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Autore: Lena1897    24/01/2013    2 recensioni
Sono passati dieci anni dal diploma di Blaine, che ora vive a Los Angeles e lavora come insegnante in un liceo di cui co-dirige il Glee Club. Ha una vita piuttosto tranquilla, ma riceve una mail del prof. Schuester che minaccia di cambiare tutto.
Dal prologo:
Blaine e Victoria la fissano stralunati e poi si guardano. Hanno negli occhi la stessa muta domanda: quanto devono essere cretine due persone per sposarsi al solo scopo di ottenere in affidamento un'adolescente despota bionda?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Note preliminari: Ormai è ufficiale che la storia procede a scene, quindi ci sono molti dialoghi. Cerco di scriverla immaginando che sia una puntata di Glee, non so se rendo facile a voi leggerla in questo senso, ma lo spero. Le parti in corsivo sono (come si capisce leggendo man mano) dei flashback.


 

L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa
 

 

L'omelette è ormai fredda, ma a Kurt non importa. La guarda con interesse scientifico, come stesse cercando di sezionarla con lo sguardo. La presa sulla forchetta è molle, motivo per il quale sta quasi inerme a contrastare con il piatto bianco.
«Puoi sempre andarci senza di me, se vuoi» dice l'altro con noncuranza, gustandosi la colazione.
«Perché non dovresti venire?» chiede Porcellana alzando finalmente lo sguardo su di lui. Che si concede un ghigno malizioso che lo esaspera. 
«Non roteare gli occhi in quel modo, sei tu che hai parlato di venire. E' perfettamente normale che io ti faccia notare che... io vengo sempre»
«Molto di classe, davvero» commenta lasciando andare la forchetta e storcendo il naso. L'altro non sembra minimamente toccato.
«E' per Blaine?» Nel momento in cui il nome del suo primo amore viene citato Kurt stringe le labbra in una linea dura «Non sono geloso, te l'ho detto»
«Infatti non è che non voglio andarci perché ho paura che tu sia geloso» puntualizza «E' solo che... il passato è passato. La mia vita è qui a Parigi, ora»
«Appunto: il passato è passato. Che male può farti una cena con i tuoi ex amici?» Kurt si sofferma a guardare l'altro negli occhi, non sembra uno dei suoi soliti intrighi, è stranamente sincero.
«Se ci vado – e non ho detto che ci vado – Vorrei che venissi con me» Conclude alla fine.
«Kurt» lo richiama affettuosamente, allungando la mano sul tavolo in un gesto che vuole essere intimo, di supporto «Ovviamente» aggiunge con un sorriso aperto e incoraggiante «Sai quanto mi piace venire con te» ed eccolo il ghigno sfottente che ritorna.
«Non cambi mai»
«Perché so di piacerti così» 
 
***
 
Los Angeles è soleggiata, come sempre. Blaine vuole davvero fare una buona impressione, motivo per il quale ha gellato i capelli in modo impeccabile, ha infilato dei jeans tanto stretti che rischiano di provocargli escoriazioni se li toglie troppo in fretta ed ha messo il suo papillon rosso, il suo porta fortuna. Ha preso il treno e poi un autobus, l'appuntamento era alle 17.30 e lui per evitare figuracce ha pensato bene di essere lì con dieci minuti di anticipo.

Ci prova ogni santa volta ad essere puntuale, ma proprio non ci riesce. Victoria e la puntualità sono due concetti inconciliabili. Sta correndo come una disperata per San Fernando Road e per poco non ci rimette l'osso del collo quando gira a Peoria Street. C'è quasi. Ha solo... non può guardare l'ora nel cellulare, rischia di sbattere contro qualcosa o qualcuno. El Dorado Avenue, finalmente. 

Sta provando a chiamare la proprietaria della casa che deve visitare per affittare una camera, ma nessuno sembra rispondere, per ora. E' certo di non aver sbagliato indirizzo, è davanti al portone di un palazzo e c'è un cartello che riporta l'annuncio che ha letto sul giornale. Nella strada non troppo trafficata nota una ragazza correre come una forsennata, proprio nella sua direzione. La guarda dubbioso quando lei si ferma a meno di un metro, con il fiatone e piegata su sé stessa nel disperato tentativo di riprendere fiato. 
«Sei Blaine?» chiede tra gli ansiti.
«La signora Houston?» azzarda incerto. Si era aspettato una signora di mezz'età, per bene. Si è ritrovato con una circa ventenne con gli shorts sfilacciati, una maglia quattro volte più grande della sua taglia e gli anfibi. Per non parlare della massa di ricci metà neri e metà viola. 
«Mia madre. Io sono Victoria» risponde lei rimettendosi in piedi, ma tenendosi una mano sul fianco, evidentemente ancora a corto di fiato «Perdona il ritardo, le prove non finivano più» Prova a scusarsi.
«Non fa niente» E' gentile, comprensivo «Tutto bene?» Domanda poi constatando il suo stato di sofferenza.
«Eh, come no» conferma lei mentre cerca di ovviare alla bocca secca «Saliamo, sì?» Non aspetta nemmeno risposta, rovista nella sacca che porta a tracolla e trova le chiavi. Ci prova a far entrare prima lui, ma Blaine fa il cavaliere e le cede il passo, così lei si limita a fare strada.
«Allora, Blaine Anderson, da dove vieni?»
«Westerville, Ohio. Ma ho studiato Musical a New York, come ho detto a tua madre» spiega mentre sono in ascensore
«E che cosa ti porta nella città degli angeli?»
«Sono stato ingaggiato per uno spettacolo»
«Fico!» Esordisce lei mentre l'ascensore si ferma al sesto piano «Ah, già. Quelli del settimo e dell'ottavo si rifiutano di pagare le tasse condominiali, quindi tocca andare a piedi» annuncia greve continuando ad anticiparlo.
«Capisco» dice soltanto lui. Le premesse sono pessime. Probabilmente dovrà rassegnarsi ad andare a vivere con Cooper. 
«Quando cominci?»
«La prossima settimana. Ecco perché ho una certa urgenza di affittare» spiega mentre dopo due piani ed un aggiuntiva rampa di scale raggiungono l'attico.
«Beh, la camera qui è pronta, il prezzo lo conosci. Il quartiere è carino» esista un attimo mentre le chiavi scattano facendo aprire la porta «Benvenuto alla reggia degli Houston» annuncia entrando e tenendo la porta aperta per lui, un sorrisone allegro sulle labbra.
 
***
 
L'aula coro della Notre Dame è invasa dalle urla belluine di quindici adolescenti isteriche. Blaine e Victoria stanno provando seriamente a calmarle ma le Black Swans non vogliono saperne di regolare il volume. 
«Ragazze è il consiglio a decidere. Ed ha deciso che il coro deve essere misto» Ripete per l'ennesima volta l'ex usignolo.
«Ma perché? I ragazzi non ci servono» Trasecola Audrey, una delle studentesse dell'ultimo anno.
«Noi siamo perfette come siamo» le da man forte Julia.
«Perfette, pff» Sbuffa uno dei suddetti ragazzi che dovendosi unire al coro si trova nella stanza.
«Hai qualcosa da ridire, George?» Chiede belligerante la senior.
«Beh, non è che abbiate mai portato un trofeo nazionale alla scuola, fino ad ora. Magari con un po' di testosterone, chi lo sa...»
«Se quello che ci serve è il testerone tu che ci fai qui?» Insinua crudele la leader dei cigni.
«Molto di classe, davvero» applaude Blaine, scioccato dai livelli del discorso
«Vieni qui che te lo faccio vedere...» sta già rispondendo George prima che Victoria scatti in piedi
«E allora!» Trasecola sconvolta «Devo necessariamente ricordarvi che c'è una croce appesa alla porta e che questi discorsi sono totalmente inappropriati?» Finalmente cala il silenzio «Bene, ora che ho la vostra attenzione... Le cose stanno così. Il consiglio ha imposto che il rapporto tra ragazze e ragazzi debba essere almeno di tre ad uno. Dato che abbiamo quindici cigni, abbiamo trovato cinque ragazzi che volessero unirsi al coro» Il mormorio di protesta ricomincia quando con voce ancora tonante l'insegnante prosegue «Il che ci porta ad avere venti membri. Dato che ce ne servono solo dodici, se qualcuno proprio non può sopportare di cantare con un maschio, è libero di lasciare il gruppo» Silenzio, shock.
«C'è un'altra cosa» Blaine lo dice con calma, misurando il tono, cercando di tenere buone le ragazze con lo sguardo «Il consiglio ha chiesto che il coro cambi nome per uniformarsi a quello della banda, delle Cheerleader e della squadra di football» 
«Dovremmo chiamarci Knights anche noi?» Esplode Jenny, contralto del terzo anno.
«E' poco femminile» Si lamenta Carrie, soprano del secondo. 
«Così come “Black swans” è poco maschile» fa notare Jerry, un altro dei ragazzi che si suppone si unisca al coro.
«A me piaceva» momora Blaine all'orecchio di Vicky che trattiene un sorriso. Poi torna a rivolgersi ai ragazzi «Abbiamo patteggiato» annuncia solenne «Chevalier» Scandisce con orgoglio «Abbiamo pensato che il francese ricordasse giovanna D'Arco, una grande condottiera, donna» Di nuovo il silenzio.
«Bene, è stato bello, in bocca al lupo per le nazionali» annuncia Audrey alzandosi ed andandosene seguita a ruota da tutte le senior più Jenny e Carrie. Nell'aula oltre ai ragazzi restano solo Julia e due matricole.
«Adesso sì che le Nuove direzioni ci batteranno» Annuncia funerea, scoccando un'occhiata colma di odio prima al gruppo dei ragazzi e poi ai suoi genitori adottivi, specialmente a Blaine.

 
***
 
Santana sta tenendo un colloquio con l'ennesima aspirante produttrice dello show di cui al momento lei stessa è responsabile. Questa volta la donna che ha di fronte non sembra un'idiota qualunque. Scorre di nuovo il suo curriculum, viene dal Bronx, ma ha frequentato l'NYU laurendosi con buoni voti ed ha fatto qualche piccola esperienza con delle web serie girate in New Jersey. 
«Va bene, Adesso l'ultima domanda, Debra» Annuncia seria «Se il regista viene da te e ti dice che le ultime sei scene vanno riscritte e quindi sono da girare nuovamente cosa che renderà necessario sforare di almeno una settimana, cosa fai?» Debra ci pensa su, arriccia le labbra, poi allunga la schiena e porta il petto in fuori, come si mettesse sull'attenti, pur rimanendo seduta.
«Gli dico che ha avuto tutto il tempo per leggere la sceneggiatura e disapprovarla quando era il momento. Se le cose sono pessime come dice ha al massimo tre giorni e che ovviamente pagheremo la troupe con i soldi che tratteremo dal suo cachet» Santana sorride, pienamente soddisfatta. 
«Debra, benvenuta alla TWC. Cominci lunedì» Dopo averle stretto la mano ed averla accompagnata fuori dal suo ufficio recupera il cellulare e si siede sulla scrivania, accavallando le gambe con innata sensualità.
«Britt?» Pausa «Sarà bene che tu dica a Linda di farsi il culo alle prove... finalmente ballerà alla ribalta con Ke$ha perché noi ci vediamo a Los Angeles fra tre settimane» Pausa di nuovo, mentre lei sorride «Mi manchi anche tu. Adesso devo andare. Ci sentiamo questa sera su Skype. Ciao» una volta riagganciato il telefono si sporge per prendere la cornetta del fisso, compone un numero e poi mette il vivavoce.
«Pronto?» Chiede una voce resa metallica dal telefono, ma chiaramente acuta e piacevole.
«Ciao, come sta la mia stronzetta preferita?»
«Ciao Santana» Risponde Quinn con un chiaro tono di sorriso «A che devo l'onore di una chiamata in pieno orario di lavoro?»
«Indovina chi viene a Los Angeles per la rimpatriata delle nuove direzioni...» Suggerisce sogghignando
«Mi prendi in giro? Viene anche Brittany?»
«Puoi scommetterci il tatuaggio di Ryan Secrest! La dannata trinità di nuovo riunita» Annuncia vittoriosa.
 
***
 
Prima che lui arrivasse l'appartamento era spoglio e triste. Victoria non si era mai dedicata a personalizzarlo più di tanto dal momento che ci andava solo per dormire e che praticamente collassava a letto senza rendersi minimamente conto di cosa la circondasse. Nei week end per lo più finiva a dormire nei letti di amiche o del fidanzato del momento. 
Poi Blaine aveva deciso di affittare la seconda camera e da quel momento lei aveva smesso di andare a dormire altrove. Insieme avevano scelto le tende, la nuova tappezzeria del divano, avevano riempito gli scaffali vuoti della libreria e personalizzato la cucina. 
Un anno insieme. Trecentosessantacinque giorni per imparare ad adorare Blaine Anderson e per lasciargli imparare ad adorare Victoria Houston. Ed ora eccoli lì. Seduti nel divano, tristi, un martedì mattina qualsiasi, con gli scatoloni aperti, in attesa di essere riempiti.
«Come farò senza di te?» domanda per l'ennesima volta disperata, abbracciata a lui, come se stesse per partire per il fronte; i capelli biondo cenere arruffati sulla sua spalla. 
«Troverai un altro coinquilino» le ripete per la centomilionesima volta. 
«Ma non sarà te...» piangucola tirando su con il naso «Che ci torni a fare in Ohio?! Tu non sei nato per l'Ohio»
«Non ho come pagare l'affitto» prima che Victoria lo incalzi per l'ennesima volta le mette una mano sulla bocca per chiuderla «...e non resterò qui a sfruttare la tua stupida cotta per me» un sorriso divertito «Non ce l'hai fatta a convertirmi all'eterosessualità» scherza.
«Beh, se avessi più tempo chi lo sa...» insiste capricciosa. Blaine si mette a ridere. E' davvero ora di riempire gli scatoloni. Fa per alzarsi quando suona il telefono. È un numero sconosciuto. 
«Pronto?» Pausa «Sì, sono il signor Anderson» In realtà ogni volta che lo chiamano Signor Anderson ha l'istinto di dire che suo padre non c'è «Il mio...? Un colloquio? Beh, ma certo» Pausa, sguardo incredulo «Giovedì mattina va benissimo. La ringrazio, preside Connelly. A giovedì» dopo aver chiuso la chiamata scuote il capo perplesso «Chi diavolo ha mandato il mio curriculum ad un liceo privato per farmi assumere?» Domanda sconvolto. Ma non appena nota lo sguardo entusiasta e al contempo colpevole di lei fa due più due «Vicky...?»
«Non sono stata io» dice saltando in ginocchio sul divano sulla difensiva.
«Vicky...» ripete Blaine, piantando uno sguardo fin troppo consapevole in quello dell'altra.
«...Diciamo che potrei aver accennato a mio padre che ero dispiaciuta del fatto che tu fossi costretto a tornare a Westerville e che il tuo talento sarebbe stato sprecato. E diciamo che lui potrebbe avermi suggerito che la sua cara amica Stephanie Connelly, preside della Notre Dame High School cercava un nuovo insegnante di musica per i corsi pomeridiani. A quel punto io potrei aver mandato il tuo curriculum a mio padre che lo ha mandato alla sua amica...» il tutto viene detto d'un fiato «Ma insomma io qui parlo di situazioni ipotetiche, non di cose successe per davvero» ma qualsiasi altra scusa sta per accampare viene spazzata via e sostituita da un urlo mentre lui l'abbraccia e la solleva, per poi ridepositarla sul divano e guardarla negli occhi raggiante.
«Se io non fossi gay al 100% in questo momento ti chiederei di sposarmi»
«Tzè... dammi un altro anno e ti faccio vedere che dovrai rivedere quella percentuale» ed entrambi ridono, felici.

 



 

 

Note Postliminari (esiste come parola?): La Notre Dame High School in cui Blaine e Victoria insegnano e che Julia frequenta esiste davvero ed ha un glee Club che si chiama Chevalier. All'inizio non avevo ancora scelto una scuola, ma in seguito, avendo trovato un'ambientazione reale ho deciso di allinearmi con la realtà usando il nome vero del coro della scuola. L'appartamento di Victoria in cui Blaine va ad abitare si trova nella Sun Valley, non sapete lo stress su google maps per trovare i nomi delle strade xD
La scena di Kurt, anche se non specificato chiaramente, si svolge nel suo appartamento di Montmartre a Parigi e quello con cui parla è ovviamente il suo ragazzo.
Sì, Victoria cambia colore di capelli con la stessa facilità con cui si cambia le mutandine. 


Note di Background (per chi si fosse perso qualche pezzo, inclusa me): Blaine ha frequentato la NYADA e si è diplomato li brillantemente un anno dopo Kurt e Rachel. Quando si trasferisce a Los Angeles è single e lo fa perché attraverso un professore ha ottenuto un ruolo in una produzione di "The Full Monthy". Victoria parla di prove, non l'ho inserito nel pezzo perché non aveva senso, ma se siete curiosi sappiate che Vicky è un soprano lirico e le prove di cui parla sono un allestimento della "Carmen" di Bizet (non ve lo aspettavate, vero? xD)
 

Note dell'autrice: Va beh, mi pare normale, no?! Una non aggiorna per due mesi e poi in due giorni posta due capitoli. Non lo so perché, sarà che ho voglia di vedere come va a finire, sarà che boh, oggi è il glee day e quindi mi sembrava corretto postare un aggiornamento, visto che era pronto. I capitoli avranno più o meno tutti questa lunghezza da ora in poi, spero non vi si affatichino gli occhi. E come sempre grazie per la lettura ^-^

   
 
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