Sdraiato sul futon, osservava il soffitto.
Dalla finestra aperta entrava un piacevole venticello che rendeva quasi
sopportabile quella giornata torrida.
Stava lì, immobile.
Non che pensasse a qualcosa, no.
Semplicemente guardava il soffitto.
Bianco.
Dipingerlo di un altro colore avrebbe reso più allegra la
stanza, sua madre lo ripeteva sempre.
E sempre suo padre assumeva un'espressione un po' svogliata e
borbottava qualcosa.
"Può farlo Shikamaru."
Lo sapeva, in un modo o nell'altro il punto del discorso era
il solito.
"A me va bene bianco."
E il commento di sua madre.
Sempre lo stesso.
"Shikamaru, sei così pigro!"
Pigro.
Pigro.
Come aveva potuto sua padre decidere di sposare una donna
così energica e rompiscatole?
Lui non avrebbe fatto lo stesso errore.
Non sarebbe stato così stupido, lui.
Pigro.
Sua moglie sarebbe stata una donna nè brutta nè
bella, nè stupida nè intelligente.
Normale.
Una donna brava a cucinare.
E avrebbero avuto due figli.
Due.
Non voleva un unico figlio. Lui era stato figlio unico, e ne aveva
sofferto.
Avrebbe voluto aver qualcun altro che si beccasse i rimproveri di sua
madre.
Qualcun altro che facesse le cose al posto suo.
Magari avrebbe perfino pitturato quel maledetto soffitto.
D'azzurro.
Come il cielo.
Perciò, due figli.
Un maschio e una femmina.
Questione di equità.
Ovviamente, sarebbe arrivato tranquillamente alla vecchiaia.
E sarebbe morto.
Prima della moglie.
Altrimenti, senza di lei la sua vita sarebbe stata triste.
Triste e soprattutto faticosa.
Molto faticosa.
Pigro.
No, decisamente non capiva suo padre.
Fuori dalla finestra, il vento aveva smesso di soffiare.
Era rimasto solo il caldo.
Da lì poteva vedere che c'era qualche nuvola in cielo.
Choji avrebbe detto che sembravano zucchero filato o panna montata.
Choji.
Ecco, lui non l'aveva ma rimproverato di esserlo.
Pigro.
Era il migliore amico che avesse.
Gli voleva bene anche se non aveva mai voglia di fare nulla.
L'essere pigro di Shikamaru per lui era come la propria fame costante.
Semplicemente una caratteristica imprescindibile del loro essere.
Come se senza pigrizia Shikamaru non fosse Shikamaru e Choji senza fame
non fosse Choji.
Il migliore amico.
L'unico che avesse mai portato nel suo posto preferito.
Il suo posto preferito.
Non gli sarebbe dispiaciuto andarci in quel momento.
Però...
Avrebbe dovuto alzarsi.
Scendere le scale.
Passare davanti alla cucina dov'era sua madre.
Beccarsi qualche rimprovero. Perchè non puoi passare davanti
alla cucina dove c'è lei
senza che lei
se ne accorga.
Uscire.
Camminare.
No, troppo faticoso.
Le nuvole ora erano molte.
Shikamaru tornò a fissare il soffitto.
Non poteva negare la propria pigrizia.
Anche Naruto gliel'aveva fatto notare quella mattina, quando l'aveva
chiamato.
"Shikamaru, se proprio pigro!!! Non puoi passare l'estate chiuso in
casa."
"Fa caldo, Naruto. Non mi va di muovermi."
"Non hai mai voglia di fare niente!"
Vero.
Non aveva mai voglia di fare niente.
Ino lo ripeteva in continuazione.
Pigro.
Pigro.
Pigro.
Si alzò dal letto.
Si avvicinò alla finestra.
Le prime gocce di pioggia caddero sul davanzale.
Cominciavano già a sentirsi i tuoni in lontananza.
Dopo pochi minuti pioveva a dirotto.
Shikamaru sentì l'umidità sulla pelle e l'odore
di pioggia.
La pioggia.
Non se ne parlava proprio di uscire, ora.
Si voltò e si mise sotto le lenzuola, addormentandosi subito
dopo.
Non lo so da dove sia saltata fuori questa fic.
Ho sempre pensato di somigliare a Shika in quanto a pigrizia
(sfortunatamente in quanto a intelligenza ancora non ci siamo ;p) e
questo pomeriggio, stesa sul mio letto con la voglia di fare qualunque
cosa pari a zero, ho preso il pc (era già acceso se
no sarebbe stata troppa la fatica ...lo so, sono un caso
perso...) e ho buttato giù questa fic.
Non è niente di speciale, non è
bella,emozionante o chissà che, ma me la sono
trovata già pronta in testa e non potevo non scriverla.
Un bacione ad Aya-chan, che mi ha sempre incoraggiato a scrivere
qualcosa su Shikamaru e che comunque mi fa sempre una marea di
complimenti totalmente immeritati...grazie ;*