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Autore: mattia790    24/01/2013    0 recensioni
Quant'è bella la mia casa quanto amo la mia vita...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho un lavoro, ma cinque. Vedo la mia casa alla luce del giorno solo una volta a settimana. E quella volta, me la godo tutta. Sapete perchè? Perchè la mia casa è bella, anzi bellissima. Bianca con le tende rosse, il tetto spiovente e un giardino ricco di colori. Alla domenica mattina mi alzo al levar del sole, prendo una sedia e la metto sul marciapiede. Resto per almeno dieci minuti a contemplare ciò che ho costruito con il mio sudore. In quel tempo il respiro si trasforma in un sospiro di gioia e di orgoglio. Chi l'avrebbe mai detto che ci sarei riuscita senza l'aiuto di nessuno.

Ho cinque lavori, perchè uno stipendio non è sufficiente. La mia disabilità non permette di avere un'occupazione normale. Ogni mansione dura sì e no al massimo due ore al giorno. Così mi sono vista costretta ad aggiungere incarichi fino ad arrivare ad occupare gran parte della giornata. Ciò che porto a casa però è sempre poco o meglio, è appena sufficiente. Arrivo per un soffio alla fine del mese. Ma la soddisfazione che traggo in quei dieci minuti alla domenica mattina, vale ogni singolo sforzo che faccio.

Le mie ossa sono malate. Non so quanto potrò durare ancora. Se mi chino per più di due volte nell'arco di poco tempo, la schiena si ribella. Anche i più piccoli e semplici lavori si trasformano in sforzi immani, per chi ha una malattia come la mia. Non chiedetemi il nome. Me lo sono fatto dire più di una volta dal dottore, e ancora non so ripeterlo senza leggere sulla cartella clinica. Probabilmente non lo imparerò mai, semplicemente perchè non lo accetto. Tutto qui. La mente si rifiuta di ammettere che il mio corpo è malato, e quindi quel nome non sarà mai memorizzato. Ad essere sinceri non ne sono dispiaciuta. Anche se dovrei essere almeno un po' preoccupata. Molto probabilmente finirò i miei giorni su una sedia a rotelle, ma questo, almeno per il momento non mi spaventa. Da quando mia sorella mi ha lasciato, ho capito che bisogna vivere ogni giorno intensamente perchè non si sa mai cosa potrebbe accadere. Elisabeth ha smesso di vivere in un giorno come lo erano tanti altri. Stava tornando dal lavoro. Era sulla stessa strada che percorreva minimo quattro volte nell'arco della giornata. Un pazzo invase la sua corsia centrandola in pieno. Per lei non ci fu speranza, si addormentò sul volante. L'altro invece se la cavò con un collarino. A volte è lecito chiedersi se veramente esista una legge divina. E se sì, chi l'ha scritta? Mi piacerebbe incontrarlo e chiedergli, perchè proprio Elisabeth e non qualche altro che non merita di stare a questo mondo? Forse i crismi della meritocrazia stanno scritti proprio in quelle leggi a cui nessuno ha accesso.

Da quel giorno ogni attimo della mia vita è intenso. Non importa se sto sciacquando un water o rispondendo ad un cliente inviperito al telefono. Io vivo e guardo i secondi scorrere per non perderne nemmeno uno. Vedo l'orologio come un conto alla rovescia, dove le lancette scattano all'indietro. Anche se tutti mi vedono come una donna sfortunata, a causa della malattia, io sono felice perchè ho realizzato il mio sogno: ho la casa che ho sempre desiderato e apprezzo ogni momento della mia giornata.

  
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