Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Marciux    23/01/2013    4 recensioni
Cinque anni prima della lotta per salvare il mondo. Sephiroth è convocato a Nibelheim per la sua ultima missione da SOLDIER, ma non può immaginare che cosa il destino abbia in serbo per lui. Un personaggio insospettabile trama alle spalle degli altri, celato nell'ombra. Il Pianeta è vittima di minacce ben diverse da quelle contro cui Cloud e gli altri combattono.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo XVI

 

Il vento tempestoso scuote violentemente le nostre vesti nere e rende penosa la scalata, costringendo entrambi a tener fermo il cappuccio con una mano. La scomodità della circostanza accende la tentazione di gettare all'aria qualsiasi precauzione e spogliarsi di questi mantelli, ma Vincent è stato fin troppo chiaro nelle raccomandazioni, e d'altronde io stesso conosco bene il rischio che corriamo questa mattina. La scalinata sembra allungarsi man mano che la percorriamo, ma infine i gradini terminano e possiamo sollevare lo sguardo in direzione dell'alta montagna che ci sovrasta, di un acceso color rame che contrasta contro il grigio plumbeo del cielo annuvolato.

Gli scavi nella montagna hanno dato vita a questo piccolo villaggio, che domina dall'alto le terre circostanti per chilometri e chilometri, godendo di un arido paesaggio articolato in salite e discese vertiginose che si addolciscono in lontananza sino alla pianura erbosa. A parte la guardia che sta in piedi a qualche metro da noi, osservandoci con sguardo sospettoso, la piazza in terra battuta è quasi deserta. Al centro di essa arde un grande falò, che scoppietta debolmente, messo a dura prova dalla forza del vento, ma senza mai arrendersi, come per magia. Un sottile filo di fumo si leva da esso, impregnando l'atmosfera di un dolciastro odore di braci. Dalla piazza si innalzano scalinate scoscese che portano nelle cavità del monte, grossolanamente squadrato in cilindri di diverse dimensioni, all'interno dei quali immagino sia radunata la popolazione, e sino ai piani più alti, occupati da casette, bancarelle vuote e grandi pale che turbinano sotto il soffio dell'aria, fornendo energia all'abitato. In cima alla rupe più alta, sorge una piccola capanna, sovrastata da un largo cannone, orientato verso l'alto.

Aggrotto le sopracciglia, turbato. Quest'ultimo particolare stona con il resto del paesaggio.


 

Vincent mi fa cenno di stare in disparte, sul bordo del precipizio, e si avvicina alla guardia per scambiare qualche parola a mezza voce. Il nerboruto china il capo in un segno d'assenso e l'Uomo in Rosso – anzi, attualmente in nero come me – mi intima di seguirlo verso la scalinata più vicina, per entrare nell'insediamento. Le mie gambe protestano silenziosamente, ma non mi resta che forzarle all'obbedienza.


 

«Vincent» sussurro io, mentre saliamo. «Se dovesse succedere qualcosa... se dovessero riconoscerci, che cosa hai previsto?»

«Non ci riconosceranno, stai tranquillo» sentenzia lui, calcando di riflesso il cappuccio sul viso.

«Sì, ma se...»

«Non ho previsto niente, d'accordo?»


 

Il tono del mio mentore non ammette repliche, né io ho l'ardire di insistere sulla questione. Entriamo all'interno di una stanza scavata nella roccia, illuminata da qualche piccola lampadina appesa al soffitto, tra grovigli di cavi che scendono lungo le pareti e vanno a perdersi in fori sul pavimento. Prima ancora che mi renda conto di dove siamo, una voce femminile richiama la nostra attenzione.


 

«Siete qui per le armi? Abbiamo una vasta gamma di prodotti, non lasciatevi scappare le nostre offerte!»


 

Sotto l'insegna del piccolo banco, una signora dall'aria esageratamente entusiasta cerca di attirare l'attenzione degli astanti, ma i risultati sono piuttosto scarsi.


 

«Avanti, signori, fatevi avanti! Abbiamo copie delle più belle armi mai fabbricate sul Pianeta!»

«Papà, me lo compri il fucile?»

«Guai a te se me lo chiedi di nuovo!»


 

Il piccolo negozio è occupato da alcuni gruppetti di persone, avvicinati non tanto da l'interesse per gli articoli in vendita, quanto per il riparo che il luogo chiuso offre loro, ma l'acuto fischio del vento giunge sino a là, e di tanto in tanto una folata alza la gonna di qualche signora. Vincent si avvicina per chiedere qualcosa all'entusiasta commessa, illusa di poter concludere qualche trattativa, poi delusa nell'accorgersi che l'uomo domanda una semplice indicazione. Con il sorriso incrinato, si volta e indica una piccola scalinata che porta ad un piano superiore. Vincent la saluta con un lieve inchino del capo, poi si fa strada tra la folla per salire, seguito da me.


 

«C'è una discreta attività bellica qui su, no?» domando, raggiungendo il mio compagno che attraversa a grandi falcate una seconda saletta ricolma di mamme con bambini piuttosto provati dalla noia. All'uscita della caverna, sulla sinistra, due guardie ci scrutano con sospetto.


 

«E voi chi sareste? Come siete entrati nel villaggio?» domanda uno dei due, il più alto e minaccioso; ancora una volta, Vincent si avvicina per riferire qualcosa a bassa voce. La guardia spalanca gli occhi. «Ma avete un appuntamento con lui? Non vi consiglio di disturbarlo, in caso contrario»

«E io non vi consiglio di occuparvi troppo dei nostri affari» replica Vincent, portando una mano al cappuccio e sollevandolo appena per mostrare lo sguardo. L'energumeno, impressionato, non aggiunge altro, permettendoci di attraversare il passaggio.

«Ancora scale?» domando io, provato.

«Se è l'unica cosa che sai dire, puoi anche tacere» replica Vincent, tornando a celare il capo.


 

All'interno della stanza successiva è riunito un altro gruppetto di famigliole in apprensione per il maltempo. Qualche bimbo sonnecchia, qualche altro ciondola avanti e indietro per alcune bancarelle, senza poter comprare niente. I venditori si sono stufati di urlare a squarciagola, così stanno seduti con espressione vacua, in attesa di un possibile cliente.


 

«Ma siam sicuri che il nuovo gruppo di reclute arrivi oggi?» chiede uno di questi, al collega.

«Lo spero proprio, sennò non starei qui ad aspettare tutta la mattina» commenta l'interlocutore, grattandosi il mento barbuto. «Sarà questione di momenti, con tutte le guardie che son piazzate in giro»

«Magari hanno rimandato a domani. C'è da dire che, con questa bufera, solo un pazzo salirebbe sino a qui»

«Concordo» borbotto io, a mezza voce.


 

Vincent si avvicina ad una scaletta a pioli, ignorando una grande porta in ferro sulla destra che ha attirato la mia attenzione, e si arrampica con agilità, decine di occhi puntati addosso. Nessuno fa domande, saranno abituati a vedere gente strana, con questa storia dell'accademia militare. Eppure, i loro sguardi son piuttosto straniti. Scuoto la testa, come per tornare ai miei pensieri, e mi dirigo anche io verso il piano superiore, trattenendo uno starnuto.

Ci ritroviamo in una terrazza deserta, su cui il vento è ancora più forte di prima. Le pale eoliche ruotano forte, contribuendo al frastuono della tempesta. Il terreno roccioso è umido; una leggera pioggerellina scende dal cielo.


 

«Abbiamo intenzione di trovare un riparo?»

«Oggi sei particolarmente lamentoso. Sappi che stasera hai il secondo allenamento, quindi ti conviene non guastarmi l'umore» avverte il mio mentore, con tono di minaccia. Poi si volta in direzione opposta per osservare la casupola che domina incontrastata il paesaggio esotico. Il cannone è là, molto più grande di quanto avessi immaginato.

«Andiamo» intima Vincent, e si avvicina alla porta di entrata, battendo le nocche su di essa; dopodiché inizia a bisbigliare degli avvertimenti frettolosi. «Non fare troppe domande. Non fare domande stupide. Non interromperlo mentre parla. Non innervosirlo. Non distrarti. Annuisci quando ti parla. Non toccare ni-»

«Avanti!» esclama una voce squillante, dall'interno. Vincent mi rivolte un ultimo sguardo di ammonimento, intimorendomi ancora di più. Poi spinge la porticina di legno per entrare e lo seguo, il cuore che pulsa nel mio petto.


 

L'atmosfera all'interno della capanna è piuttosto calma, rassicurante. Il pavimento in parquet è ricoperto da stravaganti tappeti multicolore, su cui ricade la luce calda di piccoli lampadari al soffitto basso. La stanza è piccola ed è principalmente occupata da un tavolo, sopra il quale poggia qualsiasi oggetto la mia mente possa immaginare, da bottiglie di vino a enormi fogli costellati di complessi calcoli matematici. Attorno al tavolo si affollano sgabelli, botti, sedie, e, a completare l'arredamento, ci sono un piccolo frigorifero, una statua in legno dipinto che raffigura un uomo anziano, una porta sulla destra e una scala a chiocciola al suo fianco.

Vincent continua a rivolgermi occhiate preoccupate, come nel timore che possa dire qualcosa di sconveniente da un momento all'altro. Ma non c'è pericolo, dato che la persona che ci ha invitati ad entrare non è presente. Mi chiedo come ciò sia possibile.


 

«Benvenuti a Cosmo Canyon, Hoooo!»


 

Con un improvviso accesso di tosse, mi accorgo che la statua ha parlato, e si muove sinuosamente verso di noi, volteggiando sopra il pavimento. Poi il tossire si trasforma in una serie di starnuti, e l'espressione perplessa del vecchio è l'ultima immagine che distinguo, prima di dare sfogo ad uno dei peggiori attacchi allergici degli ultimi dieci anni. Il naso pizzica, la gola brucia, gli occhi lacrimano, il mio corpo rabbrividisce, e l'unico mio apparato che più o meno funziona, quello uditivo, registra l'invisibile caos che esplode attorno a me. Finestre che sbattono, fogli che volano, vociare indistinto, cassetti e ante che cigolano prima di essere di nuovo serrati con forza. Ma più cerco di fare respiri profondi, più i germi si riversano nei miei polmoni, alternando agli starnuti dei violenti colpi di tosse. Improvvisamente, un olezzo floreale si insinua nelle mie narici e rilassa ogni muscolo del corpo, come un'onda che mi attraversa dal capo ai piedi. Starnutisco un'ultima volta, poi mi schiarisco la voce, raschiando sulla gola ancora infiammata. Ansimando, apro gli occhi per ritrovarmi davanti alle facce spaventate di Vincent e del vecchio. Quest'ultimo regge in una mano una fialetta vuota, tappata.


 

«Tutto bene?» fa Vincent, imbarazzato.

«Sì, io... che... che cosa era quel...?» balbetto io, ancora scosso. Il vecchio sorride e mi porge l'oggetto, affidandomelo.

«Anche io son allergico alla polvere, Ho! ma non ho mai tempo per spolverare, e l'impresa di pulizie ha il brutto vizio di trattenersi alla taverna più del dovuto, così... ho trovato uno stratagemma. È un aroma di diversi fiori e piante, se lo prendi prima di affrontare posti... come questo, inibisce la reazione allergica. Tuttavia, ha un effetto limitato a circa venti ore, dunque bisogna usarlo con parsimonia, Ho!» spiega il vecchio. «Ho diversi armadi pieni, giù al magazzino, ma da poco son riuscito a farmi dei sigari con lo stesso effetto, uno al giorno toglie... com'era?»


 

Ad ogni Ho! Dell'anziano, aggrotto sempre di più le sopracciglia. Ciò che mi ritrovo davanti contrasta sempre più con la severa immagine di sapiente che dovevamo andare a disturbare. Il vecchino ha un aspetto decisamente bizzarro; il corpo scheletrico, avvolto da una veste blu, siede a gambe incrociate su un luminoso globo verde, che volteggia a qualche decina di centimetri da terra. Il capo è calvo e lucido, mentre il viso è celato da una lunga barba bianca e da piccoli occhiali da sole posati sul naso.


 

«L'aroma andrà benissimo, il fumo l'ho eliminato da anni con tanto sforzo...» commento io, cercando di non dare ascolto al ricordo delle agghiaccianti urla di mia moglie.

«D'accordo, ma ricorda: una fialetta, se usata con accortezza, può durare per una decina di volte. Quando stai per finirla, puoi venire qui per prenderne altre, te ne farò trovare un po'»

«Sei... Lei è... Siete molto gentile» ringrazio io, impacciato, intascando l'oggetto prezioso. Il dolore alla gola è sempre più tenue.


 

Terminato l'episodio dell'allergia, per un momento nessuno sembra sapere che cosa dire. Vincent decide di fare il primo passo, chinandosi in segno di reverenza.


 

«Saggio Bugenhagen, vi siamo grati per aver accolto con così poco preavviso la nostra richiesta. Il vostro aiuto è davvero di vitale importanza, per noi» scandisce, con tono grave.


 

Segue un attimo in silenzio, in cui il saggio Bugenhagen sembra indeciso se essere lusingato o imbarazzato. Forse dovrei inchinarmi anche io, ma ho paura di fare qualche figuraccia. Il vecchio scrolla le spalle e ci fa cenno di seguirlo al tavolo, iniziando a liberarlo dalla catasta di oggetti. Noi due ci sediamo, io su una botte e Vincent su uno sgabello alto, infine il nostro ospite si posiziona dall'altro lato del tavolo, sempre con quel dondolio che inizia a darmi ai nervi.


 

«Dovete aver fatto un lungo viaggio, per arrivare qui dall'altra parte del mondo, Ho!»

«Bugenhagen, abbiamo bisogno del vostro aiuto» ripete Vincent, ignorando la domanda. «Il Pianeta sta forse per affrontare una nuova guerra, e noi non siamo preparati»

«Un'altra guerra inutile, scommetto! Il Pianeta è ormai uno stanco spettatore che si spegne lentamente. Potrebbe accadere domani, o tra cent'anni, ma... in quel giorno, nessuna guerra avrà più senso. Tutti saremo uguali, di fronte alla distruzione totale» commenta l'anziano, le mani giunte dietro la schiena.

«Questa guerra riguarda la salvezza del Pianeta» insiste Vincent. «Abbiamo bisogno di voi, ora più che mai. Ci son domande senza risposta, e queste potrebbero essere la chiave per il nostro successo»

«Ho Hoooo!»


 

Bugenhagen sembra saltare – o meglio, volteggiare più intensamente – di gioia, le braccia sollevate in segno di esultanza. Son sempre più perplesso.


 

«Siete nel posto giusto! Chiedetemi qualsiasi cosa e io farò il possibile per aiutarvi!»

«Vincent» sussurro io, chinando il capo verso il mio compagno di viaggio. «Non avrai intenzione di chiedergli di usare il cannone...?»


 

Vincent mi lancia un'occhiata a metà tra il confuso e il minaccioso. Poi mi ignora, e torna a rivolgersi a Bugenhagen.


 

«Vorremo sapere di più su Jenova e sulla Terra Promessa»


 

Bugenhagen sembra spegnersi d'improvviso, deluso. La domanda non era quella che si aspettava.


 

«Posso dirvi qualcosa sulla Terra Promessa, un luogo in cui il reale significato rimane oscuro anche per una persona saggia come me. Ma per Jenova siete fuori strada, dovreste rivolgervi a... chi si occupa di queste faccende!»

«Nemmeno la ShinRa sa che pesci pigliare» risponde Vincent.

«Ho Hoo Hoooo!! Quelli hanno sempre sbagliato tutto dall'inizio! E ciò non mi stupisce affatto! Son troppo arroganti per porsi delle domande su ciò che fanno!»

«Almeno vorrei sapere che cosa ne pensate di Jenova. Pare che... ehm... ultimamente sia un oggetto molto ambito e vorremo sapere il perché. Che poteri ha?»

«Secondo le dicerie è un esemplare Cetra! Ma io mi fido solo del mio giudizio! Ho Hooo! Sarebbe interessante darle uno sguardo!»

«Posso accontentarvi, se lo volete. Mi trovo in possesso di una... parte del corpo di Jenova, e mi piacerebbe avere un vostro parere»

«Hooooo!! Fantastico!»


 

La situazione inizia seriamente a scocciarmi. Questa specie di fenomeno da baraccone mi sembra il peggior ciarlatano mai comparso sulla faccia della terra. Mi riesce difficile pensare che sia a capo di un'accademia militare.


 

«Se posso permettermi...» mi intrometto, timidamente. Vincent ha l'aria di essersi pentito di avermi portato, ma non ci faccio caso. «Sarà di certo utile esaminare la testa di Jenova, ma secondo me dovremmo anche pensare ai fatti. Forse, se avessimo a disposizione un piccolo esercito, potremmo risolvere la situazione con più semplicità»

«... esercito?» ripete Bugenhagen.

«Che diavolo stai blaterando?» biascica Vincent, coprendosi la bocca con una mano.

«Ma anche un esercito messo su così, senza troppe pretese» continuo io, accorgendomi di aver avanzato una richiesta un po' esagerata. «Qualche recluta dall'accademia per tendere un'imboscata ad Aerith»

«Accademia? Imboscata? Aerith?»

«Il mio compagno» si intromette Vincent, «ha le idee un po' confuse. Vi prego di scusarlo»

«Volete dirmi che un'accademia militare non dispone neanche di un piccolo esercito?» mi riscaldo io.


 

All'improvviso, mi rendo conto che c'è qualcosa di sbagliato in ciò che dico. Vincent alza gli occhi al cielo, le dita che tamburellano sul tavolo; Bugenhagen sembra sul punto di parlare, ma non sa da dove incominciare. Prendo la saggia decisione di non dire altro e di prestare orecchio alla delucidazione in arrivo.


 

«Ho Ho... Mio caro, lascia che ti spieghi qualche cosa sul luogo in cui ti trovi. Cosmo Canyon è un importante luogo di studio ricerca sul Pianeta. Come avrai notato, disponiamo anche di un osservatorio, un po' improvvisato ma efficace. Ogni anno arrivano qui frotte di giovani reclute che vogliono approfondire le loro conoscenze tramite la mia saggezza! Se non avessi l'aiuto di Hargo e Bugah, inizierei a non farcela più: i centoventinove anni iniziano a farsi sentire!»


 

La snervante risata da esaltato disturba i miei ragionamenti. Il mio viso si fa rosso di vergogna, rendendomi conto di aver preso un Ceasar. Chissà perché ero sicuro che Vincent mi avesse condotto qui per chiedere un aiuto bellico per gli scontri che ci aspettano. Nel sollievo di aver finalmente capito qualcosa, mi sento sprofondare per la delusione.


 

«Dunque... la Terra Promessa? Che cosa è realmente? Perché Aerith è così interessata?» domando, cercando di non farmi prendere dallo sconforto.

«La Terra Promessa... è la promessa di una felicità eterna; è il convergere della vita Cetra verso il Pianeta, il momento di riunione dell'Energia Spirituale con sé stessa. Questo è il poco che sappiamo sulla Terra Promessa»

«Una volta, Aerith mi disse che la Terra Promessa non era altro che l'aldilà della gente Cetra» commenta Vincent, interessato.

«Non è tanto diverso da ciò che ho detto io, se rifletti. I Cetra, al termine del loro lungo peregrinare, incontrano la Terra Promessa, nel loro ritorno al Pianeta» spiega il vecchio. «D'altronde, ciascuno può avere una diversa idea della Terra Promessa, a seconda della propria idea di felicità»


 

Vincent annuisce, sovrappensiero. Il suo sguardo vacuo posa sul piano in legno del tavolo.


 

«Per Aerith la terra promessa è una possibilità di raggiungere la sua stirpe» mormora, riflettendo.

«Per la ShinRa... la Terra Promessa è il Mako» aggiungo io, timidamente.

«Ho Hoooo! Vedo che avete afferrato il concetto!»

«Ma non sappiamo nient'altro! Dove si trova questo posto? Come si può raggiungere?» domando, agitandomi sulla botte.

«Mio caro... la Terra Promessa non è un luogo fisico! La Terra Promessa è una... un'idea che non esiste! O almeno, non esiste per noi. Solo i Cetra possono afferrarne l'essenza, al momento del riunione con il Pianeta»

«Il problema è che Aerith vuole raggiungerla ora. C'è qualcosa che non quadra nel suo piano.» insiste il mio compagno.

«Aerith dovrebbe avere normale accesso alla Terra Promessa, no? È una Cetra!» osservo io.

«Sì, ma solo al momento del ritorno al Pianeta. Non è che può andare e tornare come vuole» ribatte lui, sollevando lo sguardo al soffitto.

«Ma che vuol dire ritorno al Pianeta? Ritorno da dove?»


 

Gli occhi di Vincent si spalancano, esasperati. Bugenhagen agita le manine, come cercando di riprendere il controllo della situazione.


 

«Il ritorno dell'anima al Pianeta, mio giovane! La pace dei sensi! Il tornare ad essere parte di... Hoooo, come spiegare?»

«La morte» viene in mio aiuto Vincent, lapidario.

«Quindi l'anima degli Antichi ritorna al Pianeta, incontrando la Terra Promessa» concludo io.

«L'anima di ogni essere vivente, al termine del ciclo vitale, torna al Pianeta, si fonde con le altre allo scorrere del Lifestream» spiega Bugenhagen, continuando a volteggiare a mezz'aria. «In altre parole, un fiume di energia che alimenta il Pianeta, in cui le anime vagano. Ogni nuova vita, ogni bambino, viene portato al mondo dall'Energia Spirituale. Quando poi arriva il momento... la sua anima ritorna al Pianeta. Certo, ci son delle eccezioni, ma funziona così!»

«Questa Energia è ciò che rende possibile la vita; ciò che rende possibile il Pianeta stesso. Questo è ciò per cui io e Aerith volevamo combattere» prosegue Vincent.

«L'Energia che viene estratta con la forza dagli uomini... è Energia che viene sottratta alla vita del Pianeta, Ho!»

«Stiamo parlando del Mako e della ShinRa, no?» domando io.

«Esattamente! La ShinRa estrae dal pianeta l'Energia Vitale, per poi trasformarla in Energia Mako attraverso i reattori! Hooo! Tutte le anime, le vite, i non nati... vengono usati e distrutti dagli uomini stessi! L'Energia Mako distruggerà il mondo!»


 

Bugenhagen si interrompe per prendere un po' di fiato, lasciando alle nostre menti il tempo per elaborare le informazioni. Vincent poggia le braccia conserte sul tavolo, sospirando.


 

«Aerith diceva sempre che il chiasso della vita, della gente, dei reattori... non le permette di ascoltare le parole del Pianeta, lei che sola al mondo può ancora farlo. Ma spesso ne sentiva il lamento, il pianto. Questo la ossessionava, alimentando ancora l'odio nei confronti della ShinRa»

«Se la ShinRa dovesse continuare a utilizzare l'Energia Vitale... il Pianeta morirebbe» rifletto io. «Tutto questo è assurdo! Quante bugie, quante menzogne continuano a propinare agli uomini! Perché fanno tutto ciò? Bisogna fermarli al più presto! Il vero nemico non è Aerith, ma la ShinRa!»

«Non farti prendere dall'agitazione» mi rimprovera Vincent. «Aerith che vuole combattere contro la ShinRa e salvare il Pianeta... Aerith che vuole trovare Jenova... Aerith che vuole raggiungere la Terra Promessa... Lei ha sicuramente un piano ben preciso in mente, ma bisogna capire quale. È senza dubbio qualcosa di grande, di pericoloso»

«Pericoloso o no, il suo obiettivo non è tanto diverso dal nostro» faccio notare, aggrottando le sopracciglia. «Tutti noi vogliamo salvare il Pianeta»

«Ma allora perché ci dichiara guerra a questo modo?» obietta Vincent. «Io temo che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che ci è sfuggito e che dobbiamo capire al più presto... La sua non è un'azione di salvataggio, ma di terrorismo. Che motivo ha avuto per assassinare il Presidente ShinRa, se non l'odio? Perché si serve degli altri come burattini? Forse tutti noi abbiamo come scopo la salvezza del Pianeta, ma chi può dire se la sua idea di salvezza coincide con la nostra? Per questo dobbiamo scoprire i suoi piani e, in caso ce ne fosse bisogno, fermarla prima che commetta qualcosa di pericoloso. Lifestream, Jenova, Pianeta... stiamo parlando di grandi misteri irrisolti dall'umanità, segreti che possono nascondere qualcosa di terribile. Non mi rassicura affatto l'idea che sia proprio lei a smascherare gli enigmi che dominano il mondo. Bugenhagen, potreste cortesemente offrirmi un bicchiere d'acqua?»

«Ma certo, che stolto! Non vi ho offerto da bere!»


 

Vincent si schiarisce la voce, mentre l'anziano porta alla luce da diversi angoli della capanna svariate bottiglie di ogni forma e dimensione, disponendole sul tavolo.


 

«Bile di Sahagin, Liquore di Drago, Essenza di Molboro... poi ho Rosso di Kalm, Bianco di Gongaga, Sakè di Wutai, Rum Costa del Sol. Hoooo, ma se preferite stare leggeri, possiamo andare sugli analcolici! Abbiamo Distillato di Mandragola, Succhi Gastrici, Spremuta di Banora; e per i più golosi, Fragoletere, Coda di Ananas, Bananelisir... Ora che ci penso potrei prepararvi anche un semplice Cosmofiamma, ma quello lo trovate anche giù alla taverna, offre la casa»

«Per me semplicemente un bicchiere d'acqua, grazie» conferma Vincent, strascicando la voce.

«Io invece gradirei uhm... Che cosa è esattamente questo Cosmo...?»


 

Bugenhagen versa un bicchiere d'acqua per Vincent e inizia a riporre le bottiglie, assaggiando di tanto in tanto un sorso di qualcuna, come per verificarne la qualità.


 

«Ho, Ho! La Cosmofiamma è l'eterno falò di Cosmo Cayon! Ogni abitante del villaggio, a turno, veglia per non farlo spegnere mai! Si rinnova solo alla morte del capo villaggio, dunque il più tardi possibile! È un simbolo importante per tutti noi, tant'è che gli hanno dedicato pure una bevanda. Provala, non te ne pentirai!» spiega il vecchio, iniziando già ad armeggiare con bollitore e barattoli vari.


 

La tazza bollente riscalda le mie mani, colma di un fumante liquido scuro. Al primo sorso riconosco subito la dolcezza del cioccolato, che si arricchisce, dopo qualche istante, del gusto pungente di spezie, tra le quali culmina il peperoncino, bruciante sorpresa, che chiude la gamma di sapori della bevanda. Di colpo, una vera e propria fiammata investe il mio palato e il mio viso, facendo lacrimare gli occhi.


 

«Forse sarebbe stato opportuno avvisarlo» commenta Vincent, scolando il suo terzo bicchiere. «Potreste dare un po' d'acqua anche a lui? Mi servirebbe tutto intero, stasera»


 

L'acqua è servita, l'incendio è domato, e la fumante tazza di Cosmofiamma è posata ad un lato del tavolo. Bugenhagen torna a galleggiare placidamente di fronte a noi, sorseggiando un liquido color verde.


 

«Dunque, non ci resta che continuare ad osservare le mosse di Aerith, per decidere il da farsi» conclude Vincent, ponendo fine alla breve pausa. «L'altra cosa di cui dovremmo occuparci è...»

«Scusami» lo interrompo io, tornando a riempire il bicchiere dalla caraffa. «Come sarebbe a dire continuare? Noi stiamo sprecando tempo con il mio allenamento, ma non abbiamo la minima idea di che cosa abbia in mente Aerith, in questo momento»

«Parla per te» ribatte l'altro. «Proprio in questi istanti dovrei ricevere un messaggio da... oh!»


 

Il breve squillo di un telefonino interrompe a metà la sua frase. Bugenhagen aggrotta le sopracciglia, guardandosi attorno con aria sospettosa, mentre Vincent cerca il cellulare sotto il mantello e controlla il messaggio ricevuto.


 

«Ho ho ho, ancora non mi sono abituato a questi... cosi! Bugah e Hargo vogliono convincermi ad acquistarne alcuni per il villaggio, ma, dico io, a che ci servirebbero?»

«Io me ne sono disfatto anni fa, e vi assicuro che non ne sento la mancanza» faccio io, scrollando le spalle.

«Perfetto» sillaba Vincent, continuando ad armeggiare con l'aggeggio per poi, con un sospiro, riporlo nella veste. «Temo che il tempo stringa, faremmo meglio a partire prima che il sole sia alto. La nostra presenza è richiesta a Junon»

«Junon?» ripeto io, confuso.

«Il nuovo Presidente ShinRa ha intenzione di deliziare il Pianeta con una bella parata di festeggiamento» spiega Vincent, con aria nervosa. «Immagino che il lutto per il suo defunto padre sia già terminato»

«E noi che dovremmo fare?» chiedo.

«Sembra che qualcuno abbia intenzione di rendere questa festa ancora più speciale. Sarà meglio andare a dare un'occhiata»

«Ma si può sapere chi è che ti spiffera tutte queste cose?»

«Non è affar tuo»


 

Bugenhagen ascolta pazientemente lo scambio di battute, in equilibrio sul suo globo luminoso, sino a che noi non ci alziamo per congedarci.


 

«Bugenhagen, riguardo all'altro problema...» mormora Vincent, incerto.

«Jenova? Hoooo, miei cari, sarei lieto di potervi aiutare!»

«Torneremo appena possibile» promette Vincent.

«Io son sempre qui, potete venire in qualsiasi momento!» esclama l'anziano, spalancando le braccia in segno di accoglienza.

«Stanotte... o al più tardi domattina» conferma il mio mentore. «Piuttosto, è un problema se lasciamo il villaggio evitando il controllo delle guardie? Abbiamo un po' di fretta»

«Assolutamente no, avviserò io della vostra partenza!» garantisce lo scienziato. «D'altronde, con il gruppo di giovani studiosi che arriverà oggi ci sarà talmente tanto caos che nessuno si ricorderà di voi! Tuttavia, quando tornerete, sarà meglio passare per l'ingresso principale, il villaggio è piccolo ed è facile spaventare la gente. Due uomini incappucciati che escono senza essere visti non sono un problema; mi preoccupa piuttosto il contrario! Hoooo!»

«Ma certo, come preferite» assicura l'altro, con un piccolo inchino del capo.

«Perfetto! Allora arrivederci, Vincent e... Giovanotto, come hai detto di chiamarti?» domanda Bugenhagen, grattandosi il capo lucente.


 

La domanda mi coglie alla sprovvista, trovandomi incapace di decidere che cosa rispondere. Cerco con lo sguardo l'aiuto di Vincent e lui subito parla al posto mio.


 

«Sephiroth. Il suo nome è Sephiroth» dice, tranquillamente. «Magari, se vi è possibile, non ripetete questo nome in pubblico. Sapete, con i tempi che corrono...»

«Ma certo, Ho! Arrivederci Seth... Senh... ehm... e Vincent!»

«Con questo qui non c'è proprio pericolo» mormora Vincent, a mezza voce. «A presto, Bugenhagen. Ancora mille grazie per tutto ciò che avete fatto per noi!»


 

«Esattamente, che cosa ha fatto per noi?» chiedo, mentre usciamo dalla capannuccia sotto i nostri mantelli neri. La pioggia si è fatta più intensa, e i tuoni rimbombano lungo il canyon.

«Non sottovalutare questo vecchio, può davvero aiutarci. Son sicuro che saprà darci un grande aiuto con Jenova e tutto il resto. Non hai seguito il discorso che ha fatto su Lifestream e Terra Promessa?» spiega Vincent, con il solito tono un po' scocciato, coprendosi la testa con il cappuccio.

«Beh, sì, era davvero interessante... però...»

«Aerith vuole combattere la ShinRa per salvare il Pianeta dall'incubo del Mako. Aerith vuole raggiungere a tutti i costi la Terra Promessa. Il tuo cervello non riesce ad unire queste due informazioni?»

«Quindi... Aerith cerca un aiuto da parte della Terra Promessa nella sua lotta contro la ShinRa?»

«È possibile. D'altronde, lei è l'unica al mondo a poterlo ancora fare. Tutto ciò può essere positivo o negativo, a seconda di quello che ha in mente. Non so se abbia idea della gravità della cosa, ma non credo che violare l'accesso alla Terra Promessa sia una cosa da nulla, anche se da parte di un Cetra. Potremo iniziare a capirci qualcosa quando sapremo di più su Jenova. Nel frattempo... è meglio sperare che Aerith non ne entri in possesso»


 

Una folata di vento fa rabbrividire il mio corpo, mentre ascolto il ragionamento del mio mentore. Ancora è tutto troppo confuso per capirci qualcosa, e non posso che affidarmi a lui.


 

«Dunque ora siamo diretti a Junon?» chiedo.

«Scherzi? Dimentichi l'allenamento. Abbiamo diverse ore a disposizione, la parata inizierà nel tardo pomeriggio»

«Bene. Andiamo, allora, ho l'impressione che stasera ci sarà da menar le mani»

«Speravo proprio che ci arrivassi da solo» confessa Vincent, sarcastico.


 

La mano dell'uomo afferra il mio braccio con presa salda, per trascinarmi sul soffiare del vento che ci conduce indietro nel nostro continente, a casa.


 

Nota dell'autore:

Ormai questo è l'angolo delle scuse ufficiali...! Ho in mente di trasformarlo in una vera e propria rubrica in cui elenco i motivi per cui posto un capitolo ogni tre mesi! Stavolta l'ho fatta davvero grossa, le mie peripezie mi hanno condotto addirittura in Cina. Ma eccomi qua, a farvi un augurio di buon 2013, al quale partecipa l'intero cast! In particolare: il povero Sephiroth, l'enigmatico Vincent, il buffo Bugenhagen, il folle Hojo, la sfortunata Gaiana, la piccola Eydìs, la simpaticissima Signora Knife, lo staff della ShinRa al completo (eccezion fatta per il Presidente, pace all'anima sua), e la dolce Aerith. Ebbene sì, pure lei.

Sperando di “ritrovarci” entro il 2014, vi ringrazio in anticipo per la lettura e per i commenti. La trama inizia ad infittirsi e ormai aggiornare la fiction non si limita più solo alla stesura del capitolo, ma anche ad una serie di lunghe ricerche nei meandri della Wikia di Final Fantasy. Senza di lei non saprei proprio come fare!

Ancora grazie e a presto.

Marcello

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Marciux