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Autore: ClaryMorgenstern    23/01/2013    6 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Author's corner: Qualcuno di voi fa il liceo? Qualcuno di voi ricorda l'orrendo periodo del fine quadrimestre, quando interrogazioni e compiti vi soffocano, quando certi professori vi tolgono, letteralmente, la voglia di vivere? Ecco, allora potrete capire cosa sto passando ora come ora. Sono sfinita, esausta, stanca. L'unica cosa che mi salva è scrivere, a trovarne il tempo, già scarso di suo. Scusate lo sfogo. Dovrei smetterla, lo so.
Godetevi il capitolo.


All human beings are commingled out of good and evil
R. Stevenson


Capitolo XXIV
Good and evil



Isabelle Lightwood diede un calcio a una carcassa di metallo grossa quanto uno sportello di una macchina. «Credo che questo fosse l'ultimo» disse.
Il fratello stava facendo una runa di guarigione sulla pelle di Jem. Era bianca come una ciotola di panna, così come i capelli e il viso. Isabelle riusciva a vedere l'intrico di vene scure sotto di essa. «Lo credo anch'io» rispose il ragazzo. Quando Alec ebbe finito la runa sulla, lo ringraziò e si avvicinò a Isabelle. Odorava di marchi appena fatti, sudore e zucchero bruciato. «Questi» disse, indicando la carcassa di un automa con la lama di una spada angelica. «Sono gli automi di Mortmain. Quelli non ancora perfezionati.»
«Il mondano che da la caccia a Tessa?» rammentò Izzy, da quello che le aveva raccontato Jessamine. «E cosa diavolo c'entra con Cameron?»
«Credo che sia stato un aiuto reciproco» disse Alec, ragionando. «Si, insomma, che ognuno abbia aiutato l'altro. Mortmain ha fornito gli automi a Cameron come protezione, in cambio di qualcosa da lui.»
Jem sbiancò, ancora di più di quanto non fosse già. «Tessa» mormorò.
«Non  credo» disse Alec, tendendo di tranquillizzarlo. «L'avrebbero già presa, a questo punto»
«E allora cosa?» chiese Izzy.
Alec si rivolse a Jem. «Cosa potrebbe volere Mortmain da voi?»
Jem sembrò riprendersi con una scossa di spalle. «A parte Tessa, spiarci. Abbiamo scoperto tutte le sue spie.»
Un rumore come di metallo che va in pezzi li distrasse. Era profondo, anche troppo. E veniva dall'alto. «Dobbiamo sbrigarci» disse Alec, incamminandosi. Erano rimasti bloccati in uno dei corridoi del terzo piano dagli automi, come spuntati all'improvviso da  tutte le porte contemporaneamente. Le carcasse di tutti quegli automi ora rimanevano gocciolanti olio sul pavimento di legno. Doveva ammettere che Jem era un ottimo soldato, anche se si stancava troppo facilmente.
Alec scavalcò senza fatica  le carcasse con un salto, così come Izzy che atterrò con un leggero tonfo degli stivali neri. Jem ci mise un po' di più. Alec alzò un sopracciglio. «Serve aiuto?» gli chiese.
Lo sguardo di Jem, benché sofferente, era fiero. «Grazie, ma ce la faccio.» rispose.
«Comuuuuuunque.» fece Izzy, per attirare l'attenzione di Alec al suo fianco. «Non mi hai detto com'è finita con Jessamine»
Alec le lanciò un'occhiataccia. «Ti sembra il momento adatto, Isabelle?»
«Sono tremendamente curiosa, Alexander.»
Alec guardò Jem, che scosse le spalle come a dire: Non ci posso far nulla
«Izzy, io non credo...»
«Jem lo sa, Alec.»
Il ragazzo si fermò all'improvviso. «Che vuol dire che lo sa?» sibilò con tono acido verso il ragazzo.
Jem divenne di un rosso innaturale, a causa della pelle molto più delicata del normale. Fece per rispondere, ma fu bloccato da Izzy. «Lo sanno tutti, Alec» con voce molto più morbida. «Tranne Jessamine, ovviamente.»
Alec fece un verso strozzato, voltandosi verso Jem. Quello lo guardò con un'aria davvero sofferente. «Se n'è accorto Will.» disse a mo' di scuse. «All'incontro con Magnus Bane. E Will non sa tenere la bocca chiusa»
Alec sospirò. «Lo sa anche Jessie, adesso.» mormorò.
«Ahi.» fece Isabelle. «Come sta?»
Alec scosse le spalle. «Credo che stia più male per non poter venire nel futuro con noi, piuttosto che per non diventare mia moglie» al solo pensiero di sposarla, gli veniva mal di testa.
Un sospiro da parte di Jem. «Ci odia così tanto?»
«Non credo che odi voi» commentò Alec. «Credo che odi essere una Shadowhunter e basta. Vorrebbe essere una semplice mondana»
Izzy camminava dritto davanti a sé. «Ogni tanto piacerebbe anche a me.» disse. «Ma poi mi ricordo di quanto mi piaccia indossare lame e mi passa. Inoltre, ci sono un sacco di giocattolini carini. A partire da Simon.»
 
«Siete viva!» Il decotto di Luigi aveva finalmente finito l'effetto. Il ragazzo era finalmente pieno di energie e incazzato nero.
Clary fu spinta all'interno della stanza da Cameron con un po' troppa forza per uno che diceva di essere cotto di lei. La ragazza atterrò sulle ginocchia, facendosi un male cane. Gli lanciò un'occhiataccia, ma lui non la stava guardando. Aveva lo sguardo puntato su Luigi. Oscillò davanti a lui un'ampollina piena di un liquido rosso scarlatto. Il suo sangue. A vederlo oscillare così, la ferità sul braccio le pizzicò un po'. Cameron l'aveva solo fasciata. Non poteva farsi un' iratze, dato che Cameron aveva gettato il suo stilo in strada, mentre la portava lì. «Vedete di non fare cose disdicevoli mentre non ci sono.»disse velenoso.
«Sei disgustoso» sibilò Clary, rialzandosi in piedi.
Cameron fece un sorriso. «Io? Non sono io quello che ha baciato il proprio fratello»
Clary lo guardò di scatto. Aveva un'espressione di puro divertimento sul viso. Avrebbe voluto levargliela a suon di schiaffi. «Isabelle parla parecchio» disse. «Specie se sotto incantesimo»
«Ma si può sapere qual è il tuo problema con me?» urlò Clary. Aveva ormai perso le staffe.
Cameron le si avvicinò di qualche passo. «Pensi che io non sappia quello che tu sei capace di fare?» le mormorò, sempre più vicino. «Non siete bravi a mantenere segreti, mia cara. Tu sei capace di creare nuove rune. Tu crei magia. Nonostante tu non abbia una sola goccia di sangue demoniaco. È affascinante sotto un'infinità di punti di vista.» le prese il viso in una morsa crudele. «E poi, mi è sempre piaciuto ciò che non potevo avere.»
Clary alzò la mano e gli accarezzò il polso che le stringeva il viso. La morsa si addolcì di molto. Fece per stringergli la mano, cosicché lui la liberò dalla stretta.
La ragazza fece un sorriso. Uno dolce, di quelli teneri, carico di segreti mai svelati. Anche lui le sorrise, come un bambino che ottiene ciò che vuole.
E allora lei gli spezzò il polso.
Cameron guaì di dolore, imprecando in una lingua che Clary non conosceva.  La guardò pieno di rabbia e rispetto, ma non la colpì di rimando. «Dio, sei così bella anche se vorrei farti del male.»
Clary gli si avvicinò ancora e, dato che lui ancora non poteva afferrarla, lo prese per i capelli e lo gettò fuori dalla stanza dalla porta aperta. Lui sbattè con forza contro il muro, e Clary fu immensamente contenta nel sentirlo sputare sangue. «Annoverami tra le cose che non avrai mai» gli sibilò.
 
Clary sollevò per l'ennesima volta il tappeto polveroso. Nulla.
Stava cercando da almeno mezz'ora un qualcosa di affilato con cui tagliare le corde che legavano Luigi. Non se ne sarebbe mai andata lasciandolo lì, e inoltre aveva bisogno di lui per andarsene.
«Signorina Morgenstern..» fece Luigi, per richiamare la sua attenzione.
Clary rilasciò cadere il tappeto con forza, e una nuvola di polvere si alzò da terra come uno spettro in cerca di vendetta. «Per l'Angelo, Luigi. Chiamami un'altra volta così e ti ammazzo. Sono Clary.»
«Clary, allora.» disse. «Mi è venuta un'idea»
«Sono tutta orecchi.»
Lui assunse un'espressione confusa che fece ridere Clary. «Volevo dire che ti ascolto.»
«Ah, bene.» fece un sorriso. «Cercate qualcosa con cui rompere la finestra, e prendete un pezzo di vetro.»
Clary sbattè una mano contro la fronte con teatralità. «Certo. Che stupida a non averci pensato.»
Non c'era niente, però, in quella stanza di abbastanza pesante da poter rompere lo spesso vetro. Camminava avanti e indietro, come faceva Jace quando doveva pensare. Il tacchettio delle scarpe la distraeva, come un piccolo picchio nel suo cervello.
Si bloccò all'improvviso.
Caccia ai demoni e moda! Non ho mai pensato che potessero andare d'accordo.
Non puoi immaginare quanto!

Scattò verso la finestra e sferrò un calcio con tutta la forza che aveva in corpo. Lo stivaletto di pelle si graffiò appena, mentre la finestra andava in pezzi. Tese una mano. Attraversava tranquillamente la fessura creatasi. Solo la porta era vincolata dall' incantesimo. Però c'era sempre il fatto che erano a qualcosa come l'ottantesimo piano e lei non era mica Jace, che poteva saltare da altezze infinite senza nemmeno scompigliarsi i capelli. Lei aveva le rune, certo, ma solo con uno stilo a portata di mano. Cosa della quale era sprovvista, al momento.
Spezzò un pezzo di vetro con le mani, facendo attenzione a non tagliarsi, e tornò da Luigi. S'inginocchiò davanti a lui, il quale la stava guardando meravigliato. Passò con forza il vetro affilato sulle corde che dovevano essere già vecchiotte: Erano leggermente sfilacciate, sebbene ancora spesse. Si tagliarono con facilità, ma quando lasciò cadere il vetro aveva un grosso taglio sulla mano destra. Luigi si rialzò liberandosi da tutti gli ultimi rimasugli di corda. Le guardò le mani con rimorso. «Mi dispiace.»
«Fa nulla» disse, pulendosi le mani sul vestito già sporco. «Ora andiamocene da qui.»
«E come, di grazia?»
Clary si grattò la testa con fare pensieroso. «Speravo lo sapessi tu.»
Luigi scosse le spalle incredibilmente muscolose. Chissà perché, ma si era sempre immaginata gli Italiani come un popolo più colto che forzuto. Però, dopotutto, Luigi era un Nephilim. «Potremmo cercare qualcosa con la quale calarci giù.» propose.
«E con cosa? Non c'è nulla qui, a parte noi e un mucchio di cianfrusaglie metalliche.»
Luigi andò alla finestra e si sporse. «Il piano inferiore non è molto distante.» disse. «Se riusciamo a calarci fino a lì, potremo uscire.»
Clary fu colta da un'idea. «Levati la maglietta.» disse a Luigi.
Luigi le lanciò un'occhiata sconcertata. «Prego?»
«Mi hai sentito. Levati la maglietta»
«Signorina...»
Clary gli si avvicinò e gli tolse la giacca. «Non è per approfittare di te, Luigi. Possiamo usare la tua maglietta per arrivare al piano inferiore.»
«E perché non possiamo usare il suo vestito?»
Per tutta risposta, Clary arcuò le sopracciglia.
«Va bene» acconsentì Luigi.
Luigi si portò le mani al ventre per prendersi il bordo della maglia e tirarla su. Clary alzò le braccia per aiutarlo, quando la porta si fracassò con il rumore di legno fatto a pezzi.
Clary si girò furiosa, pronta ad affrontare Cameron.
Ma non era Cameron.
Era Jace, con Will al seguito. Guardava l'interno della stanza con sguardo interdetto. Will, dietro di lui, era scoppiato a ridere. «Scusate per il disturbo!»
Clary si rese conto di essere da sola, in una stanza buia coi capelli scompigliati a togliere la maglietta a un ragazzo di cui aveva ribadito più volte il fascino. .
Jace diede a Will  una gomitata così forte che Clary ne sentì il colpo da quella distanza. Il suo ragazzo fece per entrare ma Clary lo fermò, urlando. «Fermo! Non entrare!»
Il viso di Jace era il ritratto del ghiaccio. Clary si allontanò da Luigi e andò verso la porta, tendendo una mano verso di lui.
Jace fece un passo indietro, di scatto. Una gran delusione le nacque nel petto, ma non disse nulla. Si avvicinò ancora di più, lasciando cadere la mano come un peso morto accanto al fianco. Jace e Clary si fissavano. A separarli solo l'incantesimo che intrappolava lei e respingeva lui. Clary alzò di nuovo la mano e la posò sulla parete invisibile dell'incantesimo. Lo guardò e basta, lasciando in quella mano tesa tutta la paura che covava dentro.
L'insicurezza di Jace delle volte la lasciava senza fiato. Temeva, più di ogni altra cosa, che lei potesse smettere di amarlo. Ma lui non riusciva proprio a capire che lei non poteva e basta. E solo l'Angelo sapeva quanto avesse desiderato smettere di amarlo, quando pensava che fosse suo fratello. Lo aveva desiderato con tutta sé stessa, con una forza così potente da farle male all'anima. Ma non era possibile, e questo era un dato di fatto. Clary era perfettamente cosciente del fatto che avrebbe amato Jace tutta la vita e, se ci fosse stata una vita, dopo di quella, l'avrebbe amato anche allora. Non era qualcosa da cui poteva scappare, neanche volendolo con tutte le forze.
E Clary sapeva che anche Jace la pensava così. Quindi, quando lei accennò un sorriso, la sua corazza cedette. Clary lesse preoccupazione, in quello sguardo dorato, e un amore così forte e puro che quasi potè bruciare l'incantesimo che li teneva separati.
Ma non bastò a separare le loro mani, quando Jace alzò la propria e la posò su quella di lei, molto più piccola di quella del ragazzo. La punta delle dita di Clary superava di pochissimo le nocche di Jace, ma questo non le impedì di sentire le scintille su ogni millimetro di pelle a contatto con la sua.
Nemmeno Will osò interromperli.
«Chi entra non può uscire se non accompagnato da Cameron» gli disse, con dolcezza. «Stavamo cercando un modo per calarci dalla finestra»
«Troverò Cameron e gli spezzerò il collo» Lo sguardo di Jace scivolò sulla fasciatura sul suo braccio, ancora rossa di sangue.
Clary scosse la testa. «Non farlo. Abbiamo bisogno di lui per tornare a casa.»
Era stanca. Era tremendamente stanca. Voleva rivedere sua mamma e Luke, guardare la tv, leggere un fumetto, bere un dannatissimo caffè, indossare i jeans. Voleva tornare a casa sua.
«Te l'ho promesso» le disse Jace, con dolcezza. «Torneremo a casa, dovessi bruciare il mondo per riuscirci.»
Luigi spuntò da dietro le sue spalle. «Questo sarebbe preferibile di no» disse con voce divertita.
Jace gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe potuto fondere il metallo. Non aveva dimenticato la scenetta di prima. «Dov'è Cameron?»
Fu Clary a rispondere. «Nella sala di fronte c'è solo la statua del demone. Cameron dovrebbe essere lì.»
«Non ti lascio qui.» le disse, ed era deciso, come quando le aveva detto per la prima volta che l'amava. Clary non riuscì a trattenere un sorriso, mentre una dolcezza infinita le invadeva il cuore.
«Ci sono io con lei» disse Luigi, dietro le sue spalle.
Un'altra occhiataccia da parte di Jace. «Toccala e dovranno raccoglierti con il cucchiaino, chiaro?»
«Cristallino.»
Jace scosse le spalle. Quindi, mise mano alla cintura e porse a Clary uno stilo. La guardò come aveva fatto nella cantina dei Wayland: Uno sguardo di cieca fiducia in lei, quando persino lei non ne aveva in sé stessa. «Fa' la tua magia» le disse. «Io andrò a strappare le ali di Cameron.»
E si voltò per andarsene con Will al seguito, ma dopo qualche secondo si voltò di scatto, come se si fosse dimenticato qualcosa.
Tornò da lei e con forza le prese il viso tra le mani. La baciò con forza e delicatezza insieme, fondendo dolore e passione in una composizione meravigliosa e terrificante. Quando la lasciò, avevano entrambi il fiatone. Poggiò la fronte contro la sua e le mormorò che l'amava con voce sottile, prima di andarsene.
Stavolta, Clary non ebbe più paura.
 
Non c'era che dire: Gli stregoni sapevano essere tremendamente teatrali.
Cameron era in piedi all'interno di un pentagramma rosso sangue tracciato a mano sul pavimento di legno. In ogni punta vi era una candela accesa che gettava il suo bagliore rossastro nella sala. Al suo centro si trova la statua di Befrik che li aveva portati nel XIX secolo. Due nascosti vi stavano accanto accovacciati sul pavimento, evidentemente svenuti. Erano entrambi vampiri.
Era così distratto dall'incantesimo che non si accorse nemmeno di loro. O, almeno, fu quello che Jace pensò mentre si gettava contro di lui.
Si era accorto eccome di loro, e Jace se ne rese conto quando fu intrappolato da un incantesimo, così come Will.
Cameron gli gettò un'occhiata da dietro una spalla. «Gentile da parte vostra offrirmi il vostro sangue angelico per il mio esperimento»
Si voltò. In mano teneva un affilatissimo coltello d'argento, ancora macchiato di sangue. Del sangue di Clary. La rabbia gli offuscò la vista.
Una sequela di imprecazioni uscì a fiotti dalla bocca di Jace, prima che un bavaglio andasse a coprirgli la bocca con forza.  Girandosi verso Will, notò che aveva provveduto anche a lui. «Molto meglio» commentò Cameron
Con passo lento si avvicinò a Jace, giocherellando con la lama. «Credo proprio che comincerò con te.» con la punta del coltello gli scostò una ciocca di capelli biondi che gli era finita sul viso. Jace ringhiò
«Ora capisco perché Clarissa sia tanto presa da te» cantilenò. «Sei così carino. Ma lo saresti ancora se...» e gli tagliò una ciocca di capelli. Jace pensò ad almeno un migliaio di insulti diversi, variopinti e volgari, ma per l'Angelo non potè pronunciarne nemmeno uno.
Cameron alzò di nuovo il coltello e, con lentezza estenuante, lo conficcò nella spalla di Jace. Il ragazzo sentì il lacerarsi di ogni singolo nervo con un dolore tale da appannargli la vista. Il sangue usciva copioso dalla ferita andandosi a depositare in una ciotola posta nella mano sinistra di Cameron.
Il dolore si attenuò all'improvviso, nello stesso istante in cui lo stregone gridò di dolore. C'era Clary, sulla porta, con uno sguardo fiero e acceso e una mano tesa verso avanti. L'incantesimo su di Jace si sciolse all'istante e capì cos'era successo. C'era uno stilo conficcato nel braccio di Cameron, da quanto vedeva anche in profondità. Il sangue di Jace era caduto per terra insieme alla ciotola, andando ad allargarsi sempre di più. Jace scattò in avanti e, insieme a Will, lo presero e lo sbatterono a terra sul sangue ancora caldo.
Cameron però era molto meno docile dell'ultima volta. Togliendosi lo stilo dal braccio con un unico strattone lo lanciò lontano. Muovendo le ali con forza riuscì a togliersi Jace e Will di dosso. Si alzò di scatto e andò verso la finestra. Saltò sul cornicione altissimo e lanciò un'occhiata a Clary, sorridendole appena, prima di saltare.
Vide lo sfarfallio leggero delle sue ali, nere come la pece. Jace scattò in piedi, si gettò in avanti e, con uno scatto, salì anch'egli sul cornicione e rise, saltando giù. Gli strilli di Clary li sentì anche mentre cadeva, con il rombo del vento nelle orecchie. Cameron era solo qualche metro sotto di lui. Lo afferrò per una delle ali nere. Lo stregone lo guardò esterrefatto, sbiancando del tutto. Non riusciva a credere a quello che vedeva.
Valentine aveva fatto dei suoi figli un esperimento. Di tutti i suoi figli.
A Sebastian aveva tolto ogni umanità, donandogli una forza e una velocità incontrastata.
A Clary aveva donato un enorme talento con un linguaggio appartenente solo al divino.
Jace capì il suo solo quando le suole dei suoi stivali toccarono terra con delicatezza. Le sue braccia stringevano le ali di Cameron e in quel momento era la strana parodia di un angelo caduto dal cielo. Crini biondi, muscolatura possente, e tocco leggero.
Valentine gli aveva donato le ali.
  
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