Pairing: Sherlock Holmes/John Watson

Le luci del locale erano ormai state abbassate. Il cameriere aveva iniziato a rigirare le sedie e sistemarle sopra i tavoli. Gli altri avventori se n'erano andati tutti, erano rimasti solo loro. Angelo si preparava a chiudere.
Il vino che avevano bevuto stava iniziando a fare il suo effetto e John iniziava a sentire le palpebre pesanti e il richiamo di Morfeo in lontananza, invitante come il canto di una sirena. 
La candela che Angelo accendeva sempre al tavolo, il loro tavolo, era ancora accesa e vigile; non si era ancora stancata di proiettare buffe ombre e curiosi punti di luce sul viso affilato del detective. John si lasciò scappare un mezzo sbadiglio, al quale seguì un mesto "scusami, è che sono davvero stanco..."
Sherlock inarcò un sopracciglio. "No", ribattè "non lo sei". E così dicendo, il moro fece scivolare la sedia all'indietro, si slacciò la giacca e si alzò, offrendo la propria mano destra all'amico. "Concedimi almeno un ballo, prima di rincasare, John".
Il dottore sbatté le ciglia bionde, mentre un sorriso addolciva le sue labbra. Era davvero Sherlock Holmes, colui che aveva di fronte? Era davvero il suo migliore amico?
"Sherlock... Non c'é nemmeno la musica" bisbigliò, mentre sentiva uno strano calore che si espandeva prepotente in mezzo al petto. Era il vino a provare quel calore? Non ne era del tutto sicuro. Il moro mosse la mano un paio di volte, rinnovando il suo invito. "Non fa niente che non ci sia musica. Ci siamo già noi. Saranno i nostri cuori a creare melodie nell'aria".
Abbandonando ogni riluttanza, John fece scivolare la sua mano calda su quella più fresca dell'amico. Avrebbero ballato su una pista che non c'era sulle note di una musica che non esisteva. 
E sarebbe stato bellissimo.