Capitolo
17
***
Io ed Edward passammo il resto della
notte accoccolati ed il mattino seguente, ci ritrovammo quasi tutti, nell’ampia
distesa bianca a fianco alla casa per incominciare gli allenamenti. Da quanto
avevo capito, Tanya non era tornata ed Alice non riusciva a capire dove fosse,
poiché la vampira cambiava frequentemente le sue decisioni. Sapeva come
funzionava il potere di Alice e giocava con i suoi buchi neri.
“Bene, Bella.” Iniziò Eleazar “che ne
pensi di farmi vedere che sa fare il tuo scudo?”
Emmett si fece subito avanti,
ovviamente.
Il mio scudo era ottimo per un vampiro
del sua stazza. Non avevo la destrezza del combattimento di Jasper, non ancora
almeno, ed Emmett era uno di quei vampiri, che faceva affidamento sulla forza
fisica , era il suo dono ed il mio scudo era ottimo per levarmelo di dosso
quando le sue strette diventavano micidiali.
“Bene. Ho un conto in sospeso con te!”
dissi.
Lui ghignò.
“Avanti sorellina, perché porti
rancore?”
Sorrisi oscillando la testa a destra e a
sinistra.
“No, Emmett. Stavolta non la passi
liscia!”
Lui sorrideva ancora, mentre si metteva
in posizione, non persi tempo, attaccai subito. Jasper me lo ripeteva sempre,
se puoi, non aspettare, attacca sempre per prima, la miglior difesa è l’attacco.
Vidi infatti un lampo di sorpresa negli
occhi di Emmett il quale scansò per un pelo la mia azzannata. Avevo puntato
dritta alla gola. Altro suggerimento di Jazz.
Iniziammo questa strana danza dove io
attaccavo di continuo ed Emmett si difendeva all’ultimo, cercavo di non dargli
respiro, tuttavia riuscì a contrattaccare stupendomi. Mi fu addosso come un
treno, mi atterrò e stava per chiudermi in una delle sue morse, così raccolsi
tutte le mie emozioni, sentendomele fluire dentro e le trasformai in qualcosa
di solido ma malleabile ai miei sensi. Il mio scudo. Quando ne percepii quasi
il gusto lo lanciai su Emmett con tutta la mia forza e boom. Emmett fu sbalzato
in aria ad una decina di metri da me.
“Bene Bella e ora prova a mantenere lo
scudo attivo!”
Eleazar voleva che riuscissi a
mantenerlo attivo, così da creare una barriera infrangibile.
Cercai di rimanere concentrata, era
faticoso, però più ci provavo più mi riusciva meglio, riuscivo a mantenerlo
attivo sempre un secondo in più della volta precedentemente.
Nel frattempo, Emmett, si era rialzato
ed era partito in carica verso di me, successe tutto nello stesso istante.
Emmett che sembrava schiantarsi verso un vetro invisibile, un tuono fragoroso,
dovuto allo schianto tra il vampiro e lo scudo, che si spanse nell’aria e un
piccolo pizzicore in una parte, non propriamente definita, della mia mente. Lo
scontro con lo scudo mi aveva lasciato un retrogusto amaro in bocca, ma gente,
che figata.
“Bella, che figata!”
Appunto, come poteva Emmett non
entusiasmarsi a tal punto? Però non era l’unico. Tutti i presenti erano
visibilmente e piacevolmente sorpresi. Edward, ovviamente, non era presente e
questo mi infastidì più del solito.
“Bella, sei stata grande!” Jasper mi si
avvicinò contento, ma bloccò a mezz’aria il passo che stava facendo.
“Bella?”
Mi chiamò stupito.
Capii subito, lo scudo era ancora attivo
ed io, non me ne ero accorta. Nella mia mente spaziosa avevo dato priorità alla
loro reazione contenta, poi il primo posto dei miei pensieri era stato occupato
fortemente da Edward, e inconsciamente avevo continuato a mantenere attivo lo
scudo. Fantastico. Ripresi coscienza dello scudo, e come acqua alle alte
temperature lo feci dissolvere, simile ad uno stato gassoso, nell’aria.
“Wow!” dissi “inconsciamente sono
riuscita a tenerlo attivo, senza sforzo!”
“Magnifico!” Eleazar si illuminava
sempre di più.
Jasper finalmente riuscì a raggiungermi
e mi diede una pacca leggera sulla spalla.
“Bella devo farti i miei complimenti.
Segui i miei consigli alla lettera.”
Risi.
“Chissà che l’allieva non superi il
maestro!”
Rise anche lui, e nei suoi occhi una
tacita sfida futura.
“Non contarci troppo Bella!”
Dopo quell’episodio ne susseguirono
altri, dove riuscivo a spostare il mio scudo in secondo piano nella mia mente,
mentre questo restava attivo. I problemi nacquero con lo scudo mentale ed in
questo ambito era subentrata Kate. Riusciva ad emanare scosse elettriche da
ogni parte del corpo e ovviamente su di me non facevano effetto.
Dovevo riuscire a trovare il mio scudo
mentale ed espanderlo su altre persone. Emmett si era proposto subito
volontario, solo che io non mi mostravo molto partecipe e il poveretto non
faceva altro che prendersi fulminate che avrebbe polverizzato un umano.
“Scusami Emmett, ancora!”
Il vampiro si alzò a fatica.
“Bellina, non ti preoccupare, ma per
oggi mi ritiro!”
Era visibilmente sfinito, chissà quanto
aveva resistito per potermi aiutare.
“Si, tranquillo, non preoccuparti, sei
stato anche troppo resistente!”
Mi sorrise scompigliandomi i capelli ed
io ero arrabbiata. Arrabbiata con Edward, che invece di essermi a fianco a
sostenermi, se ne stava rintanato chissà dove.
“Bella facciamo una pausa ok?”
Kate mi guardava preoccupata.
“Si, grazie!”
Volevo trovarlo e dirgliene quattro.
“E’ in camera vostra!”
Alice doveva aver avuto una qualche
visione.
La ringraziai e mi avviai furiosa alla
mia meta, ma mi bloccò.
“Bella, vacci piano ok?”
Annuii poco convinta.
Sbattei la porta della camera trovandolo
seduto su una poltrona intento a leggere Nietzsche.
“Finito?” disse in tono freddo e non
alzò neanche lo sguardo dal libro.
Questo non avrebbe dovuto farlo.
Visto che non voleva assistere, tanto
valeva renderlo involontariamente partecipe. Ancora più facilmente, grazie alla
rabbia che mi scorreva dentro, presi il mio scudo e lo espansi verso Edward, il
quale fu sbalzato all’indietro, mandandolo contro la porta finestra, che si
distrusse al suo impatto, scaraventandolo pochi metri più in là della casa.
Ops!
Non mi persi troppo sui danni, avrei
chiesto scusa dopo.
Con un balzo gli fui davanti, lui nel
frattempo si era alzato e mi guardava incredulo.
“Bella, amore, che ti prende?”
“Bella, amore, un corno! Che prende a
te?”
Lui non capiva, mi guardava con gli
occhi sbarrati, spaesato.
“Edward, mi stanno tutti dando una mano,
mentre tu non ti fai neanche lontanamente vedere!”
Una scintilla nei suoi occhi, segno che
stava iniziando a capire.
“Te l’ho già detto, mi fa male vederti
nei combattimenti!”
“E a me fa ancora più male vedere che tu
non ci sei nei momenti in cui avrei maggiormente bisogno di te!”
Il suo sguardo si addolcì, il mio no.
“Ma…”
“Niente ‘ma’, Edward! Ho capito che
soffri nel vedere che vengo attaccata, ma dannazione è una finzione, è un
allenamento, è un fottuto modo per aiutarmi, per salvarmi la vita semmai un
giorno mi trovassi in una situazione e avessi bisogno di questi poteri!
Tu, dovresti essere dalla mia parte!”
“Se un giorno dovesse accadere una cosa
del genere, ci sarò io a proteggerti!”
Mi stava per esplodere la testa dal
nervoso.
“Edward, dannazione, io ho bisogno di
sapere di essere in grado di potermela cavare da sola!”
“Da sola? Ed io chi sono? Dove sono io
nel tuo futuro?”
Ora stava urlando anche lui, era
furioso. Di sicuro ci stavano ascoltando tutti, alla nostra tonalità di voce,
non serviva di certo il super udito.
I suoi occhi si erano fatti neri e se
avessi potuto, lo sarebbero stati anche i miei.
“Perché non capisci, Edward?”
“Cosa non capisco? Non posso leggerti
nella mente!” gridava.
Ero al limite e urlai quello che sentivo
dentro.
“Non capisci che io non sarei in grado di proteggerti!? Tu sapresti destreggiarti
al meglio, ma io? Se tu mai avessi bisogno di me, io non sarei capace di far nulla!
Sei un idiota!”
All’insulto finale, mi accorsi di avere
la voce rotta dal pianto. Mi ero sentita dentro l’inquietudine di trovarmi in
una situazione in cui lui era in pericolo ed io ero ferma, inerme, non sapendo
cosa fare.
Lui era rimasto scioccato alle mie
parole, e quando forse si rese conto del loro vero significato, si avvicinò
veloce a me baciandomi in una maniera del tutto diversa, da come aveva sempre
fatto. Sentivo colpevolezza, voglia di perdono, possessione, paura di perdersi,
voglia di amarsi, per sempre.
Quando ci staccammo, io ansimavo e lui
appoggiò la fronte alla mia, non staccando lo sguardo di fuoco che aveva su di
me.
“Sei una sciocca!”
Un sorriso spontaneo fiorì sulle mie
labbra.
“Tu lo sei di più!”
Sorrise.
“Forse…”
Più tardi dovetti scusarmi con Eleazar e
Carmen per aver distrutto la porta finestra, i quali non si erano scomposti
minimamente. Assomigliavano molto a Carlisle ed Esme.
Nei giorni seguenti, Edward prese ad
allenarsi volentieri con me, ma sapevo che faticava molto a dovermi vedere come
un obiettivo da uccidere. Tuttavia, mi pentii della decisione presa, quando
Kate disse di usare Edward come soggetto da proteggere dalle sue scosse.
“Allora, Bella, sei pronta?”.
Kate mi guardava con un dito alzato che
puntava su Edward, il quale aveva a sua volta una mano allungata verso di lei.
Annuii poco convinta.
Lei si avvicinò con la mano a lui ed io
sudavo freddo. Cercai chissà cosa, simile al mio scudo fisico per coprire
Edward, ma quando pensai di aver percepito qualcosa, lo sentii tenere a freno
il dolore che le scosse di Kate gli davano e ciò mi scombussolò i miei
pensieri, mandando all’aria la mia mente.
“No, no fermati, mi sono sconcentrata!”
Kate sbuffò ed io mi fiondai su Edward.
Lo guardavo dilaniata dentro.
“Bella, sbaglio o è pentimento quello che
sento?”
Guardai Jasper con un’occhiataccia,
mentre Edward alzava un sopracciglio visibilmente divertito dell’affermazione
di Jasper.
“Ti si sono avariati i poteri, Jazz? Non
so di cosa tu stia parlando!”
Voltai la testa sbuffando irritata, per
essere stata colta in flagrante.
Edward si alzò ed io mi riavvicinai come
prima.
“Senti Bella” Kate aveva cambiato tono
“sai cosa farò ora? Userò il mio potere al massimo, ma sappi che a volte la mia
massima potenza ha bruciato vivi alcuni vampiri. Se mi concentro so essere
letale ed è proprio quello che farò!”
La guardai ironica.
“Stai scherzando!”
Lei negò seria.
“No, Bella, o tiri fuori quel scudo e
non so dirti che succederà ad Edward!”
Non sembrava scherzasse.
“Kate…”.
La vampira prese ad avvicinarsi ad Edward,
che sembrava essere abbastanza preoccupato.
No, no, no. Non può farlo davvero!
“Aspetta, Kate!”
O forse si?
“3, 2, 1…”
Non so cosa successe, vidi l’inizio di
una smorfia sul viso di Edward, e qualcosa, simile ad un elastico che avvolgeva
la mia testa si allungò su Edward, mentre il mio ormai familiare scudo fisico
sbalzava Kate lontano da lui, dato che il suo potere funzionava col tatto.
Una volta finito tutto, l’elastico
rimbalzò indietro, riavvolgendo di nuovo la mia mente in modo circolare. Eccolo
dov’era il bastardo.
“Kate tutto ok?”
Edward era andato a soccorrere Kate e lo
seguii anch’io.
“Scusami!” dissi.
Lei si alzò, ma non era arrabbiata.
“Me lo sono meritata, ma non pensavo mi
avresti creduto alla lettera!”
Mi aveva forse fregata?
“Stai dicendo…?”
Lei sorrise colpevole.
“Sto dicendo che non avrei mai rischiato
di fare del male a tal punto ad Edward!”
“Bugiarda!”
La ammonii, tuttavia sollevata.
“Beh, amore, ma ha funzionato e non
credere che la scossa sarebbe stata lo stesso leggera!”
Sapeva le sue intenzioni, aveva recitato
anche lui. Antipatico! Non potevo dir nulla io, dopo che aveva accettato di
aiutarmi e il suo modo era pure efficiente.
“Ha funzionato?”.
Lui annuì felice.
“Prima che tu la allontanassi, Kate mi
stava fulminando, ma dopo l’impatto iniziale, non ho sentito più niente, e dai
suoi pensieri, percepivo il suo potere affluire su me!”
“Yuhuu” gridai saltando in braccio ad
Edward.
Quel giorno finì con una vittoria da
parte mia, che avevo finalmente capito dove si trovasse lo scudo e la sua
forma. Sapevo che sarebbe stato più semplice e così fu. Nei giorni a seguire
divenne sempre più facile usarlo, così da non dover più usare il dono di Kate,
ma quello di Edward e mi limitavo ad oscurare i pensieri dei miei amici alla
sua mente. Quest’ultimi erano davvero contenti di questa innovazione alla loro
privacy!
I giorni passavano, e di Tanya,
tuttavia, non si avevano più notizie, ma nel frattempo arrivò il Natale!
La vigilia ci dividemmo in vari
gruppetti e a turno andammo a fare il ‘cenone
di Natale’. Era davvero comica la storia, dato che tutti, durante la
caccia, indossavamo un cappellino di Babbo Natale.
Alla sera poi, ci ritrovammo tutti nel
salone, intorno al grande albero di Natale che regnava in mezzo alla stanza. Aspettavamo
la mezzanotte così da scambiarsi gli auguri e i regali. Era tutto così… umano,
ed io ero al settimo cielo. Questo sarebbe stato il mio primo Natale con una
famiglia, mia!
Allo scoccare dei dodici rintocchi la
mia visuale era Edward. Tutto era sparito, davanti a me c’era solo lui, i suoi
occhi d’oro liquido, i suoi capelli ramati e quelle labbra che avrebbero
convertito un intero monastero.
“Buon Natale Amore mio”. “Buon Natale
Edward!”
Tutto non poteva essere più perfetto.
Dopo aver festeggiato tutti assieme, io
ero l’unica che brindai con lo champagne, Edward mi sussurrò di ritirarci. Annuii,
e salutammo il resto della famiglia. Stavo per dirigermi verso le scale, ma lui
mi fermo avvicinandosi al mio orecchio e sussurrandomi un “Non di là. Seguimi!”.
Perché la sua voce doveva essere così
sexy?
Mi fece arrampicare sulle sue spalle,
non prima di avermi bendato.
Il mio cuore mi scoppiava, mentre lui
correva. Essere privata della vista, accendeva il mio allarme, ma sentire l’aria
sul viso, misto all’odore di Edward, placava le mie ansie. Edward placava
qualsiasi cosa di negativo ci fosse in me.
La corsa durò pochi minuti.
Dopo aver posato i piedi a terra, Edward
si spostò dietro a me e mi tolse la benda, mentre mi lasciava teneri baci sul
collo, che irradiavano scariche elettriche lungo alla mia schiena.
Poteva un vampiro morire per
autocombustione?
Lasciai la mia risposta in sospeso, poiché
i miei occhi catturarono la scena di fronte ad essi.
Una radura, una favolosa radura coperta
da uno strato di candida neve, al centro del quale c’era una coperta gigantesca
ed intorno ad essa migliaia di lumini accesi. Era tutto così bello, così
surreale, uno spettacolo fantastico.
Piccole lacrime di felicità velarono i
miei occhi.
“Edward è stupendo!”
Lui sorrise sul mio collo e poi per mano
mi condusse sulla coperta.
“Volevo vedere le stelle con te e perché
non sfruttare una notte così meravigliosa e limpida?”
Si poteva amare ogni giorno sempre di
più? Si, si poteva. Il punto era: ci sarebbe mai stato un limite per quel
sentimento? Perché il mio corpo sembrava troppo piccolo per contenerlo tutto.
“Nessuno ha mai fatto tanto… per me!”
Lui si sedette ed io tra le sue gambe,
mentre lui mi stringeva a sé, come se potessi scomparire.
“Ne sono contento. Non fraintendermi…”
continuò subito “… ma se qualcuno le avesse già fatte, vorrebbe dire che tu ora
staresti con quella persona, ed io sto ancora capendo chi devo ringraziare per
averti incontrata!”
Ed ecco che ad ogni secondo di più, era
sempre più grande quel sentimento.
Lo baciai dolcemente. Era ora di dargli
il mio regalo.
“Non ho fatto una cosa così plateale, ma
spero lo stesso possa piacerti.”
Gli passai un pacchetto.
“Bella, non serviva, per me il regalo
più grande è averti al mio fianco!”
Il mio eterno romanticone.
“Zitto e mosca, tutti in fondo adorano i
regali! Su apri!”
Lui rise ed io ero impaziente di sapere
se gli sarebbe piaciuto.
Vidi i suoi occhi ingrandirsi, quando
aprì la confezione. Era un buon segno?
“Bella io…”
Era un bracciale d’oro bianco, con una
targhetta ed un incisione. Sempre con te.
Volevo che quello fosse un simbolo, che capisse che qualunque cose succedesse,
ovunque lui fosse, io sarei sempre stata con lui e guardandolo mi sentisse
vicino.
“… sono senza parole…”
“Se non ti piace io...”
Forse non era tipo da braccialetti. In effetti
l’unico che gli avessi mai visto addosso, era quella con lo stemma della
famiglia Cullen e basta.
“Stai scherzando? Lo amo. Qualsiasi cosa
tu mi avessi dato, l’avrei amata!”
“Anche un pezzo di corda?”
Rise felice.
“Anche un pezzo di corda!”
Lo baciai di slancio. Avevo la necessità
di stare sempre più vicino a lui. Lo volevo, in tutti i modi possibili e
chissà, forse quella sarebbe stata la notte giusta! Eravamo così in sintonia ed
io ero un fuoco.
Il bacio cambiò, da dolce diventò una
necessità, lussurioso e passionale.
Presa dal momento iniziai a spogliarlo,
ma lui forse intuendo la via che avevano preso i miei pensieri, mi bloccò.
“Aspetta, Bella!”
“Cosa c’è?”.
L’oro dei suoi occhi si era
solidificato.
“Non possiamo!”
“Perché no?” non vedevo dove fosse il
problema, io lo volevo lui mi… “Non … mi … vuoi?”
Avevo messo in conto che lui desiderasse
avermi come io volevo lui, ma forse non era così.
Lui si riscosse prendendomi le mie mani
tra le sue.
“Come puoi pensare che non ti voglia? Ogni
parte di me di desidera, come non ho mai desiderato nulla in vita mia!”
“E allora dove sta il problema?”
Lui distolse lo sguardo da me, ed io
offesa mi alzai.
“No, aspetta!”
Mi voltai indispettita.
“Ti avevo avvertito, Edward. Sincerità,
onestà, dialogo. Sempre!”
Lui mi guardava sconfortato.
“E’ solo che non volevo che fossi così…”
Non capivo.
“Edward il luogo intorno è così
romantico… siamo sotto un manto di stelle infinite…”
Per me il luogo era magico.
“Non intendo questo. Io voglio fare
davvero l’amore con te, non sai quante volte mi sia trattenuto, ma io sono un
uomo all’antica e voglio che tutto sia fatto nel modo giusto!”
Sapevo che Edward fosse vergine, diceva
che non si era mai lasciato andare in quel modo, finché non avesse trovato l’amore
della sua vita. Io, dall’altro canto, nella mia vita sconosciuta, per sentirmi
il più umana possibile avevo già affrontato quel passo.
“Ancora non capisco…”
Non capivo, ero io insomma, no? Ero io l’amore
della sua vita, o forse no? Forse ero troppo presuntuosa nel considerarmi tale?
“Non avevo immaginato che sarebbe stato
così però, è giunto il momento!”
Oddio non capivo davvero più niente.
“Edward ma che…”
Le parole mi morirono in gola quando lui
si mise in ginocchio di fronte a me.
Avevo visto molte scene simili, nei film
romantici di tutte le epoche, ma con un finale uguale per tutti.
Volevo sapere cosa stesse per fare, ma
la mia bocca si rifiutava di muoversi.
“Non ho mai creduto nel sesso prima del
matrimonio, era il 1901 e i miei genitori mi avevano cresciuto con dei valori,
che con la trasformazione si sono radicalizzati in me. Non voglio che pensi che
quello che stia per fare sia solo un modo per portarti a letto, Bella, ma è da
un po’ di giorni che rigiro questo, tra le mie mani.” Mise una mano in tasca e
ne tirò fuori una scatolina di velluto rosso, che aprì scoprendo un anello di
oro bianco, con al centro un ovale incastonato di tanti piccoli diamanti. Nel buio
risaltava come Edward alla luce del sole. Era bellissimo. “Bella, lo so che non
è molto che ci conosciamo, ma tu mi sei entrata dentro come nessun altro aveva
mai fatto. Tu mi capisci, non mi giudichi e stranamente mi ami tanto quanto ti
amo io. Mi ci è voluto più di un secolo per trovarti e non ho intenzione di
separarmi mai più da te, se possibile, per l’eternità. Isabella Swan, mi
faresti il grande onore di diventare mia moglie?”
Non mi ero accorta di aver trattenuto il
respiro tanto a lungo. Continuavo a pensare che mi sarei svegliata da un
momento all’altro, perché questo non poteva succedere davvero, perché io ero un
mostro e non potevo essere così fortunata a vivere tutto ciò.
Si, si, si. La mia risposta non avrebbe
potuto essere altro che si.
Lui era in attesa ed io stavo per
rispondere, quando un telefono squillò. Era Alice.
“Abbiamo un problema!”
Eccolo là, il mio risveglio brutale.