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Autore: Ram92    24/01/2013    2 recensioni
I ricordi di Petunia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Petunia Dursley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La stazione di King’s Cross era il posto più affollato che avessi mai visto. Gli uomini con le valigette, le donne con i figli, molte ragazze e ragazzi che si davano un ultimo abbraccio prima di salire sul treno. E noi quattro con un biglietto che ci raccomandava di presentarsi alle undici in punto al binario 9 e tre quarti. Non ci volle molto per trovare qualcuno che gli indicasse la via: le famiglie provviste di gufi e bauli non erano esattamente invisibili in quella folla di, come dicevano loro, “babbani’”. I giovani maghi e i loro familiari si dirigevano tutti verso quel muro, tra i binari nove e dieci e, o appoggiandosi o lanciandosi contro ad esso, sparivano. Quel muro che ci avrebbe divise per sempre…Ormai pronti a credere ad ogni cosa, ci lanciammo verso quei mattoni incantati e fu così che vidi, per la prima e ultima volta in vita mia, l’espresso per Hogwarts già avvolto nel suo stesso vapore…

Petunia si svegliò di colpo, il sudore che le colava dalla fronte. Accanto a lei Vernon russava sonoramente. Era stato solo un sogno…era passato così tanto tempo da quel giorno, dalla sua ultima speranza di seguire Lily a quella scuola di Magia. Ma quel treno era partito e con lui le sue speranze e sua sorella, la sua unica amica. Da quel giorno aveva odiato con tutta se’ stessa quel mondo, quel mondo che non avrebbe mai potuto raggiungere e che Lily descriveva con tanta nostalgia ogni estate. La Magia… se solo avesse saputo dove la avrebbe portata…
Petunia si alzò. Non aveva mai parlato a suo marito di quel giorno, probabilmente l’avrebbe presa per pazza. Ma adesso, adesso che il professor Silente in persona gli aveva spiegato tutto…non glie lo avrebbe detto. Lui odiava davvero quella roba, lui l’amava per quello che era: una babbana.
Vernon era forse l’unico uomo sulla faccia della Terra a non essere minimamente affascinato dalla storia di sua sorella. Petunia sorrise tristemente tra se’. Salì le scale fino alla soffitta, aprì la porta facendo attenzione a che nessuno la sentisse. Cercò a tentoni l’armadio, aprì con cautela il terzo cassetto e, dal doppiofondo, estrasse una cartellina verde acido. Si sedette alla scrivania, la piccola lampada diede in una luce fioca. La donna si sedette rigida, tenendo la cartellina fermamente chiusa davanti a se’. Sospirò. L’aprì con un movimento secco. Davanti ai suoi occhi centinaia di vecchie foto e lettere si sparsero sul tavolo. Quante volte i suoi genitori avevano dovuto costringerla a rispondere a sua sorella con uno di quegli stupidi gufi che la fissavano becchettandole le dita fino a che non aveva finito? Tante volte avrebbe voluto gettarle nel fuoco e non rivederle. Ma erano passati gli anni e ora sua sorella non c’era più. Non le mandava più nessun gufo, non doveva più scriverle in risposta. E le mancava.
La mano di Lily la salutava allegramente dalla prima foto che le aveva mandato. Dietro a lei si ergeva un imponente castello e in lontananza si vedevano gli spalti di un grande campo di Quiddich. Il Quiddich, lo sport dei maghi. Lily lo aveva adorato soprattutto da bambina e aveva spiegato a tutti che bisognava assolutamente trovare una pallina d’oro prima che la squadra avversaria facesse troppi punti con una palla chiamata Pluffa. I loro genitori sorridevano dicendo che doveva essere proprio un bello sport.
Accanto alla foto la prima lettera descriveva lo Smistamento e i primi giorni nella nuova scuola. Lily si lamentava delle lezioni di Storia della Magia e Divinazione mentre lei si trovava a dover affrontare geografia e altre stupide materie babbane. Non volle mai ammettere davanti a sua sorella di odiarle profondamente.
Le foto magiche si accompagnavano a quelle babbane, così immobili, così prive di interesse. Alcune ritraevano l’intera famiglia durante le vacanze estive, altre i felici anni in cui lei e Lily erano ancora amiche. Una in particolare attrasse l’attenzione di Petunia: accanto a lei e sua sorella c’era un altro ragazzino dai capelli unticci e scuri. Severus Piton. Fu il primo a parlare a Lily di Hogwarts e della Magia, fu il primo ad allontanarla da lei. Ricordò con rabbia la sua espressione beffarda quando per la prima volta espresse il suo desiderio di andare ad Hogwarts con Lily.
-Una babbana come te?- aveva detto con un ghigno dipinto in faccia. Lily l’aveva difesa e il giorno dopo avevano scritto insieme una lettera al professor Silente.
Ma le sue speranze erano state deluse e l’invidia l’aveva divorata per anni, l’odio per tutti quei maghi che avevano avuto l’ammirazione incondizionata dei suoi genitori e che, uno alla volta, avevano portato Lily sempre più lontana da lei…fino alla morte.
Petunia sapeva come erano morti Lily e James Potter. E non poteva perdonare. Fin dal giorno in cui sua sorella le aveva fatto leggere le lettere di quel Potter, così sdolcinate, raccontandole di come fosse ipocrita torturando ragazzini per poi farsi bello agli occhi “della Evans”, come la chiamava nei suoi primi messaggi.
E sua sorella aveva finito per andargli dietro. Si erano messi insieme e poco dopo lui l’aveva convinta a seguirlo nelle sue avventure spericolate, nelle sue imprese contro quel Lord Voldemort che tanto la spaventava.
Ricordava ancora come Potter e i suoi amici avessero quasi mandato a monte il suo matrimonio con Vernon. I suoi genitori l’avevano convinta ad invitarli e quei quattro le avevano rovinato l’intera giornata. Il più piccolo e incapace della cricca aveva combinato un disastro, rovesciando l’intero banchetto poco prima che gli ospiti arrivassero, ma per fortuna all’ultimo momento un certo Lupin aveva risistemato tutto dandogli persino un tocco migliore di quanto non fosse stato prima ricevendo gli applausi di sua madre e un sorriso da parte di sua sorella.
Anni dopo Silente le avrebbe raccontato che era stato proprio quel ragazzetto incapace, quel Minus, a provocare la morte di sua sorella Lily. Un amico di Potter. Un mago.
Petunia non avrebbe mai dimenticato quel giorno, quando Silente aveva bussato alla sua porta e le aveva spiegato con una calma che le aveva dato sui nervi come erano morti i genitori di Harry. E le aveva lasciato il piccolo, nonostante le sue proteste.
Ed Harry era uguale a suo padre. Solo gli occhi verdi sembravano voler rimarcare il fatto era morta per lui, per quel ragazzino presuntuoso ed ignorante che non appena aveva scoperto di essere un mago aveva fatto di tutto per farli sentire deboli ed inferiori, in una parola: babbani.
Petunia odiava tutto questo, non avrebbe dovuto lasciarla andare quel giorno, a King’s Cross. Lily non avrebbe dovuto prendere mai quel treno che, tanti anni dopo, l’avrebbe portata alla morte. E tutta l’invidia, tutta la rabbia, tutto l’odio che aveva provato in quegli anni…niente avrebbe potuto riportare sua sorella indietro ora, non avrebbe mai potuto dirle di quanto le dispiaceva essere stata così egoista, di non aver capito che Lily aveva tentato proprio di tutto per lei, dirle che le aveva sempre voluto bene.

Le lacrime le scendevano copiose dalle guance e bagnavano le pergamene e le fotografie. Con un sussulto le rimise velocemente al loro posto cercando di asciugarle alla meno peggio con le mani e con la manica del pigiama. Le ricacciò a forza nel doppiofondo del cassetto, dove nessuno poteva trovarle, insieme al ricordo di quel giorno in cui la vita delle due sorelle era cambiata per sempre. 

  
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