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Autore: brenda the best    24/01/2013    1 recensioni
Sono passati tre anni ma ancora non riesco a capacitarmi della sua scomparsa. Ora mi trovo davanti alla ruota panoramica, dove l’ho visto per l’ultima volta nella mia vita e ormai come ogni anno mi trovo a pensarlo.
Questa è la mia prima fanfiction, spero che possiate apprezarla!!! Se non va bene ditemelo, cosi non vado più avanti con la storia. Grazie e buona lettura.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama
o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa
introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao Shiratori, ci vediamo domani” disse l’ispettore Megure.


E noi a turno salutammo Shiratori. Andammo alle macchine, il mio turno era finito. Avevo appuntamento con Takagi alle 20 al ristorante di Beika. Arrivata a casa, mi feci una doccia per rilassarmi. Mia madre non c’era. Era andata da una sua amica a Osaka e restava fuori per una settimana. Potevo godermi casa mia, senza che mia madre si metteva in mezzo alle mie questioni personali. Dopo una mezz’ora iniziai a vestirmi. Se qualcuno mi avesse visto, avrebbe pensato sicuramente che avevo qualche rotella fuori posto, perché ridevo da sola. Una spiegazione c’era, finalmente mi sarei chiarita con Takagi. Dopo che mi finii di prepararmi, mi accorsi che ero in ritardo. Erano le 20:20. Per arrivare al ristorante ci volevano trenta minuti. Cosi presi ciò di cui avevo bisogno e mi precipitai fuori. Misi in moto la macchina e partii in quinta. Arrivai con quindici minuti di ritardo. Appena entrai, vidi Takagi seduto a un tavolo, molto preoccupato. Mi avvicinai. “Ciao Takagi” dissi un po’ rosso in viso.


Takagi si voltò verso di me e mi fissò sorpreso. Il suo volto s’illuminò di una luce che mi attirava molto.


Si alzò di scatto e mi disse “C-ciao Sato”. “Scusa il ritardo, non mi ero resa conto che ero in ritardo” dissi in tono di scusa.


“Non ti preoccupare, sono appena arrivato, accomodati Sato” disse offrendomi la sedia.


“Grazie” dissi un po’ imbarazzata.


Lui poi ritornò al suo posto. “Posso portarvi del vino?” chiese un cameriere.


“Ehm, si” rispose incerto Takagi. Il cameriere poi andò via per portare il vino.


“Scusa Sato, ho detto al cameriere di sì, senza chiederti se a te andava ben” disse un po’ dispiaciuto.


“Non ti preoccupare, hai fatto bene a ordinarlo” dissi sorridendo. Arrivò il cameriere con il vino e ci portò i menù. Io ordinai della carne e Takagi fece lo stesso. Una volta che il cameriere se ne andò, mi trovai a osservare un punto del tavolo, indecisa su cosa fare.


“Chiba mi ha chiamato e ha detto che Shiratori, molto probabilmente nel giro di una settimana, ritornerà come nuovo” disse Takagi sorridente.


“Sono contenta, per lui, non vedo l’ora” dissi sollevata.


Il resto della cena trascorse per la maggior parte in silenzio. Dopo aver finito di cenare. Takagi chiese il conto. Quando arrivò il cameriere con il conto, presi dalla borsa i soldi per pagare la mia parte, quando poi Takagi mi disse “Non ti preoccupare Sato, pago io”.


“Io veram-“ cercai di dire, ma lui m’interruppe e mi disse “Tu sei ospite, ti ho invitato io a cena”.

Gli dissi che mi andava bene, visto che era così irremovibile. Dopo aver pagato, uscimmo dal ristorante. “Ti va di fare una passeggiata?” propose Takagi un po’ impacciato.


Io annui. Camminammo in silenzio per un quarto d’ora, quando poi ci fermammo sul lungo mare. Mi misi a fissare il mare e iniziai a credere che quella serata non avrebbe concluso nulla. “Scusa per oggi” disse Takagi mortificato.


“A cosa ti riferisci?” chiesi perplessa.


“Oggi ti ho dato uno schiaffo” disse.


“Ah, non ti preoccupare, non è successo niente” dissi un po’ incupita ricordando ciò che stavo per fare in quel vicolo.


“Come ti senti?” chiese Takagi, guardando il mare.


Anch’io lo guardavo e dissi “Finalmente libera”.


“Ehm, s-senti Sato” diceva Takagi rosso in viso.


“Dimmi” dissi.


“Ti ho invitato a cena, bè ecco perché, volevo parlare riguardo a ciò che è successo nel vicolo” disse super-rosso.


Diventai rossa in viso, al ricordo di ciò che successe. “Ec-co i-io vor-rei sape-ere per te c-cosa s-significa tutto c-ciò, te lo chiedo perché per me è molto importante” disse Takagi guardandomi molto intensamente.



Non riuscendo a sostenere suo sguardo, abbassai il mio, perché il pensiero di poter perdere di nuovo tutto non mi abbandonava. Mi prese gentilmente per il mento e mi girò la testa in modo che lo potessi guardare negli occhi. “Ecco Sto, io non voglio correre troppo, ma voglio che tu sappia che per me sei molto importante” mi disse Takagi.


Eccole li, le lacrime scendevano dal mio viso. “Takagi” dissi il suo nome, mettendoci tutta me stessa in quella parola, perché essa diceva molto, come mi sentivo.


Con insicurezza, si avvicinò al mio viso, chiudendo gli occhi e mi baciò piano. Quel bacio era come una conferma per Takagi per molte cose. Il mio cuore andava a mille al contatto, ma non risposi perché ero molto indecisa sul da farsi. Il bacio durò sì o no per due secondi, Takagi si staccò e aveva un viso molto triste e guardo giù, senza sapere cosa fare o cosa dire. Fu la fine, alla vista di Takagi in quello stato, fece scattare una vocina che nella mia testa diceva di mandare a quel paese tutto. Cosi con coraggio, gli presi il viso con entrambi le mani, e lo guardai negli occhi intensamente, Takagi era molto smarrito, si vedeva dalla sua espressione. Non li diedi tempo, di capire nulla, in n secondo mi trovavo a baciare cosi intensamente Takagi che persi la cognizione di ogni cosa, avevo le mani nei suoi in modo, che non ci potessimo staccare. Takagi all’inizio fu sorpreso, ma subito dopo, mise tutto se stesso in quel bacio che diceva molte cose. Dopo un periodo, che sembrò un’eternità, appena mi staccai, gli dissi “Ti amo tanto Wataru”.



Non gli diedi tempo di rispondere che lo baciai di nuovo, più e più volte. Alla fine, quando non avevo più aria, mi fermai. Lui mi abbracciò fortemente e mi disse “Ti amo anch’io S- Miwako”.


Lo guardai sorridendo, e ci diede un altro bacio. Alla fine, abbiamo avuto la stessa idea. L’ultima cosa che mi ricordai e che andammo a casa sua, e quella notte ci amammo per la prima volta.


Peccato, che quella era la quiete prima della tempesta. Le cose erano ancora in sospeso.

  
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