Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Natalie__    23/01/2013    3 recensioni
“Non mi hai ancora detto chi sei.” Chiede ancora, già che sbadato.
“Sono Justin, il vicino.” Gli porgo la mano, e lei la stringe subito dopo.
“Owh, visto che abiti qui vicino, tornatene a casa, okay?” Mi chiede subito dopo, sorridendo beffarda.
Il mio sorriso si curva in una smorfia di disgusto.
“E già che ci sei, fai finta che io non sia mai venuto qui okay?” Dissi prima di andarmene, perdutamente incazzato, entrando in casa un minuto dopo.
Justin Drew Bieber.
Hayley Chelsea Powell.
Due persone estremamente diverse, con due caratteri uguali da morire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Two.

Erano ormai le undici e mezzo di sera, così decisi di tornare a casa.
Nelle ore prima ero stato con Chaz e Ryan a casa del primo a guardare film e a mangiare pizza e non avevo risposto alle numerose chiamate di mia madre.
Avevo mandato a quel paese lei, e quella cena del cazzo.
Solo al pensiero che avrei passato altro tempo con quella Hayley mi venivano i brividi.
Speravo soprattutto che mia madre, non gli avrebbe fatto vedere la mia stanza.
Imbocco il vialetto di casa, e vedo una sagoma al buio seduta davanti casa mia.
Mi avvicino ancora di più sperando che non sia lei, ma tentativo fallito, lei era lì e mi ostacolava il passaggio.
Teneva lo sguardo basso, e facendo una pausa, aspirava dalla sua sigaretta quasi finita.
Mi faccio spazio accanto a lei, ed attraverso gli scalini che mi portano davanti la porta.
Con un gesto veloce del viso mi giro e lei è sempre lì che guarda in basso, come se non mi avesse notato.
Sto per entrare in casa, ma un singhiozzo mi ferma. Sta piangendo.
Allora mi giro una seconda volta, e questa volta lei è dietro di me, con il trucco sbavato e i capelli bagnati.
“Che minchia guardi?” Mi grida contro.
“Volevo sapere che stava succedendo. E’ vietato?” Gli rispondo poggiando la mia schiena alla porta, guardandola negli occhi. Lei invece non mi guarda, e abbassa lo sguardo impietrita.
“Perché piangi?” Chiedo, maledicendomi subito dopo di non esser entrato in casa.
Perché la vita fa schifo.” Mi risponde secca lei, sputando per terra.
“Non ne sono così sicuro.” Me la ridacchio io, in un sussurro.
“Sta parlando colui che ha avuto una vita facile, che è diventato famoso cantando, e che adesso è ricchissimo. Cosa vuoi che ne sappia uno come te di sofferenza?” Mi indica, e quasi indietreggio. Mi da’ disgusto, lei non sa quello che ho passato. Non può giudicarmi.
“Tu non sai la mia storia, stronza!” Dico, e poi mi dileguo entrando in casa, e guadagnando lo sguardo di mia madre e dei due signori che stavano seduti accanto a lei.
“Justin” Provò a chiamarmi mia madre, ma mi limitai a salutare gli ospiti e a salire in camera.
Mandai un messaggio a Scooter, dovevo andarmene.
-“Scott, quando si parte?”-
In pochi minuti arrivò un messaggio di risposta.
-“Come non lo sai? Ho avvisato Pattie questa sera, non ti ha detto niente? Comunque partiamo dopodomani, andiamo a New York.”-
Così posai il cellulare sul letto, e presi la mia chitarra dentro l’armadio. Non la toccavo da quando ero partito, era rimasta intatta. Cominciai a suanarla.
Le mie mani pizzicavano le corde a ritmo di Up e io chiusi gli occhi prima di cominciare a cantare.

‘Is a big,big world
Is easy to get lost, baby
You’ve always been my girl
And i’m not ready to go’

 
‘We make the sun shine in the moon light
We can make the greay clouds in blue skies’


‘I know is hurt
But baby believe me
That we can’t go

Nowhere but up
From here
My dear
Baby we can go nowhere but up
Tell me what got to fear
We are taking to the sky pass the moon to the galaxy
As long as you are with me baby
Honestly with the strenght of our love
We can go nowhere but up’

 
“la tua voce fa cagare” Sento una voce alle mie spalle, e così smetto di cantare, mi alzo velocemente e poso la mia chitarra nell’armadio.
“Ch-Che ci fai tu qui?” Chiedo, grattandomi la testa dall’imbarazzo.
“Ti ho sentito e sono venuta ad ascoltare meglio.” Mi risponde, guardandomi.
“Beh non avresti dovuto, sono affari miei questi. E poi non hai detto che faccio cagare?” Rispondo un secondo dopo.
“Scusa per prima.” Abbassa lo sguardo.
“Per?” La guardo confusa, sistemando una maglia che stava sul pavimento, un attimo prima.
“Andiamo, ti ho praticamente detto che ti odio!” Sta cercando il mio sguardo, ma io continuo a non guardarla. Le sue parole non mi fanno né caldo né freddo.

“Le mie beliebers saprebbero dove trovarti nel caso tu lo pensassi!” Sorrisi, distendendomi nel letto, con le mani dietro la testa.
 
“Le tue beliebers? Parli come se fossero le tue ragazze!”
 
“Ma loro sono le mie ragazze.” Rispondo. –“E poi non mi odi.” Continuo.
 
“Si, io ti odio!” Blatera.
 
“Come cazzo fai a dire che mi odi, se dovrei essere io ad odiarti!” Mi alzo, gesticolando.
 
“Non lo so!”
 
“E poi sai una cosa? Non mi interessa se mi odi o no, non ci perdo io!” Rispondo, indicandole la porta della stanza. Volevo stare solo.
 
“Ti odio per questo.” Dice, rivolgendosi al gesto di poco fa, uscendo dalla porta sbattendola.
 
“Sei solo una bambina.” Grido, prima che fu del tutto in cucina.
 
Poi mi affaccio alla finestra, e la vedo uscire dalla porta d’ingresso. Sta piangendo, e si sta dirigendo verso la sua casa, seguita dai suoi genitori subito dopo. Scosto la tenda, e la seguo con gli occhi. Non mi ero ancora accorto che portava dei pantaloncini molto corti. Ma cosa m’importa? In meno di due giorni sarei partito per New York, e chi se la sarebbe ricordata? Era solo una bambina.
 
“Justin tu ed io dobbiamo parlare!”
“Si perché cazzo non mi hai detto che parto dopodomani?” Le grido contro, una volta sceso in cucina per mangiare qualcosa.
 
“Perché non voglio che vai!” Mi risponde lei, gridando a sua volta.
“Devo rendere felici migliaia di persone, è la cosa che amo fare, tu non puoi impedirmelo!” Gli rispondo, puntandogli il dito contro.
“Si che posso, non hai ancora diciotto anni, vivi con me, e decido io!” Toglie il dito che le avevo puntato contro dalla sua vista.
 
“Mi stai privando della mia vita!” La interrompo, asciugandomi il viso. Perché ero così sensibile, perché?
“Tu hai già rovinato quella di Hayley!”
“Hayley mi odia!” Rispondo.
 
“Tu non la conosci! Come puoi dire certe cose?” Grida ancora.
 
Perché tutta questa ostinazione sul fatto di Hayley? Perché mia madre continuava ad impormi che non dovevo odiarla e che dovevo farmela amica? Mi aveva esplicitamente detto che ero un figlio di papà, perché dovevo farmela stare simpatica?
 
“Mi ha disprezzato senza neanche conoscermi, non puoi obbligarmi a frequentarla!” Le rispondo alzando la voce.
“Anche tu le hai detto stronza senza neanche conoscerla.” Continua
“Ho già visto abbastanza, è solo una bambina. E non ho intenzione di sentirla, né vederla mai più!”
“Sei cambiato, tu non sei Justin!”
“Come puoi dirmi questo, mamma?” Le grido contro. Io non sono cambiato, ho solo cominciato a difendermi.
“Hayley è una brava persona!” Mi grida ancora.
 
“Mi hai rotto mamma, fatti una vita!” Le dico, prima di chiuderle la porta in faccia.
 
Hayley, Hayley, Hayley.
Avevo la nausea.
 
-“Ho una ragazza da presentarti!”- Mando un messaggio a Ryan.
-“Woaah, come si chiama brò?”-
-“Hayley della mia minchia”-
-“Qualcosa mi dice che ti sta sulle palle!”- Risponde velocemente. Eh già Ryan, hai colpito nel segno.
-“Per questo la concedo a te
brò. Adesso vado a dormire, notte.”- Mando, e di seguito arriva la sua buonanotte.
Mi distendo sul letto, e neanche il tempo di pensare, che mi addormento tra le braccia di morfeo.
 
Al mio risveglio c’è un biglietto al mio fianco.
 
-Hai solo mezz’ora per prepararti, facciamo colazione e partiamo. Scusa se non ti ho avvisato prima. Ti aspetto giù.

Scooter.-
 

SAAAAAAAAAAAAALVE
 
Eccomi qui con il secondo capitolo.

Ho aggiornato in fretta perché il capitolo iniziale era un po’ piccolino e magari non si è capita bene la situazione.
Spero che questo sia di vostro gradimento, e che abbiate qualcosa da dirmi in merito.
Beh, che dire recensite, recensite, recensite. Aueeeeeeh.
   
 
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