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Autore: MrBadCath    24/01/2013    2 recensioni
Seguendo la trama di "A Hard Day's Night" vi proponiamo questo lavoro a quattro mani che, se non vi stupirà, perlomeno vi farà fare quattro risate. Buona lettura!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Ringo Starr
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A HARD DAY'S NIGHT


CAPITOLO 5: It's been a hard day's night... And I've been working like a dog.

«Dai, George!» Shake poggiò la mano sullo spigolo del muro, di fronte allo specchio in cui le due figure maschili si riflettevano.
I due avevano interrotto John durante un bagno di bellezza, mentre sputava fuori dalla bocca qualche frase incomprensibile in tedesco, immerso completamente nella schiuma, fino alla testa.
Stava giocando con un sottomarino.
«… Non essere ridicolo» Harrison tirò fuori schiuma da barba e lametta.
«Avevi detto che avrei potuto!»
«Un uomo della tua età che non è in grado di radersi!»
«Non è colpa mia se in famiglia usavamo solo rasoi elettrici... Fra l'altro con quella borsetta così femminile fra le mani, non criticherei molto».
George si girò e gli lanciò un'occhiata ironica:

«Me l'ha data la ragazza che dorme nel mio letto» ammiccò, come se fosse l'unico a concludere qualcosa.
«Così puoi portarti uno spazzolino dietro per disboscar...»
«Ma cos'è questa storia degli alberi e della verdura? Ditemelo!»
«Lasciamo perdere» il roadie annuì convinto, mentre guardava il chitarrista armeggiare con gli attrezzi da uomini.
Dopo che ebbe tolto la copertura di sicurezza alla lametta, il musicista prese la schiuma da barba e la spremette sullo specchio.

«Comunque, non farai pratica su di me!» con uno sguardo attento la posizionò in modo che la faccia di Shake fosse perfettamente allineata con la linea bianca e spumosa.
«Rule Britannia, Britannia rules the...» intanto Lennon dava al momento una colonna sonora patriottica e a tratti nevrotica, i due lo ignorarono: era perfettamente nella norma.
«Metti via quella lingua. È disgustosa così rosea e nuda... Dovesse sfuggirmi il rasoio...» suonò quasi come una minaccia, detta da George, Norman tirò dentro la propria lingua con un lamento.
«ATTACCO! ARREMBAGGIO! ACQUA! AIUTO!» esclamò ad alta voce John, mentre si contorceva all'interno della vasca, schizzando acqua, sapone e schiuma di qua e di là.
«Silurato di nuovo?» gli altri due si erano girati verso di lui dapprima con un'espressione apprensiva, che poi cambiò in un sorriso quasi accondiscendente.
Norman irruppe all'interno del bagno (che già era piuttosto sovraffollato) senza nemmeno bussare: 
«Andiamo, la macchina che vi deve portare in studio è qui!»
«Bussi sempre così forte quando entri?»
«Hey, dov'è John?»
«Nella vasca».
«Dai Lennon, esci da lì» ordinò il manager guardando la vasca stracolma, ma del suo collega non vi era nemmeno traccia, almeno in superficie, perciò la stappò, ma man mano che l'acqua defluiva e la porcellana veniva messa a nudo, c'erano sempre meno possibilità che il bagnante fosse lì.
«John! John!» Norman fece un'espressione disperata, a metà fra “Oh, cavolo, ho appena perso il datore di lavoro che mi avrebbe riempito di soldi” e il “Dio mio, passerò dei guai per questo?”, ma proprio mentre i pensieri peggiori lo assalivano, il Beatle apparì, entrando nella stanza.
«Cosa fai con quella barca? Avanti, la macchina sta aspettando!» lo rimproverò John aggrottando le sopracciglia, come se non fosse successo niente. 

«George!» il ragazzo si sentì chiamato, perciò si girò «Amelia, dimmi... Vado di fretta...»
«Volevo solo chiederti il permesso di fare una telefonata dalla tua camera per prenotare un altro Hotel» sussurrò lei, quasi intimidita.
«Non devi, puoi rimanere quanto vuoi» sorrise rassicurante il musicista, allungandosi per afferrarle una mano.
Le posò un bacio sulla fronte fin troppo dolcemente, poi scappò via.

La folla era impazzita, naturalmente, ma stavolta almeno c’era meno gente di quanta ce n’era alla stazione il giorno prima. In più, Paul era misteriosamente scomparso, quindi le sue fan, che erano il 69% del totale, lo stavano probabilmente inseguendo da qualche altra parte della città.
Una volta raggiunta la sala, i ragazzi cercarono di temporeggiare, sperando che Paul fosse nei dintorni, ma niente, così furono spinti da Norman nelle fauci dei giornalisti. Non appena entrarono tutti iniziarono ad avvicinarsi per scattare foto e per essere i primi a fare domande.
Visto che Paul non c’era, tutti si fiondarono su John e George. All’inizio alcuni avevano pensato che anche Ringo potesse essere interessante, visto che John aveva dichiarato di aver notato il suo naso solo di recente, ma poi il batterista li aveva messi tutti in fuga con delle battute orribili. Il colmo fu  quando una giornalista gli chiese:
«Come vorresti che si vestissero le tue ragazze?»
Lui rispose con una fragorosa risata, che non presagiva niente di nuovo:
«... eheheheheh!»
Aveva riso talmente forte che l’aveva spettinata.
John se la stava cavando egregiamente, riuscendo a mettere in difficoltà chiunque:
«Dimmi, come avete trovato l’America?» aveva chiesto uno sventurato che non sapeva a cosa andava incontro.
Lennon riuscì a rimanere serio per una frazione di secondo, rispondendo:
«Svoltando a sinistra della Groenlandia.»
Poi scoppiò a ridere.
Allora fu il turno di una signora mora, non esattamente giovanissima, che tentò con una domanda personale:
«Hai degli hobby?»
John non aspettava altro. Afferrò il suo blocchetto e la penna e scrisse a lettere chiare, in uno stampatello preciso la parola TITS stando bene attento allo spelling e al pallino sulla I.
George invece puntava sul fascino del serio, che aveva già stregato la povera Amelia. Visto che aveva capito che anche la verdura nei denti aveva il suo perché, aveva deciso che era il caso di conservarla, sebbene nessuno sapesse come avesse fatto a procurarsela, visto che non era riuscito a toccare cibo. Stava deperendo praticamente a vista d’occhio. Il chitarrista era parecchio turbato da quei giornalisti da quattro soldi che facevano domande assurde del tipo:
«Il successo ha cambiato la tua vita?»
‘Certo che mi ha cambiato la vita, razza di...!!!!!!’
«Come chiamate quel taglio di capelli che avete?»
‘Ma secondo te ha un nome proprio?!?!’
«Arthur.».

«Vieni qui, sembri stressato» Kate tirò Paul per il colletto, avvicinandolo a sé, proprio dentro il bagno delle donne, che in realtà era deserto.
«Non è proprio rilassante essere tartassato di domande senza poter mangiare qualcosa» spiegò lui, poggiando i palmi delle mani sul marmo del lavandino, stringendo la ragazza fra sé e il mobile.
«Com’è che dici tu? Aiutami ad allentare la tensione?» sussurrò lei nel suo orecchio, mentre gli massaggiava le spalle e sfiorava le labbra contro il collo liscio del bassista, si mise a sedere sul mobile del bagno, arpionando le gambe ai suoi fianchi.
«E se dovesse entrare qualcuno?»
«Ho chiuso a chiave…»

«Scusate il ritardo» esordì McCartney, camminando davanti a Kate.
«Ma certo, tanto noi siamo tutti qui a grattarci le p...» John fece un sorriso sardonico, mentre imbracciava la sua fedele chitarra, seguito a ruota da George.
«Credo che mi farò da parte» accennò un sorriso Kate, spostandosi dietro le quinte.
Ringo stava mettendo a punto gli ultimi particolari per suonare al meglio la propria batteria, quando un fonico fece tentennare un piatto.
«Giù le mani» lo minacciò, guardandolo in cagnesco.
«Era solo una suonatina!» si giustificò l'altro, che aveva al collo un paio enorme di cuffie.
«Respiraci sopra e sono in sciopero» specificò il batterista, regolando l'altezza del charleston.
«Ci tiene molto alla sua batteria, ha un ruolo importante nella sua leggenda» spiegò George allo sconsolato tecnico del suono, che si allontanò silenziosamente.
«Che succede?» Paul alzò gli occhi verdi e grandi dal suo quattro corde, 
«Fa ancora il muso.»
«Ah! Ci penso io!» John sorrise e attaccò con If I fell, insomma, una ballata d'amore e promesse, suonata all'improvviso. Come avrebbe potuto non tirare su di morale Ringo?!
Durante la performance, furono montati, attorno ai Fab, una serie di amplificatori che sarebbero serviti successivamente. George, che indietreggiava senza pensare a che cosa avesse dietro, ne distrusse uno con un'enorme nonchalance. Si guardò intorno, cercando lo sguardo dei suoi amici, che però erano presi a suonare. Quindi, con disinvoltura, fece finta di niente.
Non appena il momento si mostrò opportuno e la canzone terminata, tutti fuggirono.
Si catapultarono fuori dall’uscita di sicurezza e finalmente poterono respirare libertà. Non che fino a quel momento non l’avessero fatto, ma l’etichetta poteva essere parecchio fastidiosa per dei tipi come loro.
Corsero a perdifiato giù per la tromba delle scale: Ringo apriva la fila, cercando di essere quando più svelto poteva, seguito da George, John, Paul e Kate. Arrivarono incolumi al piano terra, sul retro, che dava su uno spiazzo verde riempito in cui erano stati accatastati vecchi oggetti di scena. Il chitarrista si rallegrò del fatto che Amelia non fosse lì: se ci fosse stata, di certo non avrebbe perso l’occasione per inciampare e cadere, naturalmente.
Seguirono balli e giochi di gruppo sempre costellati da una sottile ironia. Ci furono momenti di indimenticabile divertimento, fino a che una voce tuonò alle loro spalle:

«Suppongo che vi rendiate conto che questa è proprietà privata!»
  

 

   
 
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