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Autore: Bale    23/01/2013    1 recensioni
Alla fine del decimo episodio della prima stagione, John si becca una pallottola allo stomaco.
Ancora una volta sarà Jessica a prendersi cura di lui, a salvargli la vita.
[Seguito della mia prima fic su Person of Interest - "E se Jessica non fosse morta?"]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold Finch, John Reese
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si risvegliò all’improvviso. Era già mattina.

Le faceva male il braccio. Lo aveva tenuto teso per tutto il tempo. Teso verso di lui.

Impiegò qualche istante per mettere bene a fuoco l’uomo sdraiato accanto a lei.

Lo guardò con aria confusa, poi ricordò tutto quanto.

Si sollevò leggermente e posò il palmo sulla fronte di John.

La febbre era scesa, il suo respiro era regolare.

Decise di andare in cucina a preparare del caffè.

Non aveva dormito molto. In realtà, aveva pianto fino a tarda notte. Poi era andata in camera da letto e si era raggomitolata accanto a John. Era rimasta lì a guardarlo per ore, poi si era addormentata.

L’ultima cosa che ricordava era Finch che si alzava dalla poltrona e lasciava la stanza.

Attraversò il salotto, notando che Harold aveva preso posto sul suo divano, sullo stesso divano sul quale John aveva dormito mesi prima per poterla proteggere.

Era stato allora che si erano rivisti dopo tanti anni, era stato allora che aveva conosciuto il suo buffo socio con gli occhiali.

Eppure, la sera precedente, Harold Finch aveva dimostrato di essere un grande uomo.

Si era comportato come un vero angelo custode.

Superò il soggiorno e arrivò in cucina, dove aveva pianto per quasi tutta la notte.

Riempì il bollitore per il the e accese i fornelli.

Mise a tavola burro, marmellata, succo d’arancia, e burro d’arachidi. Poi preparò il caffè.

Finch arrivò di sorpresa, senza far rumore.

-Buongiorno-    sussurrò, per evitare di spaventarla.

Lei si voltò e gli rivolse un grosso sorriso.

Sembrava stranamente allegra e Harold non riusciva a spiegarsene il motivo.

-John sta bene?-   chiese sedendosi a tavola.

Jessica gli mise davanti una fumante tazza di the. Ricordava bene che non amava molto il caffè.

-La febbre è scesa-   confermò poi.

-Si è svegliato?-   chiese, più che altro per soddisfare la sua curiosità sull’allegria di Jessica.

Lei scosse il capo, ma continuò a sorridere andando qua e là per la cucina.

Imburrò delle fette di pane bianco, le dispose su un piatto che mise su un vassoio preso dalla dispensa.

-Deve mangiare qualcosa perché le medicine facciano effetto-   disse poi, tornando in camera da letto con il vassoio tra le braccia.

Finch non la seguì. Si lanciò sul buffet. Aveva una fame da lupi.

Arrivò in camera da letto,  posò il vassoio sul comodino e aprì leggermente le tende.

Alla luce del sole, notò con sorpresa che John era sveglio.

Si guardarono intensamente per diversi istanti. John avrebbe voluto dire mille cose, ma alla fine riuscì soltanto a chiedere cosa fosse successo.

Jessica si sedette sulla poltroncina accanto al letto e gli prese la mano.

-Starai bene-   gli disse con fare amorevole   -Ho estratto i proiettili e ho ricucito le ferite. Proprio come l’altra volta, ricordi?-

Lei sorrise, lui non le rispose.

-Dov’è Finch?-   chiese poi, guardandosi intorno.

-E’ in cucina, sta facendo colazione-   disse allungando un braccio verso il vassoio   -E dovresti farla anche tu. Devi rimetterti in forze e devi prendere le medicine-

Prese il piatto con il pane imburrato e glielo mise sotto il naso.

-Ho la nausea-   disse lui, guardandola con gli occhi di un bambino capriccioso.

-Hai la nausea perché ti hanno sparato, hai avuto la febbre alta e hai preso un antibiotico senza mangiare neanche una briciola-   rispose amorevolmente   -Mangia e ti sentirai meglio-

Lui prese una fetta di pane e se la portò alla bocca. La divorò in un attimo, senza nemmeno accorgersene.

Ne prese subito un’altra e fece lo stesso, poi afferrò il bicchiere di succo d’arancia che Jessica gli porgeva.

-Chi ti ha sparato?-   chiese all’improvviso, mentre lui vuotava il bicchiere.

Soltanto in quel momento si era resa conto di non saperlo e di non averlo neanche chiesto a Finch.

Era accaduto tutto troppo in fretta.

John finì il suo succo, poi posò il bicchiere sul comodino.

Si mise a sedere sul letto e assunse un’aria grave.

-La CIA-   disse semplicemente.

Jessica trasalì e si portò una mano alla bocca.

-La CIA? Ma tu lavoravi per loro-   obiettò.

-Già-   confermò lui   -Credo vogliano convincermi a tornare-

-Non farlo!-   esclamò lei all’improvviso, di getto.

Poi si guardò intorno come se fosse stato qualcun altro a parlare.

In realtà sapeva bene perché aveva pronunciato quelle parole così d’istinto: non voleva che la CIA, o qualunque altra cosa, portasse John di nuovo lontano da lei.

Voleva che continuasse a lavorare per Harold Finch perché sapeva che lui lo avrebbe protetto. Lo aveva dimostrato proprio poche ore prima.

E poi era stato proprio il lavoro che lui svolgeva per Finch a farli rincontrare, a farli ritrovare.

-Non lo farò-  confermò lui allungando una mano per toccarla.

Lei si avvicinò e posò la testa sul suo torace.

-Hai freddo?-   chiese lei, con le lacrime agli occhi.

-Sto bene-   rispose lui accarezzandole i capelli   -Sto benissimo-

   
 
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