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Autore: Mirin    24/01/2013    0 recensioni
//dal II capitolo:
"«Non le ho pagare tutte» ammise, prevedibile, poco dopo in tono di scusa «ma i trafficanti sono uomini cattivi, è la gente più potente nelle città come la nostra perché sono ricchi. Ricchi sfondati.»
«La gente che si arricchisce con la guerra è la più meschina, ragazzino» mormorò Jake, dando un ultimo morso alla mela «ma questo mestiere qualcuno lo dovrà pur fare, no?»
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ispirato dall'ultimo frammento di cutscene della Ada's campaign.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Redfield, Jake Muller, Leon Scott Kennedy, Sherry Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il ragazzino osservava l’uomo con i capelli rossicci squadrare diffidente ogni angolo, la fondina che ballonzolava al suo fianco vuota della consueta pistola che teneva stretta nella mano sinistra. Le dita libere erano strette attorno ad una grossa mela rossa che mordeva con aria distratta.
La sua giusta ricompensa, così l’aveva chiamata quando Farid gli aveva domandato titubante perché avesse chiesto proprio quella come tributo per il proprio servizio.
A Farid veniva ancora la pelle d’oca per come l’uomo con i capelli rossi dai bei tratti americani si era sbarazzato dei mostri che avanzavano lungo la via sabbiosa, armato di uno sguardo così freddo e sprezzante da mettere paura oltre che enorme soggezione. Avrebbe voluto imparare da quell’uomo la furia perfetta che ostentava mentre schiacciava ripetutamente il grilletto e facendo volare i bossoli per aria, trafiggendo con i piccoli corpi di piombo ogni minaccia che gli si parava davanti.
«Se proprio vuoi starmi alle calcagna, ragazzino, devi affrettare il passo. Non ho intenzione di fare una sosta ogni dieci secondi per incitarti a camminare» sbottò minaccioso l’uomo dai capelli rossi con la sua voce virile e roca.
Farid sussultò e iniziò a correre più svelto: non aveva di certo intenzione di perdere d’occhio l’unica persona che avrebbe potuto farlo uscire da quell’inferno!
«Signore rosso-» «Jake.»
L’uomo dai capelli rossi interruppe brusco la sua frase con un nome, il nome che gli apparteneva. Farid non ne aveva mai sentito uno così strano, ma d’altronde sapeva che gli americani erano persone molto strane, producevano oggettini minuscoli capaci di alleviare le fatiche più piacevoli e creavano le armi più assurde per le guerre più inutili.
«Jake agha sahib» si corresse quindi, inciampando lungo il terreno irregolare, «dove stiamo andando?»
«Il più lontano possibile delle B.O.W.» rispose lui con sguardo indecifrabile.
Farid non aveva la minima idea di cosa fossero le B.O.W. ma ipotizzò che fossero qualcosa di veramente terribile se Jake agha sahib ne parlava in tono così basso da mordere le parole con nervosismo.
«Il problema è che ho poche munizioni, se subissimo un assalto massiccio non riuscirei ad eliminarli tutti» rifletté tra sé e sé, spostandosi lungo vicoli angusti come se conoscesse quella città come le sue tasche.
«Adesso servirebbe proprio uno di quegli idioti della BSAA, ma immagino che l’Afghanistan non sia un territorio di loro competenza» pronunciò la frase con tono sofisticato palesemente irrisorio «e pensare che ripulire schifi del genere dovrebbe essere il loro lavoro, dannati bastardi.»
Timidamente, Farid cercò di prendere la parola.
«In realtà, Jake agha sahib, c’erano elicotteri americani che sorvolavano il cielo qualche giorno fa» mormorò, facendolo voltare «e tanta gente parla anche di grossa macchina all’entrata di città.»
«Dici sul serio?»
«Sì, agha sahib.»
«Quindi anche loro si sono accorti della strana attività che circola da un po’ qui» sussurrò sovrappensiero nel frattempo che studiava un modo per uscire dal vicolo cieco in cui si era ficcato prendendo la svolta sbagliata «spero solo che si tratti di casi isolati facilmente controllabili, non oso pensare a…»
Misurò l’altezza del muro da scavalcare e fu rinfrancato dal notare una grossa asta di legno scheggiato che fuoriusciva dall’abitazione accanto. Posò la pistola nella fondina, prese una bella rincorsa e saltò, aggrappandosi forte alla propria ancora di salvezza nonostante le schegge pungenti nella mano. Farid fu sbalordito dal suo modo sicuro ed al contempo elegante di compiere un movimento del genere e si sentì un po’ impacciato mentre si arrampicava lungo la facciata laterale della casa per arrivare sul tetto e scavalcare l’ostacolo dall’alto. Jake lo aiutò a scendere a terra prima di rincamminarsi con lo stesso passo rapido che costringeva Farid a galoppare per stargli dietro.
«A cosa, agha sahib? A cosa non volete pensare?» chiese Farid con timidezza ed ammirazione.
«Mettiamola così, ragazzino: noi del Nord siamo per antonomasia sospettosi e poco fiduciosi verso chiunque, soprattutto verso il caro e vecchio zio Sam» disse beffardo, un ghigno che Farid non poteva vedere perché Jake gli voltava le spalle «ma se anche quei creduloni degli americani hanno avvertito il pericolo nell’aria -insieme al puzzo di armi bio organiche- significa che dietro le quinte si macchina qualcosa di grosso, molto grosso.»
Farid capì.
«Agha sahib prima chiedeva di munizioni, ho capito giusto?» domandò con il disperato bisogno di sembrare utile a Jake «perché c’è un trafficante di armi a pochi chilometri da qui, gli affari vanno molto bene da quando mostri sono arrivati da noi.»
«Non ho molti soldi con me» confessò mesto «ma sarebbe da idioti non provare a comprare, ogni cosa ci sarebbe utile.»



Jake era contento, tutto sommato, di aver portato il ragazzino con sé. Pareva affidabile, sapeva il fatto suo -l’aveva capito non appena l’aveva guardato in faccia- ed aveva l’aria di voler imparare come difendersi da solo. E Jake in questo campo era un ottimo insegnante, era fuori discussione.
L’aveva lasciato con i venti dollari che costituivano il suo bottino con l’ordine di spenderli nel modo più utile, vantaggioso e coscienzioso possibile ed adesso l’uomo se ne stava seduto su un muretto a riflettere sulle preziose informazioni guadagnate attraverso il ragazzo.
Quindi Chris e la sua banda bassotti era a scorrazzare felice per il paese e a fare fuori B.O.W., questo era fuor di dubbio conveniente perché avrebbero attirato l’attenzione del governo americano e questo parapiglia si sarebbe concluso in fretta nella maniera più indolore possibile.
Questo se però non fossero stati proprio gli Stati Uniti a mandare avanti la squadra speciale: in tal caso, perché iniziare con l’antipasto? La BSAA era un plotone molto preparato e professionale, certo, ma non possedeva gli stessi armamenti delle forze armate costituite né la stessa possibilità d’azione.
Fatto stava che se fossero stati davvero alle porte della città ne avrebbero guadagnato il controllo entro un paio di settimane, essendo essa relativamente piccola, e Jake non si sarebbe dovuto preoccupare di alcunché, eccetto non farsi ammazzare, eppure… eppure la curiosità lo divorava. Voleva a tutti i costi vederci chiaro, capire che c’entrasse l’America nei conflitti del Medio Oriente, tradizionali o nucleari che fossero. A lui sembrava fin troppo strano che i paladini della pace mettessero il naso negli affari che non li riguardavano, soprattutto nella nazione più sperduta ed inospitale del mondo conosciuto. No, no, se l’America voleva fare qualcosa era perché, sicuramente, c’entrava qualcosa, qualcosa per cui si sentiva responsabile, qualcosa per cui con tutta probabilità era responsabile.
Sai bene che c’è anche un altro motivo” sussurrò maligna una parte di sé che lui mise a tacere scuotendo con forza la testa. Non avrebbe più pensato a lei, mai più. Era solo una distrazione stupida nata da un desiderio carnale irrealizzabile ed inconciliabile con i reciproci obbiettivi.
Non gli avrebbe giovato in alcun modo pensare alla morbidezza ed il calore della sua pelle sotto le dita, agli occhi azzurri belli da far paura e l’irriverente caschetto biondo, alla bocca splendida e petulante incapace di farsi i fatti propri. No, lei era un’utopia. Con tutta probabilità non l’avrebbe mai più rivista, le loro strade si erano divise con violenza e lei doveva rimanere dov’era, in America assieme al soldatino-bei-capelli.
Jake si accomodò a gambe divaricate e poggiò ad occhi chiusi l’occipite contro la facciata dell’edificio. Cercò di ricordare a cosa pensava prima che i suoi pensieri incappassero in quella direzione scomoda… la BSAA. Sì, sarebbe stato facile nascondersi ed aspettare che guadagnassero il dominio sulla città ma la sete di sapere di Jake andava placata il prima possibile e l’unico modo che aveva era quello di farsi strada nei viuzze puzzolenti e sabbiose di quel centro infestato fino ad incontrare Redfield.
«Agha sahib» lo chiamò qualcuno, costringendolo a spostare la sua attenzione «questo è ciò che sono riuscito a reperire.»
Il ragazzino parlava un ottimo inglese per non essere stato a scuola.
Teneva strette nel pugno tutte le cartucce che era riuscito a prendere: trenta. Non male, non male, Jake non si era aspettato un risultato così positivo. Era quasi certo che la riuscita del ragazzino era stata in gran parte spalleggiata dall’ignoranza della gente che si ritrovava a fare un mestiere così indispensabile in tempi così orribili. E probabilmente dalle gambe secche che gli permettevano di viaggiare a velocità elevata
«Non le ho pagare tutte» ammise, prevedibile, poco dopo in tono di scusa «ma i trafficanti sono uomini cattivi, è la gente più potente nelle città come la nostra perché sono ricchi. Ricchi sfondati.»
«La gente che si arricchisce con la guerra è la più meschina, ragazzino» mormorò Jake, dando un ultimo morso alla mela «ma questo mestiere qualcuno lo dovrà pur fare, no?»


Jake inserì uno dei caricatori pieni preparati qualche minuto prima nell’arma e tirò la sicura. Si rigirò la pistola in mano pensieroso, cercando di farsi venire in mente quale sarebbe potuto essere il tragitto più sicuro per incrociare la BSAA. Se avevano davvero un carro armato avrebbero potuto prendere solo strade larghe ma sicuramente avrebbero creato qualche squadretta di supporto da mandare avanti per fare piazza pulita. Nonostante tutto, Jake decise che la strada principale sarebbe stata la soluzione migliore: buono spazio di manovra e più rapidità nell’attraversare la città.
Sfilò un grosso coltello dalla lama seghettata e lo passò al ragazzo.
«Tienilo, ti servirà. Scommetto che non è la prima volta che ti trovi a tagliare gole.»
Quella volta il ragazzino non rispose.
S’incamminarono lungo la strada deserta e non incrociarono anima viva. Jake ipotizzò che tutti quanti si fossero barricati in casa per paura delle B.O.W.  e non riusciva a biasimarli. Perché lottare per il bene di qualcun altro se non si hanno i mezzi per difendere neanche sé stessi? Meglio tenere unite le famiglie e sperare che tutti rimanessero vivi fino a quando non fosse spuntato il sole.
«L’altro giorno quella casa è stata assaltata» bisbigliò il ragazzo, indicando una costruzione fatiscente. Erano state strappate assi dalle finestre, la porta era fuori dai cardini e c’era un effluvio di decomposizione da far venire la nausea.
«Quanti sono stati uccisi?» domandò in tono professionale. Non gli piaceva speculare sulle tragedie ma era della propria salvezza che si stava parlando.
«La moglie e le tre figlie, il padre è riuscito a fuggire. Adesso è scomparso ma si dice che sia stato mutilato durante lo scontro. Ha un braccio monco» rispose con la stessa aria distaccata di Jake.
«Sai molte cose per essere stato bloccato in una casupola per solo Dio sa quanto» commentò l’uomo, scattando ad osservare i tetti dopo aver colto un strano fruscio dell’aria. Sembrava sgombro ma lui non era affatto tranquillo.
«Al mercato nero ho parlato con qualcuno per sapere qualcosa in più sugli americani.»
«Questo prima o dopo aver rubato le munizioni a quella povera gente?»
Sorrise. «Dopo.»
«Comunque si dice che siano stati bloccati da un gruppo di invasori all’entrata della città. Oltre ai mostri sembrano esserci anche degli uomini veri e propri» continuò mentre si guardava le spalle. Jake, per automatismo, fece la stessa cosa.
«Ma tu guarda. Interessante. Che altro?» domandò Jake curioso. In effetti la situazione si stava rivelando davvero molto avvincente ed oscura, e più il mistero si infittiva più lui aveva voglia di snodare la matassa. Oh, quanto avrebbe voluto parlare con Chris!
«Hanno mandato avanti una piccola squadra di cinque membri per valutare la situazione interna. Sono passati pochi giorni da questo e quindi ora dovrebbero essere nel quartiere di commercio, come lo chiamate voi» replicò il ragazzo.
«Quanto dista da qui?»
«Qualche ora, non di più. »
Jake annuì. Il fatto che Chris fosse nella squadra di ricognizione non era ovvio: era un soldato di valore e talento, prezioso per la situazione di assedio che stava subendo il corpo principale della BSAA.
«Agha sahib!» gridò il ragazzo allarmato. Il movimento di Jake fu serpentino ed istantaneo, estrasse la pistola che lampeggiò come un nebuloso fulmine nero nell’aria fra le sue mani salde.
Due J’avo strascicavano i piedi davanti a loro. Erano disarmati, facili da eliminare.
Due colpi alla testa più tardi, Jake era chino sui corpi morti dei suoi avversari. A prima vista gli erano parsi dei veri e propri J’avo ma adesso che li esaminava con minuziosità presentavano alcuni caratteri diversi dai suoi nemici cinesi ed edoni.
Ma che diavolo sta succedendo?
Necessitava assolutamente di Redfield, non importava quanto lo detestasse: gli enigmi si erano fatti troppo fitti per i gusti di Jake Muller.
   
 
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