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Autore: Hi Hat    13/08/2007    1 recensioni
Giovanni ha 13 anni ed è di Roma.
In questa fic il protagonista racconta spudoratamente se stesso e il percorso da lui tracciato, composto da amicizia, delusioni, e tanta, tanta musica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“…5…”
“…4…”
“…3…”
“…2…”
“…1…”
“Buon 2007!”. Visto da fuori, tutto sembrava normale, e all’apparenza poteva sembrare che le cose stessero così da sempre; incredibile quanto non fosse vero.
In un solo anno tutto era scoppiato, si era trasformato in una realtà molto più complessa, ma anche più affascinante di quanto non fosse mai stata in precedenza.
A volte penso come risponderei se mi chiedessero di spiegare la mia vita in 20 parole; è impressionante: 18 di queste sarebbero dedicate allo scorso anno.
Un anno in cui gli avvenimenti, persino se visti al rallentatore sarebbero riusciti a correre.
Tutto ciò che sono è merito, o colpa, di quell’anno che tanto aveva trasformato il mio modo di vivere, di pensare, di rapportarmi con gli altri.

Cominciò tutto esattamente un anno prima: il primo Gennaio 2006. Allora vivevo in un mondo molto diverso da quello in cui vivo ora. Solo una cosa era rimasta immutata: il mio amore per la musica.
Ho sempre amato suonare e ascoltare la musica. Molta della musica che ascoltavo allora è alle basi di quella che ascolto adesso; più che altro la musica degli ultimi anni 60 e dei primi anni 70. Principalmente i Doors, gli Who, i Led Zeppelin, i tardi Beatles e i Rolling Stones.
Io non mi limitavo ad ascoltare, io studiavo minuziosamente la storia dei gruppi che amavo: attraverso libri, film, interviste, testi di canzoni e articoli di giornale. Allora , come ora del resto, suonavo la batteria. Erano quasi due anni ormai e iniziavo a prenderci gusto, ma sapevo che mi mancava qualcosa, oltre la tecnica ovviamente, che al secondo anno è appena accennata, mi riferiso a quella spinta: l’improvvisazione, la decisione.
Non sono mai stato un tipo deciso, non mi sono mai piaciuto fisicamente, mi sminuivo in continuazione e non mi accettavo per quello che ero.
Speravo sempre in qualcosa di più. Nella mia famiglia questo aspeto di me era definito “ottimismo” ma secondo me era solo non accontentarsi mai .
In quel periodo frequentavo poche persone, ma iniziavo a uscire più spesso. La gran parte delle persone con cui uscivo erano miei compagni di classe. I fondamentali erano Luca, un tipo un po’ aggressivo, il bello del gruppo , simpatico, ma un po’ troppo competitivo.
Giulia era brava a scuola, carina e gentile; ovvio che una persona così per sopravvivere avesse bisogno di un’ altra persona che bilanciasse il suo essere.
Chi meglio di Francesca?. Francesca era disordinata, volgare ma estremamente affascinante. Amava la stessa musica che amavo io, io stravedevo per lei. Le due (Giulia e Francesca) erano inseparabili.
Jenna italo-americana. Era l’eterna seconda: era il classico tipo di persona che non era mai la più simpatica, mai la più carina, mai la più interessante o la più trasgressiva o la più affascinante;
gli mancava sempre quel qualcosa che non riusciva a farla decollare. E infine c’era Mattia: il mio migliore amico. Era pieno di talenti, era spiritoso, era sincero.
Allora ero molto contento del mio giro di amici. E’ incredibile quanto tutto sia cambiato da allora, dopotutto avevo solo 11 anni.

  
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