivò fin
dentro il cuore che non ne poteva più di essere torturato.
Quello
di Elijah invece sembrava essere talmente tanto abituato a cibarsi del dolore
degli altri con sadismo sofisticato, come se ne fosse assetato, mentre le sue di emozioni non ne potevi
vedere nient’altro se non il loro abbaglio. Che finiva subito per essere
inghiottito ancor prima di fuoriuscire dalla sua corazza di ghiaccio.
Briony fu
sul punto di perdere la pazienza, di far esplodere il suo odio come l’altra
sera, o di scoppiare a piangere. Non sapeva quale opzione fosse la più saggia.
Cercò
di mantenere la calma mentre si avvicinava a lui:
“Elijah ascoltami…”
Ma
non appena lui si accorse che lei voleva avvicinarsi e toccarlo, scattò di lato
come un fulmine per sottrarsi al suo tocco, quasi avesse il potere di
ucciderlo.
“Non farmelo ripetere.” Sibilò lui glaciale guardandola di
traverso per poi girare lo sguardo che trasudava gesti di morte;
mentre Briony si sentiva così mortificata da non biascicare parola.
Doveva
scegliere tra rimanere inerme di fronte al suo comportamento odioso oppure
esplodere come l’altra notte e urlargliene di tutti i colori. Sapeva che lui si
meritava la seconda opzione, eccome, ma decise di lasciar perdere perché
avrebbe solo fatto nascere l’ennesima discussione vuota. Girò anche lei lo
sguardo, non badandogli più.
“Rebekah”
Elijah chiamò il nome della sorella ad alta voce per attirare la sua
attenzione. Briony rimase immobile mentre la biondina dopo un po’
venne dalla loro parte.
“Beh?
Ce ne andiamo di già?”
“Sì
abbiamo già sprecato anche troppo tempo qui” rispose Elijah liquidando con
finta indifferenza la conversazione appena avvenuta.
Cinse
la schiena della sorella per andarsene e senza più degnare Briony di
un’occhiata, ma proprio lei non riuscì più a contenersi e sbottò in un sibilo
velenoso, nato proprio per colpire:
“E’
difficile sprecare un’esistenza quando è immortale e soprattutto vuota”
Lanciò
una marea di occhiatacce a Elijah anche se le dava le spalle,
mentre Rebekah si voltò verso l’amica sentendosi parte di una
conversazione che era iniziata male e finiva anche peggio.
La
cosa che più colpì Briony però fu la reazione di Elijah che non si
sarebbe mai aspettata: rise. Ma era una risata vuota, gutturale, maligna, che
durò assai poco, e che non fece molto rumore ma nel cuore di lei lo fece
eccome.
Elijah
si girò verso di lei con le labbra stampate in quel ghigno malefico. Gli occhi
erano terribilmente tetri:
“L’eternità
non è infinita, Briony. Può essere spezzata da un giorno all’altro, mia
sorella ne è stata l’esempio ma per il resto della mia famiglia temo che voi dovrete
aspettare ancora un poco, a meno che qualcuno non voglia
affrettare i tempi intervenendo personalmente per mandarci al Creatore.”
Quel
tono strano di voce, quasi provocatorio, la lasciò perplessa e incapace di
replicare. Non aveva idea a cosa si riferisse o perché parlasse in quel modo
alludendo a chissà cosa.
Elijah
le rivolse un’ultima occhiata, non di certo piacevole, poi le diede di nuovo le
spalle, costringendo Rebekah a seguirlo. L'Originaria lanciò
all’amica uno sguardo consolatorio.
Briony le
fece un sorriso tirato e guardò i due vampiri allontanarsi da lei.
Non
aveva risolto niente, anzi forse aveva addirittura peggiorato le cose col suo
atteggiamento testardo. Più lei cercava di aprire uno spiraglio nell'armatura
di Elijah, più lui si chiudeva dentro se stesso non lasciando trasparire nulla
dei suoi antichi sentimenti..
Forse
perché non c'erano più.. Si erano spenti, cancellati e sostituiti dal rancore
che il suo sguardo le giurava di provare fino alla fine dei suoi giorni.
A
quel punto Briony si arrese: le loro vite erano inconciliabili,
separati da un sentiero di lava che rappresentava tutto il male che si erano
fatti e che non si sarebbe mai raffreddato con un semplice mi dispiace. Anche
un sacrificio di sangue non sarebbe bastato, se le fosse successo qualcosa di
brutto era sicura che Elijah non avrebbe battuto ciglio e che non si sarebbe
scomposto per aiutarla, mai più.
Era
finita, proprio come il destino aveva prestabilito. Come tutte le storie
d'amore che si rivelano solo una lurida fantasia ingannevole.
Ma
quelle parole erano troppo semplici per chi ha bisogno di una vera ragione per
convivere con il dolore.. E lei di ragioni ne aveva troppe e non ne aveva
nessuna al tempo stesso.
Si
sentiva vuota e piena di sofferenza. E avrebbe voluto in tutti i modi
liberarsene.. in qualsiasi modo. Anche nel più vigliacco, pur di non essere
perseguitata ogni giorno da questo pensiero: l'Elijah che amava non c’era, non
c’era più.
Il
rumore dello strappo definitivo nel cuore fu più agghiacciante che mai.
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"Briony frena frena."
A Jennifer per poco non stava venendo un infarto "Uff madonna.. Non
ce la faccio più. Mi hai sfiancata"
La
rossa si piegò in due per lo sforzo, goccioline di sudore le scivolarono lungo
la fronte mentre Briony indietreggiò fino a lei. "Scusa. Ci ho
preso troppo la mano"
"Lo
vedo! Correvi come se stessi scappando dal demonio"
Le
due ragazze infatti erano uscite al mattino per correre lungo la prateria
vicino alla cascina dei cacciatori, e Briony aveva corso proprio come
se stesse scappando.. Da tutti i suoi problemi e dal mondo.
Si
stiracchiarono i muscoli e improvvisamente a Jennifer brillarono gli occhi, un
minuto prima sfiancati. "Guarda chi si vede" esclamò con una risatina
rizzandosi sulla schiena, mentre Briony vide con la coda dell'
occhio Willas venire verso di loro, anche lui in tuta da ginnastica.
"Già
attiva di prima mattina? La mia donna ha davvero fuoco nelle vene."
mormorò lui affascinante, avvicinandosi a Jennifer e dandole un bacio non
proprio casto.
Briony sviò
lo sguardo per non essere di troppo di fronte a quello spettacolino ma non
poteva non sentirsi un po’ imbarazzata. Quando finalmente Willas si
staccò dalla sua ragazza solo allora si accorse della presenza
di Briony e la fissò con sufficienza.
"Ah
ci sei anche tu"
Jennifer
gli diede una pacca sulla spalla ben muscolosa dove poi appoggiò stancamente la
testa, mentre Briony fece una risatina acida rivolta all'uomo:
"Beh
non sono così piccola da non riuscire a essere notata da un palmo del tuo naso,
ma voi fate pure con comodo"
Will
le fece una smorfia poi ritornò serio. "Non avrei neanche tempo per
allenarmi oggi. C'è stata un'emergenza e per fortuna vi ho beccate"
Jennifer
pose l'altra mano sulla sua spalla guardandolo scettica: "Che é successo
ancora?"
Briony alzò
le antenne per capire meglio mentre Willas continuò.
"Non
si può dire che sia un'emergenza perché per me sarà parecchio gradevole... Per
altri invece..." il suo sguardo improvvisamente maligno si soffermò un po’
troppo su Briony, che si sentì pervadere da una brutta sensazione.
"Ma
non perdiamo tempo. Sù andiamo" Will fece passare davanti
Jennifer come se avesse re-imparato le buone maniere mentre invece lasciò
indietro Briony, che continuava a pensare che se una cosa era gradevole
per Willas allora doveva per forza essere spiacevole per lei.
Sentendo
delle schegge affilate che le contorcevano lo stomaco, Briony si mise
a seguire i due cacciatori.
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Paletti
di quercia bianca? Uccidere in maniera definitiva gli Originari?
Briony si
sentiva fischiare le orecchie, il cuore si era inabissato in un punto profondo
del petto, mentre suo padre Bill da buon capo qual'era stava spiegando a tutti
il suo nuovo piano malefico.
Esisteva
ancora un albero di quercia bianca, lo stesso che aveva aiutato a creare i
vampiri mille anni fa e che poteva anche togliere loro la vita. Per sempre.
Senza la possibilità di risorgere.
La
fortuna stava dalla loro visto che quell'albero si trovava nella foresta
di Fell's Church, dove cresceva ogni 300 anni. L'unico neo era
riuscire a localizzarlo in una foresta così fitta, ma avevano buone possibilità
di localizzarlo grazie agli studi intrapresi da Robert e che per fortuna erano
riusciti a recuperare senza che quel mostro d'Originario se ne accorgesse.
Quindi erano persino a dieci passi avanti ai Mikaelson visto che loro
non ne sapevano assolutamente niente, sarebbe stata una vera sorpresa.
<<
Poveri sciocchi >> pensò Briony ricordando la conversazione con
Elijah. Sicuramente l'Originario aveva captato qualcosa visto che lui non si
lasciava ingannare da chicchessia, e le sue frasi allusive ora avevano un senso
per lei.
Mentre
gli altri erano stra convinti che i Mikaelson fossero
ignari di tutto, e comunque lei taceva pur sapendo il contrario.
Traditrice. Scacciò subito quella vocina perché lei
non faceva parte di quel team di cacciatori, l’aveva sempre messo in chiaro
perché non voleva farne parte. In realtà non si sentiva parte di nessun posto
in quel momento.
Il
suo vero e unico posto si era allontanato da lei, richiudendo ogni possibile
via per tornare ad unirsi. Anche lei avrebbe dovuto chiudere quella porta, per
iniziare una nuova esistenza, ma quella porta non sapeva proprio chiudersi.
Mentre
gli altri finivano di architettare il piano per ripescare il legno di quercia
bianca, la mente di Briony saettò di nuovo nella conversazione con
Elijah come se non riuscisse a farne a meno. Le aveva fatto capire che lui
sapeva cosa loro avessero in mente ma non solo..
Qualsiasi cosa tu potresti dire non varrebbe niente per me.
L’eternità
non è infinita, Briony. Può essere spezzata da un giorno all’altro, mia
sorella ne è stata l’esempio ma per il resto della mia famiglia temo che voi
dovrete aspettare ancora un poco, a meno che qualcuno non voglia affrettare i
tempi intervenendo personalmente per mandarci al Creatore.
Le
aveva fatto intendere sotto quel profilo freddo, duro e arrogante, che non
poteva più fidarsi di lei dopo che gli aveva giurato che i suoi nuovi amici
cacciatori non avrebbero fatto nulla contro la sua famiglia. Le
riversava il suo immenso rancore perché si era sottostata al mostro che aveva
ucciso sua sorella, perché stava dalla parte delle persone che volevano
ucciderli tutti, diventando così ciò che il destino voleva che lei fosse e
mettendosi così contro di lui.
A
quella nuova scoperta Briony si sentì delle stalattite di
ghiaccio conficcate nel cuore.
Non
sarebbe bastato nulla se avesse detto che lei non ne sapeva nulla di quel nuovo
piano, perché Elijah nella sua mente credeva già di aver capito
tutto, e il suo infinito orgoglio gli impediva di tornare indietro perché forse
era meglio pensarla così. Gli aveva già strappato il cuore in mille modi
diversi, che differenza c’era se l’avesse anche ucciso con un paletto di legno?
Per lui non c’era secondo il suo modo di vedere la vita; perché era più letale
essere traditi, delusi, piuttosto che essere uccisi.
Briony si
sentì perduta in mezzo a quel chiacchiericcio che sentiva nelle orecchie, il
cuore si inabissava sempre di più in un punto intoccabile.
Erano
ormai tutti decisi nell’agire entro la notte e quello più esaltato era
ovviamente Willas. “Che piacere enorme sarà strappare i loro cuori neri
dal petto.”
“Avrei
una mezza idea di mandarvi tutti al diavolo”
Le
parole le fuoriuscirono di bocca senza che le fermasse. Tutti si girarono verso
di lei, Will la fissò contrariato. “Che cosa sei tu? Una semplice stupida o una
stupida innamorata? Credo entrambe le cose”
Briony ricambiò
l’occhiataccia:
“Il
problema non è questo. Il problema è che mio padre credo si sia dimenticato che
la sua figlia minore è un vampiro ma non pensavo che voi, un gruppo di così
brave persone, accettaste il figlicidio” mormorò con tono acido guardando
poi di traverso suo padre, che continuava a lanciare frecciatine alla figlia
per farla stare zitta.
Ma
ormai il vortice di parole non voleva placarsi in lei. Si sentiva ardente di
rabbia nei confronti di tutti loro:
“Allora
papà? Non parli?”
Visto
come la figlia lo stava sfidando davanti a tutti i suoi amici, Bill fu
costretto a ingoiare il rospo e farsi avanti:
“Per
quello abbiamo un altro piano in mente, devi avere fiducia in me”
Briony avrebbe
tanto voluto ridergli in faccia o sputargli addosso critiche velenose, ma gli altri
cacciatori cominciarono a parlare fra di loro dicendo che dovevano anche
mettersi in contatto col pastore Young, visto che dirigeva lui le ricerche
nella foresta di Fell’s Church.
Briony allora
alzò gli occhi al cielo, non riuscendo a trattenersi:
“Immaginavo
che foste in combutta anche con quei pazzi e quel falso prete di Young che
hanno rapito Rebekah Mikaelson. A mantenere la parola data non siete
poi così tanto bravi visto che avevate detto che non volevate nessuno scontro
con i Mikaelson dopo il ballo. Ma forse qualcuno ha preso
l’iniziativa di nascosto” I suoi occhi verdi saettarono contro quelli scuri
di Willas, certa che lui ovviamente c’entrasse qualcosa visto la sua
guerra aperta con gli Originari.
L’uomo
non si scompose più di tanto infatti fece un ghigno divertito:
“Sì
certo sono stato io. Kennedy, l’11 settembre, il terremoto in Giappone. Ho
fatto tutto io.” Esclamò ironico come per prenderla in giro. Jennifer gli diede
una pacca contro il fianco per farlo smettere di fare il cretino, mentre gli
altri continuavano ancora a parlottare tra loro.
Alla
fine si decise di andare entro qualche ora nella foresta
di Fell’s Church per localizzare l’albero di quercia bianca e
usarlo per farne un’arma contro i vampiri. C’erano già alcuni
cacciatori sul posto ad attendere.
“Io
purtroppo non posso venire. Devo andare a Denver, ci sono stati alcuni attacchi
sospetti di animali e mio padre vuole che vada a controllare entro la giornata”
disse Jennifer all’improvviso e Willas stranamente ne fu quasi
sollevato come se non la volesse vicino alla linea di fuoco. Le raccolse alcuni
ciuffi rossi tra le dita, sfoderando un bel sorriso, poi alzò subito lo sguardo
verso Briony.
“Tu
vieni invece. Non mi fido a lasciarti girare da sola, chissà quali pensieri
idioti ti entreranno in testa. Voglio tenerti d’occhio”
La
ragazza lanciò un’occhiata omicida a Willas che ricambiò con un
sorriso furbetto, visto che ovviamente non si fidava di lei.
Anche
Bill continuava ad osservare la figlia con uno strano sguardo.
<<
Andiamo bene >> Pensò Briony tra sé e sé deglutendo l’ansia che
le ribolliva la gola.
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Camminarono a piedi lungo la foresta, ogni sentiero era inagibile se
entravi con la macchina quindi dovevi fare tutta la strada a piedi. Briony camminava
tra i fitti arbusti e le radici robuste, cercando di non incespicare.
Non le era mai piaciuta quella foresta fin da piccola, sembrava piena di
pericoli o stregata, senza contare che doveva passare il tempo fianco a fianco
con Willas.
Indossare un guinzaglio sarebbe stato meglio; l'uomo non la perdeva mai
d'occhio e le aveva pure requisito il cellulare scanso equivoci.
Briony borbottava tra i denti, obbligata ad assecondare
quella farsa. Finalmente il cammino finì e si ritrovarono di fronte a una
cascina di montagna situata proprio nel centro della foresta. Briony sapeva a chi apparteneva: era di un vecchio scorbutico
che viveva sperduto e isolato in mezzo a quella jungla da tutta una vita.
Quindi doveva sapere ogni cosa sugli alberi piantati lì, anche se Briony stentava a credere che quel vecchio potesse aiutarli.
Bussarono alla porta e subito l'abbaiare di cani li misero in all'erta. Briony rimaneva indietro alla fila sempre con Willas alle calcagna.
Ma cosa stava respirando? Sembrava che l'aria fosse asfissiante, velenosa,
come se i rami di quegli alberi morti la stessero risucchiando con i loro
artigli. Quell'aria minacciava di soffocarla.
Quando credette di impazzire ecco che la porta della cascina si aprì:
un vecchio burbero apparve sulla soglia con un sigaro in bocca e lo sguardo
truce, che poi man mano si allargò in un grande sorriso "Ma chi si vede! É
un bel po’ di tempo che non ti vedo da queste parti Bill Forbes! Sei venuto a torturare qualcuno nelle profondità
delle foresta?"
Briony sentì il padre ridere, cosa che la mandò in bestia
"Vecchio Terry. Vuoi avere la cortesia di farci entrare? Vorremmo
chiederti delle informazioni"
"Uhmmm. Siete stati fortunati che vi abbia riconosciuto,
stavo proprio per ordinare ai miei cani di sbranare gli stranieri.” Mormorò
emettendo fumo dalla bocca “Stanno succedendo cose molto curiose di questi
tempi. Di solito c’è un andar e rivieni su per questo sentiero, ma individui
così strani e misteriosi come quello non ne ho visti in tutta la mia vita. Non
attraverserà la mia terra
senza permesso una seconda volta, se riesco a pescarlo" disse il vecchio
con voce lamentevole.
"Di chi stai parlando?" chiese Bill perplesso.
"Allora non l'avete visto? É andato sù per quel
sentiero a Nord meno di una mezz'oretta fa. Un individuo losco, e faceva
domande losche"
Subito Briony si irrigidì mentre Willas le lanciò uno sguardo di puro odio, come se la ragazza
avesse avvertito Elijah persino con dei segnali di fumo.
Briony deglutì mentre l'aria non sembrava più così
asfissiante come poco prima, quasi che il fatto che Elijah fosse stato lì
avesse giovato all'ossigeno che ora le entrava nelle narici.
"E questo individuo losco.. L'ha fatto entrare?" Ovviamente dal
tono duro di Bill si capiva che anche lui aveva intuito chi era l’individuo
losco. Briony continuava
a guardarsi attorno come se da un momento all’altro Elijah potesse apparire all'improvviso.
"Certo che no. Non mi fido delle persone che non piacciono ai miei
cani. E poi quel tipo ti guarda in un modo da incuterti tremiti d'inquietudine sù per
tutto il corpo. Era accompagnato da una biondina niente male ma quella sembrava
solo interessata a non sporcarsi le scarpe con la terra"
Rebekah ovviamente.
"E che cosa volevano?"
"Delle informazioni su un certo albero che ovviamente non ho dato. Ma
venite, entrate che parliamo meglio"
Il vecchio li fece entrare, per fortuna erano venuti solo in sei in quel
momento a pattugliare la foresta quindi la casetta era abbastanza grande per
tutti. Ad accoglierli però ci fu l’ennesima creatura curiosa:
"Siete per caso arrotolati in mezzo al fango per essere così in
ritardo?"
Per la prima volta in quel giorno Briony sorrise
davvero quando incrociò gli occhi divertiti di Chuck: stava seduto vicino a un tavolo, le gambette
ciondolavano lungo la sedia ed era intento a bere qualcosa.
Willas spinse malamente Briony contro una sedia e la costrinse a starsi buona e
zitta. Lei gli ruggì contro:
“Attento che potrei perdere la pazienza, non mi faccio trattare così. Non è
colpa mia se hai dei problemi da pazzo schizofrenico o se il vostro piano sta
miseramente fallendo”
La sua battuta costò parecchie occhiate torve da parte dei cacciatori ma
non le importò proprio un fico secco; si mise vicino a Chuck mentre gli altri parlottavano col vecchio Terry in merito all’albero di
quercia bianca.
Briony teneva un orecchio aperto su quella conversazione per
non perdersi niente.
“Allora… anche
tu sei venuta nella jungla vedo.. non ti procurerà qualche problema?”
Ovviamente la domanda di Chuck era retorica visto che il suo problema non era
combattere, ma il tormento che lei sentiva ad ogni minuto che passava, al pugno
dello stomaco che si allargava sempre più.
“Sono venuta di mia spontanea volontà mesi fa da voi.. perché dovrei
tradirvi proprio ora?” disse cercando di apparire normale.
“Perché tu sei l’ultima persona sulla faccia della terra che potrebbe far
del male ai Mikaelson. Soprattutto a uno in particolare. Che strano scherzo
del destino.”
Lo sguardo di Chuck però non era accusatorio e comunque sembrava
disinteressarne dell’esito dello scontro che sarebbe avvenuto entro poche ore.
Ma anche così Briony non riuscì
a essere sincera o a sfogare il suo dolore per non poter fare niente per
impedire quella guerra.
Sviò lo sguardo in un punto in cui non c’era
nessuno, per non farsi così apparire tanto debole da raccontare agli altri come
sanguinava dentro.
“Senti.. ci siamo lasciati… non m’importa più niente di lui dopo come mi ha
trattata, e non ci sarebbe comunque un futuro tra noi… perché dovrei preoccuparmi per lui quando lui non lo
fa per me?”
Una persona egoista avrebbe mandato a Elijah a farsi benedire dopo come le
aveva parlato, e se ne sarebbe infischiato visto che lui sembrava tanto
invincibile e forte. Forse se lui fosse scomparso, lei avrebbe trovato un po’
di pace… non sarebbe stata così male ogni volta che lo vedeva…
Briony avrebbe solo voluto pensare un po’ più a se stessa e
un po’ meno a lui.
Ma con certe persone, con certi occhi, con certe anime, sei costretto a
farci i conti per una vita intera.
La voce di Chuck la riportò alla realtà: “Non lo sto dicendo mica per
criticarti. Sei umana”
“No non lo sono” rispose lei duramente.
“Lo sei nelle cose che contano. E non posso biasimarti se ora ti senti
sull’orlo della disperazione visto che tuo padre sta progettando la morte del
vampiro che ancora ami.”
Briony trasalì come se qualcosa avesse schioccato una freccia
sul suo tormento interiore. Si vedeva lontano un miglio che lei non era
d’accordo con ciò che stava succedendo e si chiedeva appunto come mai i
cacciatori non la facessero fuori per levarsela di torno.. forse essere la
figlia di Bill l’antivampiro nazista aveva i suoi vantaggi.
“Possiamo non parlarne? Non voglio rodermi il fegato fino a quando sarò
costretta a stare qui” mormorò stizzita visto che Will non la perdeva un attimo
di vista e la fissava come un falco predatore. Briony si
era molto rafforzata grazie agli allenamenti di Chuck ma aveva l’impressione di essere una piccola formica
rispetto a Will che sembrava l’incredibile Hulk.
Gli altri cacciatori erano parecchio agitati visto che era chiaro che i Mikaelson li avevano anticipati ma Bill sembrava ottimista perché
credeva che i vampiri non avessero ancora localizzato l’albero. Bisognava però
agire in fretta prima che qualcuno bruciasse ogni cosa.
Briony fischiettò noncurante e si mise ad osservare i cani
del vecchio Terry che ora si erano ammansiti e stavano dormendo sotto il
tavolo. Tornò poi a guardare Chuck che stava osservando alcuni vecchi fogli di pergamena parecchio
spiegazzati.
Sembravano molto antichi, e sopra c’erano disegnati dei simboli strani che
sembravano aztechi. Forse raffiguravano il fuoco o la luna, ma c’erano dei
disegni ben precisi e delineati che rappresentavano sette bellissimi e affilati
pugnali.
“Che roba è?” domandò Briony letteralmente catturata.
Chuck la guardò noncurante e rispose:
“Questi sono gli strumenti con il quale è stato creato l’incantesimo dei
Cacciatori più di mille anni fa”
Briony traballò sulla sedia, stentando a credere alle sue
orecchie. Gli occhi si sgranarono mentre osservava il foglio di pergamena nelle
mani di Chuck.
“Vedi? Sette pugnali. Uno per ogni Originario. I fratelli Mikaelson e il caro papà. Una notte di luna piena Ayana ha incanalato la magia di quel potere celeste in
questi pugnali; e Connor poi
col potere del fuoco e un sacrificio di sangue ha fatto in modo di legare
l’anima incorporea di ogni Cacciatore a un Originario che era destinato a
cacciare e a uccidere”
Briony sentì il cuore pompare in maniera impazzita. Ormai
ascoltava solo il racconto di Chuck,
niente aveva più importanza per lei. Anche se scoprire le origini della propria
natura era assai terrificante.
“Il
rito prevedeva che due creature venissero legate tramite oggetti, i pugnali in
questo caso, benedetti dal potere degli Dei per rendere il legame
indistruttibile e immutabile per l’eternità. Sono attratte come da calamite e
persino il subconscio perde ogni controllo. Non è stato un semplice
incantesimo, ma un vincolo creato di fronte agli Dei che sarebbe perdurato per
i secoli a venire. Ovviamente un vincolo d’odio e di sangue, che può finire
solo con la morte”
Briony era
rimasta zitta col cuore che pareva districarsi in mezzo ad un mare di fiamme.
Di sicuro l’incantesimo nel suo caso non era andato come previsto e aveva fatto
cilecca, oppure l’amore che provava per Elijah era così forte da andare persino
oltre al volere della natura o della magia, o a quell’inganno del destino di
cui era stata vittima. Il fatto che era stata in grado di fronteggiarlo per
così tanto tempo la esaltava, ma purtroppo fu conscia anche di una cosa..
La
fine della loro storia era sempre stata lì, sin dall’inizio.
Un’ombra
era sempre stata in agguato per rubare e sopprimere la fiamma del loro
sentimento imprevedibile, e tramutare quell’amore sbagliato nell’odio che
dovevano provare.
Il
loro intenso legame li aveva spinti in una relazione totalitaria e assoluta,
fino però a toccare il limite, tanto da diventare distruttiva. Ecco perché non
avrebbero mai potuto essere una coppia normale o felice come
le altre… si sarebbero fatti sempre del male, anche quando si
amavano.
Per
colpa di quel stramaledetto incantesimo l’amore che lei provava per Elijah, e
che lui provava ancora per lei negli angoli remoti del suo cuore, sarebbe stato
sempre fatale.
Ma
forse se non ci fosse stato quell’incantesimo loro due non si sarebbero mai
incontrati.. Briony non avrebbe mai fatto quel sogno e non l’avrebbe
mai salvato nella cantina dei Salvatore… Però sarebbe stato meglio
così? Non l’avrebbe mai incontrato, ma non avrebbe mai sofferto così
atrocemente e l’anima non si sarebbe sbriciolata in mille pezzi come aveva
fatto prima di lei il cuore.
In
questo modo però stava rinnegando l’amore che avevano provato per tutto quel
tempo, e il cuore non si sarebbe mai distrutto ma non avrebbe neanche mai
battuto così forte allora.
Briony sospirò
rumorosamente, portandosi le mani nei capelli, non sapendo proprio cosa pensare
o fare.. Tutto sembravano andare contro di lei.
Tornò
a guardare il foglio di pergamena e Chuck indicò un pugnale con un
dito: “Questo credo sia il pugnale che è stato usato per legare te e Elijah”
Non
poteva essere altrimenti. Era il più bello, regale ed elegante di tutti gli
altri: aveva la lama curva in acciaio splendente, fornite da decorazioni
argentate nella pomellatura.
“E..
dove sono finiti questi pugnali?”
Chuck scrollò
le spalle. “Scomparsi chissà dove… o nascosti. E comunque non ci
faresti un granchè perché non possono essere distrutti; sono
intoccabili grazie alla magia di Connor e nemmeno il fuoco, il
ghiaccio o il ferro può scalfirli.”
“E
come si potrebbe fare allora… per spezzare questo legame d’odio che
unisce il Cacciatore all’Originario?” domandò lei con un pizzico di speranza
nascente.
“La
soluzione più semplice di tutte”
Briony sbattè le
palpebre. “E cioè?”
Chuck per
la prima volta la guardò con uno sguardo ombroso. “Uno dei due deve morire”
Il
cuore di Briony si ammutolì insieme alla sua voce. La voragine nel
petto ritornò ad espandersi, consapevole che non avrebbe mai scordato quelle
parole per il resto della sua vita.
--------------*****************-------
Erano
passate ore e i cacciatori erano già pronti per la marcia: avevano individuato
il territorio nel quale era localizzato l’albero, e stavano racimolando tutte
le armi disponibili. Asce, seghe, pugnali. Soprattutto pugnali. Ma erano
strani, Briony notò che avevano una forma strana, per nulla dritta e
la punta colorata di nero. La lama risplendeva come se fosse fatta col
materiale della luna.
Fu
come se ritornasse indietro col tempo quando Elijah le aveva raccontato di
quando si era scontrato con Maggie più di 20 anni prima e di come
alcuni cacciatori utilizzassero pugnali speciali in grado di ferire qualunque
vampiro.
Briony sgranò
gli occhi e temette di avere un attacco d’asma. Sentiva il terrore artigliarle
le vene, impedendo al sangue di scorrere fino al cuore. Credette sul serio
di sentirsi male non appena fu conscia che entro pochi minuti i cacciatori
sarebbero usciti da quella porta, forse dritti a uno scontro letale con gli
Originari.
Le
ossa le tremavano anche quando Chuck tentò di metterle la piccola
mano sulla sua.
“Briony non
fare sciocchezze” disse come se le avesse letto nel pensiero.
La
ragazza lo guardò a malapena perché non riusciva a non fissare quei cacciatori
che forse avrebbero decretato la fine dei vampiri. Non poteva farne a meno,
quando si parlava della fine di Elijah allora si parlava anche della sua di
fine.
Possibile
che dopo come l’aveva trattata, lei non riusciva a spezzare quel legame? A
preoccuparsi sempre per lui al di sopra della propria vita?
“Sai,
vedo chiaramente due destini scritti davanti ai tuoi occhi” Le parole
di Chuck la costrinsero quasi a guardarlo dritto negli occhi. “Vedo
la serenità, la tranquillità, la pace. Ma senza di lui.” Briony intuì
subito a chi si riferiva. “E poi l’oblio, la disperazione e la morte. Con lui.”
Briony scosse
ininterrottamente la testa, mentre il cuore annaspava in mezzo a quel dolore
come in cerca d’aria sana. “Di solito ascolto sempre i tuoi
consigli Chuck. Ma in questo caso ne faccio volentieri a meno”
“Di
cosa hai veramente paura, Briony? Di perdere? O di perdere Elijah?”
Lei
stava per fulminarlo con lo sguardo perché più parlava e la realtà diventava
più fitta e divorante, più lei si sentiva mancare l’aria in quel cuore
soffocato.
Lo
sguardo però saettò invece verso gli altri cacciatori che stavano
per andarsene… Briony cercò invano di respirare, di riprendere
ossigeno mentre si prendeva la testa tra le mani fino a conficcare le unghie
nei capelli.
La
testa le martellava per colpa dei pensieri contrastanti che la divoravano.. Una
parte di lei diceva che Elijah doveva arrangiarsi, che dimostrasse pure che lei
non valeva più niente per lui restando quindi da solo; ormai le loro vite si
erano separate e lei non doveva intromettersi…
Una
parte di lei invece, quella che proprio non riusciva a spegnere, le gridava che
non poteva lasciare che Elijah morisse. Doveva salvarlo, costi quel costi.
Anche calpestando la propria dignità, anche se ciò avrebbe significato un altro
mare di dolore sotto cui affondare.
“Io
quella lì non la lascio senza sorveglianza. Non mi fido di lei.”
La
voce arrogante di Willas la riscosse dai suoi pensieri
e Briony ruggì come un leone imbufalito “Senti, questo non è il mese
migliore della mia vita. Quindi risparmiati questi tuoi commenti perché non ho
bisogno della balia!”
Lui
le sorrise in segno di sfida. “Ma non è per la tua incolumità che lo dico”
Ovvio,
lui aveva solo paura che lei corresse dritta dritta fra le braccia
degli Originari per difenderli. Si chiese perché non la uccidesse, scanso
equivoci. Ma forse Jennifer lo aveva pregato di fare il bravo.
“Resto
io qui”
L’affermazione
di Bill colse tutti di sorpresa ma c’è da dire che bisognava essere sollevati
perché se c’era uno che fermava le persone con ogni mezzo era proprio lui. E
anche se doveva mettere le mani addosso alla figlia non avrebbe battuto ciglio.
Briony gli
lanciò un’occhiataccia ma contenta perché così avrebbero parlato senza indugi.
Tutti gli altri uscirono, Willas per ultimo le lanciò un’occhiata di
fuoco, segno che se osava vederla gironzolare in mezzo alla foresta le
avrebbe spaccato le ossa una ad una.
Lei
fece finta di nulla mentre anche Chuck si dileguava chissà dove in
silenzio portandosi dietro i suoi fogli; poi Briony si mise davanti
al padre. “Spiegami subito come intendi proteggere Caroline. E spero per te che
sia una spiegazione esauriente”
Bill
sbuffò:
“Uccideremo
Elijah col legno di quercia bianca ma prima che muoia definitivamente faremo un
incantesimo di cambio di corpo. Lo sostituiamo nel corpo di un volontario, lo
copriamo di calcestruzzo e lo sotterriamo. In questo modo i vampiri nati dalla
sua discendenza non moriranno”
Briony aveva
ascoltato quella spiegazione che poteva anche sembrare valida visto che
Caroline sarebbe sopravvissuta, ma la sola idea di Elijah morto e sotterrato
per sempre la privò del respiro.
Lui
forse non avrebbe battuto ciglio se ci fosse stata lei, magari lo avrebbe
interpretato come un caso fortuito del destino, ma lei non riuscì ad evitare la
scossa che sentì al cuore che rischiava di infrangersi per sempre.
“Senti Briony… non
dovresti sentirti in colpa perché tu non gli devi niente. Come ti ha trattata
da quando è ritornato? Sembra che ti ami ancora? Sai già la risposta quindi se
lui ti starà alla larga per sempre tu potrai finalmente essere in pace. E’
molto più semplice così.” disse Bill come se si fosse appena calato nei panni
di un padre premuroso.
Briony fece
finta di non ascoltarlo e cercò di non badare al tempo che passava. Fuori era
già notte, non si sentivano grida né rumori strani. Sembrava una quiete poco
prima della tempesta. E lei aveva la possibilità di tirarsene fuori
per una volta. Di pensare solo e esclusivamente per se stessa, per far sì che
tutta quella sofferenza se ne andasse....
Però l’amore non va via. L’amore non è un sentimento che si perde come un oggetto
caduto in mare o una goccia smarrita sull’asfalto in una giornata di pioggia.
Rimane lì, negli angoli più profondi del cuore e lì resterà finchè avrai abbastanza vita in corpo.
Per quell’amore letale doveva però compromettere di nuovo la sua esistenza?
Ricominciare tutto da capo anche se non sarebbe servito a nulla?
“Briony hai
scelto tu mesi fa di essere dalla nostra parte. Nessuno ti ha obbligata, abbi
almeno la decenza di mandare avanti le tue decisioni”
“Di
decenza è proprio meglio che tu non parli” ribattè lei decisa.
Si
mise poi di fronte agli armadietti dove c’erano le riserve di cibo e ne prese
qualcuna. “Ho fame. Vuoi qualcosa?”
Bill
inarcò il sopracciglio. “Saranno anni che non cucini per me”
“Dovremo
pur passar il tempo no?”
Ma
più i minuti rintoccavano nell’orologio, più lei sentiva la sua condanna
all’inferno avvicinarsi in maniera spietata.
Alla
fine prese la sua decisione e si girò per guardare il padre. << Tanto non
ho nulla da perdere. >> Se non la sua vita, che senza Elijah ormai non
contava più nulla.
“Non
illuderti. Vivo o morto, non lo rivedrai mai più” ruggì il padre
all’improvviso.
Briony gli
fece un enorme sorriso “Certo papà. Hai ragione” Mormorò prendendo una padella
per cuocere qualcosa.
Bill
alzò il sopracciglio, davvero sorpreso per quella resa. Girò il viso per
guardare fuori dalla finestra. “E’ ancora presto per dirlo ma sono sicuro che
la nostra nuova vita sarà..” Ma Bill Forbes non finì mai la frase.
Aveva girato lo sguardo verso la figlia che lo aveva letteralmente colpito con
la padella in pieno viso; a causa del forte schianto Bill cadde dalla sedia
mezzo svenuto.
Briony si
avvicinò col respiro accelerato. Il grande
Bill Forbes messo k.o da una padella. Da non credere.
Non
perse tempo e si diresse subito verso l’uscita: non c’erano più armi
disponibili, se le erano portate tutte via, ma follemente non le importò. Vorrà
dire che avrebbe usato le mani, i denti, anche il suo oscuro potere per
impedire a Elijah di morire. Nessuno l’avrebbe ostacolata.
Corse
verso la porta col fiato accelerato, ma qualcuno le sbarrò la
strada. Briony si bloccò in tempo, non sapendo cosa fare. Perché fra
tutte le persone doveva combattere proprio con lui? L’ultima cosa che voleva
era fare del male a quel piccolo amico che le aveva sempre donato una grande
forza per rialzarsi.
“Chuck… ti
prego. Fammi passare” mormorò lei.
Il
nano lo squadrò dalla testa ai piedi con i suoi piccoli occhi asimmetrici.
Quando Briony temette il peggio, l’amico si fece da parte lasciandola
così andare per la sua strada.
“Vai.”
Disse soltanto.
Briony sospirò
e gli mimò un grazie con le labbra, e corse fuori dalla cascina a più non
posso.
L’oscurità
subito la sommerse, le foglie degli alberi sembravano coprire la luna alta in
cielo. Un terribile presagio ad un tratto l’avvolse... che magari
era tutto inutile, che erano già morti.. anche lui..
Si
rifiutava però di ammettere che potesse essere vero. Correva andando oltre la
paura, oltre il coraggio.
Sapeva
solo che doveva salvare Elijah oppure morire in quell’impresa.
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Verso
Nord. Doveva correre verso il Nord, era lì che era stato localizzato l’albero
di quercia bianca. Ma dov’era il Nord?
Briony cercò
di ricordare le vecchie lezioni di geografia nell’orientarsi grazie alle
stelle, ma il cielo era così buio e avvolto dalle nubi che non si vedeva nulla.
Cercò
di non farsi prendere dal panico e seguì un sentiero che era percorso da
diverse orme, forse quelle dei cacciatori.
Corse,
corse e corse, con tutta la rapidità che le sue gambe spossate le consentivano.
La luce se n'era ormai andata del tutto e
la notte cupa la intrappolava, stringendola come in una morsa. Era
assolutamente impossibile orientarsi. Doveva soltanto andare ad occhio e agire
d’istinto pregando che non si sbagliasse.
Le sembrava di scalare, salire, inciampare all'infinito. Non poteva nemmeno
gridare perché avrebbe attirato anche i suoi nemici e doveva dimostrarsi furba,
anche se sentiva il cuore battere fortissimo per l’inquietudine.
Si
sentiva stanca e sudava, pur sentendosi congelata. Il buio era pesto.
Dove
sei? Invocò Elijah con la mente, al colmo
della disperazione.
Ma
ci fu solo un silenzio lugubre attorno a lei. Briony rimase immobile
per un attimo con le orecchie tese, scrutando le tenebre. Si rese improvvisamente conto che faceva terribilmente
freddo. Brandelli e lembi di tetra nebbia le passarono silenziosamente accanto.
Il vento incominciò a fischiare nell'erba.
Forse sarebbe stata quella foresta la sua tomba.. Forse il suo aiuto non
avrebbe contato nulla ma il cuore sentiva che lei doveva agire lo stesso.
Perché
alcune volte gli amori senza speranza conducono a gesti disperati. Devi lottare
e rialzarti, anche se sai che cadrai ogni volta dritta nel vuoto o aggraverai la tua condotta.
E
poi perché non dovrebbe rischiare la vita se non sarà mai felice per quanti
sforzi potesse fare? Senza Elijah ormai la sua vita non contava nulla, non
riusciva ad esistere senza di lui. Lo aveva sempre saputo ma se ne era resa
veramente conto solo poco prima.
Continuò
a camminare guardandosi attorno.
C’era uno strano silenzio attorno a lei ma sentiva comunque il pericolo,
quasi lo respirasse come l’aria. Ma non doveva arrendersi, doveva pensare alla
ragione per cui aveva resistito così a lungo per tutto quel tempo.
Elijah, Elijah, Elijah.
Mentre riprese a correre la nebbia fu spazzata via, sembrò come se
l’oscurità e un nuovo silenzio l’avesse di nuovo sommersa. Aveva il cuore a
mille e non sapeva come placarlo.
Sentì all’improvviso dei rumori davanti a lei, distanti ma non così lontani
come sembravano. Briony si avviò in quella direzione ma dal buio,
all’improvviso, uscirono due mani che la afferrarono con forza e la tirarono
verso un albero.
Qualcosa di freddo le tappò la bocca. Il grido le salì nella gola, le
braccia avrebbero voluto divincolarsi ma era come se si fossero paralizzate. Briony cercò
di respirare, ma questo le
portò alle narici un odore inconfondibile.
Riconobbe subito l’odore di quella pelle, riconobbe senza incertezze il
tocco dell’altra mano sulla sua vita.
I polmoni si svuotarono e i muscoli furono sedotti da un’improvvisa
tranquillità.
“Non fiatare.”
Era la sua voce,
un sussurro basso, profondo e minaccioso che suonava però come una musica
celestiale nelle orecchie di Briony.
Era talmente felice che Elijah fosse ancora vivo, di essere arrivata in
tempo, che si sarebbe messa a saltellare su un piede solo, gridando dalla
gioia. Ma era letteralmente paralizzata dallo shock e dalla sorpresa che la
voce non le sarebbe uscita neanche volendo.
Elijah aveva la schiena contro un albero, quella di Briony invece era appoggiata strettamente contro il petto di lui.
Senza farla voltare e senza toglierle la mano dalla bocca, Elijah avvicinò
il viso ai suoi capelli e le parlò all’orecchio:
“Non griderai vero?” le bisbigliò terribilmente minaccioso, con un tono di
voce così profonda da farle venire un brivido, che le fece capire quanto fosse
immenso il piacere di sentire il suo corpo incollato a quello di Elijah. Nulla
sembrava più forte di ciò in quel momento, il desiderio di lui sommerse
qualsiasi altra realtà.
Briony tentò di riprendere sicurezza e assentì piano con la testa. Sembrò
convincere Elijah che infatti le lasciò andare lentamente la bocca: di nuovo
quel gesto le provocò un brivido che non voleva finire.
Briony riprese poi debolmente a respirare mentre Elijah la
fece spostare e si guardava attorno con fare sospetto: “Credevate davvero che
ci avreste gabbati così? Non siamo nati ieri.” disse semplicemente continuando
ad osservare il buio e tenendosi dietro all’albero.
Briony tentò di ricomporsi e si mise davanti a lui, sebbene
Elijah non la guardasse: “Hanno fatto tutto loro. Ti dico che io non ne sapevo
niente prima che ti metti a criticarmi”
Vide Elijah sorridere mestamente nel buio:
“Vuoi
farmi credere allora che sei venuta per aiutarci? Perché diavolo hai fatto una
sciocchezza del genere, spiegamelo?” disse lui in tono accusatorio senza osare
però guardarla.
Briony si
appoggiò con una mano all’albero, sentendo le gambe molli dopo tutta quella
corsa: “Lo sai già il perché” bisbigliò lei in un soffio.
Nell’oscurità
vide Elijah voltarsi finalmente verso di lei: il viso era indecifrabile, così
in penombra che era impossibile intuire cosa pensasse.
Però Briony sentì comunque il battito del cuore accelerare, come se
fosse risorto e emerso da quel mare di dolore.
Il
momento non durò molto perché Elijah si rivoltò di nuovo, scrutando l’oscurità.
“Non
sarà un bello spettacolo. I tuoi amici pagheranno con la vita e ti assicuro che
sarà molto, molto doloroso” La sua voce aveva una nota diabolica, da incutere
un lungo brivido di paura.
Briony si
fece avanti: “Voglio venire con te. Sono dalla tua parte Elijah, non dalla
loro"
L’Originario
la inchiodò con uno sguardo gelido, non lasciava trasparire nulla.
“Non lo voglio comunque il tuo aiuto.” Disse duro per poi incamminarsi e
lasciandola lì dov’era. Briony serrò duramente il viso e le mani, sopprimendo
l’impulso di dargli un pugno e per fortuna riuscì a mantenere la calma.
“Non puoi impedirmi di camminare qui o di seguirti. Fai pure come se io non
ci fossi, non dovrebbe essere difficile per te no?” chiese con una punta
d’acidità e mettendosi a seguirlo. Questo sembrò infastidire il vampiro anche
se lo nascose bene. Infatti lui continuò a camminare come se nulla fosse,
guardando con sguardo attento e freddo dritto davanti a sé. Briony cercò di mantenere il suo passo e per fortuna, dopo molti incespichi,
riuscì ad arrivare pari pari al
suo fianco.
Scese un lugubre silenzio, la freddezza che Elijah emanava sembrò
ghiacciare la piccola distanza fra i loro corpi. Come se si ostinasse a
dimostrarle un’indifferenza invalicabile nonostante tutto.
Ma tutte le certezze di lei vennero dissolte quando si sentì afferrare da
un braccio di Elijah e strattonare con forza all’indietro. “Stai dietro di me
almeno” sibilò lui stizzito come se gli seccasse averla intorno o farle da
balia.
Briony lo guardò storto ma si morse la lingua appena in tempo
perché si accorse che Elijah dopotutto aveva avuto una reazione… e non così spiacevole come le altre volte, visto che
l’aveva fatta indietreggiare dietro di lui allo scopo di tenerla quasi al
sicuro.. o forse per farla mortificare ancora di più, ma quel gesto le aveva
infuso una strano calore nel corpo e il cuore non le faceva più male come
prima.
Quasi per permettere che gli squarci di quel piccolo muscolo torturato
venissero tutti curati, Briony alzò la mano per porla nel braccio di Elijah. Le
labbra si aprirono allo scopo di parlargli.
Ma non appena lui sentì il suo tocco si irrigidì, come se delle fiamme
avessero tracciato delle linee sul braccio, e così si scansò stizzito ma
non con un certo portamento classico.
“Anche se ho accettato la tua presenza non significa che devo farti
rapporto ogni 30 secondi.” le sibilò
glaciale, aumentando il passo per farla allontanare di più da lui.
Briony fu mortificata per quel gesto così meschino, il
dispiacere si allargò nel petto per la consapevolezza che lui non accettava
minimamente che lei lo toccasse. Era stato troppo bello per essere vero.
Sentiva anche che parlarle era un enorme fastidio per lui.
Chinò la testa bassa cercando di captare con le orecchie qualche suono o
grida. Possibile che lo scontro non fosse ancora cominciato? Quel silenzio però
era logorante.
All’improvviso Elijah indietreggiò fulmineamente vicino a lei e l’afferrò
come prima per il braccio, facendola indietreggiare con forza dietro di lui. Lo
sguardo però si abbassò sul suo orecchio, dove vi respirò sopra col fiato
gelido:
"Nasconditi e quando occorre cerca di scappare. Farai bene a darmi
ascolto questa volta se ci tieni alla vita.” ordinò lui in modo autoritario,
spingendola poi via dietro a un albero.
Briony gli si aggrappò non capendo cosa stesse succedendo,
quando l’oscurità venne diradata e emersero tre figure. Briony ne riconobbe subito una: Klaus. E gli altri due dovevano essere dei suoi ibridi.
“Niklaus.
Che cosa ci fai qui? Dovresti essere con Rebekah, avevo detto che avrei setacciato io i cacciatori.”
Disse Elijah con tono freddo guardando il fratello senza scomporsi.
L’ibrido gli fece un sorriso: “Ho sentito uno strano odore provenire da
questa parte” Poi il suo sguardo saettò nel punto in cui vi era nascosta Briony,
come se avesse sentito la sua presenza.
“Ed eccola qui infatti. Fratello quanto ti avevo detto che bisognava
squarciare i cacciatori, non intendevo che dovevi amoreggiarci.” disse in tono
ironico e quella risposta, come da prognostico, affilò l’espressione di Elijah:
“I tuoi pensieri sono davvero fuori luogo. Stavo appunto seguendo la scia
dei cacciatori, si sono divisi in piccoli gruppi per tutta la foresta quindi mi
ci vorrà più tempo. Ma lei non c’entra nulla”
La freddezza con cui elargì quelle parole tuttavia era disinteressata, come
se avesse esposto la realtà dei fatti ma non era comunque in obbligo di fare
niente per proteggere la “lei” in questione.
Briony decise di uscire dal suo angolino e di farsi avanti,
ignorando gli avvertimenti di Elijah: “Invece di star qui a chiacchierare
perché non vai a localizzare l’albero di quercia bianca? Sappiamo tutti che i
cacciatori vogliono uccidervi”
Klaus le rivolse un’occhiata beffarda mentre Elijah la fissò con la coda
dell’occhio, lo sguardo gelido e tetro.
“E tu bambolina non lo faresti mai vero? Certo che no! E tu ancora stai
dietro a quella lì? Non avrei mai pensato di definirti ancora patetico Elijah,
non dopo ciò che è successo con Katerina” sghignazzò Klaus in segno di sfida, e Briony credette che Elijah dopo ciò girasse il viso e fulminasse il
fratello con sguardo di collera. Invece lo sguardo metà girato del moro rimase
sempre sospeso su di lei, ma era impossibile decifrarlo perché era pieno di
ombre.
“Poche ciance. Tu bambolina ci sei d’ostacolo e non mi sei mai stata
simpatica. Perciò.. Tony?” Klaus richiamò l’attenzione del suo ibrido più
muscoloso e forte, che subito fece alcuni passi verso di lei con espressione a
dir poco minacciosa.
Briony rimase immobile pronta a combatterlo, ma la reazione
seguente di Elijah la destabilizzò. Aveva messo una mano sulla spalla della
fratello, non in una carezza ma in una forte presa come per far prevaricare un
ordine ben preciso:
“Richiamalo” mormorò duramente.
L’ibrido gli rivolse allora una smorfia. “Quale spreco. E dire che ti
credevo il fratello meno stupido degli altri. Fate quello che dovete!” L’ultimo
ordine era per gli ibridi che subito saltarono addosso a Briony.
Uno non fece molta strada perché Elijah lo bloccò fulmineamente
strappandogli il cuore con eleganza inquietante; il secondo stava per afferrare
il collo di Briony ma lei non gli badò molto perché tutta la sua
attenzione saettò verso Elijah che era stato appena colpito in viso proprio da
Klaus. Elijah si riprese subito e stava per servire al fratello la stessa
moneta, ma Briony scattò in
avanti come impazzita.
Spinse via con una gomitata l’ibrido che voleva attaccarla, con
una velocità impressionante deviò
il suo braccio che voleva ancora afferrarla, e si mise davanti a Elijah per
proteggerlo dai colpi pazzoidi del fratello.
Velocemente spinse via Klaus, strillandogli contro con abbia. “Lascialo
stare! E’ me che vuoi no? Prenditela con me allora”
Klaus sbattè le palpebre ovviamente stupito per quella reazione, ma
il primo a reagire fu Elijah:
“Briony.
Stanne fuori.” sibilò lui tagliente alle sue spalle e le diede uno strattone,
facendola arretrare di mezzo metro. Per poco lei non incespicò a terra ma per
fortuna ritrovò l’equilibrio in fretta, perché l'ibrido di prima si era mosso verso di lei per
attaccarla. Stava brandendo un paletto ma Briony gli bloccò il braccio prima che le perforasse il
petto: sentiva tra le mani un materiale strano, quasi della cenere.
Le venne in mente un terribile sospetto ma non fece in tempo a fare niente,
perché l’ibrido venne all'improvviso scaraventato a terra da Elijah. A causa
del colpo Briony cadde sulle ginocchia, l'Originario rimase immobile
davanti a lei.
I loro occhi si incontrarono, Briony finì per
aggrapparsi del tutto a quel nero profondo, smettendo così di respirare. Quelli
di Elijah invece erano distanti, glaciali, quasi non volessero a tutti i costi
legarsi a quelli di Briony. La
realtà si paralizzò in quell'istante.
Elijah però inabissò quelle emozioni nascenti, raggelandole subito.
"Ti avevo detto di andartene" ruggì lui e ritornando ad esercitare
l'attenzione sul fratello, il quale parlò:
"Elijah fatti da parte! Per una volta non voglio litigare con te, voglio
solo liberarmi della bambolina una volta per tutte."
"Non te lo consento" rispose Elijah in maniera così glaciale da
raggelare il vento. "E poi abbiamo altre faccende da sbrigare, é meglio
lasciar perdere"
Klaus fece un ghigno in risposta e chiamò Tony che seppe cosa fare. Briony lo vide arrivare verso di lei e subito si alzò pronta ad assestare i
suoi colpi. Un rumore pesante però la distrasse: Elijah si era mosso per
bloccare l'ibrido ma Klaus l'aveva fulmineamente immobilizzato contro un
albero, afferrandolo per il collo.
Briony tornò a badare a se stessa quando sentì gli artigli di
Tony lambirle il collo; subito lei si issò sulle sue spalle per farsi leva e lo
colpì allo stomaco con una ginocchiata. L'ibrido si piegò in due dal dolore ma
un rumore pesante fece distrarre ancora Briony: sicuramente Klaus e Elijah stavano lottando ma lei
non poté appurarsi come si erano messe le cose, che infatti si sentì prendere
le braccia da dietro e stringere dietro la schiena. Tony le piegò di
più gli arti all'indietro, mozzandole il fiato.
"Giù
le mani." il ringhio di Elijah era spaventoso, terrificante. Fece paura
persino a Briony che le sembrava di non avere più fiato, e intuì che
Elijah voleva avventarsi addosso sull'ibrido ma qualcosa glielo impediva.
Lei
tentò di calpestare Tony ma i tentavi non valsero per divincolarsi.
L'ordine
di Klaus sovrastò ogni cosa: "Uccidila Tony!"
"No!"
Briony credeva
di essere stata lei stessa a gridarlo per invocare pietà, e invece scoprì che
non era stato così. Anche se era in pericolo di morte, il cuore da mesi e mesi
non si era mai sentito più vivo come allora. Come se quel grido avesse
attraversato i meandri oscuri della sua anima come un raggio di luce.
All'improvviso
non sentì più quella presenza soffocante alla schiena, non sentì più nulla.
Quando si girò vide Elijah col cuore grondante di Tony in una mano, più in là
c'era Klaus a terra col collo spezzato, l'albero lì vicino sembrava essere
stato graffiato da belve feroci.
Lo
sguardo di Briony tornò a posarsi su Elijah che non smetteva un
attimo di fissarla con espressione confusa, sgomenta, quasi shockata per aver
"ucciso" suo fratello salvando così una persona la cui vita non
doveva valere più nulla per lui. Sembrava così esterrefatto da ciò che aveva
compiuto che impiegò parecchi secondi per riprendere il controllo e far tornare
a gelare le sue emozioni.
Elijah
buttò per terra il cuore e con nonchalance prese un fazzoletto dalla giacca per
pulirsi il sangue nelle mani: il gesto però nascondeva irritazione. Sembrava
infastidito per essersi dovuto sporcare le mani proprio per lei, dopo come
aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai più fatto
invischiare nelle sue faccende, e perché ormai quella vita non gli apparteneva
più quindi non doveva preoccuparsene. E invece….
Aveva
fatto tutto il contrario di ciò che si era promesso, aveva di nuovo calpestato
il suo onore e permesso alle sue emozioni di fuoriuscire dalla sua corazza. E
non doveva succedere.
Conscio
di quel pensiero, Elijah gettò seccamente il fazzoletto per terra, non
degnando Briony di uno sguardo. La ragazza traballò quando vide
Elijah gettarle il fazzoletto quasi ai suoi piedi, come per farle
pagare il fatto che lui aveva versato del sangue per difenderla anche se non
doveva farlo, e che di nuovo l'aveva salvata dai guai.
"Elijah.."
Ma
lui non la fece finire infatti l'afferrò in modo quasi brusco per il braccio,
costringendola a camminare. "Andiamo"
Briony gemette
per la sua presa ferrea ma cercò di non opporsi perché l'avrebbe irritato
ancora di più.
Camminarono
molto velocemente in mezzo all'oscurità, i passi di Elijah erano eleganti come
sempre ma i suoi gesti nascondevano rudezza. Briony aveva il respiro
accelerato a forza di cercare di stargli dietro e di non cadergli addosso.
Era
palese che Elijah fosse arrabbiato con lei, anche se il motivo era davvero
stupido. Invece di prendersela con se stesso per aver ucciso gli ibridi di
Klaus, se la prendeva con lei perché proprio per lei lo avevo fatto. E si era
quindi permesso di essere debole, nonostante tutto.
Il suo viso ora sembrava essere una maschera di affilata
freddezza, che andava a congelare tutte le sue emozioni di poco prima. Quasi quasi il suo umore tetro
calzava a pennello con i suoi vestiti.
<<
È il colmo >> pensò Briony visto che l'Originario non poteva
colpevolizzarla per qualcosa che lui stesso aveva fatto.
"Perché?"
la domanda le fuoriuscì improvvisamente, vinta da un desiderio che voleva
essere saziato.
Elijah
non diminuì il passo e nemmeno il viso cambiò, rimase lo stesso affilato e gelido,
e si ostinava a non guardarla.
"Perché
cosa?" ripetè lui in maniera disinteressata, ma una nota nella
voce le fece intuire che si stava davvero irritando. E il modo gelido in cui si
comportava era una maniera per farla desistere nel fargli domande scomode.
Briony si
inumidì le labbra e cercò di non far tremare la voce:
"Perché
mi hai difesa? Me la sarei cavata da sola"
L'oscurità
non le permetteva di vedere appieno l'espressione di Elijah che doveva essersi
raggelata ancor di più, ma fu certa di vedere le sue labbra piegarsi in un
sorriso che rivelava tutta la perfidia che sarebbe valsa per le sue parole
seguenti:
"Vedila
così: sarebbe troppo facile per te. Se ti accadesse qualcosa quel senso di
soffocamento che so che senti ogni volta che mi vedi, sparirebbe. Non
chiederesti niente di meglio vero? Far sparire tutta la sofferenza e i sensi di
colpa in un colpo solo. Ma non te lo permetterò, non te la caverai così
facilmente"
Quella
minaccia perfida e agghiacciante le arrivò fin dentro al petto, causandole
un'ennesima lacerazione. Ma non si sorprese più di tanto per quelle parole,
cosa poteva aspettarsi da Elijah Mikaelson in fondo? Lui non avrebbe
mai ammesso di aver fatto riemergere le sue antiche debolezze, anche solo per
un attimo, allo scopo di proteggerla. Non l'avrebbe mai ammesso, perché sarebbe
stato come rinnegare ciò che aveva fatto di se stesso per quei 5 lunghi mesi.
Il
fatto però che lui volesse augurarle un'esistenza di dolore la ferì. Cos'era,
una vendetta? Un modo per ripagarla con la sua stessa moneta? Causarle un
dolore intenso, starla a guardare mentre soffriva, così in questo modo crudele
avrebbe lenito e annullato il suo di dolore che lei gli aveva procurato?
"Credevo
di esserti del tutto indifferente, adesso ti vuoi vendicare?" domandò con
una nota allusiva sapendo di infastidirlo con quella cruda verità.
Infatti
questa volta le sue parole andarono a segno, scavando quella corazza di
ghiaccio. Quella nuova e vera realtà, detta poi con le parole di Briony, finì
per irritare Elijah ancor di più. Il fastidio era trasparente nel modo in cui
si bloccò e la fece fermare.
Ogni
tipo di emozione tuttavia venne crudelmente raggelata per non permettere più a
se stesso di perdere il controllo o mostrare debolezze che detestava. Una nuova
verità venne scandita dalle sue parole glaciali:
"Infatti
non m'importa nulla di ciò che pensi o provi. Sei stata tu a farmi la domanda e
io ti ho risposto, se sapevi che non ti sarebbe piaciuta la risposta
non dovevi neanche parlarmi allora"
La
stizza era evidente sotto gli strati di ghiaccio e non le permise di parlargli
ancora perché ripresero a camminare. Elijah chiuse lì la questione, ma i suoi
modi bruschi si erano amplificati infatti non c'era un attimo in cui lei non
rischiasse di inciampare.
Anche Briony allora
si infastidì e cercò di divincolarsi dalla sua presa.
"Mollami.
Ti sarò più utile se non mi porti in giro come una palla al piede"
Elijah
non diminuì per nulla il corso dei passi né la presa sul suo braccio.
"Tu
non mi sei utile affatto." rispose lui agghiacciante senza nemmeno a
provare a risultare ironico. Ce la metteva tutta per buttarle addosso la sua
freddezza e seppellirla sotto brandelli di ghiaccio.
Briony pensò
davvero che pur di dimostrarle quanto lei non valesse più nulla per lui e per
mostrarle tutta la sua glacialità ancora intatta, l'avrebbe lasciata lì a
morire in mezzo a quella jungla, senza nemmeno voltarsi indietro.
Come
se le avesse letto nel pensiero, Elijah si bloccò all'improvviso e guardò un
punto nella foresta in cui non doveva esserci niente. Briony stava per
chiedergli se c'era qualcosa che non andava, ma lui non la badò neppure che
infatti la liberò dalla sua presa e corse a velocità soprannaturale verso il
punto in cui poco prima stava osservando.
Briony rimase
immobile, perplessa per qualche secondo perché credette davvero che
lui l'avesse abbandonata lì come una stupida, lasciandola da sola al suo
destino.
Stava
per mandarlo telepaticamente al diavolo, quando sentì dei rumori provenire
dallo stesso punto in cui era sparito: grida.
Briony spalancò
gli occhi e senza perdere tempo corse in quello stesso punto: sicuramente
Elijah aveva captato la presenza di alcuni cacciatori ed era corso per
stanarli. Briony aveva il cuore a mille per il pensiero che quei
bastardi potessero fare del male a Elijah.
Corse,
corse finché non intravide l'Originario in lontananza mietere le sue vittime
con eleganza inquietante; sembrava non avesse alcun bisogno di aiuto
ma Briony di sottecchi vide un uomo appostato dietro a un albero e
con una balestra lungo il braccio.
Briony prese
una pietra per terra e si avvicinò all'uomo, silenziosa come un'ombra proprio
come le aveva insegnato Chuck, e con forza colpì l'uomo da dietro alla
nuca. Questi cadde a terra senza un lamento, del sangue denso gli fuoriusciva
dal cranio. La ragazza allora credette davvero di averlo ucciso ma
stranamente non provò alcun rammarico per quella vita spezzata, solo una grande
furia per quegli uomini che volevano invece spezzare le vite delle persone che
amava. Non poteva permettersi di sbagliare se non voleva perdere tutto.
Buttò
per terra la pietra e si accorse che Elijah stava camminando lentamente verso
di lei: i passi erano calmi, il volto freddo e inespressivo come se non avesse
appena ucciso una decina di persone.
"Non
ti avevo detto di restare dov'eri?" domandò in tono monocorde, fissandola
con condiscendenza.
Briony grugnì
per quel suo comportamento odioso:
"Veramente
non mi hai detto nulla, te ne sei andato e basta"
Elijah
rimase un pò a fissarla con lo stesso sguardo di prima, poi girò
noncurante il viso, ricominciando a camminare.
Non
mostrò nulla: non la guardò per sincerarsi delle sue condizioni, non le diede
più la benché minima attenzione, né la ringraziò per essere corsa in suo aiuto.
Ghiaccio più infrangibile di così non si poteva, se desiderava mortificarla o
ferirla ci stava ben riuscendo.
La
delusione si fece largo in lei, esplose come una miccia e fece breccia come
acido sulla pelle. Non avrebbe mai abbattuto la barriera che Elijah aveva retto
dinanzi a lei e che le pesava come un macigno sul cuore.
Fu
davvero tentata di girarsi e andarsene, lasciare che il destino facesse il suo
corso e smettere di logorarsi per una battaglia che lei non poteva vincere.
Il
vento in quel momento passò più forte tra loro e sembrò quasi sussurrarle
queste parole: Ti ho dato tutto l'amore che avevo, perfino quello che
non sapevo di avere.
Briony allora
ritornò a guardare nel punto in cui Elijah stava per scomparire nell'oscurità.
Giurò allora a se stessa che non l'avrebbe fatto scomparire in un'altra
oscurità ancora più fitta e penetrante.
Camminò
velocemente verso Elijah fino ad affiancarsi a lui. Il vampiro non si scompose,
teneva sempre dritto lo sguardo davanti a sé.
Briony lasciò
che il silenzio occupasse quel vuoto che entrambi avevano, ma poi disse:
"Vuoi
che resti con te?" mormorò titubante abbassando lo sguardo.
Ma
anche così captò i movimenti di Elijah: aveva girato il volto verso di lei,
continuava a camminare col suo solito passo elegante, e il suo sguardo sembrava
penetrarla come qualcosa che inevitabilmente ti entra nella pelle.
"Non
si sa mai. Non mi fido di nessuno" replicò lui come se volesse tenerla
d’occhio.
Ma
ancora non capiva che lei non avrebbe mai permesso che quei cacciatori lo
toccassero? Non capiva quanto lei aveva rischiato per tornare da lui?
O
forse dal modo in cui Elijah la penetrava con lo sguardo sembrava arrivare fino
ai suoi occhi e scorgerci ancora quel riflesso rossastro sulla pupilla. Erano
lontani, quasi scomparsi, i ricordi di quella giornata all’Hotel a Boston, e
forse lui in quel rosso vedeva un chiaro segno che lei non fosse più quella di
prima, o che non ne era valsa la pena lottare e torturarsi in quel modo per
arrivare in quel punto in cui le loro vite erano inconciliabili.
"E
se oserai fare qualche mossa falsa... sappi che non mi tratterrò solo perché
abbiamo avuto una storia, Miss Forbes.” l’avvertì lui con voce
impassibile, senza nemmeno provare a risultare un po’ ironico e ammorbidire
quelle parole, che si schiantarono su di lei come un macigno che ti cade dritto
in testa.
L’avvertimento sembrava quasi un insulto. Chissà di cosa la pensava fosse
capace di fare. Sembrava davvero così potente? Così meschina?
Quando Briony fu sul punto di mandarlo all’inferno, una vocina
interiore la fermò e sembrò risponderle a quegli interrogativi nascosti: certo
che sì, ai suoi occhi lo era. Solo lei era in grado di far riaffiorare antiche
debolezze che lui detestava riprovare e che in quei periodi di vita erano solo
una perdita di tempo sprecata. Costituiva un pericolo troppo grande per
quell'armatura che non doveva essere mai più abbattuta.
E lui già una volta aveva assaporato, malauguratamente, la sua potenza
quando il cuore gli si era strappato pezzo per pezzo. Non glielo avrebbe
permesso un’altra volta.
Briony deglutì
e volle a tutti i costi scacciare quel peso che avevo deciso di stringerle il
cuore per sempre: cercò di avvicinarsi di più a lui per parlargli ma i
movimenti successivi di Elijah la distrassero dai suoi intenti. L’Originario si
immobilizzò tutto ad un tratto e teneva lo sguardo dritto davanti a sé.
Briony guardò
nella sua stessa traiettoria e vide una figura non molto lontana da loro.
Willas.
Era
comodamente appoggiato alla corteccia di un albero, le braccia serrate al
petto, e un’espressione sul viso tranquillissima come se non avesse davanti un
Originario temibile ma una piccola bestiola.
“E’
da un po’ che vi aspetto” disse con un sorrisino audace, fissando
poi Briony con sguardo inequivocabile: sapeva che lei non si sarebbe
stata buona e che sarebbe corsa da Elijah. E ora gliela avrebbe fatta pagare
cara.
Briony rimase
immobile, tenendo i pugni chiusi mentre Elijah fece un passo in avanti. Non
mostrava la benché minima emozione nel suo sguardo di ghiaccio.
“Tra
poco desiderai di voler aver avuto più tempo, perché la morte arriva in fretta
e non tarda mai” Quelle semplici, fredde, parole sembrarono raggelare
l’ambiente che faceva da cornice a quella scena.
Willas a
suo credito non mostrò la benché minima paura per quella minaccia di morte;
rimase fermo a sostenere lo sguardo diabolico del vampiro.
“Ti
consiglio di fare le tue ultime preghiere. Non permetterò a te o a chiunque
altro di danneggiare ancora la mia famiglia” Questa volta la minaccia di Elijah
fu più cruda e glaciale, tanto che a Briony le si rizzarono i peli
sul braccio.
Lei
rimaneva ad osservare la scena, cercando di restare razionale e di pensare al
modo migliore per avvantaggiare Elijah contro Will.
Il
cacciatore questa volta uscì dalla sua tranquillità ghignosa e si scollò
dall’albero, fissando Elijah con un vero sguardo d’odio: “Famiglia?” Ripetè quella
parola come se fosse un insulto. “Voi mostri non sapete neanche cosa vuol dire
essere una famiglia” Le sue parole erano acide, ricolme di disprezzo. I suoi
occhi rossi dardeggiavano.
Elijah
a suo dire non si scompose né mostrò il benché minimo tentennamento mentre si
cibava del silenzio prima di trasformarsi in un vero predatore: “Perché tu sì
invece?”
Questa
volta Willas perse completamente il controllo e in uno slancio saltò
addosso al vampiro. Elijah lo deviò con eleganza, non ricevendo neanche un
graffio. Will ruggì per quel colpo mancato e si apprestò ad avventarsi di nuovo
su di lui come un toro impazzito.
Ma
durante la semi lotta di poco prima, Will aveva finito per dare la schiena
a Briony che subito si avventò su di lui per impedirgli di
avvicinarsi a Elijah. “Lascialo stare” gli sibilò lei a bassa voce, tentando di
strozzarlo da dietro.
Il
cacciatore però si liberò subito della sua presa, le diede una gomitata che le
finì dritta nel naso e Briony incespicò a terra sentendo il sapore
del sangue sulle labbra.
Poi
fu tutto troppo veloce: Elijah si muoveva così velocemente che era impossibile
sfocare bene l’immagine. Anche Will sembrava tenere il suo passo, e ogni volta
che finiva per avventarsi contro il vampiro alle orecchie
di Briony suonava come un rumore di rocce che si spaccavano.
La
ragazza tentò di alzarsi in piedi e di inquadrare meglio che poteva lo saettare
delle figure che lottavano e si contrapponevano tra loro. Ma qualcos’altro
attirò la sua attenzione in mezzo a tutta quell’oscurità: un altro uomo,
appostato dietro a un albero.
Non
appena lo vide muoversi in direzione delle spalle di
Elijah, Briony lo anticipò e gli si avventò contro. Credeva di aver
gridato ma riusciva solo a pensare di fermare quell’uomo, anche ucciderlo se
necessario. Una fiamma di rabbia le esplose nel petto, un ringhio rabbioso le
uscì dalle labbra pensando che quell’uomo volesse uccidere il vampiro che
amava.
Il
cacciatore era sotto di lei e cercava di scrollarsela di dosso: impugnava un
pugnale nella mano ma Briony riuscì a farglielo mollare, finendo per
rompergli il polso. L’uomo gridò anche quando lei gli conficcò il pugnale
all’altezza della clavicola. Il sangue finì per sporcare anche le sue
mani, Briony sentiva il cuore battere in maniera sfrenata, sudava
anche si sentiva raggelare, il respiro era accelerato.
Improvvisamente
un grido agghiacciante le fermò il cuore.
Briony alzò la testa di scatto, mentre quel suono orribile si
era espanso nel vento attorno a loro, sembrava riecheggiare tra i rami degli
alberi, finendo poi per pervadere la sua mente in cui quell’eco si ripeté
in una sinfonia di dolore acuto.
Elijah.
Il cuore le si era davvero fermato quando le era giunto quel grido terribile,
che andava a rinfoderare lo stesso panico che aveva sentito quando aveva visto
Klaus uccidere Elijah sotto i suoi occhi molto tempo prima.
Ma questa volta quel panico la paralizzò fino a congelarla in modo tale da
non sentire più il suo stesso corpo, come se nemmeno esistesse. Non riusciva a
muovere le mani perché non sembravano neanche attaccate al suo braccio, non
riusciva a gridare perché il grido si era bloccato in gola finendo per privarla
del respiro e dell’uso della parola.
Riusciva solo a guardare la scena orribile che aveva davanti, continuando a
ripetersi che era solo frutto di un incubo e che come tutti gli incubi presto
sarebbe svanito. Ma l’unica cosa che poi svanì fu la cecità dei sensi:
finalmente il cuore riprese a battere, ma solo per darle il tormento di
respirare così a fatica da farle male il petto per lo sforzo; tutte le sue ossa
tremarono e si sfasciarono a quella vista orribile davanti a lei.
Elijah era finito contro un albero, il viso abbassato era una maschera di
dolore e sorpresa mentre guardava uno strano pugnale che gli avevano conficcato
nel ventre, e del sangue bagnava la terra sotto il suo corpo.
Willas era lontano da lui di qualche metro e lo guardava con
ripugnanza mista gioia per come l’Originario soffriva. Elijah si portò la mano
al pugnale come se volessero toglierselo, ma ogni volta che la mano sfiorava il
manico sembrava ardere come a
contatto col fuoco, e il vampiro così grugniva per sopportare quel dolore
acuto. Alla fine riusciva solo a tenersi contro l’albero con una mano mentre le
ginocchia stavano per cedere, e il sangue continuava a dilagare ai suoi piedi
come se si stesse dissanguando.
Il panico questa volta arrecò una rabbia incontenibile dentro Briony:
vedere Elijah in quello stato, vederlo accasciarsi sulle ginocchia e gemere di
dolore, la fece come esplodere lacerando via ogni ragionevolezza e ogni
pensiero di paura.
Ogni sua mossa si tramutò in rabbia mentre scattava in piedi per farla a
pagare a Willas.
Lui si era perfino dimenticato di lei come se non la ritenesse un ostacolo
pericoloso, ma alla fine fu preso alla sprovvista quando si sentì cadere di
faccia: Briony gli era saltata
letteralmente addosso con un ringhio, le sue unghie cercavano di penetrare
nella schiena dell’uomo per ferirlo, le braccia si strinsero attorno al suo
collo per soffocarlo.
Will però dopo quell’attimo di sorpresa si liberò della ragazza come se
fosse un moscerino, e le diede una testata all’indietro facendola scivolare via
di lui. Briony si rizzò a sedere pronta ad affrontarlo di nuovo, ma solo allora si rese
conto di quanto la sua affermazione di ore prima fosse esatta: una piccola
formica che vuole combattere l’incredibile Hulk.
Ed era così: ogni volta che cercava di colpire Willas,
lui le assestava il doppio mozzandole il fiato. Il calcio che le diede allo
stomaco la piegò in due a terra, facendola urlare. Poco dopo Will l’afferrò per
il collo allo scopo di stritolarla; Briony tentò di rizzarsi sulla schiena e di dargli dei colpi
sul petto ma non valevano niente contro quel masso di rocce. Il respiro le
venne meno tutto ad un tratto.
“Non toccarla”
Quel sibilo lento, soffocato dall’agonia del male fisico, fece distrarre i
due che smisero di lottare. Briony fu completamente sopraffatta dal rantolo sordo e
terrificante che emise Elijah, ne fu così devastata che le parve di non sentire
più il proprio dolore fisico ma solo quello di Elijah che bruciava così forte
nella sua anima e a stento lo sopportava.
Willas dopo le parole di Elijah lasciò andare Briony con uno scrollone e si mise davanti all'Originario con
un ghigno diabolico. Elijah cercava di tenersi dignitosamente in piedi contro
l’albero, e tenne su di lui uno sguardo durissimo anche se era difficile non
mostrare l’agonia che gli provocava quel pugnale strano conficcato nello
stomaco.
“Vuoi morire prima tu? Ti accontento”
Alla minaccia plateale di Willas si sovrappose un grido di dolore soffocato:
“NO!”
Anche se sapeva che non poteva niente contro di lui, che forse sarebbe
morta, Briony si drizzò in piedi e attaccò di nuovo Willas con tutta la forza che aveva.
Lui si preparò per darle un calcio ma lei riuscì a deviare il colpo e gli
prese il piede, facendolo finalmente precipitare a terra. In preda a una furia
omicida, Briony gli si mise sopra e gli diede un sonoro schiaffo; cercò poi di renderlo
debole a causa del potere oscuro che albergava in lei.
Ma quando la scintilla esplose dentro di lei non ci fu nulla: Willas non incominciò a tossire sangue né ad avere spasmi di dolore. Nulla dei
soliti sintomi. Capendo a cosa era dovuta quella sua reticenza, Willas scoppiò a ridere:
“Quel potere non può far niente contro quelli come te. Non darti tanta pena
ad usarlo visto che è inutile” esclamò lui dandole subito dopo una bella
testata da farle andare la testa sottosopra. Briony ebbe
le vertigini e capitolò a terra senza; Willas si alzò e l’afferrò per il collo,
tendendo un pugno puntato dritto verso di lei. Briony stava per gridare ma un angelo, o forse un demonio, la
salvò.
Elijah era spuntato all’improvviso verso di loro e impedì a Willas di farle ancora del male: nonostante continuasse a sanguinare e il viso
fosse una maschera di agonia, lui riuscì ad allontanare il cacciatore e a
gettarlo a terra con furia omicida.
La mano dell’Originario era avvinghiata al pugnale che gli lambiva ancora
perfidamente lo stomaco, come se volesse strappare via la lama ma non ci
riusciva inspiegabilmente. Lo sguardo però rivelava tutta la sua ira che non
aveva nulla di umano.
“Non mi piace quando qualcuno non obbedisce a ciò che dico” sibilò lui
spietato rivolgendosi a Willas, che si stava drizzando da terra.
Briony rimaneva immobile, col volto tremante e tutte le forze
intorpidite. Il cuore battè impazzito,
impedendole di formulare dei respiri alterni. Cercava di alzarsi da terra ma le
gambe sembravano essersi paralizzate dal panico e dallo shock. Provò a
guardarsi intorno per trovare una qualsiasi arma che potesse aiutare Elijah.
“Minaccia pure quanto vuoi visto che da morto non potrai più farlo” replicò
Will sfidandolo senza paura.
Elijah non aspettò questa volta e si avventò istintivamente sul cacciatore,
sbattendolo contro un albero. Willas cozzò con la testa ma cercò di far leva sul pugnale
per indebolire il vampiro; Elijah grugnì per il dolore ma non emise neanche un
lamento mentre le ginocchia cedevano. Cercò con tutte le sue forze di tenere
ben salda la presa sul collo del cacciatore ma quando Willas esplose il suo potere su di lui, Elijah questa volta
si accasciò a terra tenendosi forte la testa. Dalla bocca fuoriuscivano grida
agghiaccianti che non volevano finire.
Willas si liberò dalla sua presa con un ghigno malefico in
volto, convinto di aver già vinto, ma anche lui si lasciò strappare un grido
quando sentì una lama penetrargli un angolo del collo. Briony era saettata veloce come una vipera al suo fianco
destro senza farsi notare, e con tutta la ferocia che aveva intrappolata in
corpo gli aveva sferrato un colpo, grazie al pugnale che il cacciatore di poco
prima aveva usato contro di lei.
Dalla ferita che gli inflisse in un vena del collo, sgorgò un’infinità di
sangue denso che Willas cercò di tamponare, invano. Il cacciatore grugnì per
il dolore e cercò di darle uno schiaffo, ma Briony evitò la sua mano e con un altro ringhio lo accoltellò
al petto, infilzandolo in profondità.
Willas gridò per il dolore ma inaspettatamente ebbe la forza
di spintonare via Briony, di
togliersi il pugnale dal petto e di serrarlo con forza fra le dita
insanguinate. Lo sguardo sembrava quello di un demonio impazzito.
Elijah era a terra in una pozza di sangue, i suoi occhi scavati
continuavano a fissare Briony come se ci fosse soltanto lei in quella foresta.
Cercava di alzarsi il più rapidamente possibile, ma le sue ossa sembravano
scricchiolare ad ogni movimento.
Willas ormai non gli badava più, tanto preso dalla sua
vendetta:
“Schifosa bastarda. Avrei dovuto farti fuori molto prima, ma rimedierò
adesso” Del sangue gli fuoriusciva dalle labbra mentre parlava ma sembrò non
badarci molto. Fece due passi in avanti, più veloce che poteva, brandendo il
pugnale in alto.
Briony spaventata cercò di indietreggiare, ma non ne ebbe
bisogno. Conscio del pericolo, Elijah aveva sfidato la sua stessa debolezza
precaria e si era alzato
fulmineamente, rompendo il collo del cacciatore.
Non era definitivamente morto, ma almeno si sarebbe stato buono per un po’.
Scese il silenzio.
Il vento aveva smesso di strillare fra l’erba, e l’unico rumore che Briony sentiva era quello del proprio respiro accelerato a causa della lotta, e
quello del proprio cuore che batteva impazzito quando incrociò lo sguardo grave
di Elijah, che cercava di soffocare il dolore che sicuramente pativa.
E poi l’ultima cosa che lei sentì fu il cuore fermarsi di nuovo quando vide
Elijah accasciarsi a terra con un gemito di agonia.
Briony sgranò gli occhi, ingoiò il grido che stava per
fuoriuscire e che avrebbe devastato ogni cosa, e corse verso di lui col respiro
affrettato.
Continuava a ripetere il suo nome, nient’altro che il suo nome, come se
stesse mormorando delle preghiere o semplicemente perché aveva bisogno di
sentire quel nome che il cuore evocava in ogni ora della sua esistenza. Lo
chiamò di nuovo mentre cercava di issarlo contro l’albero per fargli almeno
tenere il busto dritto.
Elijah sembrò rispondere alle sue preghiere e aprì gli occhi, scavati come
mai prima d’ora. Il respiro era pesante, la pelle mortalmente pallida, e
guardava Briony con sguardo spento.
La ragazza cercò di allontanare la disperazione che sentiva, ma era
impossibile vedendo Elijah in quello stato: come se quelle ferite bruciassero
anche su di lei solo perché era lui a sopportarne il dolore, ma in lei era
aggiunta anche l’angoscia di non poter far nulla per curarlo.
Si portò la mano alla bocca, cercando di non piangere, mentre osservava il
pugnale ancora conficcato nel ventre del vampiro e che lo sfibrava di tutte le
energie. Cercando di non fargli ulteriore male, afferrò l’impugnatura e
estrasse la lama il più velocemente possibile.
Elijah serrò le labbra ma non emise alcun gemito di sofferenza. D’altronde
lui teneva tutto dentro, non si sarebbe mai abbassato a gridare per il dolore
di fronte a qualcuno. Cercava come sempre di controllarsi, dannato lui.
Briony cercò di tamponare la profonda ferita ma sembrava
impossibile perché il sangue continuava a dilagare come in un’emorragia.
Dannato pugnale magico. Un’ansia primordiale le aspirò l’aria che cercava
disperatamente di ingoiare, pur di rimanere calma.
Briony si asciugò malamente le lacrime che volevano
fuoriuscire, poi si strappò un lembo della maglia per fare da tampone al sangue.
Elijah improvvisamente la bloccò per un polso, tirandola via.
“Lascia stare” disse freddamente, cercando di tirarsi sù.
La mano era adagiata sulla ferita al ventre mentre con l’altra faceva leva per
alzarsi contro l’albero.
“Non puoi muoverti, devi riposare!” ribattè Briony decisa cercando di fermarlo, ma lo sguardo di Elijah, che si voltò verso
di lei, come al solito ebbe il potere di incuterle dei brividi gelidi di paura.
“So benissimo cosa devo fare. E poi sto bene, non c’è bisogno che tu mi
aiuti” replicò lui gelido e nascondendo perfettamente la sofferenza che doveva
ancora sentire. Senza darle il tempo di replicare, Elijah allontanò lo sguardo
da lei e cominciò a muoversi, tenendo sempre la mano sulla ferita.
<< Il solito orgoglioso >> Pensò lei mentre lo vedeva camminare
più debolmente di prima.
Alcuni ciuffi gli ricadevano disordinatamente lungo la fronte, la mano
sulla ferita si sporcò presto di rosso.
Briony lo raggiunse a falcate e gli mise un braccio attorno
al fianco:
“Appoggiati a me almeno” disse cercando di sorreggerlo. Elijah tuttavia si
ritirò con sguardo distaccato:
“In vita mia non mi sono mai appoggiato a nessuno e non incomincerò adesso”
rispose serio e implacabile, avanzando di più
per privarsi di qualunque aiuto da parte sua.
Briony ebbe sul serio voglia di urlargli addosso ma sapeva
che non sarebbe valso a niente. Lo raggiunse in fretta cercando di non
inciampare e, incurante dei suoi avvertimenti, cinse delicatamente la schiena
di Elijah mentre con l'altro braccio lo aiutò a tamponare la ferita,
mettendogli quindi la mano sulla sua.
Elijah si irrigidì all'istante come se il tocco di Briony gli avesse fatto più male della lama che gli aveva penetrato la carne.
Si voltò fulmineamente verso di lei e Briony sentì che
il suo sguardo la inchiodava terribilmente, fino a fulminarla. Cercò
comunque di far finta di nulla e continuò testardamente a sorreggerlo.
Contro le sue aspettative, Elijah non fece
nulla per scansarla via sebbene lo sguardo fosse ovviamente stizzito.
Incredibilmente la lasciò fare e tornò a guardare dritto davanti a sé lungo il
cammino. La mano che era sotto quella di Briony però venne allontanata con freddezza; lei di
conseguenza abbassò lo sguardo con le guance in fiamme per aver osato sperare
troppo. Elijah ormai non la fissava più e si era inoltrato nel suo silenzio.
Dopo un po’ di cammino l'Originario si fermò ad un albero per
riprendere le forze e guardarsi attorno per captare altre presenze poco
gradite. Il viso era sempre pallido, il busto lievemente inclinato mentre Briony continuava a stare al suo fianco col fiato corto. Si
morse il labbro per ciò che voleva fare.
La sua mano indugiò di più sulla ferita e azzardò nel tentare di alzargli
la camicia per esaminarla più a fondo. Come da prognostico, ovviamente Elijah
non la prese bene infatti con un gesto di stizza le allontanò la mano prima che
gli toccasse la pelle.
"No" sibilò lui guardandola ma non vedendola davvero.
Briony si sentì mortificare sotto il suo volto di ghiaccio e
si allontanò di poco con sguardo deluso.
L'espressione di Elijah allora cambiò quando si accorse della sua.
Rendendosi conto di non essere stato educato, cercò di rimediare anche se con
una bugia bella e buona.
"Non devi preoccuparti, sto bene"
Briony sviò lo sguardo fingendo di crederci, tanto lui non le
avrebbe mai permesso di sbugiardarlo. Si vedeva lontano un miglio che non era
in forze, aveva bisogno di sangue visto che ne aveva perso troppo ma sapendo
che lei non glielo avrebbe mai potuto offrire, Briony finì per intristirsi ancor di più.
Con la coda dell'occhio scorse un movimento strano di Elijah: stava
allungando una mano verso il suo viso, e lei più che altro confusa si spostò
per quel gesto che non si aspettava.
Lui rimase rigido per il suo rifiuto, ma poi allungò ancora la mano per
sfiorarle la fronte. Non appena Briony sentì le sue dita fredde sfiorarle la pelle, una
fiamma dentro di lei divampò come in un incendio. Non riusciva a slegarsi dallo
sguardo penetrante di Elijah, il cuore sembrava buttarsi di sua spontanea
volontà in un precipizio da cui era arduo risalire per l’elettricità folle che
quel gesto le scatenò.
“Avevi del sangue” mormorò Elijah finendo di pulirle delicatamente la
fronte e continuando a guardarla negli occhi per un momento indefinito. A
quelle parole seguì poi un lungo silenzio, rotto unicamente da sprazzi di vento
che ricominciava a soffiare tra loro.
Ma lei sembrava non sentirlo, si era talmente persa in quello sguardo che
le parve di non sentire più nulla.
Fu Elijah ad allontanare di nuovo il viso, permettendole così di sradicarsi
da quell’incantesimo in cui sembrava essere caduta, e il ritorno alla realtà fu
come al solito deludente. Era impossibile salvarsi, quello sguardo era come
veleno perché le entrava sempre sotto la pelle e irrazionalmente non ne poteva
più fare a meno.
Briony deglutì e tornò a tamponargli bene la ferita mentre
lui si sedeva piano contro l'albero per riprendere fiato. Le folate di vento si
facevano più insistenti e forti: anche se l’autunno era già passato da un
pezzo, comunque in mezzo a quella foresta maledetta faceva un freddo cane. Le
temperature erano più rigide del solito, e di certo non l’aiutava il fatto che
si fosse strappata la maglietta e così il vento le sembrava che soffiasse con
più forza sopra la pelle scoperta.
Briony si strinse nelle spalle e un insano istinto la spinse
ad avvicinarsi di più a Elijah: la mano sulla sua ferita quasi lo cingeva in un
abbraccio, la testa si adagiò mollemente contro la sua spalla. Respiri
ghiacciati le fuoriuscirono dalle labbra mentre socchiuse gli occhi.
“Non dovresti stare tanto vicino a me se tremi così dal freddo”
Le parole fredde di Elijah la scossero da quel sonno improvviso: non si era
accorta che le ginocchia si erano leggermente piegate, seguendo così la
posizione di Elijah, mentre lo sguardo pallido di lui era sempre rivolto in un
punto nella foresta, come se apparentemente fosse disinteressato dalla
situazione.
Ritornando alle sue parole Briony si morse imbarazzata il labbro; effettivamente era
vero visto che il corpo di Elijah era come sempre ghiacciato e lei tremava a
dismisura per il freddo. Ma nonostante tutto, più si sentiva vicina a Elijah
più quella fiamma nel petto si espandeva fino a riscaldarla.
Briony tentennò nelle sue mosse seguenti perché il viso
lontano di Elijah era indecifrabile, ma aveva notato con sorpresa che
l’Originario non si era affatto irrigidito come le altre volte quando lei gli
si era avvicinata troppo. L’aveva lasciata fare, pur rimanendo di ghiaccio e
non ricambiando il gesto, ma comunque l’aveva lasciata fare.
“Non importa” bisbigliò lei adagiando ancora il viso sopra la sua spalla.
Gli occhi erano leggermente socchiusi ma vedevano benissimo come la sua mano si
alzava dalla ferita di Elijah, finendo sopra il suo petto. Il sangue di lui
aveva smesso di fuoriuscire per fortuna, la mano era sporca di rosso ma non le
importava mentre la alzava sempre di più lungo il suo petto, con delicata
lentezza.
Ovviamente chi sapeva padroneggiare meglio il proprio autocontrollo era
Elijah, che non appena sentì il tocco di Briony estendersi
sul suo petto, si irrigidì come se il respiro gli si fosse bloccato, e facendo
finta di nulla provò a drizzarsi sulla schiena e si scrollò dall’albero. Briony fu costretta a lasciarlo mentre anche lei si drizzava
sulle ginocchia, consapevole che dovevano riprendere il cammino.
Anche se ormai si doveva essere già tutto sistemato… era
passato molto tempo, sicuramente i fratelli di Elijah aveva già rintracciato
gli altri cacciatori e trovato l’albero di quercia bianca. L’oscurità si era
fatta meno fitta, il vento più sereno.
“Ti senti meglio?” gli domandò lei cercando di fissare Elijah in viso anche
se in quel momento lui scrutava l’oscurità.
Lo vide assentire anche se era ancora pallido e debole. Poi Elijah si voltò
verso di lei, questa volta la penombra gli coprì metà viso.
“E tu?” le chiese.
Briony sbattè le palpebre visto che proprio lui le stava chiedendo
come stava. Notando la sua sorpresa, Elijah sorrise freddamente: “Non sono così
infimo Briony dal
disinteressarmi della tua salute dopo ciò che hai fatto”
Sembrò averle fatto un complimento, ma comunque si sentì ferire ugualmente.
“Cosa credevi? Che ti avrei lasciato solo?”
Lo guardò serrare la mascella, gli occhi incupirsi di più, come per
trattenere le emozioni dure che quelle poche e semplici parole gli avevano
procurato. Elijah allontanò di nuovo lo sguardo, ma ormai Briony aveva intuito cosa ci fosse dietro la sua freddezza.. I lontani ricordi
che ancora non erano scomparsi nella sua anima.
Certo che lei lo aveva lasciato solo, lo aveva abbandonato nel peggiore dei
modi..
Abbassò colpevolmente lo sguardo, sentendo una lacrima pizzicarle un
occhio.
“Mi dispiace..”
Lui però la scavalcò subito:
“Non mi pare il momento adatto per parlarne” rispose glaciale, evitando
qualsiasi ritorno sull’argomento.
Briony si arrese e si portò in avanti per continuare a
camminare. Non potevano starsene lì, chissà se Willas si era già ripreso.. in caso positivo, era meglio non
perdersi nelle chiacchiere.
Elijah rifiutò con un gesto della mano di ripoggiarsi ancora
a lei e continuarono a camminare: la ferita ormai non gli doleva più come
prima, e il respiro si era fatto più regolare.
Briony però ad un tratto pensò che Elijah non volesse più il
suo aiuto, o che si fosse allontanato apposta, per non essere tentato dal suo
sangue.. doveva essere difficile per lui trattenersi in una situazione simile e
impedire a se stesso di fare mosse avventate.
Provò allora una profonda tristezza per il vampiro a causa di ciò che
doveva sopportare a causa sua. Forse davvero gli stava dannando la vita ed era
meglio che lei non ci fosse… ma più ci pensava, più Briony si sentiva strangolare fino a morire dentro.
Decise di lasciare da parte quei pensieri almeno per quella sera, e guardò
il terreno per vedere dove metteva i piedi in mezzo a tutto quel buio.
Improvvisamente l’Originario si bloccò e la chiamò con uno strano tono. Briony alzò perplessa il viso verso di lui e vide il pugno di
Elijah volare verso il suo viso; lei d'istinto chiuse gli occhi
pensando che fosse impazzito.
Un
suono potente risuonò a pochi centimetri dalla sua testa, qualcosa si era
accasciato a terra dietro di lei e quando finalmente riaprì gli occhi,
abbattendo la paura, vide dietro di lei un uomo a terra col volto
insanguinato.
Prima
che potesse emettere parola, Elijah le fece fare una giravolta su se stessa e
la fece arretrare dietro di lui. Disgraziatamente non si era accorta che altri
cacciatori li avevano accerchiati, a prima vista alcuni non li conosceva, forse
erano uomini di quel pazzo di Young.
Ma
non le importò perché l’unica cosa a cui pensava era difendere Elijah, che si
era già indebolito troppo e anche se faceva finta di poter affrontare ogni
situazione da solo, certe volte aveva bisogno d’aiuto. E quella era una delle
volte. Anche se si ostinava a farla stare dietro di lui e a non chiedere
sostegno.
Così
senza perdere tempo, Briony si catapultò sul cacciatore che era più
vicino a lei; quando gli diede un calcio dritto in fronte con una mossa da
maestro, lo riconobbe: era uno degli amici di suo padre, quello che stava dalla
schiera degli antipatici. Non ebbe quindi alcun tentennamento mentre gli servì
il doppio, che lo fece cozzare dritto contro un albero.
“Tu..
che ne hai fatto di tuo padre?” borbottò lui col volto insanguinato.
“Dorme
all’inferno” rispose lei, avvicinandosi per dargli il colpo di grazia.
All’improvviso un braccio possente l’afferrò da dietro al collo, cogliendola di
sorpresa. L’altro cacciatore cercò allora di alzarsi, ma lei fece leva sulle
gambe e gli diede l’ennesima pedata in fronte che lo fece tramortire a terra.
La presa da dietro sul suo collo però non diminuiva e stava per
strangolarla. Briony cercò di liberarsi infilandoci le unghie ma non
servì a niente, solo ad allontanare un braccio che si liberò di sua spontanea
volontà.
All’improvviso
sentì una punta di gelo sfiorarle la gola, una mano la tirò per i capelli
facendola alzare di più la testa. Presa dal panico si immobilizzò con gli occhi
sgranati, il respiro si era mozzato: stavano per tagliarle la gola.
Provò
a gridare non riuscendo più a far nulla, ma di nuovo venne salvata. L’uomo
dietro di lei gridò in preda all’isteria, e la lama che le lambiva perfidamente
la gola finalmente cadde a terra.
Briony la
prese subito per difendersi e si girò pronta a combattere il nemico.
Ma
non c’era più nessuno vivo in mezzo a quella carneficina, c’era solo Elijah:
era in piedi, il suo volto era agghiacciante dal gran che appariva pericoloso,
una luce fioca della luna sembrò illuminare il suo sguardo di vampiro.
Era
davvero terrificante: del sangue gli colava dalle labbra semiaperte, finendo
per macchiargli il mento, e delle vene scure gli circondavano gli occhi. Ma il
vero simbolo della sua natura erano i denti affilati che fuoriuscivano dalle
labbra.
Briony aveva
già visto Elijah in versione vampiro, ma in quel momento sembrava così
terribile da farle paura anche se sapeva di non doverne avere.
Lui
continuava a guardarla con sguardo grave e gelido, il respiro era più pesante
del solito. Ad un tratto alzò il viso verso il cielo, e con la mano si pulì con
lentezza le macchie dei suoi crimini, ciò che simboleggiava la sua vera natura.
Solo
lui aveva l’abilità di mostrare bellezza in un’assoluta carneficina. Persino
nell’espressione della morte rimaneva affascinante in maniera innaturale.
Briony finalmente
si alzò, non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena. Si avvicinò a
Elijah e notò che c’era ancora rimasto un rivolo di sangue che gli scendeva
sulla bocca.
Voleva
togliere quella macchia, pulirla via e ridonare a quel bellissimo viso la sua
purezza. Senza niente che lo marchiasse come un demonio.
Sembrava
davvero uno spettacolo terribile per gli occhi di Briony, ma non ne ebbe
paura. Si avvicinò di più a lui e solo allora Elijah si rese conto della sua
vicinanza. La fissò leggermente sorpreso, ormai i denti affilati erano
scomparsi, e il viso sembrava quasi naturale se non fosse stato per quel sangue
che gli bagnava il volto, maledicendo la bellezza di quella statua perfetta.
Briony posò
alcune dita sulle labbra di Elijah, fissando il proprio gesto senza timore. Il
respiro dell’Originario si arrestò di fronte al suo tocco, come colto davvero
alla sprovvista da quel gesto che nessuno mai aveva fatto con lui perché non lo
aveva mai permesso.
Ma
rimase immobile, mentre Briony finì per macchiarsi la propria pelle
di quel sangue versato, pur di non vederlo sulla bocca di Elijah. Di
nuovo lei stava cercando l'Elijah umano, la parte che amava di più di lui.
L'Originario
restava fermo, con lo sguardo penetrante su di lei. I loro respiri erano così
vicini che quasi si schiantavano come onde e non c’era nessuno scoglio per
attutire l’intensità della loro esplosione.
Sembrava
respirassero il respiro della vita, quello che corre attraverso il proprio
cuore fino ai margini dell’anima, quello che non ha niente a che fare con la
solita inspirazione del diaframma. Era come respirare una luce divina in mezzo
a una fitta oscurità in cui albergavano solo le ombre. Oppure come respirare
del sangue che pompava direttamente il cuore.
Era
una condivisione più intima di qualsiasi altra cosa, persino di un bacio.
E
Elijah questo lo riconobbe perché voltò il viso dall’altra parte, socchiudendo
gli occhi. Briony sentì all’improvviso il vuoto dentro di sé, come se
avesse davvero smesso di respirare.
Voleva
assaggiare di nuovo quel tocco divino ma sapeva che ormai quel momento magico
era finito. Elijah si girò di nuovo, ma solo per abbassare lo sguardo verso le
dita insanguinate di Briony che rimanevano a mezz'aria: lo sguardo
divenne grave e severo ma non disse nulla mentre si allontanò.
Briony deglutì
mentre una marea di pensieri si infrangevano in se stessa cercando di
capire cosa fossero lei e Elijah.
Dentro
di sé si disse che erano tutti e due esseri nati nell’oscurità, la luce ormai
era stata soffocata da ciò che erano veramente, eppure tentavano sempre di
salvarsi a vicenda. Lo avevano dimostrato quella notte, calpestando il proprio
orgoglio o le proprie paure.
Ma
la domanda più insidiosa era a che punto stava la loro relazione, se c’era un
modo di ricucirla e renderla inossidabile come un tempo.
Qui
la risposta non fu chiara perché Elijah ad ogni minimo cenno di attaccamento si
allontanava ed ereggeva la muraglia tra
loro. Briony strinse le labbra, cercando di ripulirsi da tutto quel
rosso che le intaccava le mani ma che non se ne voleva andare.
Si era sempre chiesta perché mai amore e sangue avessero lo stesso colore:
adesso lo sapeva.
All’improvviso
un rumore attirò la sua attenzione. Anche Elijah si era voltato, i suoi sensi
da predatore erano riemersi.
Qualcuno
stava correndo verso di loro molto velocemente, si poteva sentire un respiro
affrettato anche da lontano. Briony sgranò gli occhi non appena
scorse chi era.
Chuck?
Il
nano arrivò da loro facendosi largo in mezzo agli arbusti, il respiro era così
accelerato che sembrava stesse per avere un infarto. Alla fine della corsa, si
mise le mani sulla piccole ginocchia per riprendere fiato.
“Uff..
è da un’ora che ti cerco. Ci sono più cadaveri di cacciatori che alberi in
questa maledetta jungla” disse lui prima di raddrizzarsi.
Briony inarcò
il sopracciglio per il fatto che l’amico si fosse preoccupato per lei e fosse
corso a cercarla. Ma la preoccupazione arrivò dritta in lei quando vide
l’espressione corrugata di Elijah mentre fissava quel piccoletto: ovviamente
non aveva mai visto un nano faccia a faccia prima d’ora anche se aveva vissuto
mille anni.
Chuck solo
allora si accorse della sua presenza e drizzò elegantemente la schiena,
sbattendo le palpebre degli occhi asimmetrici: “Oh.” Disse solamente.
Vedendo
l’espressione del vampiro rabbuiarsi, Chuck alzò le mani con sguardo
ironico: “Sono venuto in pace”
Briony deglutì
visto che dallo sguardo di Elijah intuì che si stava frenando solo perché quel
tipetto sembrava un bambino, ma non si sarebbe frenato a lungo perché nella sua
mente si faceva largo la consapevolezza che quel nano fosse nella schiera dei
cacciatori. E il ghigno sarcastico di Chuck non aiutava ad alleggerire la
tensione.
Briony allora
si fece avanti per difendere l’amico: “Lui non c’entra niente, non farà del
male alla tua famiglia”
“Ci
mancherebbe altro” aggiunse Chuck sempre tenendo le mani alzate e il
solito ghigno.
Elijah
però non ne fu del tutto convinto infatti fece minacciosamente dei passi in
avanti verso il nano, con lo sguardo che diventava sempre più serio.
Briony fu
costretta a mettersi davanti a Chuck per fargli da scudo, e implorò
il vampiro con lo sguardo. “No Elijah”
Quest’ultimo
sostenne il suo sguardo in silenzio, mentre il nano allungò il collo per
godersi la vista. “Per la miseria. Credevo che il tuo innamorato fosse un
cavaliere dall’armatura azzurra, guarda un po’ che carneficina. Niente di
buono, niente di buono” borbottò lui.
Briony cercò
di dargli una gomitata. “Zitto”
Elijah
dopo le parole di Chuck gli fece un sorriso raggelante. “Vuoi andare
a far compagnia ai tuoi compagni?”
Briony si
sentì rabbrividire. “Non permetterò che tu gli faccia del male. E’ un mio
amico” disse con tutto il coraggio che racimolò.
Elijah
questa volta fissò proprio lei con sguardo severo, che andava ad indurirsi.
Ma Briony stava
facendo la cosa giusta.. anche se Chuck non era dalla parte dei
vampiri, comunque non aveva mai fatto nulla di male. Sebbene Elijah lo potesse
ritenere colpevole come gli altri, e il fatto che lei lo difendesse a spada
tratta gli faceva indurire di più l’espressione del viso.
“Ti
prego..” sussurrò lei per rabbonirlo. Chuck continuava a rimirare il
vampiro con espressione abbagliata e attenta, come se volesse dipingerlo.
Alla
fine Elijah senza emettere parola decise di indietreggiare di qualche
passo, e Briony ritornò a respirare.
“Fiuuuu.
C’è mancato poco. La prossima volta scegliti un ragazzo della porta accanto
come fidanzato” sussurrò Chuck a bassa voce.
“Ssssh!” Briony lo
zittì come se avesse paura che Elijah si potesse arrabbiare ma il vampiro
rimaneva gelido a fissarli.
Ad
un tratto qualcosa attirò l’attenzione dei tre, anzi un odore ben definito.
Fumo. Fuoco.
Elijah
alzò il viso in direzione delle fiamme che squarciavano il cielo, non molto
lontano da loro.
“Maledizione Kol.”
sibilò l’Originario a denti stretti.
“Oh
oh. Fuoco in vista.” Esclamò Chuck mentre Briony osservava
perplessa la reazione di prima di Elijah. In effetti era molto più semplice dar
fuoco a tutta la foresta, perché Elijah sembrava non condividere? E
dall’espressione che aveva in volto sicuramente avrebbe dato una bella lezione
a chi aveva scatenato l’incendio, anche se ormai era chiaro chi fosse stato.
Dopo
qualche minuto, Briony scorse all’improvviso due figure avvicinarsi
velocemente a loro: erano Rebekah e Kol.
“Che
cosa è successo?” domandò subito Elijah con espressione intimidatoria.
Fu Kol a
rispondere, sembrava parecchio pallido anche lui e aveva il fiato corto: “Un
tipo folle mi ha quasi fatti fuori. Per fortuna l’ho messo k.o!”
“Veramente
sono io che ti ho aiutato a salvarti il sedere” puntualizzò Rebekah.
“Se
vogliamo proprio dirla tutta, comunque quel tipo ci è scappato e si è data alla
fuga. Quindi non mi vanterei se fossi in te, sorellina”
Ovviamente
stavano parlando di Willas. Il pensiero che fosse a piede libero inquietò
molto Briony, immaginandosi la sua espressione feroce.
“Vi
ho fatto una domanda. Cosa significa quel fuoco?” domandò Elijah in maniera
freddissima, guardando però solamente Kol.
Ovviamente
il colpevole era lui visto la sua faccia. “Ebbè? Quei cacciatori erano in
troppi, e alcuni ci sono sfuggiti ma non molti. Per fare prima era meglio dar
fuoco a tutto così non avrebbero mai avuto tra le mani quel schifoso legno che
può ucciderci. Ingegnoso no?”
Dalla
faccia di Elijah si direbbe di no. Infatti Kol alzò gli occhi al
cielo. “Quello che faccio non va mai bene. Ma ormai quello che è fatto è fatto,
é inutile lagnarsi"
Elijah
rispose con un sorriso estremamente gelido e decise di chiudere lì la
questione. Rebekah lanciò un sorriso a Briony poi si guardò
attorno. "Dov'è Niklaus?"
Fu Kol a
rispondere:
"L'ho
incrociato prima e sembrava parecchio imbufalito"
Lo
sguardo di Elijah era inespressivo ma Briony sentì una profonda
preoccupazione per lui, perché Klaus si sarebbe sicuramente vendicato per come
il fratello gli aveva spezzato il collo.
Cercò
di alleggerire la tensione scurendosi la voce: "E Finn?"
"Oh
il nostro caro fratello maggiore ha deciso di fare forfait. É ritornato a
blaterare sulla idiozia della nobiltà di sacrificio, e che se é giunta la
nostra ora dunque.. E sia!" esclamò Kol super convinto come se
stesse citando il rosario.
Ad
un tratto qualcosa catturò sua l'attenzione da dietro le spalle di Briony:
"E quello che roba é?"
Chuck spuntò
fuori con la sua testolina: "Chuck, per servirla" disse in un
inchino.
Kol lo
fissò come se avesse davanti un demente, Rebekah invece si tratteneva
nel scoppiare a ridere.
"Che figata.
3 Originari in un colpo solo!"
Rebekah questa
volta rise per davvero, Kol dopo un pò la seguì e Elijah
invece tenne uno sguardo vacuo. Briony continuava a tenersi davanti a
Chuck come se fosse una mamma che protegge il figlio.
"Allora..
Che si fa?" domandò Rebekah sbattendo le mani.
Elijah
sviò lo sguardo su Briony, ma era uno sguardo stranamente vuoto:
"Qui
abbiamo finito" disse freddamente lanciandole un'ultima occhiata per poi
darle le spalle.
Briony rimase
perplessa dopo aver visto quello sguardo. Rebekah la salutò ma lei
vedeva solo Elijah, solo lui esisteva ai suoi occhi. Ma lui le dava sempre le
spalle.
Perché?
Perché nonostante quella freddezza apparente, i suoi passi risuonavano
tormentati? Perché gli occhi erano così vulnerabilmente vuoti?
La
risposta venne da sé, accompagnata dal vento: perché quella notte Elijah si era
accorto che non poteva odiarla, che non ci sarebbe più riuscito... La sua
perfidia era solo uno scudo per tenerla lontana e fargliela pagare. Perché
quando una bella storia d'amore finisce contro la tua volontà ti aggrappi
all'odio e al rancore per non soffrire.
Ma
nel momento stesso in cui non odi più, soffri. Quando non c'è più l'odio a
sostenere quel vuoto che ti divora l'anima, puoi solo lasciarti andare al
dolore che ti consuma proprio come fa l'odio quando non puoi stare con una
persona che ami. E l'agonia in quegli attimi é terribile, é asfissiante e ti
impedisce di respirare.
Briony non
sapeva se era più logorante l'odio o il dolore di Elijah.
Mentre
lo vedeva allontanarsi sempre più, magari per rinfoderare la sua corazza di
ghiaccio, lei non riuscì a trovare un modo per uscire da quel tunnel, per non
permettere al passato di ripetersi sul presente e farsi ancora del
male. Eppure Briony lo amava, lo amava come sempre…
Lo amava come l’unica cosa che non poteva appartenerle veramente.
Lo amava con il cuore sveglio, palpitante e lacerato, e la mente che
dormiva per soffocare i pensieri contrastanti.
Lo amava perché ogni volta che vedeva quegli occhi tenebrosi non riusciva
mai a scappare.
Lo amava come se fosse rapita da mille favole che raccontavano la loro
storia travagliata e indimenticabile.
Ma erano solo favole… e senza lieto fine, perché quel respiro di vita si era già spento troppo presto.
E la sua parte razionale, pur dormiente, lo sapeva.
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Briony camminava
vicino a casa sua. Ci era appena ritornata da poco perché ormai non voleva
avere niente da spartire con i cacciatori e dubitava che loro le riserbassero
delle carinerie dopo come lei aveva difeso i vampiri. Ma sinceramente non
gliene importava.. Loro erano il suo ultimo problema, sperava solo di
conservare un rapporto con Jennifer che era stata come dire graziata dalla
notte di un giorno prima, visto che per fortuna non c'era. E ovviamente anche
con Chuck, lei aveva ancora bisogno di lui.
Aveva
ricevuto parecchie chiamate private ma non aveva mai risposto per pigrizia. Si
immaginava che fosse Connor, il quale sicuramente aveva saputo della sua
ultima bravata. Era da un po’ che non si faceva vedere, come se fosse
scomparso chissà dove. Non che non le facesse piacere, ma sembrava piuttosto
strano visto che entro poco dovevano rifare le sedute terapeutiche per la sua
mente travagliata.
Ad
un tratto sentì delle presenze dietro la schiena.. scattò subito girandosi: era
completamente accerchiata da cacciatori.
Sfortunatamente
si direbbe che erano sopravvissuti quelli più antipatici e stronzi, prima fra
tutti Gregor che stava in prima linea.
"Che
volete?" domandò lei dura guardandoli fisso.
Gregor
fece un sorriso da rabbrividire:
"Non
c'è per niente piaciuto come ti sei comportata ieri notte. Non pensi di doverci
delle scuse?"
"No
vi devo soltanto il mio rammarico per aver sprecato tempo con gentaglia come
voi" replicò Briony prontamente mettendo le mani lungo i fianchi
pronte a scattare al minimo movimento sospetto.
"Un
conto é sprecare tempo e vivere una favola d'amore, un conto è uccidere"
sibilò il cacciatore come se Briony avesse commesso chissà quale
crimine. Aveva ucciso delle persone sì, ma l'aveva fatto per difendere coloro
che amava e poi li aveva avvertiti in anticipo della loro sciocchezza.
"Non
sei per niente la figlia di Bill Forbes"
"E
meno male che non gli assomiglio. Sentite signori, spostatevi che é meglio per
tutti" esclamò Briony facendo un passo in avanti per andarsene.
Ma venne subito accerchiata, erano almeno una decina.
"Non
te la caverai così facilmente"
"Non
osate avvicinarvi oppure.." la minaccia non li scalfì
perché Briony si sentì tirare da dietro. Subito si divincolò, diede
pugni e calci a chi osava avvicinarsi troppo. Nessuno sarebbe corso in suo
aiuto e doveva quindi farcela da sola. Sentì qualcuno avventarsi contro di lei
come un toro e cercò di liberarsene ma venne strattonata all'indietro. Cercò di
sbaragliarli, di deviare le loro mosse ma all'improvviso sentì qualcosa
pungerle la base del collo come una piccola puntura.
Poi
ci fu solo l'oscurità...
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L'ultimo
cosa che Klaus si aspettò era vedere Agnes sulla soglia di casa sua. E la
accolse subito con un sorriso affabile: "Qual buon vento, angioletto"
Lei
fece un passo in avanti ricambiando il sorriso:
"Hai
sempre abusato della mia ospitalità, é ora che ricambi il favore"
L'Originario
le fece un ghigno di assenso poi si fece da parte per farla entrare:
"Benvenuta
nella mia umile dimora"
Umile
era un parolone ma ormai Agnes c'era abituata ai suoi capricci. Si guardò
attorno spaesata, girando in tondo:
"Mi
aspettavo dei fossati o delle camere per le torture"
"Per
quelle più a destra"
Entrambi
risero alla battuta come se non ci fosse nulla di male o come se non fossero
passati secoli dal loro ultimo incontro. Agnes guardò poi Klaus tentennante
perché percepì una strana spensieratezza avvolgerli come mai prima d'allora.
Sembrava anche strano incontrarsi con abiti e look diversi da come erano
abituati a vedersi secoli prima, e ci volle un po’ per abituarsi a quel
cambiamento.
Agnes
gli diede le spalle continuando a guardarsi intorno, poi sentì
qualcosa di gelido soffiarle sul collo. Con sorpresa notò due mani che le
stavano togliendo elegantemente il cappotto da dietro, per poi adagiarlo sopra
un attaccapanni. Agnes si girò fissando Klaus col sopracciglio alzato:
"Da
quando sei così gentile?"
Lui
fu subito da lei, sprizzava una gioia quasi sinistra e da doppio fine:
"Ho
imparato molte cose in questi secoli, ad esempio che essere affascinante con le
ragazze é molto più divertente che sgozzarle." rispose lui con un sorriso
da farle correre un brivido. Agnes si morse il labbro, mettendosi di profilo:
"Mia
sorella e la sua amica non sono di tal parere però" disse allusiva per
fargli capire che sotto sotto non era così cambiato.
Klaus
si rabbuiò per la sua risposta e sentì sulla punta della lingua un mucchio di
imprecazioni da lanciare verso a quella saccente di Ylenia e quella
saputella di Briony. Ma alla fine decise di tenerle per sé e magicamente
si controllò:
"Perché
rovinare la conversazione con discorsi così venali? Non intendo uccidere
nessuno per il momento" replicò con un sorriso divertito e assai
soddisfatto di sé.
"Dovrò
approfittarne allora visto che non facevi altro che minacciarmi di morte"
replicò subito Agnes tornando a guardarlo.
Klaus
allora le si avvicinò di più, incatenando i loro sguardi:
"Oh
ma non solo questo se ben ricordo" mormorò affascinante sapendo bene a
cosa si riferisse e anche Agnes lo sapeva. Le guance arrossate erano un chiaro
segnale e il sorriso di Klaus si allargò.
"Vieni,
voglio farti vedere una cosa" disse facendosi da parte per farla passare e
allungando il braccio in una direzione. Agnes lo guardò tentennante chiedendosi
se doveva fidarsi, e poi quel sorriso che Klaus le rivolgeva non era per nulla
raccomandabile. Probabilmente si stava buttando tra le braccia di un demonio ma
per quello non c'era pericolo perché era già morta. Come se quella fase della
sua esistenza l'avesse rafforzata e poteva quindi permettersi di
prendere dei rischi.
Decise
di seguire il suo istinto e seguì Klaus stando però a una distanza di
sicurezza. Lui tutto orgoglioso la portò in una stanza piena zeppa di quadri e
dipinti. Agnes allora si guardò attorno stupefatta e incredula per ciò che
stava vedendo.
"A
chi li hai rubati?" domandò perplessa ma ironica mentre si avvicinava a
contemplare un disegno.
"Mi
ferisci, credevo mi considerassi bravo" rispose Klaus fintamente offeso.
"E
io credevo considerassi il dipingere solo una debolezza umana" ribatté
Agnes in segno di sfida e guardandolo. Klaus incassò il colpo visto che aveva
ragione.
"Infatti
mostro questo lato di me solo alle persone speciali." mormorò soave
toccando alcuni fogli e non perdendola mai di vista, come se fosse un falco.
Accorgendosi
del suo sguardo, Agnes si inquietò ed ebbe l'impulso di indietreggiare.
"Che
cosa vuoi da me Klaus?" chiese titubante ma guardandolo coraggiosamente
negli occhi.
Lui
allora si avvicinò in completo silenzio. Udire i battiti accelerati del cuore
della ragazza fu come musica per le sue orecchie. Le rivolse un sorriso
affascinante, rompendo poi il silenzio che si era creato.
"Sei
tu che sei venuta qui" esclamò semplicemente guardandola nei suoi bellissimi
occhi azzurri. Agnes sostenne quello sguardo non biascicando parola mentre il
suo animo sembrava in balia di una marea di confusione.
Il
suono del campanello fece alzare il viso di Klaus e sobbalzare Agnes per quel
momento magico spezzato.
Lui
fece un profondo sospiro:
"Scusami.
Col passare dei secoli la tecnologia diventa una seccatura" disse quasi
infastidito per quell'interruzione ma smorzò con un sorriso. Mentre se ne
andava, Agnes rimase lì e si strinse nelle spalle sentendo l'anima evaporare
per la confusione e il tormento.
Ennesima
sorpresa della giornata: Caroline Forbes sull'uscio di casa sua.
Klaus ricordò l'antica infatuazione da stalker per quella bionda vampira, ma in quel presente le rivolse un sorriso fintamente gentile:
"Mi
dispiace tesoro ma la mia porta non é più aperta per te. Desolato." sembrò
tentato di non farla entrare, ma Caroline fece leva sulla porta
infischiandosene se appariva maleducata.
"Finiscila,
non sono qui per vedere te." rispose acida spalancando la porta e non
degnando più Klaus di un'occhiata, come se fosse lui l'ospite.
L'ibrido
la lasciò percorrere l'atrio di casa sua in completa libertà ma non le diede
più la benché minima attenzione; da lontano si disse che avrebbe finalmente
smesso di correre dietro a chi lo giudicava di continuo o lo voleva morto. Con
sguardo deciso ritornò a fare quello che stava facendo.
Caroline
invece saettò come un fulmine nel salone, trovando chi cercava: Elijah era
seduto vicino alla finestra e stava leggendo elegantemente un giornale. Non
appena sentì i passi della biondina cambiò pagina ma non voltò lo sguardo:
"Giovane Forbes,
spero tu abbia dei buoni motivi per arrivare così di soppiatto in casa
mia" proruppe lui in tono calmo, che si contrappose all'ansia isterica
della vampira:
"Ho
bisogno del tuo aiuto."
Elijah
non si scompose:
"Credevo
mi disprezzassi."
Caroline
si corresse e fece dei passi agitati verso di lui:
"Ascoltami.. Briony ha
bisogno del tuo aiuto!"
Elijah
però non ebbe la benché minima reazione, continuava a leggere noncurante:
"Io
non credo proprio"
Caroline
allora sbraitò impazzita:
"Sì
invece! Quei bastardi dei colleghi di mio padre l'hanno presa e chissà cosa
possono farle! Se assomigliano a Bill non oso pensarci... Tu glielo devi hai
capito??" strillò smettendo persino di respirare.
Non
appena Elijah sentì le sue parole alzò lo sguardo dal giornale, come se un
lampo gli avesse attraversato le vene. Ma l'espressione rimase gelida, priva di
umanità mentre metteva a posto il giornale:
"Io
a tua sorella non devo un bel niente" considerò con voce impassibile
mentre la sua maschera di freddezza non faticava per niente a rimanere ancora
intatta; forse si era talmente abituato a raggelare le sue emozioni da non
sentire più nulla.
"Ma
é in pericolo! Non t'importa che possono farle del male?"
Questa
volta Elijah si voltò verso Caroline, un'ombra gli passò davanti agli occhi ma
si comportò come se non fosse accaduto nulla di che. Fissò Caroline con sguardo
eloquente:
"Visto
che tu sei così tanto brava a risolvere i problemi di Briony perché
non lo fai da sola? O magari con l'aiuto dei Salvatore?" proruppe con uno
strano tono calmo alzandosi dalla sedia.
Sapendo
a cosa si riferiva, Caroline ebbe almeno la decenza di arrossire. Lo sguardo di
Elijah non tralasciò dubbi sui suoi pensieri ma la bionda si fece sotto
comunque:
"Perché
non mi vuoi star sentire?? Ok so che non abbiamo mai avuto dei buoni
trascorsi.."
L'Originario
inarcò il sopracciglio, guardandola accigliato per quell'eufemismo. Caroline
allora arrossì di nuovo e cominciò a gesticolare:
"Va
bene sono la peggior cognata che si possa desiderare! Ma ti giuro che se
salverai Briony, vi darò il via libera! Non farò più la rompi scatole e
non ti screditerò agli occhi di mia sorella mai più! Vi farò pure da testimone
di nozze! Ma ti prego.. Salvala!"
Anche
dopo quel discorso celebre, Elijah non mostrò la benché minima emozione tranne
la glacialità della sua corazza.
"Non
mi sporcherò più le mani per lei." mormorò serio girando per la stanza.
Caroline
però si fece di nuovo sotto, non lasciandogli tregua:
"Lei
é nei guai perché ti ha aiutato! Perché é corsa a difenderti! Lascia stare il
fatto che vi siete lasciati, tu hai un debito nei suoi confronti!" strillò
puntandogli il dito contro.
Elijah
finì per serrare la mascella, gli occhi divennero più tetri per le sue accuse:
"Ti
sbagli. La vita di Briony non é più affar mio da molto tempo e non
può più vantare dei diritti sul mio aiuto. Se si é di nuovo cacciata nei guai
non posso farci nulla" rispose col tono più indifferente possibile pur di
non sentire la colpa che lo attagliava dentro.
"Quindi
non ti importa se le faranno del male?? Se la uccidono?"
Elijah
rinfoderò il ghiaccio sul suo viso, che quasi risplendeva in tutta la sua
forza. Poteva anche essere pericoloso sfiorarlo perché saresti potuta scivolare
sotto il suo peso. Quel ghiaccio invece non sarebbe stato scalfito da niente.
Accorgendosi
del suo sguardo, Caroline indietreggiò alzando gli occhi al cielo:
"Come
ho potuto essere così cretina da pensare che la avresti aiutata?" gridò
come se se la stesse prendendo con se stessa ma poi tornò ad urlargli contro:
"Tu
non sei mai stato degno di mia sorella!! Senza alcun tornaconto non fai niente
per nessuno, agisci solo per te stesso! Avevo ragione quando ti definivo un
mostro ancor peggiore di Klaus!"
Un'altra
ombra di gelo passò sopra gli occhi di Elijah ma continuò a rimanere immobile,
assorbendo le accuse della vampira.
Dopo
aver sclerato, Caroline andò verso l'uscita a passi spediti ma prima si
girò verso Elijah fissandolo con sguardo da pazza:
"Ma
non pensare di cavartela così facilmente! Quando salverò mia sorella ti farò
terra bruciata intorno! Non ti permetterò di vederla neanche col
binocolo!!!"
Dopo
l'ultimo strillo Caroline se ne andò sbattendo la porta. Elijah non traballò
per il colpo né si scompose. Rimase rigido a contemplare il vuoto davanti a sé,
il vuoto che era nel suo petto. Eppure qualcosa lo artigliava in un punto
preciso dove in teoria non doveva esserci più niente.
Per
non pensarci prese tra le mani un bicchiere di liquido rosso allo scopo di
dissetarsi, ma appena bevve un sorso di sangue il viso si serrò terribilmente.
Un pensiero fisso lo perseguitava e anche se lo combatteva, questi non voleva
proprio smettere. Forse non ci stava mettendo abbastanza forze anche se la sua
glacialità sembrava spessissima. In apparenza.
Perché
in preda a un'emozione violenta, Elijah serrò il bicchiere tra la mano e
l'oggetto si ruppe in mille pezzi. Non si scompose neanche quando il sangue
dilagò tra le dita, il volto era sempre livido.
Poi
senza nemmeno pulire, Elijah si allontanò dal salone. Verso una direzione che
non doveva seguire e che non gli era consentito farlo, ma il destino a volte
era davvero strano. E imprevedibile.
Fine
capitolo!
Allora....
In questo cap. c’è stata più azione rispetto agli altri e spero di non avervi
annoiata! Ho fatto finire il capitolo col fiato sospeso ma il prossimo sarà
pieno di cosette che forse vi piaceranno.. Ihih J
Perdonate
il comportamento lunatico di Elijah, a volte mi scervello per descriverlo
perché é davvero difficile e complicato XD
So
che vi starete chiedendo che fine ha fatto Connor ma per ora si sta
quieto.. Ovvio poi che il suo ruolo non finisce qui! Diciamo che per le
questioni pratiche va in prima linea Willas!
E
del racconto di Chuck che ne pensate?
Vi
piace Klaus con Agnes?
Aspetto
dei vostri commenti! Speri di sentire la voce anche di chi non ha mai recensito
così per sapere se sto facendo un macello o no XD Non mordo anzi, mi dà uno
stimolo in più sapere le vostre considerazioni, sia negative che positive!
Quindi battete un colpo se vi va!
Ringrazio
tantissimo Kitsune4573 per l’immagine di inizio capitolo! Non è bellissima? *_*
Ps:
la frase “Di cosa hai esattamente paura? Di perdere?” proviene dal
telefilm Supernatural <3<3
-Elyforgotten