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Autore: lulubellula    25/01/2013    4 recensioni
Callie/ Arizona
Gocce di quotidianità, disastri, piccole manie, contrattempi e momenti tragicomici da vivere insieme ad una delle coppie più amate della serie tv.
Buona lettura!
"Dall'ultimo capitolo (Una mongolfiera ripiena di gelato):
“Grazie, Arizona”.
“Di cosa?”.
“Di amare così tanto la tua mongolfiera ripiena di gelato che ti renderà madre”.
“Sempre”.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Un viaggio per ritrovarsi

“Non ce la faccio, Arizona! Non puoi obbligarmi a fare qualcosa che non voglio!”.

“Sì, certo che posso ed é esattamente quello che ho intenzione di fare, Callie! Non puoi andare avanti in questo modo, devi reagire, devi rialzarti, non puoi vivere nel passato per il resto dei tuoi giorni, devi superare le tue paure e vincerle, solo così potrai davvero voltare pagina”.

C’era riuscita, Dio solo sa come, Arizona era riuscita a fregarmi, mi aveva condotta qui con l’inganno, mi aveva trascinata nell’ultimo posto al mondo in cui sarei voluta stare, mi aveva riportato lì, dove la mia vita era stata quasi irrimediabilmente spezzata.

Lì su quella strada dove avevo rischiato di perdere tutto e che aveva raccolto il mio sangue e parte della mia linfa vitale, lì dove avevo deciso di non tornare più.

Mi mancava l’ aria, mi trovavo sul sedile anteriore dell’ auto e sentivo il respiro venire meno, man mano che scorrevamo quelle strade deserte, capivo che le forze mi stavano abbandonando e che non sarei riuscita a resistere, che non avrei retto il colpo, che il mio cervello e il mio cuore non avrebbero sopportato tanto.

“Arizona, fermati! Torniamo a casa, é notte fonda, io dovrei stare con la mia bambina, non dovrei essere qui. Sofia ha solo quattro mesi, é troppo piccola per essere lasciata sola, ha bisogno di me, delle mie cure, del mio sostegno. Torniamo indietro, Arizona, torniamocene a casa nostra” le avevo chiesto, implorante.

Per tutta risposta, lei aveva accostato l’auto sul ciglio della strada e si era voltata verso di me.

“Sofia é in ottime mani, é con Mark, lei non ha bisogno di ulteriori cure, sta benissimo. Sei tu ad aver bisogno di sostegno e di ritornare sul tuoi passi per capire dove hai perso te stessa, quella che eri. Non potrai mai voltare pagina davvero, Callie, non se eviti di ritornare dove tutto é iniziato. Io sono qui per aiutarti, per sostenerti, per ritrovarti, Calliope, sono qui per te”.

Mi guardava con quegli occhi azzurri, grandi ed espressivi e per un istante, un minuscolo ed insignificante attimo, desideravo crederle, assecondarla, acconsentire al proseguimento del viaggio.

Tuttavia quell’istante si era toconsuma come un fiammifero e, al suo posto, subentravano la rabbia, l’ angoscia e il risentimento che avevo covato in un angolo del cuore per molto tempo.

Mi sono tolta la giaccia e ho sbottonato i primi quattro bottoni della camicetta.

“La vedi questa cicatrice, Arizona? Credi forse che se ne andrà dopo che avremo fatto questa idiozia, dopo che tu mi avrai costretta a rivivere quei momenti terribili? Stai solo cercando di ripulirti la coscienza, stai facendo tutto questo solo per sentirti in pace con te stessa. Continua pure questa messinscena, io me ne torno a casa a piedi”.

Sono uscita dall’auto e ho cominciato a camminare nella direzione opposta, cercando di andare il più velocemente possibile, malgrado la fatica e l’affanno dovuti alla mia arrabbiatura e alla riabilitazione fisica ancora in corso.

Anche Arizona é scesa dall’ auto e mi ha gridato contro: “Seattle é a parecchie miglia da qui, non riuscirai mai a raggiungerla a piedi!”.

Senza neanche voltarmi, le ho risposto: “Farò l’ autostop. Come e quando arriverò a casa non ti riguarda, Arizona, non più, non dopo che hai cercato di costringermi a fare questa specie di pellegrinaggio dell’ orrore!”.

Ero arrabbiata, davvero molto arrabbiata, ho continuato a camminare per un’ altra manciata di metri, per poi voltarmi e accorgermi che Arizona non si era mossa di un millimetro, era ancora lì, vicino all’ auto, che mi fissava.

“Non ti deve importare poi tanto di me, se mi lasci andare via, così, da sola, di notte, senza neanche provare a convincermi, senza nemmeno tentare di persuadermi un po’" le ho detto, con un tono di voce che di amichevole aveva ben poco, ma che nascondeva una dannata e irrazionale paura della sua risposta, della sua reazione.

Arizona ha iniziato a ridere, in un modo un po’ beffardo, a dire il vero, e ha replicato: “Ti sto assecondando, Calliope Iphegenia Torres, non mi hai forse appena detto che non ti posso costringere a fare ciò che non vuoi? Hai ragione, io non posso, non ne ho alcun diritto. Se tu sei giunta a questo punto, é colpa mia, l’ incidente, la cicatrice, la nascita prematura di Sofia, tutto questo é accaduto a causa di una mia distrazione. Credi forse che io non mi colpevolizzi abbastanza? Credi che io non mi chieda in continuazione se e cosa avrei potuto fare per evitare l’ impatto con il camion? Pensi che io non stia soffrendo quanto te per questa situazione? Se per caso tu avessi pensato il contrario, ti saresti sbagliata. Io ho bisogno di fare questo viaggio, di ritornare lì, almeno quanto te, ho rischiato di perdere tutto quel giorno, tutto ciò che amavo, tutto ciò per cui avevo lottato e forse le mie cicatrici non saranno visibili quanto le tue, ma ci sono e fanno male, molto male.  Mai dire mai, Callie, perché un giorno potresti voler tornare qui e cercare delle risposte e potresti rinunciare al viaggio per via della tua cocciutaggine e dell’ ostinazione. Non devi smettere di cercare delle risposte, non devi smettere di provare a ritrovare te stessa, perché io ho bisogno di riaverti indietro, io rivoglio la donna che ho sposato, rivoglio la donna che mi sorrideva al mattino presto e che mi abbracciava la sera tardi, rivoglio quella magia che ci ha attratte l’una all’altra come una calamita, ma non so come fare per premere il tasto “Rewind” e riavvolgere il nastro dall’ inizio. Non so come fare”.

Arizona terminò il suo discorso piangendo e mi decisi a ritornare  sui miei passi e ad avvicinarmi a lei.

“Baciami, Arizona” le dissi piangendo.

Lei si asciugò le lacrime con le dita e mi chiese: “Cosa?”.

“Baciami perché non voglio più perdermi, perché voglio ritrovare me stessa e smettere di sentire il peso della cicatrice che ho sul cuore, di quella che non si vede, ma che io sento. Stringimi perché ho bisogno di averti vicino, ma non so come chiedertelo e so solo respingerti. Dammi la mano e aiutami, perché non sarà facile ripercorrere quei momenti drammatici, ma é l’unico modo che ho per superarli e ho bisogno di averti al mio fianco se voglio riuscirci”.

Arizona mi baciò e mi diede coraggio.

“Non ti avrei mai lasciata andare via da sola, ti avrei seguita in capo al mondo e ti avrei riportata qui e poi a casa, perché é qui che devi ripartire, da dove tutto é iniziato”.
 
NdA:
Ringrazio tutti/e coloro che avete recensito lo scorso capitolo, purtroppo gli aggiornamenti delle mie storie saranno discontinui ancora per qualche tempo, perché posso utilizzare la connessione a internet solo un paio di volea alla settimana, almeno finché non avrò risolto i problemi con il mio computer.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ovviamente é da collocare durante la fine della 7^ serie, quando anche Callie era scossa dall’ incidente
A presto
lulubellula
   
 
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