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Autore: Artemisia17    23/01/2013    4 recensioni
Jon Snow non aveva una madre. O almeno questo si doveva dedurre dai discorsi di Ned Stark e sua moglie, dai consigli di mastro Luwin, dalle battute dei suoi coetanei. O forse sì?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jon Snow, Lyanna Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La luce calda e incorporea delle torce si scontrava contro le statue cupe, creando uno strano gioco di luci, le ombre che si trasformavano in orribili demoni e candidi angeli, in una danza infernale. L’intera galleria era illuminata a giorno da ben cento fiaccole monumentali eppure l’umidità impregnava i vestiti degli uomini e i corpetti delle donne. Il cuore pulsante degli Stark era stato pulito minuziosamente da un esercito formato da serve e damigelle, stallieri e garzoni, che, come tante formichine, si erano impegnati a lucidare le immense gallerie, gli atri bui, i cunicoli nascosti. I pavimenti erano stati spazzati, le statue pulite e la scala riparata.
Tutto questo solo per l’arrivo del Lord e del suo nuovo protetto.
Loro erano arrivati, sì, e Jon non era contento di questa nuova venuta. Il piccolo Theon Greyjoy era arrogante e viziato e quando credeva che nessuno lo vedesse, specialmente di notte, piangeva, senza sapere che perfino i sussurri potevano essere uditi nei corridoi ventosi del castello.
Eddard Stark, suo padre, aveva deciso che quel giorno la piccola piovra avrebbe visto con i suoi occhi la sua nuova famiglia, tutta la sua famiglia.
Theon non era contento di ciò che vedeva. Osservava schifato le statue antiche, lanciava occhiate impaurite alle sale cupe e mormorava preghiere al suo Dio Abissale, ogni qual volta un metalupo faceva la sua comparsa nei coni di luce, e questo avveniva abbastanza spesso.
Jon non capiva tutta il disagio del compagno. Lui era vissuto lì da quando aveva memoria e le gallerie rappresentavano il luogo più divertente e misterioso della fortezza. Sapere che lì risiedevano i suoi antenati non lo angustiava, anzi, sperava che, un giorno o l’altro, uno di loro sarebbe venuto a giocare con lui e Robb.
Ma, come gli faceva sempre più spesso presente Lady Catelyn, quelli non erano i suoi antenati. Erano di Robb, non suoi. Come lei, non era sua madre. Ogni volta che pronunciava queste parole, il viso della donna tremolava di una smorfia beffarda e triste, come se la lady provasse insieme godimento e dolore di ciò.
Jon non si reputava un bambino stupido, questo perché i bastardi stupidi erano quasi sempre dei bastardi morti.
Però non riusciva proprio a capire perché non potevano essere i suoi antenati. Perché questo lo aveva capito, il fatto che non potessero essere i suoi antenati non toglieva che lo fossero.
La testina nera e riccioluta del bambino, presa da questo genere di pensieri, andò violentemente a sbattere contro una statua alla fine della galleria. O meglio, non era la fine, semplicemente da lì in avanti regnava il vuoto della morte per le generazioni future. Ed era lì che era diretta la comitiva, quando avvenne l’incidente.
Jon cadde violentemente a terra, ma nessuno se ne accorse.
Il colpevole della caduta era la statua di una donna.
Mille volte Ned Stark lo aveva portato laggiù, gli occhi pieni di commozione e altrettante non aveva voluto rispondere alle sue domande. Jon aveva sempre ascoltato i discorsi degli adulti e i chiacchiericci delle serve, la maggior parte delle volte si trattava di cose stupide o pettegolezzi, ma una volta o due, le dame di Lady Catelyn si erano lascati sfuggire dei commenti sul busto.
 Era l’unica statua femminile di tutta la tomba. E non era la sola cosa a farla risaltare contro le pareti brune e polverose. Le espressioni dei Re dell’inverno erano serie e pompose, la ruggine aveva solo contribuito ad aumentare la loro ombrosità. La sua no. Il viso era aperto e le labbra di pietra si piegavano in un sorriso canzonatorio, quasi dolce, i capelli si diramavano in una fluida treccia, che scendeva lentamente verso il basso. Il bambino riusciva a scorgere i singoli fili della veste. L’autore doveva essere davvero bravo se era riuscito a disegnare tanta fluidità nella pietra. Anche gli occhi gli piacevano. Certo, non si vedeva di che colore erano e le ciglia erano appena accennate eppure aveva una strana simpatia per quella statua, ora più che mai. Jon si dondolò in piedi, dalla punta delle dita fino al tallone e viceversa, e ogni volta si avvicinava di più alla statua, fin quando il naso sfiorò la veste fredda. Era stupido come pensiero, ma tutte le volte che lui si avvicinava il volto sembrava cambiare, il sorriso assumeva prima quello e poi quest’altro angolo, gli occhi erano un po’ più vivi. Probabilmente era un gioco di luce, però era dannatamente bello. Come se stessero parlando.
Uno scalpiccio concitato segnò il ritorno della processione, evidentemente il piccolino si era stufato di tutto quel buio. Theon avanzò pomposamente, distanziando il gruppetto principale, con una smorfia maligna.
“ Chi è quella, bastardo? Tua madre?” gli sussurrò piano il bambino, sbattendolo a terra, per la seconda volta in quel giorno. Era una domanda retorica. Jon non l’aveva una madre. O almeno questo si doveva dedurre dai discorsi di Ned Stark e sua moglie, dai consigli di mastro Luwin. La maggioranza, e di certo più coraggiosa, degli abitanti del Nord aveva tutt’altra opinione. Con uno scatto, Jon si rialzò, togliendosi la polvere dalle vesti.
“è lei, mia madre!” Disse con orgoglio e stizza insieme, indicando la statua femminile, che sembrò rispondere all’accusa con un altro sorriso.
Sull’intero gruppo degli adulti calò il silenzio. Gli occhi grigi di Eddard Stark avvamparono di rabbia e dolore. Jon fissò stupito il padre, incapace di capire che cosa avesse fatto di così terribile. Certo, lo aveva detto per scherzare. Ma non era così grave. O no?
“ Questa è la tomba di Lyanna Stark, mia sorella. È morta a Sud, durante la guerra di Re Robert.” Ned Informò brevemente Theon, ignorando completamente l’affermazione del figlio. Il gruppo sembrò tirare un sospiro di sollievo e le conversazioni ripresero amabili, ma più spedite, tirate, come se si cercasse di cancellare quelle parole scrivendone altre. Theon e Robb corsero verso le scale mentre il bambino rimaneva indietro a rimuginare. Una mano calda e pesante calò sulla piccola spalla. Il volto di suo padre non gli era mai sembrato così torvo e scuro, sebbene fosse per natura un uomo riflessivo.
“ Lei non è tua madre.” C’era qualcosa di lapidario in quelle parole, qualcosa che fece singhiozzare brevemente Jon, che stritolò il suo cuore di bambino in una morsa di gelo, di inconsolabile tristezza. Per la prima volta nella sua vita il padre non tentò di consolarlo e lo prese rudemente per la mano, conducendolo all’uscita. Il bambino non tentò nemmeno di divincolarsi e si girò verso la donna, salutandola con la mano. Per un secondo gli sembrò che il sorriso si fosse fatto più grande, gli occhi più vividi. Fu solo un attimo.
Lui non aveva una madre.
Da qualche parte, tra la pietra e le nuvole, nell’ululare felice del vento e il splendere del sole, lontano, in un terra mai esistita, tra i ricordi e l’amore, Lyanna Stark sorrise a suo figlio. I suoi stessi occhi. Luce del Nord.             




Sono ritornata alle origini, in ogni caso sono una fan accanita della R+L=J, per cui mi sono chiesta: 
1 Jon non è uno stupido di certo avrà sentito tutti i pettegolezzi sul suo conto
2 Avrà mai realmente pensato a Lyanna come madre, o almeno, come sostituta di una madre dato che Catelyn non è la persona più adatta.
Beh, la storia è nata da questo. Spero che vi sia piaciuta e se ciò è avvenuto ( miracolo) fatemelo sapere. Grazie e Buona Lettura!
   
  
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