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Autore: elyforgotten    23/01/2013    13 recensioni
Questa è la 2 parte della fanfic di Briony e Elijah, il seguito di "My story with an Original..with Elijah!"
Come si sconfigge il destino?
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Dal capitolo 34:
Briony era pienamente consapevole di aver bisogno di Elijah, più di quanto avesse bisogno nel sentirsi la pelle intatta sopra le ossa, nel sentire l’aria fluire nei polmoni e il cuore battere regolare per farla vivere. Tutte quelle cose necessarie per qualunque altro essere umano erano influenti per lei se non aveva Elijah accanto.
Il pensiero di saperlo morto valeva per lei come qualcosa di intossicante che le si ficcava in gola e la privava dolorosamente del respiro, fino a far morire lei stessa.
Non sarebbe mai più riuscita a vivere senza di lui, le era entrato troppo dentro con quello sguardo magnetico e freddo, con quell'espressione che a volte le faceva venire voglia di scappare via a gambe levate ma inevitabilmente rimaneva sempre lì con lui.. con quegli occhi neri, profondi e tristi che dicevano di non credere nell'amore quando invece aveva proprio cominciato a crederci stando con lei.

Revisionata/Aggiornata
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo, personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm always in this twilight, in the shadow of your heart. '
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27 CAPITOLO

 

L’amore che brucia più forte è l’amore che lascia la cicatrici più profonde

 

C'erano molte persone all'inaugurazione dei lavori al ponte di Wikery Bridge, il sindaco parlava in maniera impeccabile  mentre alcuni suoi operai erano alla sua sinistra e sua destra.

Ylenia avrebbe evitato molto volentieri quella cerimonia promiscua e inutile ma aveva bisogno di prendere aria, di cercare un po’ di normalità per se stessa e per la sorella appena ritrovata.

Si girò appunto verso Agnes che era al suo fianco con sguardo stranamente spento e disinteressato: aveva insistito per farla uscire e vedere i cambiamenti di cui era stato protagonista il mondo, per conoscere quella città e la gente che ci abitava.

Voleva farla sentire del tutto normale e non come un fantasma illecitamente resuscitato contro il sano volere della natura. Ma gli spiriti potevano anche imbufalirsi o creare l'apocalisse, a lei non sarebbe importato.. Non si sarebbe privata della sorella proprio ora che l'aveva ritrovata e dopo aver sofferto la solitudine per tutti quei secoli maledetti.

"Agnes ti senti bene? Ti vedo stanca, vuoi sederti?" domandò premurosamente e mettendole una mano sulla spalla per farla sentire vicina. La trattava come se fosse un neonato, se ne aveva cura e non la perdeva di vista neanche un minuto.

Dopo averla ritrovata a Ylenia erano brillati gli occhi, quel buio che oscurava la sua felicità si era improvvisamente diramato e sostituito da qualcosa di bello e incancellabile. All'inizio aveva faticato a guardarla dritto negli occhi, aveva così paura che la sorella sarebbe svanita in una nuvola di fumo come in un sogno, e che quel suo desiderio fosse irrealizzabile.

Quando si era resa finalmente conto che non era un sogno, un altro terrore le aveva artigliato il cuore: che Agnes potesse odiarla.

Ma la sua paura fu fatta proprio sparire dalla sorella minore che l'aveva accolta tra le braccia dicendole che non era colpa sua se era morta e che non doveva rimproverarsi di nulla finché erano insieme. A Ylenia non era sembrato vero, quelle emozioni erano straripate in lei come se un fiume avesse sfondato la diga della sua durezza, e le avevano inondato il cuore.

Era rimasta così in balìa di esse che aveva faticato a respirare e a muoversi. Era così fantastico da non sembrare reale ma finalmente ora la vita le sorrideva.

"Ehi Agnes. Mi hai sentito?" le domandò ancora visto che sembrava non l’avesse sentita.

Agnes a quel punto si girò come se prima fosse stata sulle nuvole. "Sisi. Non preoccuparti" poi ritornò a fissare un punto vuoto davanti a sé.

In verità Ylenia non ne era del tutto convinta perché vedeva la sorella un po’ vuota e smarrita, ma forse era normale visto che qualche giorno prima era morta e ora si trovava in un mondo sconosciuto. Non doveva pretendere poi molto, col tempo le cose si sarebbero risistemate come in passato e sarebbero ritornate ad essere due vere sorelle.

Ylenia continuò a guardarsi attorno per cercare una persona e per fortuna la trovò. "Briony!" la strega chiamò l'amica in lontananza alzando il braccio.

Briony rispose al cenno e oltrepassando la marea di gente, si avvicinò subito a Ylenia con un sorriso amichevole.

"Brutta streghetta da quanto tempo non ti fai viva? Credevo ti fossi volatilizzata con la scopa" mormorò con ironia e solo allora si accorse che vicino a Ylenia c'era una ragazza che non aveva mai visto.

"Salve" disse Briony guardandola attentamente e all'improvviso un ricordo riaffiorò nella sua mente. Il ritratto di Klaus...

Ylenia rivolse all'amica un sorriso soddisfatto e mise una mano sulla spalla di Agnes.

"Briony, lei é mia sorella."

Briony la guardò sinceramente stupefatta mentre Agnes ricambiava in maniera disattenta lo sguardo. Briony pensò che le due sorelle non avevano proprio nulla in comune: Ylenia aveva i capelli e occhi neri come una geisha, invece Agnes aveva i capelli biondissimi e gli occhi azzurri. Se una era molto alta, l'altra era di altezza media. Non trovò nessuna somiglianza neanche nei lineamenti del viso ma cercò di mostrare cordialità come poteva.

"Oh ciao! Benvenuta a Mystic Falls" disse porgendole la mano.

Agnes guardò quella mano come se non sapesse cosa fare, ma poi gliela strinse in maniera un pò impacciata.

"Grazie so già chi sei. Ylenia mi ha parlato di te e stranamente molto bene"

La voce di quella ragazza era musicale come un sonaglio, sottolineata da un velo di infantilità.

"Sì beh tua sorella non é nota per il suo carattere espansivo" rispose Briony lanciando all'amica un'occhiata ironica, che subito ricambiò con una smorfia.

"Mi fa piacere vederti qui" mormorò Briony ad Agnes leggermente imbarazzata per come stavano veramente le cose ma la bionda fu calmissima.

"Vuoi dire non nel regno dei morti.. Dovrò farci l'abitudine."

Scese del silenzio in cui Briony si scurì la voce e tornò a parlare con Ylenia.

"Allora é per questo che eri al ballo. Ti ho vista alla villa tutta di corsa come un'invasata"

Ylenia storse il naso:

"Sì, Connor avrà pure mantenuto la parola data ma si é comportato da screanzato. Ha mollato Agnes a villa Lockwood come un pacco postale"

"Credeva che ti avrei trovata lì. Non é stato così maleducato come tu dici" si intromise Agnes guardandosi attorno come in cerca di qualcosa.

Briony allora dedusse che quella biondina aveva un carattere più pacato e spensierato rispetto a quello della sorella maggiore che saltava per ogni minima cosa.

Ylenia lanciò un'occhiata ad Agnes poi guardò Briony:

"E tu Briony.. Hai visto....?" la strega lasciò la domanda in sospeso come se era proibito nominare il nome in questione, ma Briony capì subito di chi si trattava e un battito mancato del cuore parlò per lei, come se avesse espresso tutto ciò che aveva patito dopo l'incontro con Elijah.

La maschera di spensieratezza e lo scudo d'ironia si disintegrarono ai suoi piedi, mostrando cosa ci fosse dietro le crepe: solo dolore, incalcolabile dolore. E non c'era nulla da fare per sanarlo, se non far finta che non esistesse.

Ma dall'espressione triste di Ylenia, Briony provò poi profonda rabbia verso se stessa. Perché bastava che uno semplicemente pronunciasse il nome di Elijah e subito lei si sentiva precipitare dentro il nero dei suoi occhi gelidi? Perché permetteva alla fragilità di riemergere e farla sentire così calpestata, come burro spalmato su troppo pane?

Unica risposta: l'amore.

E l'amore non porta mai la pace se le due parti sono destinate ad odiarsi. Ti divora soltanto, finché non rimane nulla di te mentre la tua voce si era già affievolita fino a spegnersi mentre chiedeva una pietà mai concessa.

"Deduco dalla tua espressione funeraria che Elijah si è comportato da.. Elijah" rispose Ylenia meccanicamente e Briony dal suo tono capì che era vero.

<< Cosa ti aspettavi stupida sciocca? Sorrisi e rose? Elijah non perdona chi lo delude in quel modo, puoi ricevere da lui soltanto del rancore. >>

Ma forse sarebbe stato meglio, poteva combatterlo se lui le urlava contro delle diavolerie. Ma il vuoto e l'indifferenza non sapeva proprio come fronteggiarle.

<< Dannato te Elijah. Perché un minuto prima fai sentire le persone in un paradiso perfetto in cui non gli manca niente, mentre l'attimo dopo le lasci da sole nel girone più oscuro e terribile dell'inferno? >>

"Ylenia, é molto più complesso di così.." cercò di dire lei ma fu subito scavalcata dall'amica.

"Sono dei Mikaelson, Briony. Che ti aspetti? Nessuno in quella famiglia é sano di mente e se vuoi trovare un po’ di gentilezza in loro devi andare indietro di qualche secolo Avanti Cristo"

Briony fece una risatina strozzata visto che anche Ylenia c'era passata, ma ad un tratto Agnes, poco prima immersa nei suoi pensieri, si intromise nella conversazione:

"Parlate di un fratello di Klaus?" chiese stranamente curiosa.

Ylenia grugnì infastidita:

"Anche quello lo ha messo dentro una tomba, si chiama Elijah ed é l'innamorato di Briony. Anche se tutti e due fanno le teste dure"

Le guance di Briony si tinsero di rosso:

"Proprio tu mi parli di teste dure."

Ylenia liquidò la conversazione con un gesto della mano:

"Ok non bisticciamo. L'importante é capire l'antifona: mai farsi invischiare da un Mikaelson se ci tieni alla sanità mentale"

Briony fu tentata di assentire visto che la sua sanità mentale era andata a farsi benedire da molto tempo, mentre Agnes si inoltrò in un insolito mutismo.

Sviando poi lo sguardo, Briony si accorse purtroppo di una presenza non gradita e subito sgranò gli occhi. Anche Ylenia se ne era accorta infatti aveva subito digrignato i denti per la rabbia, mentre Agnes guardava nella loro stessa direzione ma con sguardo totalmente diverso. Briony non la conosceva abbastanza per capire cosa pensasse, ma era ovvio che quella biondina non schifava Klaus come faceva la sorella maggiore.

Briony si accostò all'orecchio dell'amica: "É meglio che me la fili prima che il cervello mi scoppi." Poi incrociò lo sguardo di Agnes  "É stato un piacere" mormorò gentilmente prima di defilarsi. La biondina le rivolse un'occhiata di sfuggita, ricambiando il piacere,  poi tornò a immergersi nel punto stesso che Ylenia stava fissando.

C'era molta gente ma questo non sembrò importare a Niklaus Mikaelson quando si mise di fronte alle due con tutta la galanteria possibile, che risultava però spaventosa.

Ylenia tratteneva Agnes per un braccio mentre continuava a lanciare frecciatine al vampiro.

Klaus sfoderò un ghigno disarmante:

"Le due sorelline Lefévre di nuovo unite. Siete così un bel quadretto che mi verrebbe voglia di disegnarvi. A una però ci taglierei volentieri la testa." nell'ultima frase affiorò la minaccia dritta e puntata verso Ylenia, visto che gli ultimi trascorsi non erano stati dei più felici.

"E da quando ti piace sbandierare così i tuoi ritratti? Non dicevi che erano solo una perdita di tempo?" domandò Agnes noncurante per diminuire l'elettricità che passava tra loro tre come delle spine.

La sua voce indusse Klaus a voltarsi verso di lei:

"Col tempo si cambiano molte cose ragazzina, forse attraverso il tuo tocco angelico mi sono appassionato di più all'arte senza remore" mormorò con un tono di voce stranamente profondo che la fece avvampare suo malgrado, pensando alla volta in cui lei gli aveva fatto il ritratto. Ed era sicura che lui stesse pensando alla stessa cosa, anche se erano passati  secoli.

Ylenia sbuffò, interrompendo quel momento:

"Che vuoi Klaus? Non sei gradito." sbottò lei contribuendo con il suo tono a ricevere l'ennesima occhiata di fuoco dell'Originario.

"Tu." sibilò lui come se stesse rammentando tutte le sue malefatte. "Ringrazia che oggi é il tuo giorno fortunato altrimenti ti caverei quell'aria spocchiosa che hai dipinta sul tuo bel faccino."

Senza badare all'avvertimento, Ylenia quasi gli rise in faccia:

"Minaccia pure Klaus. Tanto non vai mai dritto al sodo con chi ha le palle di tenerti testa"

Agnes si irrigidì al fianco della sorella, temendo che Klaus potesse saltarle addosso invece lui rimase immobile; a fatica ma lo fece.

"Ne sei sicura? Non ti piacerebbe mettermi di nuovo alla prova, Ylenia." L'avvertì lui di nuovo, sottolineando il suo nome in maniera così minacciosa da far venire un brivido.

La folla sembrava non accorgersi nulla di quello scambio di battute ma Agnes, temendo una reazione spropositata della sorella, si fece avanti:

"Finiscila, basta. Dopo tutto questo tempo ti piace ancora fare i giochetti?" gli domandò pungente inarcando il sopracciglio.

Ylenia strinse di più la presa sul suo braccio come per bloccarla mentre Klaus sfoderò l'ennesimo sorriso da canaglia:

"Fare giochetti é la mia specialità, sweetheart. Purtroppo però la tua cara sorella mi ha fatto girare le scatole diverse volte e mi é diventata una fastidiosa spina nel fianco. Che peccato considerando che eravamo così in buoni rapporti. Non si può tornare a essere una grande famiglia felice e disinibita?" mormorò soave unendo le mani.

Agnes si irrigidì mentre il sangue le fluiva denso sulle guance, invece Ylenia guardava Klaus come se fosse pazzo. Ma considerava anche se stessa pazza, ripensando che tempo prima aveva ceduto erroneamente al fascino oscuro di Klaus, e avevano proprio giocato alla bella famigliola dentro casa sua. Ne fu quasi orripilata:

"Per l'amor del cielo. Non tirartela così tanto Klaus. Il sipario del tuo spettacolino é appena calato e non c'é più nulla di interessante da vedere" rispose in segno di sfida e Klaus non ci mise molto a lasciar da parte l'allegria negli occhi.

"Senti un pò, modera i termini. Sono stato fin troppo permissivo con te, cherie, ma come pegno della mia buona fede ti concedo la vita. Per ora. Non voglio certo separarti dalla tua sorellina proprio ora che l'hai appena ritrovata" mormorò con un sorriso affabile guardando prima Ylenia poi Agnes, la quale deglutì.

La mora gli fece una smorfia sarcastica per nulla spaventata:

"Oh ma che caro. Sei davvero gentile. Mi inchinerei per la tua bontà se non avessi i tacchi alti."

L'Originario fece finta di ridere mentre Agnes aveva aggrottato la fronte, dubbiosa sulla veridicità delle parole di lui.

"Dici sul serio Klaus?" chiese come se non fosse del tutto convinta che quel vampiro fosse disposto a sotterrare l'ascia di guerra con chi l'aveva fatto imbufalire.

Klaus la fissò:

"Lo giuro. E quando vuoi fare quel famoso giretto alla mia umile  dimora non hai che da bussare alla mia porta." mormorò affascinante provocandole un brivido. Ylenia lo guardò storto mentre Agnes sviò lo sguardo cercando di non apparire nervosa.

"Grazie ci penserò"

Klaus allargò di più il sorriso:

"Au revoir." mormorò ironico, svignandosela in mezzo alla gente.

Quando finalmente si tolse dai piedi, Ylenia fece un pesante respiro:

"L'erba cattiva non muore mai. Dovresti stare alla larga da lui" disse infastidita.

Agnes allora la guardò con sguardo indecifrabile:

"Non c'é bisogno che mi avverti, so come é fatto Klaus e forse lo conosco meglio di te"

Ylenia sbattè le palpebre per quella risposta improvvisa:

"Ne rimarrai delusa credimi." esclamò poi cercando di metterla in guarda. Lei l'aveva provato sulla sua pelle che era letale giocare col fuoco, e Klaus era fatto di un fuoco maligno. Senza contare che non ci si poteva fidare di lui dopo le sue ultime infamie.

Era preoccupata per la troppa ingenuità della sorella, ma Agnes fece finta di nulla e disse che voleva andare a casa perché si sentiva stanca.

Ylenia la osservò per un momento indefinito poi se ne andarono.

 

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Briony non riuscì a non pensare all'ironia della sorte nell'incontrare Elijah nello stesso luogo in cui la sera prima avevano litigato, come mai prima d'ora. In quel momento, nel scorgerlo da lontano, ripensò a quando aveva dato libero sfogo al suo amore e al suo odio per lui.

Uno lo aveva sussurrato, tra le lacrime e la speranza mai svanita. L'altro l'aveva gridato con rabbia e spasmi di dolore, come se stesse esplodendo dall'interno per tutti i tormenti che aveva dovuto inghiottire a causa sua.

Elijah era appoggiato alla ringhiera del ponte con le mani in tasca e fissava con gelido disinteresse le persone all’evento. Numerose persone si soprapponevano a loro affinché si incontrassero faccia a faccia, ma ci fu un istante in cui gli occhi di Elijah saettarono su di lei. La folgorò con un’occhiata glaciale che le valse l’ennesima perdita di battiti.

Grazie alla profondità e all’incisività dei suoi occhi neri, Briony capì anche da così lontano che Elijah aveva assunto l’ennesima maschera di freddezza per nascondere l’ira che c’era al di sotto. Anche la rabbia era un’emozione e lui aveva deciso di non degnare Briony nemmeno di quella, non avrebbe mai più scorto l’ombra di qualche emozione in lui. Non rivolta a lei almeno.

Era la punizione più atroce, ma d’altronde un’esperienza di mille anni aveva fatto capire al vampiro qual’era la strategia migliore, più subdola e crudele per farla pagare a qualcuno che ti ha tradito. Soprattutto se quel qualcuno lo avevi amato.

In quel caso l’arma di indifferenza che aveva tra le mani si assottigliava ancor di più per diventare maggiormente più affilata e indistruttibile, e per far infierire al malcapitato le pene dell’inferno.

Briony si sentì scuotere dentro e privare del respiro. Un’altra marea di emozioni si impossessò di lei mentre si ostinava ancora a guardarlo, come se l’incubo avesse sovrastato la realtà e non conoscesse fine. La trama di quell'incubo era sempre quella....

Odio e amore.

Come potevano convivere all’interno del suo cuore, concentrarsi insieme in ogni singola lacrima che versava per lui?

Ma per quanto ci sperava, lei non riusciva a odiarlo davvero. Glielo aveva urlato, forse lo pensava, ma non era così. Non lo era mai stato.

Semplicemente il suo era l'odio verso il dolore che lui le provocava, per tutte le sue parole che pesavano su di lei come un macigno. Non odiava Elijah, ma il suo comportamento esasperante, la sua freddezza invalicabile, il suo cinismo nel buttare via tutto ciò che erano stati.

Ricordando ancora ciò lui le aveva detto con parole tanto crudeli, sentì penetrare nel petto una lama intrisa da lacrime insanguinate. Le sue lacrime.

Un botto di applausi la riscosse dai suoi pensieri e Briony sviò lo sguardo per vedere cosa stessero facendo. Ma nello stesso momento notò che qualcuno si stava avvicinando a Elijah, il quale aveva finito per mostrarle l’ennesima indifferenza e non la fissava più.

Briony la riconobbe all’istante: era Rebekah.

Fu così felice di rivederla che non badò alle conseguenze di ciò che voleva fare, infatti si diresse subito verso di lei.

Di sottecchi vide che Elijah la stava studiando con sguardo gelido, che si scavava sempre più ogni volta che si avvicinava alla sorella.

Di nuovo Briony fu ferita. << Non mi impedirai di parlarle >> quei pensieri sembrarono arrivare alla mente del vampiro che continuò a seguirla semplicemente con lo sguardo serio.

Fu Rebekah però la prima ad avvicinarsi e dalla sua espressione si direbbe che non ce l’aveva affatto con l'umana. Briony sospirò di sollievo mentre con la coda dell’occhio vide Elijah folgorarla con l’ennesima occhiata per poi allontanarsi in mezzo alla folla.

Briony lo lasciò perdere e tornò a sorridere a Rebekah. “Bex, mi fa molto piacere rivederti. Come stai?”

La vampira rispose con una smorfia non proprio convinta. “Di certo non mi mancava questa fogna di città. Ma staremo qui poco per fortuna. Prima dovrò sistemare quei bifolchi che mi hanno sequestrata e imprigionata come un animale”

“Mi dispiace per quello che hai dovuto sopportare Bex. Spero che tu non crederai all’idiozia che io ero dalla loro parte. Ero venuta solo per aiutarti anche se tuo fratello non è del medesimo parere” mormorò Briony saccente e se ne infischiò se Elijah poteva ascoltare. Anzi ci avrebbe sperato.

“Lo so lo so. E anche Elijah lo sa fidati, ma orgoglioso com’è figurati se lo ammette. Devi dargli un po’ di tempo, lo hai ferito moltissimo anche se fa finta che non sia così. La delusione brucia ancora” Rebekah come al solito prese le difese del fratello per farle capire il suo punto di vista, anche se finì per inquietare Briony:

“Non mi perdonerà neanche tra un milione di anni e penso che nemmeno la mia morte riuscirà a farmi scusare. Tuo fratello ha un carattere a dir poco egocentrico, non hai idea di come si è comportato in questi giorni”

Rebekah assottigliò gli occhi diventando stranamente dura:

“Briony, mio fratello è sempre stato così. E’ facile al rancore e molto lento al perdono. E prova un sadico piacere nella vendetta che lui considera onorevole, e posso capirlo. Ma non lascerebbe mai qualcuno che ama in pericolo. Farebbe di tutto per proteggerla”

Briony capiva che l'Originaria voleva difendere il fratello col quale era molto legata, e che infatti era stata salvata proprio da lui nei momenti di pericolo.

“Ma tu sei sua sorella. E’ diverso perché non potrai mai ferirlo nel modo in cui ho fatto io, e alla fine ti perdonerebbe comunque perché sei la sua famiglia. Mentre io ai suoi occhi sono come un insetto. ”

Rebekah lasciò da parte la serietà e sbuffò ironica alzando gli occhi al cielo:

“Stare con quella gentaglia ti ha fatta affogare nel martirio. Ti prego riprenditi oppure mi cadrai anche tu. Combatti e riprenditi il tuo uomo! Mai mollare, è così il mio motto”

E dopo aver parlato il suo sguardo vagò in un punto tra la folla; Briony incrociò la sua traiettoria e vide Matt in mezzo alla folla. Lanciò allora all'amica uno sguardo malizioso e le diede una pacca sulla spalla.

“E allora vai da Matt e fatti offrire qualcosa”

Rebekah accettò subito il consiglio con un luccichio negli occhi:

“Ovvio. E tu fai la brava, vai da Elijah e fai gli occhi dolci come un pulcino” Fu Rebekah questa volta a darle una pacca che indugiò sulla schiena nel mentre si defilava verso Matt.

Le sussurrò poi all'orecchio: "É difficile non provare rancore verso qualcuno che ti ha deluso. Soprattutto se lo amavi nella maniera in cui lui ha amato te. Cerca di capirlo.."

Briony stava per risponderle ma si sentì spostare all’improvviso come se un tornado l’avesse spinta alla schiena: credette di cadere  a faccia a terra ma per fortuna riuscì a trovare equilibrio anche se incespicò diverse volte, piegandosi alla fine in due. Restando così si voltò verso Rebekah, che l’aveva spinta con la sua forza soprannaturale dall’altro lato del ponte,  e ora la fissava con una risatina mentre era intenta a parlare con Matt.

Briony sbuffò quando si accorse che Elijah si trovava molto vicino: era di fronte a lei, vestito in maniera impeccabile, un braccio cadeva mollemente lungo il fianco mentre l’altro gomito era appoggiato alla ringhiera del ponte e la mano teneva un bicchiere mezzo vuoto.

<< Maledetta Rebekah >> Pensò Briony fra sé e sé mentre si raddrizzava.

Elijah tenne a lungo lo sguardo su di lei, ma era uno sguardo impassibile e ricolmo del vuoto. Era invalicabile, impossibile da penetrare. Briony non volendo arrossì.

“Strana coincidenza rincontrarci proprio qui. Buona giornata Briony” disse lui seccamente, guardandola con sufficienza  e spostandosi dal di lì per andarsene.

Se ne stava di nuovo andando… faceva di tutto per non parlare… per buttarle addosso la sua freddezza allo scopo di punirla… Forse davvero lei non valeva più nulla per lui, ma Briony non mollò e decise di inseguirlo.

Elijah aveva già oltrepassato il ponte e Briony si sentì di avere il respiro mozzato anche se aveva corso per poco. Il cuore batteva impazzito per la paura di venire respinta e di incrociare di nuovo quello sguardo illeggibile.

Cercò di darsi forza e miracolosamente trovò la voce in quel corpo spezzato:

“Elijah!”

Non riuscì a gridare molto il suo nome perché la voce era così tenue che il vento avrebbe potuto benissimo strapparla via e portarsela con sé.

Elijah però la sentì perché lei lo vide bloccarsi. Dopo un secondo che sembrò eterno, lui girò di poco il viso ma anche così i suoi occhi implacabili sembrarono affondarla. Rimaneva immobile con una postura elegante mentre in quel silenzio inquietante attendeva che lei parlasse, visto che lui sicuramente non avrebbe emesso parola. Bastava il suo sguardo.

Briony deglutì anche se non aveva più saliva:

“Non credi che dovremmo parlare?”

Elijah sbattè le ciglia con disinteresse.

“No non credo” rispose lui meccanicamente senza nemmeno scomporsi o risultare dubbioso.

Briony temette che lui fosse sul punto di liquidarla in quello stesso istante e azzardò così un passo in avanti. Elijah abbassò lo sguardo ma solo per osservarla dall’alto in basso con espressione di condiscendenza.

Quelle freddezza le fece di nuovo male, sembrava che davvero non gli importasse nulla di lei.. Briony cominciò a sentire il rumore sadico dello strappo che stava per crearsi dentro di lei.

Si portò un capello dietro l’orecchio:

“Senti, mi dispiace..” mormorò titubante. “Mi dispiace per quello che ti ho detto..”

Ma Elijah non la lasciò proprio finire:

“Io non ti ho chiesto niente.” affermò lui duro e implacabile. “Ma almeno spero che la conversazione di ieri sia servita qualcosa, non mi piace ripetermi.”

Briony si sentì assalire dalla sua compostezza gelida, ma la mortificazione non fu grande come sperava perché la presenza di Elijah, purtroppo, aveva un effetto devastante su di lei tanto da abbattere ogni forza.

Si scurì la voce facendo finta di nulla:

“Spero comunque che non negherai l’offerta di Stefan e Damon solo perché ci sono di mezzo io”

L’ombra di un sorriso comparve sul volto di Elijah ma che finì solo per raggelarla ancor di più:

Pecchi di presunzione così. Credi di essere ancora così importante per me?”

La sua freddezza questa volta sfiorò la crudeltà. Sembrò che quelle semplici, letali, parole le scorressero nelle vene come acido che lui stesso le aveva iniettato.

Briony si sentì invadere da una rabbia improvvisa; di nuovo l’odio per essere trattata copiosamente in quel modo da una persona che amava, riaffiorò in lei:

“E tu sei un maledetto egoista e presuntuoso. Non puoi trattarmi in questo modo, ho il diritto di dire ciò che penso” ribattè lei decisa serrando i pugni.

Elijah finì per girare tutto il corpo col solo fine di sbatterle in faccia tutta la sua glacialità. E ne scatenò la forza nel suo sguardo su di lei:

“Con me di diritti ne hai persi molti e non ti devo certo spiegare il perchè. Io invece ti ho già graziata troppe volte in passato, se il Cacciatore non fossi stata tu non avrebbe più emesso il benché minimo fiato qualora io avessi scoperto la sua identità. Non farmene pentire allora.”

Tutta la sua perfidia si concentrò su di lei fino a disintegrarla.  Sembrò quasi che Elijah desiderasse infliggerle dolore con ogni mezzo, come se un cancro maligno le si ficcasse in gola e le lacerasse la mente e il cuore. Mentre quel vampiro davanti a lei sembrava non provare più nulla: ogni sentimento buono in lui era stato anestetizzato e poi ignorato volontariamente.

<< E’ il colmo. Dovrei ringraziarlo per essere ancora viva? >> pensò lei sgomenta guardando il vuoto nero dei  suoi occhi.

“Mai avrei pensato di giudicarti ancor più crudele di tuo fratello. Siete più simili di quanto mi aspettassi.” mormorò lei trattenendo le lacrime per non far vedere quanto soffrisse per il suo disinteresse.

Il gelo passò sugli occhi di Elijah, come un’ombra che offusca una luce.

Proprio quando Briony sperò di ottenere almeno una reazione da parte di Elijah, lui disintegrò di nuovo le sue speranze con uno sguardo di totale impassibilità. Sembrava lo sguardo di uno sconosciuto o qualcuno che ha dimenticato il sapore dei sentimenti.

“Offrimi pure qualsiasi espressione d'odio, Briony Forbes. Su di me i tuoi sguardi non avranno il minimo effetto. Anche perché qualsiasi cosa tu potresti dire non varrebbe niente per me.” E sempre con la stessa glacialità, lui le voltò le spalle per chiudere lì la questione e per farla desistere nel parlargli ancora.

Briony avrebbe voluto lanciargli mille maledizioni, lasciarlo perdere così come lui faceva con lei, e giocare l’indifferenza con l’indifferenza. Ma proprio non ce la faceva.. non con il cuore che si strappava di continuo ogni qualvolta lui si allontanava da lei.

Fece dei passi in avanti:

“Così come non valevo niente quando ti stavo accanto? Quando ti facevo sentire umano nonostante il tuo muro invalicabile? Non mi sembra che non valessi niente a quel tempo.” Mormorò stizzita per fargli ricordare quanto lei aveva fatto per lui, quanto di prezioso avevano condiviso e che non si potrà mai cancellare.

Non si meritava un simile comportamento, le doveva almeno uno sguardo che non trasudava solo esclusivamente indifferenza.

Le doveva almeno questo, si ripetè in continuazione mentre Elijah piano piano si rivoltava verso di lei.

Ovviamente l’Originario non fu di tal parere visto che le riserbò uno dei suoi migliori, e più incisivi, sguardi di tenebra:

Questo é stato uno dei tuoi errori. Farmi sentire umano quando in realtà non lo sono più. Hai finito solo per peggiorare le cose perché dopo mi sono reso conto del mio enorme sbaglio, e quindi ho rimediato.”

Facendo cosa? Diventando più diabolico e cinico di prima? Mettendo maggior strati sulla sua corazza per non farla mai più crollare?

Era esattamente questo ciò che aveva fatto.

Un blocco di pietra rimane un blocco di pietra. Ma se riceve dei cambiamenti fino a creparsi e a scorgere all’interno un bagliore umano, allora cambia davvero ma con dei rischi. Quando la magia e il sogno finiscono, tutte le crepe ritornano al loro posto ma non sarà più come prima. Diventerà molto peggio: un blocco di pietra senza cuore, che non conosce sentimenti, che passa dall’impassibilità alla perfidia in un battito di ciglia, e che sussurra parole di morte con la stessa tranquillità di cui si parlerebbe del tempo.

Briony si sentì disintegrare dalla sofferenza, non avendo più nessuna arma da utilizzare per farlo ritornare da lei e smettere di scorgere quegli sguardi duri e implacabili.

Sviò lo sguardo in lontananza per non mostrargli le lacrime che si addensarono negli occhi. Non avrebbe mai creduto che arrivassero a questo punto.. Alla fine quell'amore gli aveva bruciato l'umanità, come se fosse un veleno che gli brucia la vita nel sangue.. Proprio come aveva detto Ester.. Ed era successo.

“Hai dimenticato proprio tutto Elijah?” Le lacrime scesero sulle guance ma non contò nulla. Tanto su di lui non avrebbero avuto nessun effetto.. non più ormai... era proprio vero che Elijah non aveva più debolezze, e d’altronde lui detestava mostrarsi debole.

L'Originario girò di più lo sguardo verso di lei in maniera seccata, come se volesse archiviare una volta per tutte l’argomento facendole rimpiangere di averlo sollevato:

“E che cosa c’era da dimenticare? Un amore falso che tu non hai esitato un attimo nel buttar via? O forse tutte le bugie che mi hai rifilato alle spalle? Ah no, quelle me le ricordo perfettamente.” Il suo sibilo di morte le arrivò fin dentro il cuore che non ne poteva più di essere torturato.

Quello di Elijah invece sembrava essere talmente tanto abituato a cibarsi del dolore degli altri con sadismo sofisticato, come se ne fosse assetato, mentre le sue di emozioni non ne potevi vedere nient’altro se non il loro abbaglio. Che finiva subito per essere inghiottito ancor prima di fuoriuscire dalla sua corazza di ghiaccio.

Briony fu sul punto di perdere la pazienza, di far esplodere il suo odio come l’altra sera, o di scoppiare a piangere. Non sapeva quale opzione fosse la più saggia.

Cercò di mantenere la calma mentre si avvicinava a lui:

 “Elijah ascoltami…”

Ma non appena lui si accorse che lei voleva avvicinarsi e toccarlo, scattò di lato come un fulmine per sottrarsi al suo tocco, quasi avesse il potere di ucciderlo.

“Non farmelo ripetere.” Sibilò lui glaciale guardandola di traverso per poi girare lo sguardo che trasudava gesti di morte; mentre Briony si sentiva così mortificata da non biascicare parola.

Doveva scegliere tra rimanere inerme di fronte al suo comportamento odioso oppure esplodere come l’altra notte e urlargliene di tutti i colori. Sapeva che lui si meritava la seconda opzione, eccome, ma decise di lasciar perdere perché avrebbe solo fatto nascere l’ennesima discussione vuota. Girò anche lei lo sguardo, non badandogli più.

“Rebekah” Elijah chiamò il nome della sorella ad alta voce per attirare la sua attenzione. Briony rimase immobile mentre la biondina dopo un po’ venne dalla loro parte.

“Beh? Ce ne andiamo di già?”

 “Sì abbiamo già sprecato anche troppo tempo qui” rispose Elijah liquidando con finta indifferenza la conversazione appena avvenuta.

Cinse la schiena della sorella per andarsene e senza più degnare Briony di un’occhiata, ma proprio lei non riuscì più a contenersi e sbottò in un sibilo velenoso, nato proprio per colpire:

“E’ difficile sprecare un’esistenza quando è immortale e soprattutto vuota”

Lanciò una marea di occhiatacce a Elijah anche se le dava le spalle, mentre Rebekah si voltò verso l’amica sentendosi parte di una conversazione che era iniziata male e finiva anche peggio.

La cosa che più colpì Briony però fu la reazione di Elijah che non si sarebbe mai aspettata: rise. Ma era una risata vuota, gutturale, maligna, che durò assai poco, e che non fece molto rumore ma nel cuore di lei lo fece eccome.

Elijah si girò verso di lei con le labbra stampate in quel ghigno malefico. Gli occhi erano terribilmente tetri:

“L’eternità non è infinita, Briony. Può essere spezzata da un giorno all’altro, mia sorella ne è stata l’esempio ma per il resto della mia famiglia temo che voi dovrete aspettare ancora un poco, a meno che qualcuno non voglia affrettare i tempi intervenendo personalmente per mandarci al Creatore.”

Quel tono strano di voce, quasi provocatorio, la lasciò perplessa e incapace di replicare. Non aveva idea a cosa si riferisse o perché parlasse in quel modo alludendo a chissà cosa.

Elijah le rivolse un’ultima occhiata, non di certo piacevole, poi le diede di nuovo le spalle, costringendo Rebekah a seguirlo. L'Originaria lanciò all’amica uno sguardo consolatorio.

Briony le fece un sorriso tirato e guardò i due vampiri allontanarsi da lei.

Non aveva risolto niente, anzi forse aveva addirittura peggiorato le cose col suo atteggiamento testardo. Più lei cercava di aprire uno spiraglio nell'armatura di Elijah, più lui si chiudeva dentro se stesso non lasciando trasparire nulla dei suoi antichi sentimenti..

Forse perché non c'erano più.. Si erano spenti, cancellati e sostituiti dal rancore che il suo sguardo le giurava di provare fino alla fine dei suoi giorni.

A quel punto Briony si arrese: le loro vite erano inconciliabili, separati da un sentiero di lava che rappresentava tutto il male che si erano fatti e che non si sarebbe mai raffreddato con un semplice mi dispiace. Anche un sacrificio di sangue non sarebbe bastato, se le fosse successo qualcosa di brutto era sicura che Elijah non avrebbe battuto ciglio e che non si sarebbe scomposto per aiutarla, mai più.

Era finita, proprio come il destino aveva prestabilito. Come tutte le storie d'amore che si rivelano solo una lurida fantasia ingannevole.

Ma quelle parole erano troppo semplici per chi ha bisogno di una vera ragione per convivere con il dolore.. E lei di ragioni ne aveva troppe e non ne aveva nessuna al tempo stesso.

Si sentiva vuota e piena di sofferenza. E avrebbe voluto in tutti i modi liberarsene.. in qualsiasi modo. Anche nel più vigliacco, pur di non essere perseguitata ogni giorno da questo pensiero: l'Elijah che amava non c’era, non c’era più.

Il rumore dello strappo definitivo nel cuore fu più agghiacciante che mai.

 

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"Briony frena frena." A Jennifer per poco non stava venendo un infarto "Uff madonna.. Non ce la faccio più. Mi hai sfiancata"

La rossa si piegò in due per lo sforzo, goccioline di sudore le scivolarono lungo la fronte mentre Briony indietreggiò fino a lei. "Scusa. Ci ho preso troppo la mano"

"Lo vedo! Correvi come se stessi scappando dal demonio"

Le due ragazze infatti erano uscite al mattino per correre lungo la prateria vicino alla cascina dei cacciatori, e Briony aveva corso proprio come se stesse scappando.. Da tutti i suoi problemi e dal mondo.

Si stiracchiarono i muscoli e improvvisamente a Jennifer brillarono gli occhi, un minuto prima sfiancati. "Guarda chi si vede" esclamò con una risatina rizzandosi sulla schiena, mentre Briony vide con la coda dell' occhio Willas venire verso di loro, anche lui in tuta da ginnastica.

"Già attiva di prima mattina? La mia donna ha davvero fuoco nelle vene." mormorò lui affascinante, avvicinandosi a Jennifer e dandole un bacio non proprio casto.

Briony sviò lo sguardo per non essere di troppo di fronte a quello spettacolino ma non poteva non sentirsi un po’ imbarazzata. Quando finalmente Willas si staccò dalla sua ragazza solo allora si accorse della presenza di Briony e la fissò con sufficienza.

"Ah ci sei anche tu"

Jennifer gli diede una pacca sulla spalla ben muscolosa dove poi appoggiò stancamente la testa, mentre Briony fece una risatina acida rivolta all'uomo:

"Beh non sono così piccola da non riuscire a essere notata da un palmo del tuo naso, ma voi fate pure con comodo"

Will le fece una smorfia poi ritornò serio. "Non avrei neanche tempo per allenarmi oggi. C'è stata un'emergenza e per fortuna vi ho beccate"

Jennifer pose l'altra mano sulla sua spalla guardandolo scettica: "Che é successo ancora?"

Briony alzò le antenne per capire meglio mentre Willas continuò.

"Non si può dire che sia un'emergenza perché per me sarà parecchio gradevole... Per altri invece..." il suo sguardo improvvisamente maligno si soffermò un po’ troppo su Briony, che si sentì pervadere da una brutta sensazione.

"Ma non perdiamo tempo. Sù andiamo" Will fece passare davanti Jennifer come se avesse re-imparato le buone maniere mentre invece lasciò indietro Briony, che continuava a pensare che se una cosa era gradevole per Willas allora doveva per forza essere spiacevole per lei.

Sentendo delle schegge affilate che le contorcevano lo stomaco, Briony si mise a seguire i due cacciatori.

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Paletti di quercia bianca? Uccidere in maniera definitiva gli Originari?

Briony si sentiva fischiare le orecchie, il cuore si era inabissato in un punto profondo del petto, mentre suo padre Bill da buon capo qual'era stava spiegando a tutti il suo nuovo piano malefico.

Esisteva ancora un albero di quercia bianca, lo stesso che aveva aiutato a creare i vampiri mille anni fa e che poteva anche togliere loro la vita. Per sempre. Senza la possibilità di risorgere.

La fortuna stava dalla loro visto che quell'albero si trovava nella foresta di Fell's Church, dove cresceva ogni 300 anni. L'unico neo era riuscire a localizzarlo in una foresta così fitta, ma avevano buone possibilità di localizzarlo grazie agli studi intrapresi da Robert e che per fortuna erano riusciti a recuperare senza che quel mostro d'Originario se ne accorgesse. Quindi erano persino a dieci passi avanti ai Mikaelson visto che loro non ne sapevano assolutamente niente, sarebbe stata una vera sorpresa.

<< Poveri sciocchi >> pensò Briony ricordando la conversazione con Elijah. Sicuramente l'Originario aveva captato qualcosa visto che lui non si lasciava ingannare da chicchessia, e le sue frasi allusive ora avevano un senso per lei.

Mentre gli altri erano stra convinti che i Mikaelson fossero ignari di tutto, e comunque lei taceva pur sapendo il contrario.

Traditrice. Scacciò subito quella vocina perché lei non faceva parte di quel team di cacciatori, l’aveva sempre messo in chiaro perché non voleva farne parte. In realtà non si sentiva parte di nessun posto in quel momento.

Il suo vero e unico posto si era allontanato da lei, richiudendo ogni possibile via per tornare ad unirsi.  Anche lei avrebbe dovuto chiudere quella porta, per iniziare una nuova esistenza, ma quella porta non sapeva proprio chiudersi.

Mentre gli altri finivano di architettare il piano per ripescare il legno di quercia bianca, la mente di Briony saettò di nuovo nella conversazione con Elijah come se non riuscisse a farne a meno. Le aveva fatto capire che lui sapeva cosa loro avessero in mente ma non solo..

Qualsiasi cosa tu potresti dire non varrebbe niente per me.

L’eternità non è infinita, Briony. Può essere spezzata da un giorno all’altro, mia sorella ne è stata l’esempio ma per il resto della mia famiglia temo che voi dovrete aspettare ancora un poco, a meno che qualcuno non voglia affrettare i tempi intervenendo personalmente per mandarci al Creatore.

Le aveva fatto intendere sotto quel profilo freddo, duro e arrogante, che non poteva più fidarsi di lei dopo che gli aveva giurato che i suoi nuovi amici cacciatori non avrebbero  fatto nulla contro la sua famiglia. Le riversava il suo immenso rancore perché si era sottostata al mostro che aveva ucciso sua sorella, perché stava dalla parte delle persone che volevano ucciderli tutti, diventando così ciò che il destino voleva che lei fosse e mettendosi così contro di lui.

A quella nuova scoperta Briony si sentì delle stalattite di ghiaccio conficcate nel cuore.

Non sarebbe bastato nulla se avesse detto che lei non ne sapeva nulla di quel nuovo piano,  perché Elijah nella sua mente credeva già di aver capito tutto, e il suo infinito orgoglio gli impediva di tornare indietro perché forse era meglio pensarla così. Gli aveva già strappato il cuore in mille modi diversi, che differenza c’era se l’avesse anche ucciso con un paletto di legno? Per lui non c’era secondo il suo modo di vedere la vita; perché era più letale essere traditi, delusi, piuttosto che essere uccisi.

Briony si sentì perduta in mezzo a quel chiacchiericcio che sentiva nelle orecchie, il cuore si inabissava sempre di più in un punto intoccabile.

Erano ormai tutti decisi nell’agire entro la notte e quello più esaltato era ovviamente Willas. “Che piacere enorme sarà strappare i loro cuori neri dal petto.”

“Avrei una mezza idea di mandarvi tutti al diavolo”

Le parole le fuoriuscirono di bocca senza che le fermasse. Tutti si girarono verso di lei, Will la fissò contrariato. “Che cosa sei tu? Una semplice stupida o una stupida innamorata? Credo entrambe le cose”

Briony ricambiò l’occhiataccia:

“Il problema non è questo. Il problema è che mio padre credo si sia dimenticato che la sua figlia minore è un vampiro ma non pensavo che voi, un gruppo di così brave persone, accettaste il figlicidio” mormorò con tono acido guardando poi di traverso suo padre, che continuava a lanciare frecciatine alla figlia per farla stare zitta.

Ma ormai il vortice di parole non voleva placarsi in lei. Si sentiva ardente di rabbia nei confronti di tutti loro:

“Allora papà? Non parli?”

Visto come la figlia lo stava sfidando davanti a tutti i suoi amici, Bill fu costretto a ingoiare il rospo e farsi avanti:

“Per quello abbiamo un altro piano in mente, devi avere fiducia in me”

Briony avrebbe tanto voluto ridergli in faccia o sputargli addosso critiche velenose, ma gli altri cacciatori cominciarono a parlare fra di loro dicendo che dovevano anche mettersi in contatto col pastore Young, visto che dirigeva lui le ricerche nella foresta di Fell’s Church.

Briony allora alzò gli occhi al cielo, non riuscendo a trattenersi:

“Immaginavo che foste in combutta anche con quei pazzi e quel falso prete di Young che hanno rapito Rebekah Mikaelson. A mantenere la parola data non siete poi così tanto bravi visto che avevate detto che non volevate nessuno scontro con i Mikaelson dopo il ballo. Ma forse qualcuno ha preso l’iniziativa di nascosto” I suoi occhi verdi saettarono contro quelli scuri di Willas, certa che lui ovviamente c’entrasse qualcosa visto la sua guerra aperta con gli Originari.

L’uomo non si scompose più di tanto infatti fece un ghigno divertito:

“Sì certo sono stato io. Kennedy, l’11 settembre, il terremoto in Giappone. Ho fatto tutto io.” Esclamò ironico come per prenderla in giro. Jennifer gli diede una pacca contro il fianco per farlo smettere di fare il cretino, mentre gli altri continuavano ancora a parlottare tra loro.

Alla fine si decise di andare entro qualche ora nella foresta di Fell’s Church per localizzare l’albero di quercia bianca e usarlo  per farne un’arma contro i vampiri. C’erano già alcuni cacciatori sul posto ad attendere.

“Io purtroppo non posso venire. Devo andare a Denver, ci sono stati alcuni attacchi sospetti di animali e mio padre vuole che vada a controllare entro la giornata” disse Jennifer all’improvviso e Willas stranamente ne fu quasi sollevato come se non la volesse vicino alla linea di fuoco. Le raccolse alcuni ciuffi rossi tra le dita, sfoderando un bel sorriso, poi alzò subito lo sguardo verso Briony.

“Tu vieni invece. Non mi fido a lasciarti girare da sola, chissà quali pensieri idioti ti entreranno in testa. Voglio tenerti d’occhio”

La ragazza lanciò un’occhiata omicida a Willas che ricambiò con un sorriso furbetto, visto che ovviamente non si fidava di lei.

Anche Bill continuava ad osservare la figlia con uno strano sguardo.

<< Andiamo bene >> Pensò Briony tra sé e sé deglutendo l’ansia che le ribolliva la gola.

 

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Camminarono a piedi lungo la foresta, ogni sentiero era inagibile se entravi con la macchina quindi dovevi fare tutta la strada a piedi. Briony camminava tra i fitti arbusti e le radici robuste, cercando di non incespicare.

Non le era mai piaciuta quella foresta fin da piccola, sembrava piena di pericoli o stregata, senza contare che doveva passare il tempo fianco a fianco con Willas. Indossare un guinzaglio sarebbe stato meglio; l'uomo non la perdeva mai d'occhio e le aveva pure requisito il cellulare scanso equivoci.

Briony borbottava tra i denti, obbligata ad assecondare quella farsa. Finalmente il cammino finì e si ritrovarono di fronte a una cascina di montagna situata proprio nel centro della foresta. Briony sapeva a chi apparteneva: era di un vecchio scorbutico che viveva sperduto e isolato in mezzo a quella jungla da tutta una vita. Quindi doveva sapere ogni cosa sugli alberi piantati lì, anche se Briony stentava a credere che quel vecchio potesse aiutarli.

Bussarono alla porta e subito l'abbaiare di cani li misero in all'erta. Briony rimaneva indietro alla fila sempre con Willas alle calcagna.

Ma cosa stava respirando? Sembrava che l'aria fosse asfissiante, velenosa, come se i rami di quegli alberi morti la stessero risucchiando con i loro artigli. Quell'aria minacciava di soffocarla.

Quando credette di impazzire ecco che la porta della cascina si aprì: un vecchio burbero apparve sulla soglia con un sigaro in bocca e lo sguardo truce, che poi man mano si allargò in un grande sorriso "Ma chi si vede! É un bel po’ di tempo che non ti vedo da queste parti Bill Forbes! Sei venuto a torturare qualcuno nelle profondità delle foresta?"

Briony sentì il padre ridere, cosa che la mandò in bestia "Vecchio Terry. Vuoi avere la cortesia di farci entrare? Vorremmo chiederti delle informazioni"

"Uhmmm. Siete stati fortunati che vi abbia riconosciuto, stavo proprio per ordinare ai miei cani di sbranare gli stranieri.” Mormorò emettendo fumo dalla bocca “Stanno succedendo cose molto curiose di questi tempi. Di solito c’è un andar e rivieni su per questo sentiero, ma individui così strani e misteriosi come quello non ne ho visti in tutta la mia vita. Non attraverserà  la mia terra senza permesso una seconda volta, se riesco a pescarlo" disse il vecchio con voce lamentevole.

"Di chi stai parlando?" chiese Bill perplesso.

"Allora non l'avete visto? É andato sù per quel sentiero a Nord meno di una mezz'oretta fa. Un individuo losco, e faceva domande losche"

Subito Briony si irrigidì mentre Willas le lanciò uno sguardo di puro odio, come se la ragazza avesse avvertito Elijah persino con dei segnali di fumo.

Briony deglutì mentre l'aria non sembrava più così asfissiante come poco prima, quasi che il fatto che Elijah fosse stato lì avesse giovato all'ossigeno che ora le entrava nelle narici.

"E questo individuo losco.. L'ha fatto entrare?" Ovviamente dal tono duro di Bill si capiva che anche lui aveva intuito chi era l’individuo losco. Briony continuava a guardarsi attorno come se da un momento all’altro Elijah  potesse apparire all'improvviso.

"Certo che no. Non mi fido delle persone che non piacciono ai miei cani. E poi quel tipo ti guarda in un modo da incuterti tremiti d'inquietudine sù per tutto il corpo. Era accompagnato da una biondina niente male ma quella sembrava solo interessata a non sporcarsi le scarpe con la terra"

Rebekah ovviamente.

"E che cosa volevano?"

"Delle informazioni su un certo albero che ovviamente non ho dato. Ma venite, entrate che parliamo meglio"

Il vecchio li fece entrare, per fortuna erano venuti solo in sei in quel momento a pattugliare la foresta quindi la casetta era abbastanza grande per tutti. Ad accoglierli però ci fu l’ennesima creatura curiosa:

"Siete per caso arrotolati in mezzo al fango per essere così in ritardo?"

Per la prima volta in quel giorno Briony sorrise davvero quando incrociò gli occhi divertiti di Chuck: stava seduto vicino a un tavolo, le gambette ciondolavano lungo la sedia ed era intento a bere qualcosa.

Willas spinse malamente Briony contro una sedia e la costrinse a starsi buona e zitta. Lei gli ruggì contro:

“Attento che potrei perdere la pazienza, non mi faccio trattare così. Non è colpa mia se hai dei problemi da pazzo schizofrenico o se il vostro piano sta miseramente fallendo”

La sua battuta costò parecchie occhiate torve da parte dei cacciatori ma non le importò proprio un fico secco; si mise vicino a Chuck mentre gli altri parlottavano col vecchio Terry in merito all’albero di quercia bianca.

Briony teneva un orecchio aperto su quella conversazione per non perdersi niente.

Allora… anche tu sei venuta nella jungla vedo.. non ti procurerà qualche problema?”

Ovviamente la domanda di Chuck era retorica visto che il suo problema non era combattere, ma il tormento che lei sentiva ad ogni minuto che passava, al pugno dello stomaco che si allargava sempre più.

“Sono venuta di mia spontanea volontà mesi fa da voi.. perché dovrei tradirvi proprio ora?” disse cercando di apparire normale.

“Perché tu sei l’ultima persona sulla faccia della terra che potrebbe far del male ai Mikaelson. Soprattutto a uno in particolare. Che strano scherzo del destino.”

Lo sguardo di Chuck però non era accusatorio e comunque sembrava disinteressarne dell’esito dello scontro che sarebbe avvenuto entro poche ore. Ma anche così Briony non riuscì a essere sincera o a sfogare il suo dolore per non poter fare niente per impedire quella guerra.

Sviò lo sguardo in un punto in  cui non c’era nessuno, per non farsi così apparire tanto debole da raccontare agli altri come sanguinava dentro.

“Senti.. ci siamo lasciati… non m’importa più niente di lui dopo come mi ha trattata, e non ci sarebbe comunque un futuro tra noi… perché dovrei preoccuparmi per lui quando lui non lo fa per me?”

Una persona egoista avrebbe mandato a Elijah a farsi benedire dopo come le aveva parlato, e se ne sarebbe infischiato visto che lui sembrava tanto invincibile e forte. Forse se lui fosse scomparso, lei avrebbe trovato un po’ di pace… non sarebbe stata così male ogni volta che lo vedeva…

Briony avrebbe solo voluto pensare un po’ più a se stessa e un po’ meno a lui.

Ma con certe persone, con certi occhi, con certe anime, sei costretto a farci i conti per una vita intera.

La voce di Chuck la riportò alla realtà: “Non lo sto dicendo mica per criticarti. Sei umana”

“No non lo sono” rispose lei duramente.

“Lo sei nelle cose che contano. E non posso biasimarti se ora ti senti sull’orlo della disperazione visto che tuo padre sta progettando la morte del vampiro che ancora ami.”

Briony trasalì come se qualcosa avesse schioccato una freccia sul suo tormento interiore. Si vedeva lontano un miglio che lei non era d’accordo con ciò che stava succedendo e si chiedeva appunto come mai i cacciatori non la facessero fuori per levarsela di torno.. forse essere la figlia di Bill l’antivampiro nazista aveva i suoi vantaggi.

“Possiamo non parlarne? Non voglio rodermi il fegato fino a quando sarò costretta a stare qui” mormorò stizzita visto che Will non la perdeva un attimo di vista e la fissava come un falco predatore. Briony si era molto rafforzata grazie agli allenamenti di Chuck ma aveva l’impressione di essere una piccola formica rispetto a Will che sembrava l’incredibile Hulk.

Gli altri cacciatori erano parecchio agitati visto che era chiaro che i Mikaelson li avevano anticipati ma Bill sembrava ottimista perché credeva che i vampiri non avessero ancora localizzato l’albero. Bisognava però agire in fretta prima che qualcuno bruciasse ogni cosa.

Briony fischiettò noncurante e si mise ad osservare i cani del vecchio Terry che ora si erano ammansiti e stavano dormendo sotto il tavolo. Tornò poi a guardare Chuck che stava osservando alcuni vecchi fogli di pergamena parecchio spiegazzati.

Sembravano molto antichi, e sopra c’erano disegnati dei simboli strani che sembravano aztechi. Forse raffiguravano il fuoco o la luna, ma c’erano dei disegni ben precisi e delineati che rappresentavano sette bellissimi e affilati pugnali.

“Che roba è?” domandò Briony letteralmente catturata.

Chuck la guardò noncurante e rispose:

“Questi sono gli strumenti con il quale è stato creato l’incantesimo dei Cacciatori più di mille anni fa”

Briony traballò sulla sedia, stentando a credere alle sue orecchie. Gli occhi si sgranarono mentre osservava il foglio di pergamena nelle mani di Chuck.

“Vedi? Sette pugnali. Uno per ogni Originario. I fratelli Mikaelson e il caro papà. Una notte di luna piena Ayana ha incanalato la magia di quel potere celeste in questi pugnali; e Connor poi col potere del fuoco e un sacrificio di sangue ha fatto in modo di legare l’anima incorporea di ogni Cacciatore a un Originario che era destinato a cacciare e a uccidere”

Briony sentì il cuore pompare in maniera impazzita. Ormai ascoltava solo il racconto di Chuck, niente aveva più importanza per lei. Anche se scoprire le origini della propria natura era assai terrificante.

“Il rito prevedeva che due creature venissero legate tramite oggetti, i pugnali in questo caso, benedetti dal potere degli Dei per rendere il legame indistruttibile e immutabile per l’eternità. Sono attratte come da calamite e persino il subconscio perde ogni controllo. Non è stato un semplice incantesimo, ma un vincolo creato di fronte agli Dei che sarebbe perdurato per i secoli a venire. Ovviamente un vincolo d’odio e di sangue, che può finire solo con la morte”

Briony era rimasta zitta col cuore che pareva districarsi in mezzo ad un mare di fiamme. Di sicuro l’incantesimo nel suo caso non era andato come previsto e aveva fatto cilecca, oppure l’amore che provava per Elijah era così forte da andare persino oltre al volere della natura o della magia, o a quell’inganno del destino di cui era stata vittima. Il fatto che era stata in grado di fronteggiarlo per così tanto tempo la esaltava, ma purtroppo fu conscia anche di una cosa..

La fine della loro storia era sempre stata lì, sin dall’inizio.

Un’ombra era sempre stata in agguato per rubare e sopprimere la fiamma del loro sentimento imprevedibile, e tramutare quell’amore sbagliato nell’odio che dovevano provare.

Il loro intenso legame li aveva spinti in una relazione totalitaria e assoluta, fino però a toccare il limite, tanto da diventare distruttiva. Ecco perché non avrebbero mai potuto essere una coppia normale o felice come le altre… si sarebbero fatti sempre del male, anche quando si amavano.

Per colpa di quel stramaledetto incantesimo l’amore che lei provava per Elijah, e che lui provava ancora per lei negli angoli remoti del suo cuore, sarebbe stato sempre  fatale.

Ma forse se non ci fosse stato quell’incantesimo loro due non si sarebbero mai incontrati.. Briony non avrebbe mai fatto quel sogno e non l’avrebbe mai salvato nella cantina dei Salvatore… Però sarebbe stato meglio così? Non l’avrebbe mai incontrato, ma non avrebbe mai sofferto così atrocemente e l’anima non si sarebbe sbriciolata in mille pezzi come aveva fatto prima di lei il cuore.

In questo modo però stava rinnegando l’amore che avevano provato per tutto quel tempo, e il cuore non si sarebbe mai distrutto ma non avrebbe neanche mai battuto così forte allora.

Briony sospirò rumorosamente, portandosi le mani nei capelli, non sapendo proprio cosa pensare o fare.. Tutto sembravano andare contro di lei.

Tornò a guardare il foglio di pergamena e Chuck indicò un pugnale con un dito: “Questo credo sia il pugnale che è stato usato per legare te e Elijah”

Non poteva essere altrimenti. Era il più bello, regale ed elegante di tutti gli altri: aveva la lama curva in acciaio splendente, fornite da decorazioni argentate nella pomellatura.

“E.. dove sono finiti questi pugnali?”

Chuck scrollò le spalle. “Scomparsi chissà dove… o nascosti. E comunque non ci faresti un granchè perché non possono essere distrutti; sono intoccabili grazie alla magia di Connor e nemmeno il fuoco, il ghiaccio o il ferro può scalfirli.”

“E come si potrebbe fare allora… per spezzare questo legame d’odio che unisce il Cacciatore all’Originario?” domandò lei con un pizzico di speranza nascente.

“La soluzione più semplice di tutte”

Briony sbattè le palpebre. “E cioè?”

Chuck per la prima volta la guardò con uno sguardo ombroso. “Uno dei due deve morire”

Il cuore di Briony si ammutolì insieme alla sua voce. La voragine nel petto ritornò ad espandersi, consapevole che non avrebbe mai scordato quelle parole per il resto della sua vita.

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Erano passate ore e i cacciatori erano già pronti per la marcia: avevano individuato il territorio nel quale era localizzato l’albero, e stavano racimolando tutte le armi disponibili. Asce, seghe, pugnali. Soprattutto pugnali. Ma erano strani, Briony notò che avevano una forma strana, per nulla dritta e la punta colorata di nero. La lama risplendeva come se fosse fatta col materiale della luna.

Fu come se ritornasse indietro col tempo quando Elijah le aveva raccontato di quando si era scontrato con Maggie più di 20 anni prima e di come alcuni cacciatori utilizzassero pugnali speciali in grado di ferire qualunque vampiro.

Briony sgranò gli occhi e temette di avere un attacco d’asma. Sentiva il terrore artigliarle le vene, impedendo al sangue di scorrere fino al cuore. Credette sul serio di sentirsi male non appena fu conscia che entro pochi minuti i cacciatori sarebbero usciti da quella porta, forse dritti a uno scontro letale con gli Originari.

Le ossa le tremavano anche quando Chuck tentò di metterle la piccola mano sulla sua.

“Briony non fare sciocchezze” disse come se le avesse letto nel pensiero.

La ragazza lo guardò a malapena perché non riusciva a non fissare quei cacciatori che forse avrebbero decretato la fine dei vampiri. Non poteva farne a meno, quando si parlava della fine di Elijah allora si parlava anche della sua di fine.

Possibile che dopo come l’aveva trattata, lei non riusciva a spezzare quel legame? A preoccuparsi sempre per lui al di sopra della propria vita?

“Sai, vedo chiaramente due destini scritti davanti ai tuoi occhi” Le parole di Chuck la costrinsero quasi a guardarlo dritto negli occhi. “Vedo la serenità, la tranquillità, la pace. Ma senza di lui.” Briony intuì subito a chi si riferiva. “E poi l’oblio, la disperazione e la morte. Con lui.”

Briony scosse ininterrottamente la testa, mentre il cuore annaspava in mezzo a quel dolore come in cerca d’aria sana. “Di solito ascolto sempre i tuoi consigli Chuck. Ma in questo caso ne faccio volentieri a meno”

“Di cosa hai veramente paura, Briony? Di perdere? O di perdere Elijah?”

Lei stava per fulminarlo con lo sguardo perché più parlava e la realtà diventava più fitta e divorante, più lei si sentiva mancare l’aria in quel cuore soffocato.

Lo sguardo però saettò invece verso gli altri cacciatori che stavano per andarsene… Briony cercò invano di respirare, di riprendere ossigeno mentre si prendeva la testa tra le mani fino a conficcare le unghie nei capelli.

La testa le martellava per colpa dei pensieri contrastanti che la divoravano.. Una parte di lei diceva che Elijah doveva arrangiarsi, che dimostrasse pure che lei non valeva più niente per lui restando quindi da solo; ormai le loro vite si erano separate e lei non doveva intromettersi…

Una parte di lei invece, quella che proprio non riusciva a spegnere, le gridava che non poteva lasciare che Elijah morisse. Doveva salvarlo, costi quel costi. Anche calpestando la propria dignità, anche se ciò avrebbe significato un altro mare di dolore sotto cui affondare.

“Io quella lì non la lascio senza sorveglianza. Non mi fido di lei.”

La voce arrogante di Willas la riscosse dai suoi pensieri e Briony ruggì come un leone imbufalito “Senti, questo non è il mese migliore della mia vita. Quindi risparmiati questi tuoi commenti perché non ho bisogno della balia!”

Lui le sorrise in segno di sfida. “Ma non è per la tua incolumità che lo dico”

Ovvio, lui aveva solo paura che lei corresse dritta dritta fra le braccia degli Originari per difenderli. Si chiese perché non la uccidesse, scanso equivoci. Ma forse Jennifer lo aveva pregato di fare il bravo.

“Resto io qui”

L’affermazione di Bill colse tutti di sorpresa ma c’è da dire che bisognava essere sollevati perché se c’era uno che fermava le persone con ogni mezzo era proprio lui. E anche se doveva mettere le mani addosso alla figlia non avrebbe battuto ciglio.

Briony gli lanciò un’occhiataccia ma contenta perché così avrebbero parlato senza indugi. Tutti gli altri uscirono, Willas per ultimo le lanciò un’occhiata di fuoco, segno che se osava vederla gironzolare in mezzo alla foresta le avrebbe spaccato le ossa una ad una.

Lei fece finta di nulla mentre anche Chuck si dileguava chissà dove in silenzio portandosi dietro i suoi fogli; poi Briony si mise davanti al padre. “Spiegami subito come intendi proteggere Caroline. E spero per te che sia una spiegazione esauriente”

Bill sbuffò:

“Uccideremo Elijah col legno di quercia bianca ma prima che muoia definitivamente faremo un incantesimo di cambio di corpo. Lo sostituiamo nel corpo di un volontario, lo copriamo di calcestruzzo e lo sotterriamo. In questo modo i vampiri nati dalla sua discendenza non moriranno”

Briony aveva ascoltato quella spiegazione che poteva anche sembrare valida visto che Caroline sarebbe sopravvissuta, ma la sola idea di Elijah morto e sotterrato per sempre la privò del respiro.

Lui forse non avrebbe battuto ciglio se ci fosse stata lei, magari lo avrebbe interpretato come un caso fortuito del destino, ma lei non riuscì ad evitare la scossa che sentì al cuore che rischiava di infrangersi per sempre.

“Senti Briony… non dovresti sentirti in colpa perché tu non gli devi niente. Come ti ha trattata da quando è ritornato? Sembra che ti ami ancora? Sai già la risposta quindi se lui ti starà alla larga per sempre tu potrai finalmente essere in pace. E’ molto più semplice così.” disse Bill come se si fosse appena calato nei panni di un padre premuroso.

Briony fece finta di non ascoltarlo e cercò di non badare al tempo che passava. Fuori era già notte, non si sentivano grida né rumori strani. Sembrava una quiete poco prima  della tempesta. E lei aveva la possibilità di tirarsene fuori per una volta. Di pensare solo e esclusivamente per se stessa, per far sì che tutta quella sofferenza se ne andasse....

Però l’amore non va via. L’amore non è un sentimento che si perde come un oggetto caduto in mare o una goccia smarrita sull’asfalto in una giornata di pioggia. Rimane lì, negli angoli più profondi del cuore e lì resterà finchè avrai abbastanza vita in corpo.

Per quell’amore letale doveva però compromettere di nuovo la sua esistenza? Ricominciare tutto da capo anche se non sarebbe servito a nulla?

“Briony hai scelto tu mesi fa di essere dalla nostra parte. Nessuno ti ha obbligata, abbi almeno la decenza di mandare avanti le tue decisioni”

“Di decenza è proprio meglio che tu non parli” ribattè lei decisa.

Si mise poi di fronte agli armadietti dove c’erano le riserve di cibo e ne prese qualcuna. “Ho fame. Vuoi qualcosa?”

Bill inarcò il sopracciglio. “Saranno anni che non cucini per me”

“Dovremo pur passar il tempo no?”

Ma più i minuti rintoccavano nell’orologio, più lei sentiva la sua condanna all’inferno avvicinarsi in maniera spietata.

Alla fine prese la sua decisione e si girò per guardare il padre. << Tanto non ho nulla da perdere. >> Se non la sua vita, che senza Elijah ormai non contava più nulla.

“Non illuderti. Vivo o morto, non lo rivedrai mai più” ruggì il padre all’improvviso.

Briony gli fece un enorme sorriso “Certo papà. Hai ragione” Mormorò prendendo una padella per cuocere qualcosa.

Bill alzò il sopracciglio, davvero sorpreso per quella resa. Girò il viso per guardare fuori dalla finestra. “E’ ancora presto per dirlo ma sono sicuro che la nostra nuova vita sarà..” Ma Bill Forbes non finì mai la frase. Aveva girato lo sguardo verso la figlia che lo aveva letteralmente colpito con la padella in pieno viso; a causa del forte schianto Bill cadde dalla sedia mezzo svenuto.

Briony si avvicinò col respiro accelerato. Il grande Bill Forbes messo k.o da una padella. Da non credere.

Non perse tempo e si diresse subito verso l’uscita: non c’erano più armi disponibili, se le erano portate tutte via, ma follemente non le importò. Vorrà dire che avrebbe usato le mani, i denti, anche il suo oscuro potere per impedire a Elijah di morire. Nessuno l’avrebbe ostacolata.

Corse verso la porta col fiato accelerato, ma qualcuno le sbarrò la strada. Briony si bloccò in tempo, non sapendo cosa fare. Perché fra tutte le persone doveva combattere proprio con lui? L’ultima cosa che voleva era fare del male a quel piccolo amico che le aveva sempre donato una grande forza per rialzarsi.

“Chuck… ti prego. Fammi passare” mormorò lei.

Il nano lo squadrò dalla testa ai piedi con i suoi piccoli occhi asimmetrici. Quando Briony temette il peggio, l’amico si fece da parte lasciandola così andare per la sua strada.

“Vai.” Disse soltanto.

Briony sospirò e gli mimò un grazie con le labbra, e corse fuori dalla cascina a più non posso.

L’oscurità subito la sommerse, le foglie degli alberi sembravano coprire la luna alta in cielo. Un terribile presagio ad un tratto  l’avvolse... che magari era tutto inutile, che erano già morti.. anche lui..

Si rifiutava però di ammettere che potesse essere vero. Correva andando oltre la paura, oltre il coraggio.

Sapeva solo che doveva salvare Elijah oppure morire in quell’impresa.

 

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Verso Nord. Doveva correre verso il Nord, era lì che era stato localizzato l’albero di quercia bianca. Ma dov’era il Nord?

Briony cercò di ricordare le vecchie lezioni di geografia nell’orientarsi grazie alle stelle, ma il cielo era così buio e avvolto dalle nubi che non si vedeva nulla.

Cercò di non farsi prendere dal panico e seguì un sentiero che era percorso da diverse orme, forse quelle dei cacciatori.

Corse, corse e corse, con tutta la rapidità che le sue gambe spossate le consentivano. La luce se n'era ormai andata del tutto e la notte cupa la intrappolava, stringendola come in una morsa. Era assolutamente impossibile orientarsi. Doveva soltanto andare ad occhio e agire d’istinto pregando che non si sbagliasse.

Le sembrava di scalare, salire, inciampare all'infinito. Non poteva nemmeno gridare perché avrebbe attirato anche i suoi nemici e doveva dimostrarsi furba, anche se sentiva il cuore battere fortissimo per l’inquietudine.

Si sentiva stanca e sudava, pur sentendosi congelata. Il buio era pesto.

Dove sei? Invocò Elijah con la mente, al colmo della disperazione.

Ma ci fu solo un silenzio lugubre attorno a lei. Briony rimase immobile per un attimo con le orecchie tese, scrutando le tenebre. Si rese improvvisamente conto che faceva terribilmente freddo. Brandelli e lembi di tetra nebbia le passarono silenziosamente accanto. Il vento incominciò a fischiare nell'erba.

Forse sarebbe stata quella foresta la sua tomba.. Forse il suo aiuto non avrebbe contato nulla ma il cuore sentiva che lei doveva agire lo stesso.

Perché alcune volte gli amori senza speranza conducono a gesti disperati. Devi lottare e rialzarti, anche se sai che cadrai ogni volta dritta nel vuoto o aggraverai la tua condotta.

E poi perché non dovrebbe rischiare la vita se non sarà mai felice per quanti sforzi potesse fare? Senza Elijah ormai la sua vita non contava nulla, non riusciva ad esistere senza di lui. Lo aveva sempre saputo ma se ne era resa veramente conto solo poco prima.

Continuò a camminare guardandosi attorno.

C’era uno strano silenzio attorno a lei ma sentiva comunque il pericolo, quasi lo respirasse come l’aria. Ma non doveva arrendersi, doveva pensare alla ragione per cui aveva resistito così a lungo per tutto quel tempo.

Elijah, Elijah, Elijah.

Mentre riprese a correre la nebbia fu spazzata via, sembrò come se l’oscurità e un nuovo silenzio l’avesse di nuovo sommersa. Aveva il cuore a mille e non sapeva come placarlo.

Sentì all’improvviso dei rumori davanti a lei, distanti ma non così lontani come sembravano. Briony si avviò in quella direzione ma dal buio, all’improvviso, uscirono due mani che la afferrarono con forza e la tirarono verso un albero.

Qualcosa di freddo le tappò la bocca. Il grido le salì nella gola, le braccia avrebbero voluto divincolarsi ma era come se si fossero paralizzate. Briony cercò di respirare,  ma questo le portò alle narici un odore inconfondibile.

Riconobbe subito l’odore di quella pelle, riconobbe senza incertezze il tocco dell’altra mano sulla sua vita.

I polmoni si svuotarono e i muscoli furono sedotti da un’improvvisa tranquillità.

“Non fiatare.”

Era la sua voce, un sussurro basso, profondo e minaccioso che suonava però come una musica celestiale nelle orecchie di Briony.

Era talmente felice che Elijah fosse ancora vivo, di essere arrivata in tempo, che si sarebbe messa a saltellare su un piede solo, gridando dalla gioia. Ma era letteralmente paralizzata dallo shock e dalla sorpresa che la voce non le sarebbe uscita neanche volendo.

Elijah aveva la schiena contro un albero, quella di Briony invece era appoggiata strettamente contro il petto di lui.

Senza farla voltare e senza toglierle la mano dalla bocca, Elijah avvicinò il viso ai suoi capelli e le parlò all’orecchio:

“Non griderai vero?” le bisbigliò terribilmente minaccioso, con un tono di voce così profonda da farle venire un brivido, che le fece capire quanto fosse immenso il piacere di sentire il suo corpo incollato a quello di Elijah. Nulla sembrava più forte di ciò in quel momento, il desiderio di lui sommerse qualsiasi altra realtà.

Briony tentò di riprendere sicurezza e assentì piano con la testa. Sembrò convincere Elijah che infatti le lasciò andare lentamente la bocca: di nuovo quel gesto le provocò un brivido che non voleva finire.

Briony riprese poi debolmente a respirare mentre Elijah la fece spostare e si guardava attorno con fare sospetto: “Credevate davvero che ci avreste gabbati così? Non siamo nati ieri.” disse semplicemente continuando ad osservare il buio e tenendosi dietro all’albero.

Briony tentò di ricomporsi e si mise davanti a lui, sebbene Elijah non la guardasse: “Hanno fatto tutto loro. Ti dico che io non ne sapevo niente prima che ti metti a criticarmi”

Vide Elijah sorridere mestamente nel buio:

“Vuoi farmi credere allora che sei venuta per aiutarci? Perché diavolo hai fatto una sciocchezza del genere, spiegamelo?” disse lui in tono accusatorio senza osare però guardarla.

Briony si appoggiò con una mano all’albero, sentendo le gambe molli dopo tutta quella corsa: “Lo sai già il perché” bisbigliò lei in un soffio.

Nell’oscurità vide Elijah voltarsi finalmente verso di lei: il viso era indecifrabile, così in penombra che era impossibile intuire cosa pensasse. Però Briony sentì comunque il battito del cuore accelerare, come se fosse risorto e emerso da quel mare di dolore.

Il momento non durò molto perché Elijah si rivoltò di nuovo, scrutando l’oscurità.

“Non sarà un bello spettacolo. I tuoi amici pagheranno con la vita e ti assicuro che sarà molto, molto doloroso” La sua voce aveva una nota diabolica, da incutere un lungo brivido di paura.

Briony si fece avanti: “Voglio venire con te. Sono dalla tua parte Elijah, non dalla loro"

L’Originario la inchiodò con uno sguardo gelido, non lasciava trasparire nulla.

“Non lo voglio comunque il tuo aiuto.” Disse duro per poi incamminarsi e lasciandola lì dov’era. Briony serrò duramente il viso e le mani, sopprimendo l’impulso di dargli un pugno e per fortuna riuscì a mantenere la calma.

“Non puoi impedirmi di camminare qui o di seguirti. Fai pure come se io non ci fossi, non dovrebbe essere difficile per te no?” chiese con una punta d’acidità e mettendosi a seguirlo. Questo sembrò infastidire il vampiro anche se lo nascose bene. Infatti lui continuò a camminare come se nulla fosse, guardando con sguardo attento e freddo dritto davanti a sé.  Briony cercò di mantenere il suo passo e per fortuna, dopo molti incespichi, riuscì ad arrivare pari pari al suo fianco.

Scese un lugubre silenzio, la freddezza che Elijah emanava sembrò ghiacciare la piccola distanza fra i loro corpi. Come se si ostinasse a dimostrarle un’indifferenza invalicabile nonostante tutto.

Ma tutte le certezze di lei vennero dissolte quando si sentì afferrare da un braccio di Elijah e strattonare con forza all’indietro. “Stai dietro di me almeno” sibilò lui stizzito come se gli seccasse averla intorno o farle da balia.

Briony lo guardò storto ma si morse la lingua appena in tempo perché si accorse che Elijah dopotutto aveva avuto una reazione… e non così spiacevole come le altre volte, visto che l’aveva fatta indietreggiare dietro di lui allo scopo di tenerla quasi al sicuro.. o forse per farla mortificare ancora di più, ma quel gesto le aveva infuso una strano calore nel corpo e il cuore non le faceva più male come prima.

Quasi per permettere che gli squarci di quel piccolo muscolo torturato venissero tutti  curati, Briony alzò la mano per porla nel braccio di Elijah. Le labbra si aprirono allo scopo di parlargli.

Ma non appena lui sentì il suo tocco si irrigidì, come se delle fiamme avessero tracciato delle linee sul braccio, e così si scansò stizzito ma non con un certo portamento classico.

“Anche se ho accettato la tua presenza non significa che devo farti rapporto ogni 30 secondi.”  le sibilò glaciale, aumentando il passo per farla allontanare di più da lui.

Briony fu mortificata per quel gesto così meschino, il dispiacere si allargò nel petto per la consapevolezza che lui non accettava minimamente che lei lo toccasse. Era stato troppo bello per essere vero. Sentiva anche che parlarle era un enorme fastidio per lui.

Chinò la testa bassa cercando di captare con le orecchie qualche suono o grida. Possibile che lo scontro non fosse ancora cominciato? Quel silenzio però era logorante.

All’improvviso Elijah indietreggiò fulmineamente vicino a lei e l’afferrò come prima per il braccio, facendola indietreggiare con forza dietro di lui. Lo sguardo però si abbassò sul suo orecchio, dove vi respirò sopra col fiato gelido:

"Nasconditi e quando occorre cerca di scappare. Farai bene a darmi ascolto questa volta se ci tieni alla vita.” ordinò lui in modo  autoritario, spingendola poi via dietro a un albero.

Briony gli si aggrappò non capendo cosa stesse succedendo, quando l’oscurità venne diradata e emersero tre  figure. Briony ne riconobbe subito una: Klaus. E gli altri due  dovevano essere dei suoi ibridi.

Niklaus. Che cosa ci fai qui? Dovresti essere con Rebekah, avevo detto che avrei setacciato io i cacciatori.” Disse Elijah con tono freddo guardando il fratello senza scomporsi.

L’ibrido gli fece un sorriso: “Ho sentito uno strano odore provenire da questa parte” Poi il suo sguardo saettò nel punto in cui vi era nascosta Briony, come se avesse sentito la sua presenza.

“Ed eccola qui infatti. Fratello quanto ti avevo detto che bisognava squarciare i cacciatori, non intendevo che dovevi amoreggiarci.” disse in tono ironico e quella risposta, come da prognostico, affilò l’espressione di Elijah:

“I tuoi pensieri sono davvero fuori luogo. Stavo appunto seguendo la scia dei cacciatori, si sono divisi in piccoli gruppi per tutta la foresta quindi mi ci vorrà più tempo. Ma lei non c’entra nulla”

La freddezza con cui elargì quelle parole tuttavia era disinteressata, come se avesse esposto la realtà dei fatti ma non era comunque in obbligo di fare niente per proteggere la “lei” in questione.

Briony decise di uscire dal suo angolino e di farsi avanti, ignorando gli avvertimenti di Elijah: “Invece di star qui a chiacchierare perché non vai a localizzare l’albero di quercia bianca? Sappiamo tutti che i cacciatori vogliono uccidervi”

Klaus le rivolse un’occhiata beffarda mentre Elijah la fissò con la coda dell’occhio, lo sguardo gelido e tetro.

“E tu bambolina non lo faresti mai vero? Certo che no! E tu ancora stai dietro a quella lì? Non avrei mai pensato di definirti ancora patetico Elijah, non dopo ciò che è successo con Katerina” sghignazzò Klaus in segno di sfida, e Briony credette che Elijah dopo ciò girasse il viso e fulminasse il fratello con sguardo di collera. Invece lo sguardo metà girato del moro rimase sempre sospeso su di lei, ma era impossibile decifrarlo perché era pieno di ombre.

“Poche ciance. Tu bambolina ci sei d’ostacolo e non mi sei mai stata simpatica. Perciò.. Tony?” Klaus richiamò l’attenzione del suo ibrido più muscoloso e forte, che subito fece alcuni passi verso di lei con espressione a dir poco minacciosa.

Briony rimase immobile pronta a combatterlo, ma la reazione seguente di Elijah la destabilizzò. Aveva messo una mano sulla spalla della fratello, non in una carezza ma in una forte presa come per far prevaricare un ordine ben preciso:

“Richiamalo” mormorò duramente.

L’ibrido gli rivolse allora una smorfia. “Quale spreco. E dire che ti credevo il fratello meno stupido degli altri. Fate quello che dovete!” L’ultimo ordine era per gli ibridi che subito saltarono addosso a Briony.

Uno non fece molta strada perché Elijah lo bloccò fulmineamente strappandogli il cuore con eleganza inquietante; il secondo stava per afferrare il collo di Briony ma lei non gli badò molto perché tutta la sua attenzione saettò verso Elijah che era stato appena colpito in viso proprio da Klaus. Elijah si riprese subito e stava per servire al fratello la stessa moneta, ma Briony scattò in avanti come impazzita.

Spinse via  con una gomitata l’ibrido che voleva attaccarla, con una velocità impressionante  deviò il suo braccio che voleva ancora afferrarla, e si mise davanti a Elijah per proteggerlo dai colpi pazzoidi del fratello.

Velocemente spinse via Klaus, strillandogli contro con abbia. “Lascialo stare! E’ me che vuoi no? Prenditela con me allora”

Klaus sbattè le palpebre ovviamente stupito per quella reazione, ma il primo a reagire fu Elijah:

Briony. Stanne fuori.” sibilò lui tagliente alle sue spalle e le diede uno strattone, facendola arretrare di mezzo metro. Per poco lei non incespicò a terra ma per fortuna ritrovò l’equilibrio in fretta, perché  l'ibrido di prima si era mosso verso di lei per attaccarla. Stava brandendo un paletto ma Briony gli bloccò il braccio prima che le perforasse il petto: sentiva tra le mani un materiale strano, quasi della cenere.

Le venne in mente un terribile sospetto ma non fece in tempo a fare niente, perché l’ibrido venne all'improvviso scaraventato a terra da Elijah. A causa del colpo Briony cadde sulle ginocchia, l'Originario rimase immobile davanti a lei.

I loro occhi si incontrarono, Briony finì per aggrapparsi del tutto a quel nero profondo, smettendo così di respirare. Quelli di Elijah invece erano distanti, glaciali, quasi non volessero a tutti i costi legarsi a quelli di Briony. La realtà si paralizzò in quell'istante.

Elijah però inabissò quelle emozioni nascenti, raggelandole subito. "Ti avevo detto di andartene" ruggì lui e ritornando ad esercitare l'attenzione sul fratello, il quale parlò:

"Elijah fatti da parte! Per una volta non voglio litigare con te, voglio solo liberarmi della bambolina una volta per tutte."

"Non te lo consento" rispose Elijah in maniera così glaciale da raggelare il vento. "E poi abbiamo altre faccende da sbrigare, é meglio lasciar perdere"

Klaus fece un ghigno in risposta e chiamò Tony che seppe cosa fare. Briony lo vide arrivare verso di lei e subito si alzò pronta ad assestare i suoi colpi. Un rumore pesante però la distrasse: Elijah si era mosso per bloccare l'ibrido ma Klaus l'aveva fulmineamente immobilizzato contro un albero, afferrandolo per il collo.

Briony tornò a badare a se stessa quando sentì gli artigli di Tony lambirle il collo; subito lei si issò sulle sue spalle per farsi leva e lo colpì allo stomaco con una ginocchiata. L'ibrido si piegò in due dal dolore ma un rumore pesante fece distrarre ancora Briony: sicuramente Klaus e Elijah stavano lottando ma lei non poté appurarsi come si erano messe le cose, che infatti si sentì prendere le braccia da dietro e stringere dietro la schiena. Tony le piegò di più gli arti all'indietro, mozzandole il fiato.

"Giù le mani." il ringhio di Elijah era spaventoso, terrificante. Fece paura persino a Briony che le sembrava di non avere più fiato, e intuì che Elijah voleva avventarsi addosso sull'ibrido ma qualcosa glielo impediva.

Lei tentò di calpestare Tony ma i tentavi non valsero per divincolarsi.

L'ordine di Klaus sovrastò ogni cosa: "Uccidila Tony!"

"No!"   

Briony credeva di essere stata lei stessa a gridarlo per invocare pietà, e invece scoprì che non era stato così. Anche se era in pericolo di morte, il cuore da mesi e mesi non si era mai sentito più vivo come allora. Come se quel grido avesse attraversato i meandri oscuri della sua anima come un raggio di luce.

All'improvviso non sentì più quella presenza soffocante alla schiena, non sentì più nulla. Quando si girò vide Elijah col cuore grondante di Tony in una mano, più in là c'era Klaus a terra col collo spezzato, l'albero lì vicino sembrava essere stato graffiato da belve feroci.

Lo sguardo di Briony tornò a posarsi su Elijah che non smetteva un attimo di fissarla con espressione confusa, sgomenta, quasi shockata per aver "ucciso" suo fratello salvando così una persona la cui vita non doveva valere più nulla per lui. Sembrava così esterrefatto da ciò che aveva compiuto che impiegò parecchi secondi per riprendere il controllo e far tornare a gelare le sue emozioni.

Elijah buttò per terra il cuore e con nonchalance prese un fazzoletto dalla giacca per pulirsi il sangue nelle mani: il gesto però nascondeva irritazione. Sembrava infastidito per essersi dovuto sporcare le mani proprio per lei, dopo come aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai più fatto invischiare nelle sue faccende, e perché ormai quella vita non gli apparteneva più quindi non doveva preoccuparsene. E invece….

Aveva fatto tutto il contrario di ciò che si era promesso, aveva di nuovo calpestato il suo onore e permesso alle sue emozioni di fuoriuscire dalla sua corazza. E non doveva succedere.

Conscio di quel pensiero, Elijah gettò seccamente il fazzoletto per terra, non degnando Briony di uno sguardo. La ragazza traballò quando vide Elijah gettarle il fazzoletto  quasi ai suoi piedi, come per farle pagare il fatto che lui aveva versato del sangue per difenderla anche se non doveva farlo, e che di nuovo l'aveva salvata dai guai.

"Elijah.."

Ma lui non la fece finire infatti l'afferrò in modo quasi brusco per il braccio, costringendola a camminare. "Andiamo"

Briony gemette per la sua presa ferrea ma cercò di non opporsi perché l'avrebbe irritato ancora di più.

Camminarono molto velocemente in mezzo all'oscurità, i passi di Elijah erano eleganti come sempre ma i suoi gesti nascondevano rudezza. Briony aveva il respiro accelerato a forza di cercare di stargli dietro e di non cadergli addosso.

Era palese che Elijah fosse arrabbiato con lei, anche se il motivo era davvero stupido. Invece di prendersela con se stesso per aver ucciso gli ibridi di Klaus, se la prendeva con lei perché proprio per lei lo avevo fatto. E si era quindi permesso di essere debole, nonostante tutto.

Il suo viso ora sembrava essere una maschera di affilata freddezza, che andava a congelare tutte le sue emozioni di poco prima.  Quasi quasi il suo umore tetro calzava a pennello con i suoi vestiti.

<< È il colmo >> pensò Briony visto che l'Originario non poteva colpevolizzarla per qualcosa che lui stesso aveva fatto.

"Perché?" la domanda le fuoriuscì improvvisamente, vinta da un desiderio che voleva essere saziato.

Elijah non diminuì il passo e nemmeno il viso cambiò, rimase lo stesso affilato e gelido, e si ostinava a non guardarla.

"Perché cosa?" ripetè lui in maniera disinteressata, ma una nota nella voce le fece intuire che si stava davvero irritando. E il modo gelido in cui si comportava era una maniera per farla desistere nel fargli domande scomode.

Briony si inumidì le labbra e cercò di non far tremare la voce:

"Perché mi hai difesa? Me la sarei cavata da sola"

L'oscurità non le permetteva di vedere appieno l'espressione di Elijah che doveva essersi raggelata ancor di più, ma fu certa di vedere le sue labbra piegarsi in un sorriso che rivelava tutta la perfidia che sarebbe valsa per le sue parole seguenti:

"Vedila così: sarebbe troppo facile per te. Se ti accadesse qualcosa quel senso di soffocamento che so che senti ogni volta che mi vedi, sparirebbe. Non chiederesti niente di meglio vero? Far sparire tutta la sofferenza e i sensi di colpa in un colpo solo. Ma non te lo permetterò, non te la caverai così facilmente"

Quella minaccia perfida e agghiacciante le arrivò fin dentro al petto, causandole un'ennesima lacerazione. Ma non si sorprese più di tanto per quelle parole, cosa poteva aspettarsi da Elijah Mikaelson in fondo? Lui non avrebbe mai ammesso di aver fatto riemergere le sue antiche debolezze, anche solo per un attimo, allo scopo di proteggerla. Non l'avrebbe mai ammesso, perché sarebbe stato come rinnegare ciò che aveva fatto di se stesso per quei 5 lunghi mesi.

Il fatto però che lui volesse augurarle un'esistenza di dolore la ferì. Cos'era, una vendetta? Un modo per ripagarla con la sua stessa moneta? Causarle un dolore intenso, starla a guardare mentre soffriva, così in questo modo crudele avrebbe lenito e annullato il suo di dolore che lei gli aveva procurato?

"Credevo di esserti del tutto indifferente, adesso ti vuoi vendicare?" domandò con una nota allusiva sapendo di infastidirlo con quella cruda verità.

Infatti questa volta le sue parole andarono a segno, scavando quella corazza di ghiaccio. Quella nuova e vera realtà, detta poi con le parole di Briony, finì per irritare Elijah ancor di più. Il fastidio era trasparente nel modo in cui si bloccò e la fece fermare.

Ogni tipo di emozione tuttavia venne crudelmente raggelata per non permettere più a se stesso di perdere il controllo o mostrare debolezze che detestava. Una nuova verità venne scandita dalle sue parole glaciali:

"Infatti non m'importa nulla di ciò che pensi o provi. Sei stata tu a farmi la domanda e io ti ho risposto, se sapevi che non ti sarebbe  piaciuta la risposta non dovevi neanche parlarmi allora"

La stizza era evidente sotto gli strati di ghiaccio e non le permise di parlargli ancora perché ripresero a camminare. Elijah chiuse lì la questione, ma i suoi modi bruschi si erano amplificati infatti non c'era un attimo in cui lei non rischiasse di inciampare.

Anche Briony allora si infastidì e cercò di divincolarsi dalla sua presa.

"Mollami. Ti sarò più utile se non mi porti in giro come una palla al piede"

Elijah non diminuì per nulla il corso dei passi né la presa sul suo braccio.

"Tu non mi sei utile affatto." rispose lui agghiacciante senza nemmeno a provare a risultare ironico. Ce la metteva tutta per buttarle addosso la sua freddezza e seppellirla sotto brandelli di ghiaccio.

Briony pensò davvero che pur di dimostrarle quanto lei non valesse più nulla per lui e per mostrarle tutta la sua glacialità ancora intatta, l'avrebbe lasciata lì a morire in mezzo a quella jungla, senza nemmeno voltarsi indietro.

Come se le avesse letto nel pensiero, Elijah si bloccò all'improvviso e guardò un punto nella foresta in cui non doveva esserci niente. Briony stava per chiedergli se c'era qualcosa che non andava, ma lui non la badò neppure che infatti la liberò dalla sua presa e corse a velocità soprannaturale verso il punto in cui poco prima stava osservando.

Briony rimase immobile, perplessa per qualche secondo perché credette davvero che lui l'avesse abbandonata lì come una stupida, lasciandola da sola al suo destino.

Stava per mandarlo telepaticamente al diavolo, quando sentì dei rumori provenire dallo stesso punto in cui era sparito: grida.

Briony spalancò gli occhi e senza perdere tempo corse in quello stesso punto: sicuramente Elijah aveva captato la presenza di alcuni cacciatori ed era corso per stanarli. Briony aveva il cuore a mille per il pensiero che quei bastardi potessero fare del male a Elijah.

Corse, corse finché non intravide l'Originario in lontananza mietere le sue vittime con eleganza inquietante; sembrava non avesse alcun bisogno di aiuto ma Briony di sottecchi vide un uomo appostato dietro a un albero e con una balestra lungo il braccio.

Briony prese una pietra per terra e si avvicinò all'uomo, silenziosa come un'ombra proprio come le aveva insegnato Chuck, e con forza colpì l'uomo da dietro alla nuca. Questi cadde a terra senza un lamento, del sangue denso gli fuoriusciva dal cranio. La ragazza allora credette davvero di averlo ucciso ma stranamente non provò alcun rammarico per quella vita spezzata, solo una grande furia per quegli uomini che volevano invece spezzare le vite delle persone che amava. Non poteva permettersi di sbagliare se non voleva perdere tutto.

Buttò per terra la pietra e si accorse che Elijah stava camminando lentamente verso di lei: i passi erano calmi, il volto freddo e inespressivo come se non avesse appena ucciso una decina di persone.

"Non ti avevo detto di restare dov'eri?" domandò in tono monocorde, fissandola con condiscendenza.

Briony grugnì per quel suo comportamento odioso:

"Veramente non mi hai detto nulla, te ne sei andato e basta"

Elijah rimase un pò a fissarla con lo stesso sguardo di prima, poi girò noncurante il viso, ricominciando a camminare.

Non mostrò nulla: non la guardò per sincerarsi delle sue condizioni, non le diede più la benché minima attenzione, né la ringraziò per essere corsa in suo aiuto. Ghiaccio più infrangibile di così non si poteva, se desiderava mortificarla o ferirla ci stava ben riuscendo.

La delusione si fece largo in lei, esplose come una miccia e fece breccia come acido sulla pelle. Non avrebbe mai abbattuto la barriera che Elijah aveva retto dinanzi a lei e che le pesava come un macigno sul cuore.

Fu davvero tentata di girarsi e andarsene, lasciare che il destino facesse il suo corso e smettere di logorarsi per una battaglia che lei non poteva vincere.

Il vento in quel momento passò più forte tra loro e sembrò quasi sussurrarle queste parole: Ti ho dato tutto l'amore che avevo, perfino quello che non sapevo di avere.

Briony allora ritornò a guardare nel punto in cui Elijah stava per scomparire nell'oscurità. Giurò allora a se stessa che non l'avrebbe fatto scomparire in un'altra oscurità ancora più fitta e penetrante.

Camminò velocemente verso Elijah fino ad affiancarsi a lui. Il vampiro non si scompose, teneva sempre dritto lo sguardo davanti a sé.

Briony lasciò che il silenzio occupasse quel vuoto che entrambi avevano, ma poi disse:

"Vuoi che resti con te?" mormorò titubante abbassando lo sguardo.

Ma anche così captò i movimenti di Elijah: aveva girato il volto verso di lei, continuava a camminare col suo solito passo elegante, e il suo sguardo sembrava penetrarla come qualcosa che inevitabilmente ti entra nella pelle.

"Non si sa mai. Non mi fido di nessuno" replicò lui come se volesse tenerla d’occhio.

Ma ancora non capiva che lei non avrebbe mai permesso che quei cacciatori lo toccassero? Non capiva quanto lei aveva rischiato per tornare da lui?

O forse dal modo in cui Elijah la penetrava con lo sguardo sembrava arrivare fino ai suoi occhi e scorgerci ancora quel riflesso rossastro sulla pupilla. Erano lontani, quasi scomparsi, i ricordi di quella giornata all’Hotel a Boston, e forse lui in quel rosso vedeva un chiaro segno che lei non fosse più quella di prima, o che non ne era valsa la pena lottare e torturarsi in quel modo per arrivare in quel punto in cui le loro vite erano inconciliabili.

"E se oserai fare qualche mossa falsa... sappi che non mi tratterrò solo perché abbiamo avuto una storia, Miss Forbes.” l’avvertì lui con voce impassibile, senza nemmeno provare a risultare un po’ ironico e ammorbidire quelle parole, che si schiantarono su di lei come un macigno che ti cade dritto in testa.

L’avvertimento sembrava quasi un insulto. Chissà di cosa la pensava fosse capace di fare. Sembrava davvero così potente? Così meschina?

Quando Briony fu sul punto di mandarlo all’inferno, una vocina interiore la fermò e sembrò risponderle a quegli interrogativi nascosti: certo che sì, ai suoi occhi lo era. Solo lei era in grado di far riaffiorare antiche debolezze che lui detestava riprovare e che in quei periodi di vita erano solo una perdita di tempo sprecata. Costituiva un pericolo troppo grande per quell'armatura che non doveva essere mai più abbattuta.

E lui già una volta aveva assaporato, malauguratamente, la sua potenza quando il cuore gli si era strappato pezzo per pezzo. Non glielo avrebbe permesso un’altra volta.

Briony deglutì e volle a tutti i costi scacciare quel peso che avevo deciso di stringerle il cuore per sempre: cercò di avvicinarsi di più a lui per parlargli ma i movimenti successivi di Elijah la distrassero dai suoi intenti. L’Originario si immobilizzò tutto ad un tratto e teneva lo sguardo dritto davanti a sé.

Briony guardò nella sua stessa traiettoria e vide una figura non molto lontana da loro.

Willas.

Era comodamente appoggiato alla corteccia di un albero, le braccia serrate al petto, e un’espressione sul viso tranquillissima come se non avesse davanti un Originario temibile ma una piccola bestiola.

“E’ da un po’ che vi aspetto” disse con un sorrisino audace, fissando poi Briony con sguardo inequivocabile: sapeva che lei non si sarebbe stata buona e che sarebbe corsa da Elijah. E ora gliela avrebbe fatta pagare cara.

Briony rimase immobile, tenendo i pugni chiusi mentre Elijah fece un passo in avanti. Non mostrava la benché minima emozione nel suo sguardo di ghiaccio.

“Tra poco desiderai di voler aver avuto più tempo, perché la morte arriva in fretta e non tarda mai” Quelle semplici, fredde, parole sembrarono raggelare l’ambiente che faceva da cornice a quella scena.

Willas a suo credito non mostrò la benché minima paura per quella minaccia di morte; rimase fermo a sostenere lo sguardo diabolico del vampiro.

“Ti consiglio di fare le tue ultime preghiere. Non permetterò a te o a chiunque altro di danneggiare ancora la mia famiglia” Questa volta la minaccia di Elijah fu più cruda e glaciale, tanto che a Briony le si rizzarono i peli sul braccio.

Lei rimaneva ad osservare la scena, cercando di restare razionale e di pensare al modo migliore per avvantaggiare Elijah contro Will.

Il cacciatore questa volta uscì dalla sua tranquillità ghignosa e si scollò dall’albero, fissando Elijah con un vero sguardo d’odio: “Famiglia?” Ripetè quella parola come se fosse un insulto. “Voi mostri non sapete neanche cosa vuol dire essere una famiglia” Le sue parole erano acide, ricolme di disprezzo. I suoi occhi rossi dardeggiavano.

Elijah a suo dire non si scompose né mostrò il benché minimo tentennamento mentre si cibava del silenzio prima di trasformarsi in un vero predatore: “Perché tu sì invece?”

Questa volta Willas perse completamente il controllo e in uno slancio saltò addosso al vampiro. Elijah lo deviò con eleganza, non ricevendo neanche un graffio. Will ruggì per quel colpo mancato e si apprestò ad avventarsi di nuovo su di lui come un toro impazzito.

Ma durante la semi lotta di poco prima, Will aveva finito per dare la schiena a Briony che subito si avventò su di lui per impedirgli di avvicinarsi a Elijah. “Lascialo stare” gli sibilò lei a bassa voce, tentando di strozzarlo da dietro.

Il cacciatore però si liberò subito della sua presa, le diede una gomitata che le finì dritta nel naso e Briony incespicò a terra sentendo il sapore del sangue sulle labbra.

Poi fu tutto troppo veloce: Elijah si muoveva così velocemente che era impossibile sfocare bene l’immagine. Anche Will sembrava tenere il suo passo, e ogni volta che finiva per avventarsi contro il vampiro alle orecchie di Briony suonava come un rumore di rocce che si spaccavano.

La ragazza tentò di alzarsi in piedi e di inquadrare meglio che poteva lo saettare delle figure che lottavano e si contrapponevano tra loro. Ma qualcos’altro attirò la sua attenzione in mezzo a tutta quell’oscurità: un altro uomo, appostato dietro a un albero.

Non appena lo vide muoversi in direzione delle spalle di Elijah, Briony lo anticipò e gli si avventò contro. Credeva di aver gridato ma riusciva solo a pensare di fermare quell’uomo, anche ucciderlo se necessario. Una fiamma di rabbia le esplose nel petto, un ringhio rabbioso le uscì dalle labbra pensando che quell’uomo volesse uccidere il vampiro che amava.

Il cacciatore era sotto di lei e cercava di scrollarsela di dosso: impugnava un pugnale nella mano ma Briony riuscì a farglielo mollare, finendo per rompergli il polso. L’uomo gridò anche quando lei gli conficcò il pugnale all’altezza della clavicola. Il sangue finì per sporcare anche le sue mani, Briony sentiva il cuore battere in maniera sfrenata, sudava anche si sentiva raggelare, il respiro era accelerato.

Improvvisamente un grido agghiacciante le fermò il cuore.

Briony alzò la testa di scatto, mentre quel suono orribile si era espanso nel vento attorno a loro, sembrava riecheggiare tra i rami degli alberi, finendo poi per pervadere la sua mente in cui quell’eco si ripeté in una sinfonia di dolore acuto.

Elijah.

Il cuore le si era davvero fermato quando le era giunto quel grido terribile, che andava a rinfoderare lo stesso panico che aveva sentito quando aveva visto Klaus uccidere Elijah sotto i suoi occhi molto tempo prima.

Ma questa volta quel panico la paralizzò fino a congelarla in modo tale da non sentire più il suo stesso corpo, come se nemmeno esistesse. Non riusciva a muovere le mani perché non sembravano neanche attaccate al suo braccio, non riusciva a gridare perché il grido si era bloccato in gola finendo per privarla del respiro e dell’uso della parola.

Riusciva solo a guardare la scena orribile che aveva davanti, continuando a ripetersi che era solo frutto di un incubo e che come tutti gli incubi presto sarebbe svanito. Ma l’unica cosa che poi svanì fu la cecità dei sensi: finalmente il cuore riprese a battere, ma solo per darle il tormento di respirare così a fatica da farle male il petto per lo sforzo; tutte le sue ossa tremarono e si sfasciarono a quella vista orribile davanti a lei.

Elijah era finito contro un albero, il viso abbassato era una maschera di dolore e sorpresa mentre guardava uno strano pugnale che gli avevano conficcato nel ventre, e  del sangue bagnava la terra sotto il suo corpo.

Willas era lontano da lui di qualche metro e lo guardava con ripugnanza mista gioia per come l’Originario soffriva. Elijah si portò la mano al pugnale come se volessero toglierselo, ma ogni volta che la mano sfiorava il manico sembrava ardere come a contatto col fuoco, e il vampiro così grugniva per sopportare quel dolore acuto. Alla fine riusciva solo a tenersi contro l’albero con una mano mentre le ginocchia stavano per cedere, e il sangue continuava a dilagare ai suoi piedi come se si stesse dissanguando.

Il panico questa volta arrecò una rabbia incontenibile dentro Briony: vedere Elijah in quello stato, vederlo accasciarsi sulle ginocchia e gemere di dolore, la fece come esplodere lacerando via ogni ragionevolezza e ogni pensiero di paura.

Ogni sua mossa si tramutò in rabbia mentre scattava in piedi per farla a pagare a Willas. Lui si era perfino dimenticato di lei come se non la ritenesse un ostacolo pericoloso, ma alla fine fu preso alla sprovvista quando si sentì cadere di faccia: Briony gli era saltata letteralmente addosso con un ringhio, le sue unghie cercavano di penetrare nella schiena dell’uomo per ferirlo, le braccia si strinsero attorno al suo collo per soffocarlo.

Will però dopo quell’attimo di sorpresa si liberò della ragazza come se fosse un moscerino, e le diede una testata all’indietro facendola scivolare via di lui. Briony si rizzò a sedere pronta ad affrontarlo di nuovo, ma solo allora si rese conto di quanto la sua affermazione di ore prima fosse esatta: una piccola formica che vuole combattere l’incredibile Hulk.

Ed era così: ogni volta che cercava di colpire Willas, lui le assestava il doppio mozzandole il fiato. Il calcio che le diede allo stomaco la piegò in due a terra, facendola urlare. Poco dopo Will l’afferrò per il collo allo scopo di stritolarla; Briony tentò di rizzarsi sulla schiena e di dargli dei colpi sul petto ma non valevano niente contro quel masso di rocce. Il respiro le venne meno tutto ad un tratto.

“Non toccarla”

Quel sibilo lento, soffocato dall’agonia del male fisico, fece distrarre i due che smisero di lottare. Briony fu completamente sopraffatta dal rantolo sordo e terrificante che emise Elijah, ne fu così devastata che le parve di non sentire più il proprio dolore fisico ma solo quello di Elijah che bruciava così forte nella sua anima e a stento lo sopportava.

Willas dopo le parole di Elijah lasciò andare Briony con uno scrollone e si mise davanti all'Originario con un ghigno diabolico. Elijah cercava di tenersi dignitosamente in piedi contro l’albero, e tenne su di lui uno sguardo durissimo anche se era difficile non mostrare l’agonia che gli provocava quel pugnale strano conficcato nello stomaco.

“Vuoi morire prima tu? Ti accontento”

Alla minaccia plateale di Willas si sovrappose un grido di dolore soffocato:

“NO!”

Anche se sapeva che non poteva niente contro di lui, che forse sarebbe morta, Briony si drizzò in piedi e attaccò di nuovo Willas con tutta la forza che aveva.

Lui si preparò per darle un calcio ma lei riuscì a deviare il colpo e gli prese il piede, facendolo finalmente precipitare a terra. In preda a una furia omicida, Briony gli si mise sopra e gli diede un sonoro schiaffo; cercò poi di renderlo debole a causa del potere oscuro che albergava in lei.

Ma quando la scintilla esplose dentro di lei non ci fu nulla: Willas non incominciò a tossire sangue né ad avere spasmi di dolore. Nulla dei soliti sintomi. Capendo a cosa era dovuta quella sua reticenza, Willas scoppiò a ridere:

“Quel potere non può far niente contro quelli come te. Non darti tanta pena ad usarlo visto che è inutile” esclamò lui dandole subito dopo una bella testata da farle andare la testa sottosopra. Briony ebbe le vertigini e capitolò a terra senza; Willas si alzò e l’afferrò per il collo, tendendo un pugno puntato dritto verso di lei. Briony stava per gridare ma un angelo, o forse un demonio, la salvò.

Elijah era spuntato all’improvviso verso di loro e impedì a Willas di farle ancora del male: nonostante continuasse a sanguinare e il viso fosse una maschera di agonia, lui riuscì ad allontanare il cacciatore e a gettarlo a terra con furia omicida.

La mano dell’Originario era avvinghiata al pugnale che gli lambiva ancora perfidamente lo stomaco, come se volesse strappare via la lama ma non ci riusciva inspiegabilmente. Lo sguardo però rivelava tutta la sua ira che non aveva nulla di umano.

“Non mi piace quando qualcuno non obbedisce a ciò che dico” sibilò lui spietato rivolgendosi a Willas, che si stava drizzando da terra.

Briony rimaneva immobile, col volto tremante e tutte le forze intorpidite. Il cuore battè impazzito, impedendole di formulare dei respiri alterni. Cercava di alzarsi da terra ma le gambe sembravano essersi paralizzate dal panico e dallo shock. Provò a guardarsi intorno per trovare una qualsiasi arma che potesse aiutare Elijah.

“Minaccia pure quanto vuoi visto che da morto non potrai più farlo” replicò Will sfidandolo senza paura. 

Elijah non aspettò questa volta e si avventò istintivamente sul cacciatore, sbattendolo contro un albero. Willas cozzò con la testa ma cercò di far leva sul pugnale per indebolire il vampiro; Elijah grugnì per il dolore ma non emise neanche un lamento mentre le ginocchia cedevano. Cercò con tutte le sue forze di tenere ben salda la presa sul collo del cacciatore ma quando Willas esplose il suo potere su di lui, Elijah questa volta si accasciò a terra tenendosi forte la testa. Dalla bocca fuoriuscivano grida agghiaccianti che non volevano finire.

Willas si liberò dalla sua presa con un ghigno malefico in volto, convinto di aver già vinto, ma anche lui si lasciò strappare un grido quando sentì una lama penetrargli un angolo del collo. Briony era saettata veloce come una vipera al suo fianco destro senza farsi notare, e con tutta la ferocia che aveva intrappolata in corpo gli aveva sferrato un colpo, grazie al pugnale che il cacciatore di poco prima aveva usato contro di lei.

Dalla ferita che gli inflisse in un vena del collo, sgorgò un’infinità di sangue denso che Willas cercò di tamponare, invano. Il cacciatore grugnì per il dolore e cercò di darle uno schiaffo, ma Briony evitò la sua mano e con un altro ringhio lo accoltellò al petto, infilzandolo in profondità.

Willas gridò per il dolore ma inaspettatamente ebbe la forza di spintonare via Briony, di togliersi il pugnale dal petto e di serrarlo con forza fra le dita insanguinate. Lo sguardo sembrava quello di un demonio impazzito.

Elijah era a terra in una pozza di sangue, i suoi occhi scavati continuavano a fissare Briony come se ci fosse soltanto lei in quella foresta. Cercava di alzarsi il più rapidamente possibile, ma le sue ossa sembravano scricchiolare ad ogni movimento.

Willas ormai non gli badava più, tanto preso dalla sua vendetta:

“Schifosa bastarda. Avrei dovuto farti fuori molto prima, ma rimedierò adesso” Del sangue gli fuoriusciva dalle labbra mentre parlava ma sembrò non badarci molto. Fece due passi in avanti, più veloce che poteva, brandendo il pugnale in alto.

Briony spaventata cercò di indietreggiare, ma non ne ebbe bisogno. Conscio del pericolo, Elijah aveva sfidato la sua stessa debolezza precaria  e si era alzato fulmineamente, rompendo il collo del cacciatore.

Non era definitivamente morto, ma almeno si sarebbe stato buono per un po’.

Scese il silenzio.

Il vento aveva smesso di strillare fra l’erba, e l’unico rumore che Briony sentiva era quello del proprio respiro accelerato a causa della lotta, e quello del proprio cuore che batteva impazzito quando incrociò lo sguardo grave di Elijah, che cercava di soffocare il dolore che sicuramente pativa.

E poi l’ultima cosa che lei sentì fu il cuore fermarsi di nuovo quando vide Elijah accasciarsi a terra con un gemito di agonia.

Briony sgranò gli occhi, ingoiò il grido che stava per fuoriuscire e che avrebbe devastato ogni cosa, e corse verso di lui col respiro affrettato.

Continuava a ripetere il suo nome, nient’altro che il suo nome, come se stesse mormorando delle preghiere o semplicemente perché aveva bisogno di sentire quel nome che il cuore evocava in ogni ora della sua esistenza. Lo chiamò di nuovo mentre cercava di issarlo contro l’albero per fargli almeno tenere il busto dritto.

Elijah sembrò rispondere alle sue preghiere e aprì gli occhi, scavati come mai prima d’ora. Il respiro era pesante, la pelle mortalmente pallida, e guardava Briony con sguardo spento.

La ragazza cercò di allontanare la disperazione che sentiva, ma era impossibile vedendo Elijah in quello stato: come se quelle ferite bruciassero anche su di lei solo perché era lui a sopportarne il dolore, ma in lei era aggiunta anche l’angoscia di non poter far nulla per curarlo.

Si portò la mano alla bocca, cercando di non piangere, mentre osservava il pugnale ancora conficcato nel ventre del vampiro e che lo sfibrava di tutte le energie. Cercando di non fargli ulteriore male, afferrò l’impugnatura e estrasse la lama il più velocemente possibile.

Elijah serrò le labbra ma non emise alcun gemito di sofferenza. D’altronde lui teneva tutto dentro, non si sarebbe mai abbassato a gridare per il dolore di fronte a qualcuno. Cercava come sempre di controllarsi, dannato lui.

Briony cercò di tamponare la profonda ferita ma sembrava impossibile perché il sangue continuava a dilagare come in un’emorragia. Dannato pugnale magico. Un’ansia primordiale le aspirò l’aria che cercava disperatamente di ingoiare, pur di rimanere calma.

Briony si asciugò malamente le lacrime che volevano fuoriuscire, poi si strappò un lembo della maglia per fare da tampone al sangue. Elijah improvvisamente la bloccò per un polso, tirandola via.

“Lascia stare” disse freddamente, cercando di tirarsi sù. La mano era adagiata sulla ferita al ventre mentre con l’altra faceva leva per alzarsi contro l’albero.

“Non puoi muoverti, devi riposare!” ribattè Briony decisa cercando di fermarlo, ma lo sguardo di Elijah, che si voltò verso di lei, come al solito ebbe il potere di incuterle dei brividi gelidi di paura.

“So benissimo cosa devo fare. E poi sto bene, non c’è bisogno che tu mi aiuti” replicò lui gelido e nascondendo perfettamente la sofferenza che doveva ancora sentire. Senza darle il tempo di replicare, Elijah allontanò lo sguardo da lei e cominciò a muoversi, tenendo sempre la mano sulla ferita.

<< Il solito orgoglioso >> Pensò lei mentre lo vedeva camminare più debolmente di prima.

Alcuni ciuffi gli ricadevano disordinatamente lungo la fronte, la mano sulla ferita si sporcò presto di rosso.

Briony lo raggiunse a falcate e gli mise un braccio attorno al fianco:

“Appoggiati a me almeno” disse cercando di sorreggerlo. Elijah tuttavia si ritirò con sguardo distaccato:

“In vita mia non mi sono mai appoggiato a nessuno e non incomincerò adesso” rispose serio e implacabile,  avanzando di più per privarsi di qualunque aiuto da parte sua.

Briony ebbe sul serio voglia di urlargli addosso ma sapeva che non sarebbe valso a niente. Lo raggiunse in fretta cercando di non inciampare e, incurante dei suoi avvertimenti, cinse delicatamente la schiena di Elijah mentre con l'altro braccio lo aiutò a tamponare la ferita, mettendogli quindi la mano sulla sua.

Elijah si irrigidì all'istante come se il tocco di Briony gli avesse fatto più male della lama che gli aveva penetrato la carne. Si voltò fulmineamente verso di lei e Briony sentì  che il suo sguardo la inchiodava terribilmente, fino a fulminarla. Cercò comunque di far finta di nulla e continuò testardamente a sorreggerlo.

Contro le sue aspettative,  Elijah non fece nulla per scansarla via sebbene lo sguardo fosse ovviamente stizzito. Incredibilmente la lasciò fare e tornò a guardare dritto davanti a sé lungo il cammino. La mano che era sotto quella di Briony però venne allontanata con freddezza; lei di conseguenza abbassò lo sguardo con le guance in fiamme per aver osato sperare troppo. Elijah ormai non la fissava più e si era inoltrato nel suo silenzio.

Dopo un po’ di cammino l'Originario si fermò ad un albero per riprendere le forze e guardarsi attorno per captare altre presenze poco gradite. Il viso era sempre pallido, il busto lievemente inclinato mentre Briony continuava a stare al suo fianco col fiato corto. Si morse il labbro per ciò che voleva fare.

La sua mano indugiò di più sulla ferita e azzardò nel tentare di alzargli la camicia per esaminarla più a fondo. Come da prognostico, ovviamente Elijah non la prese bene infatti con un gesto di stizza le allontanò la mano prima che gli toccasse la pelle.

"No" sibilò lui guardandola ma non vedendola davvero.

Briony si sentì mortificare sotto il suo volto di ghiaccio e si allontanò di poco con sguardo deluso.

L'espressione di Elijah allora cambiò quando si accorse della sua. Rendendosi conto di non essere stato educato, cercò di rimediare anche se con una bugia bella e buona.

"Non devi preoccuparti, sto bene"

Briony sviò lo sguardo fingendo di crederci, tanto lui non le avrebbe mai permesso di sbugiardarlo. Si vedeva lontano un miglio che non era in forze, aveva bisogno di sangue visto che ne aveva perso troppo ma sapendo che lei non glielo avrebbe mai potuto offrire, Briony finì per intristirsi ancor di più.

Con la coda dell'occhio scorse un movimento strano di Elijah: stava allungando una mano verso il suo viso, e lei più che altro confusa si spostò per quel gesto che non si aspettava.

Lui rimase rigido per il suo rifiuto, ma poi allungò ancora la mano per sfiorarle la fronte. Non appena Briony sentì le sue dita fredde sfiorarle la pelle, una fiamma dentro di lei divampò come in un incendio. Non riusciva a slegarsi dallo sguardo penetrante di Elijah, il cuore sembrava buttarsi di sua spontanea volontà in un precipizio da cui era arduo risalire per l’elettricità folle che quel gesto le scatenò.

“Avevi del sangue” mormorò Elijah finendo di pulirle delicatamente la fronte e continuando a guardarla negli occhi per un momento indefinito. A quelle parole seguì poi un lungo silenzio, rotto unicamente da sprazzi di vento che ricominciava a soffiare tra loro.

Ma lei sembrava non sentirlo, si era talmente persa in quello sguardo che le parve di non sentire più nulla.

Fu Elijah ad allontanare di nuovo il viso, permettendole così di sradicarsi da quell’incantesimo in cui sembrava essere caduta, e il ritorno alla realtà fu come al solito deludente. Era impossibile salvarsi, quello sguardo era come veleno perché le entrava sempre sotto la pelle e irrazionalmente non ne poteva più fare a meno.

Briony deglutì e tornò a tamponargli bene la ferita mentre lui si sedeva piano contro l'albero per riprendere fiato. Le folate di vento si facevano più insistenti e forti: anche se l’autunno era già passato da un pezzo, comunque in mezzo a quella foresta maledetta faceva un freddo cane. Le temperature erano più rigide del solito, e di certo non l’aiutava il fatto che si fosse strappata la maglietta e così il vento le sembrava che soffiasse con più forza sopra la pelle scoperta.

Briony si strinse nelle spalle e un insano istinto la spinse ad avvicinarsi di più a Elijah: la mano sulla sua ferita quasi lo cingeva in un abbraccio, la testa si adagiò mollemente contro la sua spalla. Respiri ghiacciati le fuoriuscirono dalle labbra mentre socchiuse gli occhi.

“Non dovresti stare tanto vicino a me se tremi così dal freddo”

Le parole fredde di Elijah la scossero da quel sonno improvviso: non si era accorta che le ginocchia si erano leggermente piegate, seguendo così la posizione di Elijah, mentre lo sguardo pallido di lui era sempre rivolto in un punto nella foresta, come se apparentemente fosse disinteressato dalla situazione.

Ritornando alle sue parole Briony si morse imbarazzata il labbro; effettivamente era vero visto che il corpo di Elijah era come sempre ghiacciato e lei tremava a dismisura per il freddo. Ma nonostante tutto, più si sentiva vicina a Elijah più quella fiamma nel petto si espandeva fino a riscaldarla.

Briony tentennò nelle sue mosse seguenti perché il viso lontano di Elijah era indecifrabile, ma aveva notato con sorpresa che l’Originario non si era affatto irrigidito come le altre volte quando lei gli si era avvicinata troppo. L’aveva lasciata fare, pur rimanendo di ghiaccio e non ricambiando il gesto, ma comunque l’aveva lasciata fare.

“Non importa” bisbigliò lei adagiando ancora il viso sopra la sua spalla. Gli occhi erano leggermente socchiusi ma vedevano benissimo come la sua mano si alzava dalla ferita di Elijah, finendo sopra il suo petto. Il sangue di lui aveva smesso di fuoriuscire per fortuna, la mano era sporca di rosso ma non le importava mentre la alzava sempre di più lungo il suo petto, con delicata lentezza.

Ovviamente chi sapeva padroneggiare meglio il proprio autocontrollo era Elijah, che non appena sentì il tocco di Briony estendersi sul suo petto, si irrigidì come se il respiro gli si fosse bloccato, e facendo finta di nulla provò a drizzarsi sulla schiena e si scrollò dall’albero. Briony fu costretta a lasciarlo mentre anche lei si drizzava sulle ginocchia, consapevole che dovevano riprendere il cammino.

Anche se ormai si doveva essere già tutto sistemato… era passato molto tempo, sicuramente i fratelli di Elijah aveva già rintracciato gli altri cacciatori e trovato l’albero di quercia bianca. L’oscurità si era fatta meno fitta, il vento più sereno.

“Ti senti meglio?” gli domandò lei cercando di fissare Elijah in viso anche se in quel momento lui scrutava l’oscurità.

Lo vide assentire anche se era ancora pallido e debole. Poi Elijah si voltò verso di lei, questa volta la penombra gli coprì metà viso.

“E tu?” le chiese.

Briony sbattè le palpebre visto che proprio lui le stava chiedendo come stava. Notando la sua sorpresa, Elijah sorrise freddamente: “Non sono così infimo Briony dal disinteressarmi della tua salute dopo ciò che hai fatto”

Sembrò averle fatto un complimento, ma comunque si sentì ferire ugualmente.

“Cosa credevi? Che ti avrei lasciato solo?”

Lo guardò serrare la mascella, gli occhi incupirsi di più, come per trattenere le emozioni dure che quelle poche e semplici parole gli avevano procurato. Elijah allontanò di nuovo lo sguardo, ma ormai Briony aveva intuito cosa ci fosse dietro la sua freddezza.. I lontani ricordi che ancora non erano scomparsi nella sua anima.

Certo che lei lo aveva lasciato solo, lo aveva abbandonato nel peggiore dei modi..

Abbassò colpevolmente lo sguardo, sentendo una lacrima pizzicarle un occhio.

“Mi dispiace..”

Lui però la scavalcò subito:

“Non mi pare il momento adatto per parlarne” rispose glaciale, evitando qualsiasi ritorno sull’argomento.

Briony si arrese e si portò in avanti per continuare a camminare. Non potevano starsene lì, chissà se Willas si era già ripreso.. in caso positivo, era meglio non perdersi nelle chiacchiere.

Elijah rifiutò con un gesto della mano di ripoggiarsi ancora a lei e continuarono a camminare: la ferita ormai non gli doleva più come prima, e il respiro si era fatto più regolare.

Briony però ad un tratto pensò che Elijah non volesse più il suo aiuto, o che si fosse allontanato apposta, per non essere tentato dal suo sangue.. doveva essere difficile per lui trattenersi in una situazione simile e impedire a se stesso di fare mosse avventate.

Provò allora una profonda tristezza per il vampiro a causa di ciò che doveva sopportare a causa sua. Forse davvero gli stava dannando la vita ed era meglio che lei non ci fosse… ma più ci pensava, più Briony si sentiva strangolare fino a morire dentro.

Decise di lasciare da parte quei pensieri almeno per quella sera, e guardò il terreno per vedere dove metteva i piedi in mezzo a tutto quel buio.

Improvvisamente l’Originario si bloccò e la chiamò con uno strano tono. Briony alzò perplessa il viso verso di lui e vide il pugno di Elijah volare verso il suo viso;  lei d'istinto chiuse gli occhi pensando che fosse impazzito.

Un suono potente risuonò a pochi centimetri dalla sua testa, qualcosa si era accasciato a terra dietro di lei e quando finalmente riaprì gli occhi, abbattendo la paura, vide dietro di lei un uomo a terra col volto insanguinato.

Prima che potesse emettere parola, Elijah le fece fare una giravolta su se stessa e la fece arretrare dietro di lui. Disgraziatamente non si era accorta che altri cacciatori li avevano accerchiati, a prima vista alcuni non li conosceva, forse erano uomini di quel pazzo di Young.

Ma non le importò perché l’unica cosa a cui pensava era difendere Elijah, che si era già indebolito troppo e anche se faceva finta di poter affrontare ogni situazione da solo, certe volte aveva bisogno d’aiuto. E quella era una delle volte. Anche se si ostinava a farla stare dietro di lui e a non chiedere sostegno.

Così senza perdere tempo, Briony si catapultò sul cacciatore che era più vicino a lei; quando gli diede un calcio dritto in fronte con una mossa da maestro, lo riconobbe: era uno degli amici di suo padre, quello che stava dalla schiera degli antipatici. Non ebbe quindi alcun tentennamento mentre gli servì il doppio, che lo fece cozzare dritto contro un albero.

“Tu.. che ne hai fatto di tuo padre?” borbottò lui col volto insanguinato.

“Dorme all’inferno” rispose lei, avvicinandosi per dargli il colpo di grazia. All’improvviso un braccio possente l’afferrò da dietro al collo, cogliendola di sorpresa. L’altro cacciatore cercò allora di alzarsi, ma lei fece leva sulle gambe e gli diede l’ennesima pedata in fronte che lo fece tramortire a terra. La presa da dietro sul suo collo però non diminuiva e stava per strangolarla. Briony cercò di liberarsi infilandoci le unghie ma non servì a niente, solo ad allontanare un braccio che si liberò di sua spontanea volontà.

All’improvviso sentì una punta di gelo sfiorarle la gola, una mano la tirò per i capelli facendola alzare di più la testa. Presa dal panico si immobilizzò con gli occhi sgranati, il respiro si era mozzato: stavano per tagliarle la gola.

Provò a gridare non riuscendo più a far nulla, ma di nuovo venne salvata. L’uomo dietro di lei gridò in preda all’isteria, e la lama che le lambiva perfidamente la gola finalmente cadde a terra.

Briony la prese subito per difendersi e si girò pronta a combattere il nemico.

Ma non c’era più nessuno vivo in mezzo a quella carneficina, c’era solo Elijah: era in piedi, il suo volto era agghiacciante dal gran che appariva pericoloso, una luce fioca della luna sembrò illuminare il suo sguardo di vampiro.

Era davvero terrificante: del sangue gli colava dalle labbra semiaperte, finendo per macchiargli il mento, e delle vene scure gli circondavano gli occhi. Ma il vero simbolo della sua natura erano i denti affilati che fuoriuscivano dalle labbra.

Briony aveva già visto Elijah in versione vampiro, ma in quel momento sembrava così terribile da farle paura anche se sapeva di non doverne avere.

Lui continuava a guardarla con sguardo grave e gelido, il respiro era più pesante del solito. Ad un tratto alzò il viso verso il cielo, e con la mano si pulì con lentezza le macchie dei suoi crimini, ciò che simboleggiava la sua vera natura.

Solo lui aveva l’abilità di mostrare bellezza in un’assoluta carneficina. Persino nell’espressione della morte rimaneva affascinante in maniera innaturale.

Briony finalmente si alzò, non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena. Si avvicinò a Elijah e notò che c’era ancora rimasto un rivolo di sangue che gli scendeva sulla bocca.

Voleva togliere quella macchia, pulirla via e ridonare a quel bellissimo viso la sua purezza. Senza niente che lo marchiasse come un demonio.

Sembrava davvero uno spettacolo terribile per gli occhi di Briony, ma non ne ebbe paura. Si avvicinò di più a lui e solo allora Elijah si rese conto della sua vicinanza. La fissò leggermente sorpreso, ormai i denti affilati erano scomparsi, e il viso sembrava quasi naturale se non fosse stato per quel sangue che gli bagnava il volto, maledicendo la bellezza di quella statua perfetta.

Briony posò alcune dita sulle labbra di Elijah, fissando il proprio gesto senza timore. Il respiro dell’Originario si arrestò di fronte al suo tocco, come colto davvero alla sprovvista da quel gesto che nessuno mai aveva fatto con lui perché non lo aveva mai permesso.

Ma rimase immobile, mentre Briony finì per macchiarsi la propria pelle di quel sangue versato, pur di non vederlo sulla bocca di Elijah.  Di nuovo lei stava cercando l'Elijah umano, la parte che amava di più di lui.

L'Originario restava fermo, con lo sguardo penetrante su di lei. I loro respiri erano così vicini che quasi si schiantavano come onde e non c’era nessuno scoglio per attutire l’intensità della loro esplosione.

Sembrava respirassero il respiro della vita, quello che corre attraverso il proprio cuore fino ai margini dell’anima, quello che non ha niente a che fare con la solita inspirazione del diaframma. Era come respirare una luce divina in mezzo a una fitta oscurità in cui albergavano solo le ombre. Oppure come respirare del sangue che pompava direttamente il cuore.

Era una condivisione più intima di qualsiasi altra cosa, persino di un bacio.

E Elijah questo lo riconobbe perché voltò il viso dall’altra parte, socchiudendo gli occhi. Briony sentì all’improvviso il vuoto dentro di sé, come se avesse davvero smesso di respirare.

Voleva assaggiare di nuovo quel tocco divino ma sapeva che ormai quel momento magico era finito. Elijah si girò di nuovo, ma solo per abbassare lo sguardo verso le dita insanguinate di Briony che rimanevano a mezz'aria: lo sguardo divenne grave e severo ma non disse nulla mentre si allontanò.

Briony deglutì mentre una marea di pensieri si infrangevano in se stessa cercando di capire cosa fossero lei e Elijah.

Dentro di sé si disse che erano tutti e due esseri nati nell’oscurità, la luce ormai era stata soffocata da ciò che erano veramente, eppure tentavano sempre di salvarsi a vicenda. Lo avevano dimostrato quella notte, calpestando il proprio orgoglio o le proprie paure.

Ma la domanda più insidiosa era a che punto stava la loro relazione, se c’era un modo di ricucirla e renderla inossidabile come un tempo.

Qui la risposta non fu chiara perché Elijah ad ogni minimo cenno di attaccamento si allontanava ed ereggeva la muraglia tra loro. Briony strinse le labbra, cercando di ripulirsi da tutto quel rosso che le intaccava le mani ma che non se ne voleva andare.

Si era sempre chiesta perché mai amore e sangue avessero lo stesso colore: adesso lo sapeva.

All’improvviso un rumore attirò la sua attenzione. Anche Elijah si era voltato, i suoi sensi da predatore erano riemersi.

Qualcuno stava correndo verso di loro molto velocemente, si poteva sentire un respiro affrettato anche da lontano. Briony sgranò gli occhi non appena scorse chi era.

Chuck?

Il nano arrivò da loro facendosi largo in mezzo agli arbusti, il respiro era così accelerato che sembrava stesse per avere un infarto. Alla fine della corsa, si mise le mani sulla piccole ginocchia per riprendere fiato.

“Uff.. è da un’ora che ti cerco. Ci sono più cadaveri di cacciatori che alberi in questa maledetta jungla” disse lui prima di raddrizzarsi.

Briony inarcò il sopracciglio per il fatto che l’amico si fosse preoccupato per lei e fosse corso a cercarla. Ma la preoccupazione arrivò dritta in lei quando vide l’espressione corrugata di Elijah mentre fissava quel piccoletto: ovviamente non aveva mai visto un nano faccia a faccia prima d’ora anche se aveva vissuto mille anni.

Chuck solo allora si accorse della sua presenza e drizzò elegantemente la schiena, sbattendo le palpebre degli occhi asimmetrici: “Oh.” Disse solamente.

Vedendo l’espressione del vampiro rabbuiarsi, Chuck alzò le mani con sguardo ironico: “Sono venuto in pace”

Briony deglutì visto che dallo sguardo di Elijah intuì che si stava frenando solo perché quel tipetto sembrava un bambino, ma non si sarebbe frenato a lungo perché nella sua mente si faceva largo la consapevolezza che quel nano fosse nella schiera dei cacciatori. E il ghigno sarcastico di Chuck non aiutava ad alleggerire la tensione.

Briony allora si fece avanti per difendere l’amico: “Lui non c’entra niente, non farà del male alla tua famiglia”

“Ci mancherebbe altro” aggiunse Chuck sempre tenendo le mani alzate e il solito ghigno.

Elijah però non ne fu del tutto convinto infatti fece minacciosamente dei passi in avanti verso il nano, con lo sguardo che diventava sempre più serio.

Briony fu costretta a mettersi davanti a Chuck per fargli da scudo, e implorò il vampiro con lo sguardo. “No Elijah”

Quest’ultimo sostenne il suo sguardo in silenzio, mentre il nano allungò il collo per godersi la vista. “Per la miseria. Credevo che il tuo innamorato fosse un cavaliere dall’armatura azzurra, guarda un po’ che carneficina. Niente di buono, niente di buono” borbottò lui.

Briony cercò di dargli una gomitata. “Zitto”

Elijah dopo le parole di Chuck gli fece un sorriso raggelante. “Vuoi andare a far compagnia ai tuoi compagni?”

Briony si sentì rabbrividire. “Non permetterò che tu gli faccia del male. E’ un mio amico” disse con tutto il coraggio che racimolò.

Elijah questa volta fissò proprio lei con sguardo severo, che andava ad indurirsi.

Ma Briony stava facendo la cosa giusta.. anche se Chuck non era dalla parte dei vampiri, comunque non aveva mai fatto nulla di male. Sebbene Elijah lo potesse ritenere colpevole come gli altri, e il fatto che lei lo difendesse a spada tratta gli faceva indurire di più l’espressione del viso.

“Ti prego..” sussurrò lei per rabbonirlo. Chuck continuava a rimirare il vampiro con espressione abbagliata e attenta, come se volesse dipingerlo.

Alla fine Elijah senza emettere parola decise di indietreggiare di qualche passo,  e Briony ritornò a respirare.

“Fiuuuu. C’è mancato poco. La prossima volta scegliti un ragazzo della porta accanto come fidanzato” sussurrò Chuck a bassa voce.

“Ssssh!” Briony lo zittì come se avesse paura che Elijah si potesse arrabbiare ma il vampiro rimaneva gelido a fissarli.

Ad un tratto qualcosa attirò l’attenzione dei tre, anzi un odore ben definito. Fumo. Fuoco.

Elijah alzò il viso in direzione delle fiamme che squarciavano il cielo, non molto lontano da loro.

“Maledizione Kol.” sibilò l’Originario a denti stretti.

“Oh oh. Fuoco in vista.” Esclamò Chuck mentre Briony osservava perplessa la reazione di prima di Elijah. In effetti era molto più semplice dar fuoco a tutta la foresta, perché Elijah sembrava non condividere? E dall’espressione che aveva in volto sicuramente avrebbe dato una bella lezione a chi aveva scatenato l’incendio, anche se ormai era chiaro chi fosse stato.

Dopo qualche minuto, Briony scorse all’improvviso due figure avvicinarsi velocemente a loro: erano Rebekah e Kol.

“Che cosa è successo?” domandò subito Elijah con espressione intimidatoria.

Fu Kol a rispondere, sembrava parecchio pallido anche lui e aveva il fiato corto: “Un tipo folle mi ha quasi fatti fuori. Per fortuna l’ho messo k.o!”

“Veramente sono io che ti ho aiutato a salvarti il sedere” puntualizzò Rebekah.

“Se vogliamo proprio dirla tutta, comunque quel tipo ci è scappato e si è data alla fuga. Quindi non mi vanterei se fossi in te, sorellina”

Ovviamente stavano parlando di Willas. Il pensiero che fosse a piede libero inquietò molto Briony, immaginandosi la sua espressione feroce.

“Vi ho fatto una domanda. Cosa significa quel fuoco?” domandò Elijah in maniera freddissima, guardando però solamente Kol.

Ovviamente il colpevole era lui visto la sua faccia. “Ebbè? Quei cacciatori erano in troppi, e alcuni ci sono sfuggiti ma non molti. Per fare prima era meglio dar fuoco a tutto così non avrebbero mai avuto tra le mani quel schifoso legno che può ucciderci. Ingegnoso no?”

Dalla faccia di Elijah si direbbe di no. Infatti Kol alzò gli occhi al cielo. “Quello che faccio non va mai bene. Ma ormai quello che è fatto è fatto, é inutile lagnarsi"

Elijah rispose con un sorriso estremamente gelido e decise di chiudere lì la questione. Rebekah lanciò un sorriso a Briony poi si guardò attorno. "Dov'è Niklaus?"

Fu Kol a rispondere:

"L'ho incrociato prima e sembrava parecchio imbufalito"

Lo sguardo di Elijah era inespressivo ma Briony sentì una profonda preoccupazione per lui, perché Klaus si sarebbe sicuramente vendicato per come il fratello gli aveva spezzato il collo.

Cercò di alleggerire la tensione scurendosi la voce: "E Finn?"

"Oh il nostro caro fratello maggiore ha deciso di fare forfait. É ritornato a blaterare sulla idiozia della nobiltà di sacrificio, e che se é giunta la nostra ora dunque.. E sia!" esclamò Kol super convinto come se stesse citando il rosario.

Ad un tratto qualcosa catturò sua l'attenzione da dietro le spalle di Briony: "E quello che roba é?"

Chuck spuntò fuori con la sua testolina: "Chuck, per servirla" disse in un inchino.

Kol lo fissò come se avesse davanti un demente, Rebekah invece si tratteneva nel scoppiare a ridere.

"Che figata. 3 Originari in un colpo solo!"

Rebekah questa volta rise per davvero, Kol dopo un pò la seguì e Elijah invece tenne uno sguardo vacuo. Briony continuava a tenersi davanti a Chuck come se fosse una mamma che protegge il figlio.

"Allora.. Che si fa?" domandò Rebekah sbattendo le mani.

Elijah sviò lo sguardo su Briony, ma era uno sguardo stranamente vuoto:

"Qui abbiamo finito" disse freddamente lanciandole un'ultima occhiata per poi darle le spalle.

Briony rimase perplessa dopo aver visto quello sguardo. Rebekah la salutò ma lei vedeva solo Elijah, solo lui esisteva ai suoi occhi. Ma lui le dava sempre le spalle.

Perché? Perché nonostante quella freddezza apparente, i suoi passi risuonavano tormentati? Perché gli occhi erano così vulnerabilmente vuoti?

La risposta venne da sé, accompagnata dal vento: perché quella notte Elijah si era accorto che non poteva odiarla, che non ci sarebbe più riuscito... La sua perfidia era solo uno scudo per tenerla lontana e fargliela pagare. Perché quando una bella storia d'amore finisce contro la tua volontà ti aggrappi all'odio e al rancore per non soffrire.

Ma nel momento stesso in cui non odi più, soffri. Quando non c'è più l'odio a sostenere quel vuoto che ti divora l'anima, puoi solo lasciarti andare al dolore che ti consuma proprio come fa l'odio quando non puoi stare con una persona che ami. E l'agonia in quegli attimi é terribile, é asfissiante e ti impedisce di respirare.

Briony non sapeva se era più logorante l'odio o il dolore di Elijah.

Mentre lo vedeva allontanarsi sempre più, magari per rinfoderare la sua corazza di ghiaccio, lei non riuscì a trovare un modo per uscire da quel tunnel, per non permettere al passato di ripetersi sul presente e farsi ancora del male.  Eppure Briony lo amava, lo amava come sempre…

Lo amava come l’unica cosa che non poteva appartenerle veramente.

Lo amava con il cuore sveglio, palpitante e lacerato, e la mente che dormiva per soffocare i pensieri contrastanti.

Lo amava perché ogni volta che vedeva quegli occhi tenebrosi non riusciva mai a scappare.

Lo amava come se fosse rapita da mille favole che raccontavano la loro storia travagliata e indimenticabile.

Ma erano solo favole… e senza lieto fine, perché quel respiro di vita si era già spento troppo presto.

E la sua parte razionale, pur dormiente, lo sapeva.

 

 

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Briony camminava vicino a casa sua. Ci era appena ritornata da poco perché ormai non voleva avere niente da spartire con i cacciatori e dubitava che loro le riserbassero delle carinerie dopo come lei aveva difeso i vampiri. Ma sinceramente non gliene importava.. Loro erano il suo ultimo problema, sperava solo di conservare un rapporto con Jennifer che era stata come dire graziata dalla notte di un giorno prima, visto che per fortuna non c'era. E ovviamente anche con Chuck, lei aveva ancora bisogno di lui.

Aveva ricevuto parecchie chiamate private ma non aveva mai risposto per pigrizia. Si immaginava che fosse Connor, il quale sicuramente aveva saputo della sua ultima bravata. Era da un po’ che non si faceva vedere, come se fosse scomparso chissà dove. Non che non le facesse piacere, ma sembrava piuttosto strano visto che entro poco dovevano rifare le sedute terapeutiche per la sua mente travagliata.

Ad un tratto sentì delle presenze dietro la schiena.. scattò subito girandosi: era completamente accerchiata da cacciatori.

Sfortunatamente si direbbe che erano sopravvissuti quelli più antipatici e stronzi, prima fra tutti Gregor che stava in prima linea.

"Che volete?" domandò lei dura guardandoli fisso.

Gregor fece un sorriso da rabbrividire:

"Non c'è per niente piaciuto come ti sei comportata ieri notte. Non pensi di doverci delle scuse?"

"No vi devo soltanto il mio rammarico per aver sprecato tempo con gentaglia come voi" replicò Briony prontamente mettendo le mani lungo i fianchi pronte a scattare al minimo movimento sospetto.

"Un conto é sprecare tempo e vivere una favola d'amore, un conto è uccidere" sibilò il cacciatore come se Briony avesse commesso chissà quale crimine. Aveva ucciso delle persone sì, ma l'aveva fatto per difendere coloro che amava e poi li aveva avvertiti in anticipo della loro sciocchezza.

"Non sei per niente la figlia di Bill Forbes"

"E meno male che non gli assomiglio. Sentite signori, spostatevi che é meglio per tutti" esclamò Briony facendo un passo in avanti per andarsene. Ma venne subito accerchiata, erano almeno una decina.

"Non te la caverai così facilmente"

"Non osate avvicinarvi oppure.." la minaccia non li scalfì perché Briony si sentì tirare da dietro. Subito si divincolò, diede pugni e calci a chi osava avvicinarsi troppo. Nessuno sarebbe corso in suo aiuto e doveva quindi farcela da sola. Sentì qualcuno avventarsi contro di lei come un toro e cercò di liberarsene ma venne strattonata all'indietro. Cercò di sbaragliarli, di deviare le loro mosse ma all'improvviso sentì qualcosa pungerle la base del collo come una piccola puntura.

Poi ci fu solo l'oscurità...

 

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L'ultimo cosa che Klaus si aspettò era vedere Agnes sulla soglia di casa sua. E la accolse subito con un sorriso affabile: "Qual buon vento, angioletto"

Lei fece un passo in avanti ricambiando il sorriso:

"Hai sempre abusato della mia ospitalità, é ora che ricambi il favore"

L'Originario le fece un ghigno di assenso poi si fece da parte per farla entrare:

"Benvenuta nella mia umile dimora"

Umile era un parolone ma ormai Agnes c'era abituata ai suoi capricci. Si guardò attorno spaesata, girando in tondo:

"Mi aspettavo dei fossati o delle camere per le torture"

"Per quelle più a destra"

Entrambi risero alla battuta come se non ci fosse nulla di male o come se non fossero passati secoli dal loro ultimo incontro. Agnes guardò poi Klaus tentennante perché percepì una strana spensieratezza avvolgerli come mai prima d'allora. Sembrava anche strano incontrarsi con abiti e look diversi da come erano abituati a vedersi secoli prima, e ci volle un po’ per abituarsi a quel cambiamento.

Agnes gli diede le spalle continuando a guardarsi intorno,  poi sentì qualcosa di gelido soffiarle sul collo. Con sorpresa notò due mani che le stavano togliendo elegantemente il cappotto da dietro, per poi adagiarlo sopra un attaccapanni. Agnes si girò fissando Klaus col sopracciglio alzato:

"Da quando sei così gentile?"

Lui fu subito da lei, sprizzava una gioia quasi sinistra e da doppio fine:

"Ho imparato molte cose in questi secoli, ad esempio che essere affascinante con le ragazze é molto più divertente che sgozzarle." rispose lui con un sorriso da farle correre un brivido. Agnes si morse il labbro, mettendosi di profilo:

"Mia sorella e la sua amica non sono di tal parere però" disse allusiva per fargli capire che sotto sotto non era così cambiato.

Klaus si rabbuiò per la sua risposta e sentì sulla punta della lingua un mucchio di imprecazioni da lanciare verso a quella saccente di Ylenia e quella saputella di Briony. Ma alla fine decise di tenerle per sé e magicamente si controllò:

"Perché rovinare la conversazione con discorsi così venali? Non intendo uccidere nessuno per il momento" replicò con un sorriso divertito e assai soddisfatto di sé.

"Dovrò approfittarne allora visto che non facevi altro che minacciarmi di morte" replicò subito Agnes tornando a guardarlo.

Klaus allora le si avvicinò di più, incatenando i loro sguardi:

"Oh ma non solo questo se ben ricordo" mormorò affascinante sapendo bene a cosa si riferisse e anche Agnes lo sapeva. Le guance arrossate erano un chiaro segnale e il sorriso di Klaus si allargò.

"Vieni, voglio farti vedere una cosa" disse facendosi da parte per farla passare e allungando il braccio in una direzione. Agnes lo guardò tentennante chiedendosi se doveva fidarsi, e poi quel sorriso che Klaus le rivolgeva non era per nulla raccomandabile. Probabilmente si stava buttando tra le braccia di un demonio ma per quello non c'era pericolo perché era già morta. Come se quella fase della sua esistenza l'avesse rafforzata  e poteva quindi permettersi di prendere dei rischi.

Decise di seguire il suo istinto e seguì Klaus stando però a una distanza di sicurezza. Lui tutto orgoglioso la portò in una stanza piena zeppa di quadri e dipinti. Agnes allora si guardò attorno stupefatta e incredula per ciò che stava vedendo.

"A chi li hai rubati?" domandò perplessa ma ironica mentre si avvicinava a contemplare un disegno.

"Mi ferisci, credevo mi considerassi bravo" rispose Klaus fintamente offeso.

"E io credevo considerassi il dipingere solo una debolezza umana" ribatté Agnes in segno di sfida e guardandolo. Klaus incassò il colpo visto che aveva ragione.

"Infatti mostro questo lato di me solo alle persone speciali." mormorò soave toccando alcuni fogli e non perdendola mai di vista, come se fosse un falco.

Accorgendosi del suo sguardo, Agnes si inquietò ed ebbe l'impulso di indietreggiare.

"Che cosa vuoi da me Klaus?" chiese titubante ma guardandolo coraggiosamente negli occhi.

Lui allora si avvicinò in completo silenzio. Udire i battiti accelerati del cuore della ragazza fu come musica per le sue orecchie. Le rivolse un sorriso affascinante, rompendo poi il silenzio che si era creato.

"Sei tu che sei venuta qui" esclamò semplicemente guardandola nei suoi bellissimi occhi azzurri. Agnes sostenne quello sguardo non biascicando parola mentre il suo animo sembrava in balia di una marea di confusione.

Il suono del campanello fece alzare il viso di Klaus e sobbalzare Agnes per quel momento magico spezzato.

Lui fece un profondo sospiro:

"Scusami. Col passare dei secoli la tecnologia diventa una seccatura" disse quasi infastidito per quell'interruzione ma smorzò con un sorriso. Mentre se ne andava, Agnes rimase lì e si strinse nelle spalle sentendo l'anima evaporare per la confusione e il tormento.

 

Ennesima sorpresa della giornata: Caroline Forbes sull'uscio di casa sua.

Klaus ricordò l'antica infatuazione da stalker per quella bionda vampira, ma in quel presente le rivolse un sorriso fintamente gentile:

"Mi dispiace tesoro ma la mia porta non é più aperta per te. Desolato." sembrò tentato di non farla entrare, ma Caroline fece leva sulla porta infischiandosene se appariva maleducata.

"Finiscila, non sono qui per vedere te." rispose acida spalancando la porta e non degnando più Klaus di un'occhiata, come se fosse lui l'ospite.

L'ibrido la lasciò percorrere l'atrio di casa sua in completa libertà ma non le diede più la benché minima attenzione; da lontano si disse che avrebbe finalmente smesso di correre dietro a chi lo giudicava di continuo o lo voleva morto. Con sguardo deciso ritornò a fare quello che stava facendo.

Caroline invece saettò come un fulmine nel salone, trovando chi cercava: Elijah era seduto vicino alla finestra e stava leggendo elegantemente un giornale. Non appena sentì i passi della biondina cambiò pagina ma non voltò lo sguardo:

"Giovane Forbes, spero tu abbia dei buoni motivi per arrivare così di soppiatto in casa mia" proruppe lui in tono calmo, che si contrappose all'ansia isterica della vampira:

"Ho bisogno del tuo aiuto."

Elijah non si scompose:

"Credevo mi disprezzassi."

Caroline si corresse e fece dei passi agitati verso di lui:

"Ascoltami.. Briony ha bisogno del tuo aiuto!"

Elijah però non ebbe la benché minima reazione, continuava a leggere noncurante:

"Io non credo proprio"

Caroline allora sbraitò impazzita:

"Sì invece! Quei bastardi dei colleghi di mio padre l'hanno presa e chissà cosa possono farle! Se assomigliano a Bill non oso pensarci... Tu glielo devi hai capito??" strillò smettendo persino di respirare.

Non appena Elijah sentì le sue parole alzò lo sguardo dal giornale, come se un lampo gli avesse attraversato le vene. Ma l'espressione rimase gelida, priva di umanità mentre metteva a posto il giornale:

"Io a tua sorella non devo un bel niente" considerò con voce impassibile mentre la sua maschera di freddezza non faticava per niente a rimanere ancora intatta; forse si era talmente abituato a raggelare le sue emozioni da non sentire più nulla.

"Ma é in pericolo! Non t'importa che possono farle del male?"

Questa volta Elijah si voltò verso Caroline, un'ombra gli passò davanti agli occhi ma si comportò come se non fosse accaduto nulla di che. Fissò Caroline con sguardo eloquente:

"Visto che tu sei così tanto brava a risolvere i problemi di Briony perché non lo fai da sola? O magari con l'aiuto dei Salvatore?" proruppe con uno strano tono calmo alzandosi dalla sedia.

Sapendo a cosa si riferiva, Caroline ebbe almeno la decenza di arrossire. Lo sguardo di Elijah non tralasciò dubbi sui suoi pensieri ma la bionda si fece sotto comunque:

"Perché non mi vuoi star sentire?? Ok so che non abbiamo mai avuto dei buoni trascorsi.."

L'Originario inarcò il sopracciglio, guardandola accigliato per quell'eufemismo. Caroline allora arrossì di nuovo e cominciò a gesticolare:

"Va bene sono la peggior cognata che si possa desiderare! Ma ti giuro che se salverai Briony, vi darò il via libera! Non farò più la rompi scatole e non ti screditerò agli occhi di mia sorella mai più! Vi farò pure da testimone di nozze! Ma ti prego.. Salvala!"

Anche dopo quel discorso celebre, Elijah non mostrò la benché minima emozione tranne la glacialità della sua corazza.

"Non mi sporcherò più le mani per lei." mormorò serio girando per la stanza.

Caroline però si fece di nuovo sotto, non lasciandogli tregua:

"Lei é nei guai perché ti ha aiutato! Perché é corsa a difenderti! Lascia stare il fatto che vi siete lasciati, tu hai un debito nei suoi confronti!" strillò puntandogli il dito contro.

Elijah finì per serrare la mascella, gli occhi divennero più tetri per le sue accuse:

"Ti sbagli. La vita di Briony non é più affar mio da molto tempo e non può più vantare dei diritti sul mio aiuto. Se si é di nuovo cacciata nei guai non posso farci nulla" rispose col tono più indifferente possibile pur di non sentire la colpa che lo attagliava dentro.

"Quindi non ti importa se le faranno del male?? Se la uccidono?"

Elijah rinfoderò il ghiaccio sul suo viso, che quasi risplendeva in tutta la sua forza. Poteva anche essere pericoloso sfiorarlo perché saresti potuta scivolare sotto il suo peso. Quel ghiaccio invece non sarebbe stato scalfito da niente.

Accorgendosi del suo sguardo, Caroline indietreggiò alzando gli occhi al cielo:

"Come ho potuto essere così cretina da pensare che la avresti aiutata?" gridò come se se la stesse prendendo con se stessa ma poi tornò ad urlargli contro:

"Tu non sei mai stato degno di mia sorella!! Senza alcun tornaconto non fai niente per nessuno, agisci solo per te stesso! Avevo ragione quando ti definivo un mostro ancor peggiore di Klaus!"

Un'altra ombra di gelo passò sopra gli occhi di Elijah ma continuò a rimanere immobile, assorbendo le accuse della vampira.

Dopo aver sclerato, Caroline andò verso l'uscita a passi spediti ma prima si girò verso Elijah fissandolo con sguardo da pazza:

"Ma non pensare di cavartela così facilmente! Quando salverò mia sorella ti farò terra bruciata intorno! Non ti permetterò di vederla neanche col binocolo!!!"

Dopo l'ultimo strillo Caroline se ne andò sbattendo la porta. Elijah non traballò per il colpo né si scompose. Rimase rigido a contemplare il vuoto davanti a sé, il vuoto che era nel suo petto. Eppure qualcosa lo artigliava in un punto preciso dove in teoria non doveva esserci più niente.

Per non pensarci prese tra le mani un bicchiere di liquido rosso allo scopo di dissetarsi, ma appena bevve un sorso di sangue il viso si serrò terribilmente. Un pensiero fisso lo perseguitava e anche se lo combatteva, questi non voleva proprio smettere. Forse non ci stava mettendo abbastanza forze anche se la sua glacialità sembrava spessissima. In apparenza.

Perché in preda a un'emozione violenta, Elijah serrò il bicchiere tra la mano e l'oggetto si ruppe in mille pezzi. Non si scompose neanche quando il sangue dilagò tra le dita, il volto era sempre livido.

Poi senza nemmeno pulire, Elijah si allontanò dal salone. Verso una direzione che non doveva seguire e che non gli era consentito farlo, ma il destino a volte era davvero strano. E imprevedibile.

 

Fine capitolo!

Allora.... In questo cap. c’è stata più azione rispetto agli altri e spero di non avervi annoiata! Ho fatto finire il capitolo col fiato sospeso ma il prossimo sarà pieno di cosette che forse vi piaceranno.. Ihih J

Perdonate il comportamento lunatico di Elijah, a volte mi scervello per descriverlo perché é davvero difficile  e complicato XD

So che vi starete chiedendo che fine ha fatto Connor ma per ora si sta quieto.. Ovvio poi che il suo ruolo non finisce qui! Diciamo che per le questioni pratiche va in prima linea Willas!

E del racconto di Chuck che ne pensate?

Vi piace Klaus con Agnes?

 

Aspetto dei vostri commenti! Speri di sentire la voce anche di chi non ha mai recensito così per sapere se sto facendo un macello o no XD Non mordo anzi, mi dà uno stimolo in più sapere le vostre considerazioni, sia negative che positive! Quindi battete un colpo se vi va!

Ringrazio tantissimo Kitsune4573 per l’immagine di inizio capitolo! Non è bellissima? *_*

Ps: la frase “Di cosa hai esattamente paura? Di perdere?” proviene dal telefilm Supernatural <3<3

 

 

-Elyforgotten

 

 

   
 
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