Credo di non aver
mai
pianto così tanto: lo odio. È un stronzo egoista.
Non pensa ad altri che a sé
stesso; non gli importa niente di me, di come non riuscirò a
vivere senza di
lui, di quanto mi sentirei persa senza di lui. Sì, lo odio.
O almeno
è quello che
penso quando lo vedo venire verso di me, con addosso la sua divisa di
lacrosse,
pronto a giocare, nonostante questo significhi restare, non scappare
come Erica
e Boyd, ma combattere.
Dovrei
accoglierlo a
braccia aperte, ma il lupo che in me si risveglia improvvisamente,
provando una
forte rabbia aggressiva. Per questo non riesco a trattenermi, quando si
avvicina a me e Scott, seduti in panchina: prendo la mia borsa e gliela
schianto addosso. Non gli ho fatto male, e questo mi fa solo
rimpiangere di non
avere un’arma più potente.
-Come…
hai… potuto?!- A
ogni pausa, un colpo. Il suo sguardo è abbastanza scioccato,
ma non si difende.
–Mi fai spaventare, e poi…!-
Quest’ultimo colpo è il più forte,
tanto che la
borsa mi cade dalle mani.
Istintivamente,
lo
afferro per i capelli e lo bacio intensamente. Lui mi stringe a
sé, come se
avesse già calcolato tutto, come se mi conoscesse abbastanza
da sapere che non
sarei mai e comunque riuscita a resistergli.
-Lahey!- urla in
quel
momento il coach. –In campo!
Devo utilizzare
tutta
la mia volontà per staccarmi da lui, ed è un
sollievo poi incontrare di nuovo
quei suoi occhi azzurri che pensavo di aver appena perso.
Lo lascio
indossare il
casco e corre in campo, pronto a mettere in atto il suo piano di far
male alla
maggior parte degli altri giocatori solo con l’intento di far
giocare Scott.
Poi lui si occuperà di Jackson.
Ma io rido, rido
e
piango dalla gioia: perché è rimasto,
è ancora qui.
Gerard ha
minacciato
Scott e Jackson potrebbe uccidere chiunque da un momento
all’altro… Ma non
posso fare a meno di sorridere ed essere felice che non mi abbia
lasciata. Che
infantile che sono!, mi ritrovo a pensare.
Adoro vederlo
giocare,
così come adoro vederlo allenarsi : è
così sexy! Sembra proprio un vero lupo
mannaro, e mi piace da morire!
Il mio sorriso
inizia a
sparire quando Isaac viene travolto da Jackson, e non si rialza
più.
Corro verso di
lui e mi
inginocchio accanto al suo viso, accarezzandolo e dicendo che
starà bene: la
barella sta già arrivando.
-Bè,
finalmente sei tu
a guardarmi star male.- dice ammiccando un sorriso.
Sbuffo.
–Non essere
stupido.- lo rimprovero, mentre lo caricano sul lettino e lo portano
via.
Ecco
un’altra ondata di
rabbia, ma questa volta nei confronti di Gerard. Mi giro verso il
preside, ma è
sparito.
Il fatto che
Jackson si
è ucciso da solo, non mi stupisce quanto il vedere Derek insieme a Peter. All’inizio
penso sia soltanto una mia fantasia,
come lo è stato più delle volte; ma il suo odore
è reale, così come per Scott.
A lui per poco non viene un colpo quando lo vede.
Isaac non fa
domande e
non lo biasimo; semplicemente racconta cos’è
successo in campo a quello che
prima era il Kanima. I due Alpha (perché non capisco bene
chi sia adesso quello
“ufficiale”) non sembrano prendere bene la notizia.
Ed ecco che scopriamo che
Peter ha sempre saputo tutto, soprattutto come salvare il ragazzo.
-Lui chi
è?- mi chiede
a quel punto Isaac, sussurrandolo, ma se tutti lo sentono in ogni caso.
-Mio padre.
Sgrana gli occhi
e
spalanca la bocca, come per dire qualcosa. Poi sembra ripensarci e la
chiude.
Anche Scott viene sorpreso: d'altronde lui non sapeva nulla.
-È una
lunga storia.-
gli dico per sviare l’argomento, lanciando
un’occhiata complice a Peter.
-Adesso…-
fa Derek,
mettendo fine alla discussione. –andiamo.
-Solo una cosa.-
si
intromette Peter. Guarda Isaac fisso negli occhi, prima di dire: -Tu
hai fatto
sesso con mia figlia?
Potrei sentire il
cuore
del mio ragazzo impazzire a chilometri di distanza.
Ovviamente anche
io
sono messa a disagio, ma a lui tocca il peggio.
-Ehm...- balbetta.
-Non dovevamo
andare?-
esclamo esasperata, afferrandolo per un braccio e incamminandoci fuori.
Scott
è accanto a noi,
mentre gli altri due sono rimasti indietro.
-Ti capisco.-
dice ad
Isaac. –Anche la mamma di Allison una volta mi ha fatto la
stessa domanda.
-Ah sì?
-Sì.-
annuisce. –Solo
che lei non era un lupo mannaro, e non poteva capire se mentivo.
Borbotto ad alta
voce
parole a caso, per non far sentire a Peter l’ultima frase:
nonostante sia
abbastanza lontano, è pur sempre un licantropo e sente
quello che stiamo
dicendo. Poi lancio uno sguardo fulminante a Scott, che ride sotto i
baffi.
Non è
una triscele, ma
neanche una svastica. Diciamo una via di mezzo: non ci sono spirali, ma
tre
linee rette, che convergono in un punto.
Il branco degli
Alpha.
Ecco
perché Derek aveva
così fretta di creare un branco: non c’entrava
solo la storia del potere.
-Perché
sono qui?-
chiedo a Peter, perché sembra saperne più di
Derek.
Un ululato in
lontananza
lo blocca, sembra riecheggiare nel bosco, per poi affievolirsi.
Pensavamo che
adesso casa Hale sarebbe stata più tranquilla, senza Gerard;
per questo siamo
venuti qui senza esitazioni, dopo che il Kanima è stato
definitamente ucciso e
Jackson è diventato un vero e proprio lupo mannaro.
-È
meglio andare.- dice
Derek, tornando alla macchina.
Io lascio perdere
la
questione Alpha e prendo Isaac per la mano.
-Vieni con me.
Devo
fare una cosa.- lo informo.
Sotto gli sguardi
curiosi e un tantino infastiditi di Derek e Peter, ci incamminiamo in
strada.
A piedi andiamo
al
cimitero di Beacon Hills.
Non voglio
metterlo
troppo a disagio, sia per il posto – che di certo gli
porterà alla mente brutti
ricordi –, sia per il motivo per cui sono venuta qui. Compro
un mazzo di fiori
di tutti i tipi dal fioraio lì vicino e raggiungo la tomba
della mia famiglia.
Come sospettavo, i fiori sono ormai secchi e da cambiare.
-Ah, mi
dispiace.-
esclama Isaac. –Li cambiavo tutte le settimane, ma
l’altro giorno mi sono
dimenticato.
Rimango sorpresa.
–Eri
tu.- concludo sorridendo, ricordando quando ero venuta qui e avevo
trovato i
bellissimi fiori ad addobbare la lapide. –Grazie.
Sorride,
stringendomi
la mano.
Sistemo i fiori e
lancio un ultimo sguardo alle foto, uno più profondo e
duraturo su quella di
mia madre.
-Possiamo
andare.- dico
allora, facendo dietrofront. Ma quando faccio un passo, mi accorgo che
Isaac
non si è mosso. Sta guardando una piccola lapide, poco
lontano, con solamente
qualche fiorellino rinsecchito come ornamento. È la tomba di
suo padre.
Senza sapere bene
cosa
stavo facendo, ho già sfilato un fiore dal grosso mazzo che
avevo portato alla
mia famiglia. Ho lasciato la sua mano, perché quando ho
provato a tirarlo a me
di modo che venisse anche lui, ha resistito.
Mi abbasso appena
e
appoggio il fiore smagliante sulla lapide. Non è molto, ma a
parer mio
quell’uomo non si meriterebbe neanche questo. Lo sto facendo
solo per Isaac.
Torno da lui e
sembra
essere tornato in sé. Mi prende avido la mano e torniamo
indietro, verso
l’uscita da quel posto così pieno di morte.
Per un attimo mi
sembra
di vedere un paio di occhi rossi, al limitare del bosco, proprio dove
finisce
il cimitero. Mi spaventano, perché quando torno a guardarli
non ci sono più.
Mi sento
un’idiota.
Credevo di essere cresciuta, di essere forte, di essere una combattente
senza
paura. Dovrò rifare i miei conti: perché anche se
so combattere, ho ancora
paura.
Note
dell’autrice: Eh sì,
Fighter è finito. Ma non
mi importa se
questa storia non è piaciuta molto: io continuerò
a scrivere anche su una
probabile terza stagione u.u Saranno cose molto inventate, anche se mi
baserò
su spoiler e robe varie :)
Colgo
l’occasione per
ringraziare tutti quelli che hanno messo questa FF tra le
preferite/ricordate/seguite, quelli che hanno recensito (siete
adorabili,
giuro!) e anche quelli che non si sono mai fatti sentire! :) Grazie a
tutti!
Sono contenta di poter dire ancora: a presto! <3
*M