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Autore: persempretusarai    25/01/2013    4 recensioni
La vita coniugale di Finn e Rachel va alla grande: aspettando il momento giusto per sposarsi nella Grande Mela, continuano gli studi rispettivamente alla NYADA e all’Actor Studio vivendo nella bolla del loro grande amore. Quando Finn viene preso per la parte di un personaggio secondario in un film, ed entrambi conoscono due ragazzi nuovi e misteriosi, non sanno che determinate situazioni e avvenimenti metteranno alla prova, ancora una volta, il loro amore e anche quello dei due ragazzi misteriosi che avranno in comune con loro molti aspetti.
Note: storia scritta a quattro mani
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Finn Hudson, Rachel Berry | Coppie: Finn/Rachel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just a dream.

 

Capitolo ventitré.


Il terreno scricchiolava sotto ai suoi piedi. Era nevicato di nuovo, quella notte, quindi il terreno era ghiacciato.

“Passeggiate, Signor Monteith, passeggiate all’aria aperta e vedrà come si riprenderanno in fretta le sue articolazioni.”

Era troppo buffo, quel medico, e Cory passava la metà delle sue giornate a farne una inefficace imitazione cercando di far ridere la sua preoccupatissima madre. Shaun era da poco tornato in Canada dalla sua famiglia, ma Ann aveva puntato i piedi per restare ancora un po’ con il suo bambino. In realtà era rimasta soprattutto nella speranza di esserci quando Lea avrebbe riaperto gli occhi.

Erano passate cinque settimane dall’incidente, Cory si era svegliato due settimane prima e nell’ultima settimana si era ripreso in fretta, tanto che l’avevano mandato a casa in anticipo e con mille raccomandazioni. Nonostante questo, Cory trascorreva la maggior parte delle sue giornate all’ospedale, seduto al fianco di Lea, nella sua stanzetta spoglia. Dava la possibilità ai genitori di andare a rinfrescarsi, e poi faceva loro compagnia, insieme con sua madre, fino a tarda sera, quando Ann cominciava a sbattere velocemente le palpebre per tenerle aperte. Cory a quel punto posava un dolce bacio sulla fronte della ancora addormentata Lea, stringeva la mano a Marc, abbracciava Edith, e infine prendeva la madre per il braccio e la portava a casa, dove si addormentava sfinita.

Cory non dormiva molto.

“Passeggiate, Signor Monteith, passeggiate all’aria aperta e vedrà come si riprenderanno in fretta le sue articolazioni.”

Aveva detto il dottore, e ogni sera prima di dormire usciva al freddo di febbraio e respirava l’aria notturna, camminando lentamente sempre più lontano. Tornava esausto a casa, si stendeva a letto e di colpo la stanchezza passava, lasciando spazio ai pensieri e alle digressioni. Finiva per addormentarsi vestito, e al mattino era in piedi all’alba, pronto a un’altra passeggiata.

Cercava di non pensare, Cory. In ospedale aveva speso così tanto tempo cercando di analizzare il significato del sogno che aveva fatto, cercando di spiegarsi il suo significato, ma ogni volta la sua conclusione era diversa e fantasiosa. Era stanco di pensarci, di rimuginarci sopra. Tutto quello che desiderava era riavere Lea con lui, al suo fianco, il suo sorriso radioso e il suo piccolo corpicino caldo da abbracciare.

Gli faceva male tornare nella casa che dividevano da poco, dove tutto profumava di lei, le sue cose erano sparse ovunque nonostante la maggior parte fosse ancora chiusa nelle valigie che un poliziotto aveva gentilmente fatto recapitare a casa loro dopo l’incidente e che Cory non aveva ancora avuto il cuore di aprire, certo di trovare l’anello che aveva accuratamente nascosto in una tasca del suo maglione per tenerlo al sicuro. Gli faceva male tornare in quella casa, e in tutti i posti che avevano condiviso durante la loro relazione, tornarci anche involontariamente, gli faceva salire le lacrime agli occhi e gli chiudeva lo stomaco in una morsa, tanto da essere  stato costretto per diverse notti di fila a recarsi in ospedale, per guardarla dormire tranquilla e sperando che una qualunque anima ci fosse in cielo la riportasse da lui in fretta, spaventando a morte sua madre che lo chiamava terrorizzata al mattino non trovandolo in casa.

“Sono da lei.”

Rispondeva, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E lo era, per lui.

Era da lei, era a casa. 

 

Quella mattina si era svegliato più tardi del solito. Gli parve di essere tornato a quando era un bambino, e si svegliava dolcemente solo quando il profumo del caffè inondava la casa. Allora come ora non andava matto per quella bevanda, ma gli aveva sempre fatto piacere sentirne l’odore appena sveglio. Negli ultimi anni, poi, quell’odore era sempre associato al viso appena sveglio di Lea e ai suoi baci assonnati, ed era quindi diventato ancora più piacevole. Sentì un leggero colpo alla porta e il viso di Ann sbucò di soppiatto.

“Sei sveglio?”

Domandò la madre.

“Si, buongiorno mamma.”

La donna entrò piano nella stanza e si sedette accanto al figlio.

“Ciao. Hai dormito un sacco oggi. Come ti senti?”

Cory stirò le braccia in aria e riavviò i capelli.

“Meglio, molto meglio.”

“Ha chiamato Shaun, ieri sera, voleva parlarti ma eri ancora da Lea.”

Trattenendo uno sbadiglio, Cory appoggiò i piedi per terra e si aggiustò la maglia.

“Lo chiamo appena esco, vieni con me in ospedale?”

“No, tesoro, ricordi che ieri Edith mi ha invitata a colazione con lei? Ci vediamo..” Meditò un attimo.

“Ecco, dove dovevamo vederci non me lo ricordo, ma la chiamo tra poco. Ti raggiungiamo da Lea più tardi, dopo che saremo passate a prendere anche Marc.”

Cory si stropicciò gli occhi, cercando di focalizzare la memoria al momento in cui le due donne si erano organizzate.

“Non mi ricordo, ma va bene. Ho solo una domanda.”

Ann, che si era alzata dal letto per lasciarmelo cambiare, si risedette di colpo.

“Dimmi, è tutto a posto cucciolo?”

“Certo. Solo, se vai a colazione con Edith, perché stai bevendo il caffè adesso? E questo è decisamente odore di uova.”

Affermò annusando l’aria.

“Beh.. Si sa che in Canada il sole sorge prima rispetto a New York, non posso mica aspettare le 10 per le mie calorie.”

Cory sorrise dolcemente e si diresse in bagno.

“Sappi che io il caffè non lo bevo!”

“Quando mai te lo ho offerto!” Gridò la madre di rimando.

“Ne lasci sempre un po’ per me!”

“Non è affatto vero!!”

Ann si chiuse stizzita la porta della cucina alle spalle, e versò il contenuto della moka nel lavandino. Non sarebbe mai cambiato il suo bambino.

 

“Ehi ciao fratellino!” La voce di Shaun risuonò nel vivavoce della macchina e Cory sorrise istintivamente.

“Ciao a te. Come te la passi su al nord?”

“Bene, anche se mi manca vederti tutto ammaccato e morente. E tu? Mamma ieri ha detto che vaghi ogni notte in cerca di spiriti e pace.”

“Non cerco nulla e non vago.” Replicò stizzito Cory, mettendo in moto il veicolo.

“Whoah, frena. Guidi anche adesso?”

“Come cazzo fai a saperlo?”

“Solo tu parti in seconda con certe sgasate, pazzo furioso. Ti stai riprendendo alla grande.”

“Pensavi facessi il tragitto fino all’ospedale sempre a piedi? O peggio ancora, che mi lasciassi portare da tua madre?”

Cory percepì il sorriso del fratello.

“Povero bimbo. Allora hai notizie della tua bella?”

Sospirando, Cory si fermò a un semaforo. Appoggiò le mani sulle cosce e le strinse forte.

“No, Shaun, neanche una. E’ li ferma, immobile tutto il giorno, c’è ma è come se non ci fosse. E’ come parlare a un muro, a una roccia grigia e senza nulla della mia Lea. Mi manca.”

Shaun respirò prima di rispondere.

“Cor, lo sai perché sono tornato a casa e mamma no?”

Confuso dalla domanda, Cory rispose che no, non lo sapeva.

“Per lo stesso motivo per cui non ho pianto una volta quando ero li al tuo fianco. Eri immobile, fermo, grigio e non avevi niente del mio fratellino, e beh, in realtà il muro di casa mia è molto più socievole di quanto non lo fossi tu, con i suoi terribili fiori che ha scelto quella pazza di mia moglie.”

Cory sentì il rumore di una porta che sbatteva e un ti amo anche io gridato in lontananza.

“Quello che intendo dire, è che io sapevo che tu saresti tornato. Nn c’era bisogno di grandi esternazioni, solo di pazienza. Stavo li, ogni giorno, curioso di sapere quanto ci avresti messo a tornare, non se saresti tornato. Quello era ovvio, per me, io l’avevo già deciso. Lea è una ragazza forte, in gamba, piena di vita, piena di entusiasmo, e soprattutto di amore. Mi dispiace dirtelo, ma lasciarti non credo sia possibile per lei. Mai. Stando a quanto mi hai raccontato, è una ragazza straordinaria, e lo dimostrerà tornando da te il momento che ritiene più giusto. Il trucco è pazientare, fratellino, pazientare, perché dentro di te sai benissimo che lei tornerà da te e ti sposerà, così come avevi programmato. Lei tornerà.”

Cory parcheggiò davanti all’ospedale e si asciugò una lacrima.

“Tornerà davvero?”

“Ci scommetto lo yeti che rotola giù dalle montagne dietro casa!”

Cory sorrise, ricordando i vecchi giochi che lui e il fratello facevano sempre da piccoli.

“Non credo sia mai esistito comunque.”

“E anche se ci fosse non credo si rotolerebbe giù..”

“Io lo farei.”

“Oh, si, anche io.”

Risero insieme un paio di minuti, prima che Cory prendesse parola nuovamente.

“Ascolta, ti sembrerà assurdo, ma prima o poi vorrei parlarti di una cosa, di un sogno che ho fatto.”

“Giuro che ho un libro che li interpreta. Non sto scherzando. Spero che se mai sposerai Lea, lei sia per te una moglie migliore di quanto non lo sia la mia.”

Di nuovo Cory sentì una porta sbattere e un vaffanculo urlato in lontananza.

“Ha solo bisogno di un po’ di coccole.”

Cory sorrise.

“Va da lei, su. Io devo andare, sono in ospedale.”

“A presto allora.”

“Grazie per avere avuto fiducia in me, Shaun.”

“Grazie per esserti svegliato, Cory.”

Il ragazzo raggiunse in fretta la camera di Lea ripensando alle parole del fratello. Certo che si sarebbe svegliata, e anche in fretta, pensò sorridendo. La stanza era vuota e buia, e il viso di Lea più pallido del solito se possibile.

Sfiorò le sue piccole dita attaccate ai tubicini e sorrise.

“Ti sto aspettando piccola.”

Il pensiero scivolò per un secondo al sogno che aveva fatto, chiedendosi di fatto se lei ci fosse ancora dentro, in qualche strano modo, e sperando che non fosse troppo tardi per riaverla indietro, in tutti i sensi.


_______

Angolo delle Laras

Buonasera a tutti!
Qui è Lara due, Nano, che vi parla. Innanzitutto mi scuso immensamente per l'imbarazzante ritardo che sto avendo su tutti i fronti fanfiction, insomma, sono un pò alla deriva ultimamente, ma la fine del trimestre, le vacanze e mille altre cose mi hanno lasciato pochissimo tempo per scrivere e dedicarmi a voi. Chiedo quindi immensamente perdono, ma non vi ho dimenticati :3 Quindi, in questo capitolo ci dedichiamo a Cory, che povero cucciolo è un pò scombussolato e distrutto dalla mancanza della sua dolce metà.. Ho voluto reintrodurre fratello Shaun perchè mi sanno di tanto carini insieme e spero lo apprezziate nella sua simpatica dolcezza come lo apprezzo io :) infine aggiungiamo tanto amore per mamma Ann e mamma Edith. Sono felice che vi sia piaciuto il precedente capitolo della mia adorata compagna (ho letto tutti i vostri dolci commentini e vi ringrazio tanto) e spero vi piaccia questo mio capitolo :)

Tanti baci, Lara (Nano)

  
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