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Autore: Lachelle Winchester    24/01/2013    2 recensioni
La vita dei Winchester è una caccia a cui non c'è mai fine e la maggior parte delle volte non si riesce a vedere una via di fuga. Per questo ad un certo punto trovare l'amore per un cacciatore significa più di quanto significhi per una persona qualsiasi: saranno capaci di decidere in che direzione deve andare la loro vita?
Revisione completa
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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6-Caroline

Grecia

Quando le luci rosse dell'orologio segnavano le 3:25 di notte, i fratelli Winchester stavano ancora dormendo. Castiel non c'era e Lachelle, ormai tranquillizzata, era sveglia per controllare Dean ogni tanto. Non riusciva a non pensare al comportamento di Caroline; in fondo era entrata nella loro macchina e frugava tra le loro cose. Cosa stava cercando? E soprattutto perché era così sorpresa di vederli vivi? Si, erano partiti per una missione senza un ragionamento razionale per una persona qualsiasi, ma sembrava quasi dispiaciuta. E poi tutta la storia dei demoni che volevano liberare Rocone, gli angeli che cercavano un nuovo dio: erano tutti un branco di fanatici, questa era l'unica cosa che la Winchester sapeva con sicurezza.
Nel pomeriggio Sam uscì di nuovo con Caroline, dopo aver promesso per l'ennesima volta di "non fare niente nell'Impala", dopo essere stato accuratamente tormentato dal fratello per ore. Il Winchester maggiore aveva la mano destra ferita, così Lachelle l'aveva fasciata; di tanto in tanto gli controllava le ferite, facendolo appoggiare con la schiena alla spalliera del letto.
« Ti dico che qualcosa non quadra, Dean! » disse lei inginocchiandosi sul letto per controllargli l'altra ferita sulla spalla destra. « E poi a parte tutto, ha visto Sam svenuto, grondante di sangue e non ha fatto né detto nulla, come se niente fosse. Ti sembra logico? » chiese stizzita, stringendo involontariamente la fascia intorno al braccio di Dean; era arrabbiata e lui lo capì perché si muoveva frettolosamente e con poca grazia, provocandogli qualche gemito per il dolore.
« Io mi sentivo morire quando ti ho visto a terra. » si lasciò sfuggire lei.
Gli era seduta avanti, con le gambe incrociate, e lui si manteneva con le braccia tese e i pugni chiusi piantati nel materasso. Ancora una volta si guardavano negli occhi, avrebbero potuto baciarsi; forse era arrivato il momento finalmente, forse niente li avrebbe interrotti, forse Castiel non era di nuovo tra loro che li scrutava o forse si.

« Castiel, » lo ammonì l'uomo. « quante volte ne abbiamo parlato? Si chiama spazio personale, non puoi comparire sempre così. » aggiunse allontanandosi controvoglia dal viso di Lachelle.
« Oh, mi dispiace. » si scusò l'angelo.
La voce era appena percettibile e lo sguardo non era mai posato su di loro quando si accorgeva che lo guardavano.
« Non te la prendere così, non ti preoccupare. » aggiunse in fretta lei, dispiaciuta nel vederlo così amareggiato. « Volevo farti una domanda: tu riesci sempre a riconoscere i demoni? Non ti sono mai sfuggiti? » gli chiese, ma vide di nuovo il suo volto cupo e gli occhi ridursi a piccole fessure. « Non è un rimprovero, volevo solo sapere se sono in grado di nascondersi e non farsi riconoscere. » aggiunse sorridente.
« Se si tratta di demoni che risalgono ai tempi antichi, fino al Medioevo o al Rinascimento, sono molto abili e sanno nascondersi bene. » rispose prendendo il flacone di mercurio dal comodino e iniziando ad osservarlo curioso.
« E' mercurio, serve per disinfettare le ferite. » gli spiegò Lachelle. « Quindi questi tipi di demoni non reagiscono al nome di Cristo, all'acqua santa... » iniziò di nuovo a chiedere, prima che Dean intervenisse.
« Credo sia troppo azzardato, lasciamo stare. » si limitò a dire, guardando la cacciatrice.
Con grande sorpresa dei Winchester, Castiel dimostrò di avere i loro stessi dubbi.
« Anche voi pensate che Caroline sia un demone? » chiese loro, cominciando a frugare nelle tasche del trench.
« E' un'ipotesi un po' azzardata, lo sappiamo, non abbiamo proprio delle prove, ma... » cominciò Dean, scrollando le spalle e prendendo a massaggiarsi la gamba destra che gli procurava un grande dolore.
Quel demone l'aveva proprio ridotto male.
« Ma io si; » l'angelo sorrise, cercando ancora qualcosa nelle tasche del trench. « alloggia nel nostro stesso motel, dovrebbe partecipare ad una mostra che si terrà in questi giorni. » cominciò a spiegare mostrando loro dei fogli che tirò dalle tasche. « Sono entrato in camera sua e ho trovato questi tra le sue valigie. » continuò a spiegare sventolandoli.
« Stai diventando un Winchester a tutti gli effetti. » gli disse la cacciatrice, prendendo i fogli per osservarli da vicino.
Castiel non sapeva se quello fosse un complimento o meno; in fondo in paradiso l'entrata in scena di quel cognome era sinonimo di problemi e tragedie, tanto quanto Castiel lo fosse per i Winchester.
« Caroline sa dov'è la chiave! » esclamò dopo poco, indicando col dita la parola "SPADA" evidenziata in rosso su quella che sembrava la mappa di un locale chiuso.
« Se davvero è un demone, siamo in una brutta situazione. » affermò guardando Dean. « La chiave è a portata di mano, ce l'avrebbe già avuta se ieri non fossimo tornati in tempo, e sa la localizzazione della spada, che non è assolutamente il Kronox come ci aveva detto. » lo anticipò lei, sempre più sicura che un'altra demone si stesse prendendo gioco del povero Sam.

La porta si aprì improvvisamente ed entrarono i due nuovi fidanzati; avevano un tono scherzoso e confidenziale, Sam sembrava davvero cotto e Lachelle non lo vedeva così felice da tempo.
« Certo, che cavolo, e poi hai visto quell'auto?  » furono le prime parole ben distinte che si udirono in quella stanza dipinta di un rosso acceso, tra una risata e l'altra.
« Quale auto? » domandò Dean sgranando gli occhi, preoccupato che fosse successo qualcosa alla sua Piccola.
« Tranquillo, non è la tua. » rispose Sam per tranquillizzarlo mentre si toglieva la giacca e la poggiava sul tavolo.
Caroline si zittì di colpo, aveva gli occhi sbarrati, forse dalla paura, mentre guardava i fogli che Castiel aveva tra le mani.
« Cosa state facendo? » chiese tremante e Lachelle colse l'occasione per mettere in mostra il suo bel carattere.
« Sai, ci serviva uno spazzolino e abbiamo pensato bene di cercarlo tra le tue cose, ma vedo che non ne hai neanche tu. » le rispose in tono di sfida.
Sam la guardò stupito, arricciando il naso come suo solito; lo faceva spesso, forse involontariamente.
« Questa è roba tua? » chiese Dean in tono più pacato; di solito doveva rimediare alle risposte avventate date da Lachelle.
« Si, ma non ti preoccupare. Non è niente di personale. » rispose lei sedendosi sul divano, accanto a Sam.  « Sam mi ha spiegato che non avete trovato la spada e mi sono sentita in colpa perché sono stata io a mandarvi a vuoto. Allora mi sono ricordata che nel museo archeologico al centro della città c'è una spada antica e ho pensato che potesse essere quella che cercate. » spiegò in tono calmo e naturale.
Se era un demone, ci sapeva davvero fare con l'arte del recitare, perché anche Lachelle venne sommersa di nuovo dai dubbi, e la sicurezza che aveva avuto prima nel giudicare Caroline un demone era quasi sparita.
« Anche se ho paura devo fare qualcosa, per amore si fa di tutto e se questo è il lavoro del mio ragazzo vuol dire che dovrò abituarmi. » aggiunse accarezzando il viso di Sam, prima di avvicinarsi alle sue labbra e baciarle.
Anche Dean guardò Lachelle, ebbe la tentazione di fare lo stesso ma non ne ebbe il coraggio, eppure capiva benissimo quello che stava dicendo; lui non si sarebbe mai sognato di innamorarsi, diventare romantico, preoccuparsi per una donna, avere paura di perderla, sentire il proprio corpo perdere il controllo ad un suo sorriso, eppure sapeva che se avesse voluto davvero averla per sé, un giorno avrebbe dovuto abituarsi a tutto quello.

Dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio, Sam prese in mano la situazione e decise di mettersi ad organizzare il modo in cui sarebbero entrati al museo la sera stessa. Mangiarono dei panini mentre studiavano la mappa; anche se la coppia era Sam e Caroline, quelli più involontariamente romantici ed affiatati erano sempre Dean e Lachelle, che si imboccavano e giocavano col cibo come bambini.
« Vuoi darmelo perché è caduto, tu sei stronzo, lo so. » insisteva Lachelle, seduta sul divano accanto a lui, che cercava di farle mangiare un pezzo del suo panino, dopo averle fatto credere di averlo manomesso.
« Non ti fidi di me? » chiese con una faccia da cucciolo, curvando le labbra in un'espressione volutamente triste, facendola ridere ancora.  
« Voglio venire anche io. » li interruppe Caroline, all'improvviso.  « So che sono una donna e immagino di non essere di molto aiuto... » cominciò ma a quelle parole fu Dean ad interromperla.
« Una donna può fare benissimo questo lavoro, una principiante no. » le spiegò lui pensando a quante volte Lachelle gli aveva salvato la vita.
E ancora una volta i suoi pensieri erano di nuovo rivolti a lei, mentre Caroline si era guadagnata l'entrata al museo col suo ragazzo.

La guardia fuori all'entrata del museo non sembrava avere intenzione di muoversi. Lachelle gli si avvicinò con la scusa della caviglia rotta; era brava a far perdere la concentrazione alle persone, quando ce n'era bisogno era capace di creare un fiume di parole da mandare in confusione chiunque. Cercava aiuto, faceva finta di non voler disturbare, parlava dell'inefficienza dei mezzi di trasporto. Dalla salute alla politica, dall'arte alla matematica; i suoi voli pindarici arrivavano ad un certo punto che neanche lei ricordava più cosa stesse dicendo, ma continuava ad improvvisare finché poteva. La guardia la fece entrare nel museo per controllare se si fosse procurata qualcosa di grave: era fatta, adesso poteva legarlo. Se lo avesse legato fuori, essendo il centro della città, qualcuno l'avrebbe notato, ma nel museo le grida dell'uomo che chiedeva aiuto sarebbero state attutite dalle mura spesse.
Il museo era moderno ma c'erano statue di divinità greche che lo facevano sembrare un tempio antico. Dean continuava a girarsi dietro per controllare se Lachelle fosse arrivata, e quando finalmente li raggiunse la tormentò di domande.
« Sicura che non ti ha fatto niente? Ti ha fatto del male o ti ha aggredito? » continuò a chiederle per buoni dieci minuti.
« Se solo ci avesse provato non ne sarebbe uscito vivo. » gli rispose accarezzandogli la guancia, cedendo all'istinto.
Di tanto in tanto trovarono qualche demone, niente di ingestibile, ma sembravano arrivare nel momento meno opportuno, come se qualcuno li guidasse; Caroline, forse era solo una coincidenza, spariva ad ogni esorcismo ma Sam si girava sempre in tempo per trovarla al proprio fianco. Prendere la spada non fu poi una grande impresa.
« Ho un'idea. Ti fidi di me? » chiese sottovoce Lachelle a Dean, poggiandogli la mano sulla spalla.
« Dovresti chiedermelo alzandomi le braccia. » rispose ironicamente lui.
La Winchester sorrise prendendolo per mano e guidandolo presso la sala di controllo delle telecamere. Le piacevano le sue mani, più grandi e forti delle proprie, sempre calde e ferme, non le avrebbe mai lasciate.
« Mi prenderai in giro se non sarà così, ma è l'unico modo che abbiamo per sapere se Caroline è un demone. » spiegò chiudendo la porta della stanza piena di macchinari.
« Ti prego, smettila. » le rispose lui, quasi implorandola.
« Lo so che sto esagerando, ma ti chiederò scusa nel caso avessi torto. » si giustificò lei cercando lo schermo che mostrava le inquadrature delle telecamere.
« Non è questo. E' che non so se lo voglio sapere. Ho paura che Sam possa scegliere di nuovo un demone a me; » confessò guardandola negli occhi.  « Sam non si arrende fino a che non ci casca completamente dentro. » aggiunse sincero.
« Non farei mai una cosa che ti farebbe soffrire se non fosse strettamente  necessario. Ti giuro che ti starò sempre vicino, qualunque cosa accada. » promise lei stringendolo forte in un abbraccio.
"Ti amo" le avrebbe detto Dean mentre lei lo stringeva ancora forte, forse era sul punto di farlo, stretto a lei, alla donna che amava e che lo faceva sentire diverso, sé stesso ma diverso. La amava davvero ma aveva paura di perderla nel caso in cui il suo sentimento non fosse stato ricambiato. In quel momento, più che mai prima, aveva il bisogno di dirglielo, ma un battito d'ali e Cass era di nuovo lì con loro.

« Avete parlato con Telecamere? » chiese preoccupato. « Cosa vi ha detto? Caroline è un demone? » insistette e i due si sciolsero dall'abbraccio; l'avrebbero ammazzato anche se gli volevano bene.
« Le telecamere sono cose, non persone. » gli spiegò la cacciatrice, poi prese la mano a Dean e aspettarono che Caroline entrasse nell'inquadratura di una di quelle telecamere; videro piccole quantità di fumo uscire dalla sua bocca, gruppi di demoni muoversi al comando delle sue mani.
Dean chiuse gli occhi, non ancora pronto a quello che sarebbe successo dopo, e Lachelle lo abbracciò; cercò di rassicurarlo ma sapeva anche lei come sarebbe andata a finire. Si fecero forza e tornarono al motel, senza dire una parola a Sam fino a che non tornarono in stanza.

« Non farti ingannare da questa stronza, ascoltami per una volta. » .
Dean era seduto ai piedi del letto nella loro stanza e fissava prima Sam, poi un ritratto di un bambino sulle pareti accanto alla porta del bagno.
« E' da una vita che ti ascolto, vorrei poter prendere le mie decisioni da solo adesso. »  lo rimbeccò lui con le braccia incrociate e le spalle appoggiate al muro.
« Ma le tue decisioni sono sempre sbagliate, fratellino. » riprese, gettando all'aria con violenza qualunque cosa trovasse a portata di mano.
Si sorprese di averlo chiamato "fratellino" anche durante un litigio e sapeva che sarebbe passato molto tempo fino alla prossima volta che l'avrebbe chiamato così.
« Senti, ho fatto i miei errori in passato ma sono cresciuto, non puoi pretendere di decidere ancora per me. » disse Sam, cercando di restare calmo, sedendosi sul divano. « Stai sempre a controllare tutto quello che faccio, non va bene mai niente. Credi che non abbia controllato? Conosco bene il mio lavoro, me ne sarei accorto dal primo momento. »  spiegò lui, sicuro di sé.
« Non potevi; è un demone antico ed è molto più potente di quelli che affrontate di solito. » li interruppe Castiel serenamente.
Era seduto accanto a Lachelle sul letto e si massaggiava la testa.
« Non è il momento di litigare. Sam, che motivo avremmo di mentirti? » chiese la cacciatrice, intervenendo per cercare di mettere pace tra i due.  « Dean dice la verità, te lo assicuro. » aggiunse.
« Sapete che c'è? Sono stanco e voglio andarmene. » sbottò quello più alto, alzandosi dal divano e sistemando il proprio zaino. « Buona fortuna per la vostra lotta al mondo. » aggiunse uscendo e sbattendo la porta.
Si sentiva offeso, aveva l'impressione che non si fidassero mai di lui ed era stanco di essere trattato come un principiante. Caroline era ancora nella loro stanza; per tutto il tempo aveva assistito senza dire una parola ed ora li osservava attentamente.
« Che altro vuoi? » sbottò Lachelle, guardandola con occhi fulminei; in quel momento aveva gli occhi più neri dei suoi.
« Per il momento la chiave mi basta, ma ci vedremo molto presto. » rispose con aria vittoriosa, prima di seguire Sam.

Dean rimase per più di dieci minuti fermo sul posto, senza muoversi e senza parlare. Lachelle cercò di consolarlo, senza parlare; i loro occhi lo facevano per loro. Tutto quello che poteva fare era stringerlo forte e mantenere fede alla promessa di stargli sempre vicino; aveva lasciato che Sam andasse da solo con Caroline e la chiave ma non avrebbe mai abbandonato Dean. Avevano trovato la spada ma perso la chiave, ma Dean sentiva di aver perso molto di più, sentiva di aver perso un fratello e questa volta per sempre.
« Perché sceglie sempre gli altri alla sua famiglia? » singhiozzò, chiudendo forte gli occhi per impedire alle lacrime di uscire.
« Non è proprio così; si vede che è innamorato, e quando sei innamorato non riesci a ragionare obiettivamente. D'accordo, è un demone, ma lui questo non lo sa; se lo avesse saputo non se ne sarebbe andato. » cercò di rincuorarlo, ma in fondo gli dava ragione. « Sta solo cercando di trovare delle cose belle nella sua vita e non è pronto già a perdere anche questa. » concluse, guardandolo fisso negli occhi.
« Menomale che tu non sei un demone, allora. » le disse guardandola negli occhi. 
   
 
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