31) Lezioni di
nibirunese.
Ci
sono serate che
iniziano male e finiscono in modo incerto, sospeso.
Quella che stava vivendo
Erin era una di queste, se lo disse mentre baciava un Tom intento a
ricambiare
e a cercare le chiavi di casa nello stesso momento.
Sarebbero stati ancora una
coppia il giorno dopo?
Passò le mani tra i
capelli del suo ragazzo e lo sentì gemere.
“Piccola, calmati o finiremo
per farlo sul portico e quella seccatrice della mia vicina
chiamerà la
polizia…”
La porta si aprì di scatto
dietro di loro e la madre di Tom fece la sua comparsa. Era
probabilmente pronta
per fare una lavata di capo al figlio, ma quando vide la sua faccia
sbiancò.
“Tom! Cosa hai fatto?”
“Mi ha salvato la vita,
signora.”
Rispose Erin e la donna
rinunciò a chiedere altri particolari, visto che
sospirò e dopo aver
accarezzato piano la guancia al figlio mormorò.
“Andate nel seminterrato,
vi porterò la stufetta e la cassetta del pronto
soccorso… e una borsa del
ghiaccio.
Erin, prenditi cura di
lui.”
Lei annuì con gli occhi
leggermente lucidi.
La donna entrò in casa,
seguita da lei e Tom che si tenevano per mano – la stretta
del moro era ferrea,
come se Erin dovesse scomparire da un momento all’altro
– e che scesero nella
stanza che Tom aveva nel seminterrato, la usava per provare e a volte
per
dormire.
C’era un letto a una sola
piazza, con un copriletto rosso, in fondo a una stanzetta ingombra di
cose e
sotto un murales che Tom stesso aveva fatto.
“Ah!” esclamò soddisfatto lui
buttandosi sul letto.
“Non tentarmi!”
Ringhiò a denti la punk,
facendo alzare un sopracciglio a DeLonge.
“Non vorrei mai che tua
madre ci beccasse…”
Lui rise e batte la mano
sul materasso.
“Almeno vieni qui.”
Lei sospirò e si sedette
sulle sue gambe, inutile dire che lui seppellì
immediatamente la testa nel suo
collo, annusando e sospirando.
“Sei un gatto, DeLonge!”
“Miao!”
Rispose prima di iniziare
a baciarle il collo.
“No, Tom. Daiii!”
“Vendetta!”
Ci sapeva fare – purtroppo
– così quando la madre di Tom aprì la
porta la colse mentre gemeva.
“Ehm, lascio le cose. Non
voglio nipoti!”
Erin arrossì e lasciò
cadere la sua testa su quella di Tom.
“Sei una zucca vuota! Dai,
ti medico.”
Tom non protestò e si
lasciò disinfettare e mettere la borsa del ghiaccio
– di nuovo – da lei.
Sembrava parecchio rilassato – quasi felice – nella
stanza si creò un clima
sospeso, Erin poteva quasi sentire i loro cuori battere.
“Fammi vedere come stanno
i lividi.”
Mormorò, togliendo la
borsa del ghiaccio dalla faccia di Tom.
Non erano guariti, ma
erano decisamente meno gonfi, fu sufficiente a farle stringere il cuore
di
nuovo. Cosa aveva fatto per lei?
Si guardarono negli occhi
per un lungo attimo, fino a che Erin non iniziò ad
accarezzare piano le guance
di Tom, che sovrappose la sua mano grande alla sua – piccola
e fredda – e piegò
la testa per godersi al meglio le carezze. Si stavano ancora guardando
negli
occhi – nero nel nero – Tom le stava chiedendo di
rimanere e lei aveva tutta
l’intenzione di accontentarlo.
Sorridendo Erin si chinò sul
suo volto e cominciò a baciargli piano ogni singolo livido
– sentendo il
sorriso del ragazzo allargarsi sempre di più
– fino a che Tom non iniziò a rabbrividire e a
gemere piano.
“Erin, che vuoi fare?”
Sussurrò piano Tom, lei
gli appoggiò un dito sulle labbra.
“Shhh… Lasciati andare.”
Dagli occhi e dagli zigomi
scese al collo e alla mascella, ormai lei aveva caldo e il respiro del
suo
ragazzo era affannato, in sincrono con le sue mani che le accarezzavano
la
schiena e giocavano con il reggiseno.
“Erin, mi stai facendo
dare di matto!”
Lei ridacchiò e gli tolse
la maglia.
“Fatti baciare, scema.”
Lei non gli diede retta e
continuò a torturarlo, baciando e accarezzando il torace
fino a renderlo
ipersensibile, tanto che quando provò a leccagli
l’ombelico lui sussultò.
Lei rise, si tolse la
maglia e reggiseno
decise che poteva
accontentarlo. Aveva voglia di baciarlo.
Si stese su di lui ed
iniziò a giocare con la sua lingua, mentre Tom giocava con i
suoi seni.
“Che intenzioni hai? Vuoi
farmi morire per troppa eccitazione?
“No, voglio pensare solo a
te. Questa sera sei tu al centro di tutto, io non conto, devi essere tu
quello
che gode di più.”
Fece una pausa e gli
strusciò il naso contro il suo.
“Che frase da troia, ma io
non sono brava con le parole e non sono brava a dire “ti
amo” o a fare la
persona dolce con chi amo.
Ci riesco solo nel sesso e
stasera voglio pensare solo a te, perché sei tu quello che
amo e che mi ha
salvato la vita e voglio ringraziarti in qualche modo.”
Lui le accarezzò il volto
e si soffermò sul suo naso, strusciandoci contro il suo.
“É ok, ho capito, ma non
mi sembra giusto dopo quello che hai passato.”
“Lascia decidere a me.”
Mormorò dando un ultimo
morsetto al naso del ragazzo
Forse il moro voleva
protestare ancora, ma Erin aveva trovato il modo per farlo stare zitto:
dirottare la sua attenzione su altro, precisamente su lei che gli
baciava di
nuovo il petto.
La ragazza scese sempre
più giù, fino ad arrivare ai pantaloni. Con
qualche difficoltà – dati gli
scatti involontari che accompagnavano i gemiti di un Tom sempre
più sudato ed
ansante – gli slacciò la cintura e gli tolse i
pantaloni.
Era riuscita a farlo
eccitare parecchio, visto lo spettacolo che le si parava davanti: quei
boxer
erano più o meno inutili arrivati a quel punto.
La punk sorrise, lo
accarezzò un po’ da sopra prima di smettere di
torturarlo – Tom la stava
supplicando in ogni lingua – e toglierglieli.
“Erin, Erin
ti amo!”
Sussurrò, provocandole un
misto di gioia e gelo.
La sua bocca si stava per
dedicare all’amichetto di Tom quando le mani grandi del
ragazzo la afferrarono
e si ritrovò il viso di lui davanti al suo.
“No, non stasera. Voglio
baciarti!”
Lei non replicò e si lascò
coinvolgere in un bacio dolce, lento e passionale. Ora erano in due a
sorridere
uno contro le labbra dell’altro, era la prima volta che si
sentiva così vicina
a lui, quasi fusa.
“Ok, in fondo posso usare
le mani.”
“E lo stai facendo bene!”
Ansimò Tom, sia lui che il
suo amico nelle parti basse stavano gradendo la serata.
Ad un certo punto la fermò
e finì di spogliarla.
“Ti amo” mormorò prima di
affondare in lei con una spinta e profonda che la mandò in
estasi. Fu con una
certa fatica che lei ribaltò le posizioni –
provocando un grugnito di Tom – e
lui riprese a spingere.
Ora erano sudati e
ansimanti in due, quella era una delle volte in cui fare
l’amore era bellissimo
ed era l’unico modo per comunicarsi il loro reciproco amore,
visto che le
parole non bastavano o
potevano essere
fraintese.
Tom continuò per un po’
fino a quando non arrivarono insieme all’orgasmo e lei
crollò sudata e felice
su di lui. Per un attimo quello che credeva di avere visto nel bagno
del Soma e
quello che era successo in quel vicolo non contavano nulla:
c’erano solo loro.
Stava per alzarsi quando
le braccia di DeLonge la strinsero a sé in una presa ferrea.
“Non voglio che tu te ne
vada, non voglio che tu mi lasci.
Ti amo e non ti ho mai
tradito!”
Ansimò – era sudato e
bellissimo – costringendola a guardarlo negli occhi: erano
sinceri. La fucsia
sapeva distinguere verità e menzogna in Tom solo dagli occhi
e questa volta non
c’era dubbio: stava dicendo la verità.
“Thomas Matthew DeLonge,
qualsiasi cosa succeda, sia che ci lasciamo sia che questa storia
continui, sappi
che ti amo.
Ti amo e ti amerò sempre,
sei una parte importantissima della mia vita e avrai sempre una parte
di cuore.
Sappilo, sappilo qualsiasi cosa decida di fare.
Ora ti prego spiegami cosa
cazzo è successo in quel cesso, perché sto per
dare di matto, ho una paura
fottuta di perderti e sono mangiata viva dal senso di colpa per il
fatto che tu
ti sia ridotto così per colpa mia. Scusami,
scusami!”
Lui le accarezzò piano una
guancia.
“Non ti devi scusare, ok?
Sono io che faccio casini, Ruby me l’aveva detto che eri
gelosa e io non le ho
dato retta, non ho modificato il mio atteggiamento da coglione e questi
sono i
risultati.
Non so se crederai a
quello che sto dicendo, ma spero di sì.. Lo
farai?”
“Ti ascolterò.”
“Io e Lynn non siamo mai
finiti a letto, mi ha dato quell’erba perché ho
dato lezioni di chitarra a sua
sorella.”
Lei alzò un sopracciglio.
“Sì, lo so che sembra una
balla, infatti la prima volta che me l’ha chiesto –
sapendo che ha una mezza
cotta per me – ho rifiutato pensando fosse una
balla.”
“Davvero?”
“Sì e lei me l’ha
riproposto, con tanto di sorellina implorante al seguito: è
una pischella di
sette anni che ne dimostra cinque, magrissima e bionda a cui
è impossibile dire
di no.
Vivono in una roulotte
fuori città che fa abbastanza schifo e l’unico
modo che Lynn aveva di pagarmi
era con l’erba, tra parentesi sua sorella è
davvero bravina con la chitarra,
tra poco dovrò prendere lezioni io
da
lei.
Per quanto riguarda
stasera stavo cercando la direzione del Soma, per scucire una serata al
padrone e
così
mi sono avventurato in zona cessi sperando di trovarla.
Non vedendola sono entrato
nei bagni per pisciare e indovina chi ho trovato? Lynn che se la faceva
con
Scott.”
“Scott??”
“Giuro, anche io non
volevo crederci, ma è così.”
Credergli o meno? Era un
bel dilemma.
Nella stanza si creò un
silenzio sospeso, lei doveva
riflettere
e Tom era in ansia in attesa della sua risposta.
-Sì, Tom non è la
persona più seria del mondo, ma ci tiene a me, si
stava facendo ammazzare per me. Non posso ignorare questo fatto e il
fatto che
probabilmente ho esagerato con la mia gelosia…-
“Non mi credi, vero?”
Il tono del suo ragazzo
era abbattuto.
“Chiedi a Lynn, chiedi a
Scott. Scott non ti dovrebbe mentire, non ne ha motivo o chiedi alla
sorella di
Lynn, domani te la faccio conoscere. Sì, domani ti porto
alla loro roulotte,
sempre che tu voglia rimanere per la notte.. rimani, ve..”
Erin gli tappò la bocca
con un bacio – uno di quelli appassionati che sembrano non
finire mai e che
impegnano – era l’unico modo per fermare la
logorrea di DeLonge.
Quando si staccò lei
sorrideva e lui la
guardava perplesso,
Erin accarezzò la sua guancia e fece scontrare i loro nasi.
“Non so se sia una buona
idea, ma voglio crederti. Non voglio perderti e non voglio che questa
sia
l’ultima volta che ti definisco come “mio
ragazzo” o che faccio l’amore con te. Non potrei
più guardarti come prima se
dovessimo rompere e non voglio che succeda. Ti credo, ti credo, ti
credo e ti
amo.”
“Anche io ti amo, non
lasciarmi.”
“Non lo farò!”
Questo sembrò calmarlo
perché sciolse la presa per accarezzarla e giocare con i
suoi capelli, Erin si
rilassò all’istante. La punk si godette le carezze
– ricambiandole – e lasciò
che il sonno cadesse su di loro.
“Buonanotte amico degli
alieni!”
Gli sussurrò poco prima di
raggiungere il mondo dei sogni, senza vedere il sorriso che quel
soprannome
aveva provocato a Tom.
La
mattina dopo la prima
cosa che sentì furono delle voci. Voci famigliari che
appartenevano a Mark e
Ruby e che la fecero sorridere.
Aprì gli occhi di buon
umore, come aveva previsto sua sorella e il suo ragazzo erano nella
stanza,
Mark stava apparecchiando la scrivania – presumibilmente per
la colazione –
Ruby invece aveva in mano un sacchetto.
“Buongiorno!”
“Buongiorno bella
addormentata! Hai intenzione di farmi prendere qualche altro infarto
oggi o ti
sono bastati quelli di ieri sera?”
Lei rise, la vena polemica
della gemella non si era addolcita nemmeno stando con Mark.
“No, no, tranquilla!”
“Tu e DeLonge state ancora
insieme o io e Mark dobbiamo organizzare i turni per il servizio
consolazione
afflitti?”
Mark scoppiò a ridere e
abbracciò sua sorella da dietro, baciandole i capelli. Era
bello vedere Ruby
così dolce con qualcuno, visto che alle attenzioni del suo
ragazzo aveva
iniziato a sorridere e ad accarezzargli la mano.
Erin guardò Tom – che
aveva un sorriso appena accennato – e gli strinse la mano.
“Non ti preoccupare, io e
Tom stiamo ancora insieme.”
“Sia lodato Gesù. Ti porto
delle buone notizie: mamma, saputo cosa ti è successo, ti ha
concesso in via
straordinaria di rimanere tutto il giorno da Tom e ti abbuona la
scopata
notturna. Testuali parole.”
“Oh mio dio, domani nevica
verde. Cosa c’è in quel sacchetto?”
“Sugar skull. Mamma li ha
fatti questa notte per placare l’ansia e ve li
offre.”
Erin spalancò gli occhi.
“Sono avvelenati?”
“No, ne ho mangiato uno
prima io e sono ancora qui.”
“Ha preso una botta in
testa?”
“Propenderei per una serie
di infarti: io che scappo di casa, tu che rischi di essere violentata
da una
gang. Sono cose che segnano.”
“Giusto.”
Ruby fece una pausa.
“Sono felice che tu stia
bene e che sia ancora insieme a DeLonge, siete una bella
coppia.”
“Grazie streghetta, sono
contento che tu sia felice, anche se fa strano vederti così
dolce.”
“Avete idea del colpo che
mi sono presa ieri sera? Pensavo che avrei partecipato al vostro
funerale tra
un paio di giorni e … Mi dispiaceva che voi foste morti
senza sapere quanto
bene vi voglio.
Erin, a volte sei
un’insopportabile testa di cazzo logorroica ed egocentrica,
ma sei mia sorella
e so che posso sempre contare su di te nel momento del bisogno e che ti
faresti
in quattro per me.
Ti voglio un bene
dell’anima, ammazzerei per te. Avrei ammazzato quella gang
solo per averti
toccata, tanto per dire.
DeLonge, sei un pazzoide
fissato con gli alieni, che fa battute sconce e che è
incapace di comportarsi
in modo decente, ma sei anche una persona dolcissima e un amico
fantastico.
Ti voglio bene e non farmelo
ripetere!”
La punk ora aveva gli
occhi lucidi, sua sorella non era solita distribuire dichiarazioni
d’affetto –
sebbene dopo lo spavento della sera prima le giunsero grate –
stava cambiando e
crescendo grazie a Mark.
“Abbraccio di gruppo?”
Propose un Tom dalla voce
leggermente tremante e annuirono tutti. In un attimo Erin si
ritrovò seppellita
– letteralmente – dall’affetto della
gente a cui voleva bene: forse la sua
avventura nel vicolo aveva portato qualcosa di buono.
“Ehi Mark!”
La voce del suo ragazzo
come al solito aveva rotto l’incantesimo, Tom non riusciva a
stare zitto troppo
a lungo.
“Sì, Tom?”
“Come mai stavi
apparecchiando prima?”
“Tua madre ci ha dato la
colazione per voi, anche se è certa che comunque non vi
farete vedere prima di
mezzogiorno. Si è presa un bello spavento, sai?”
“Immagino, povera mamma!
La faccio sempre spaventare.”
“Sei un cattivo ragazzo,
Tom!”
Rise Ruby.
“Beh, ora vi lasciamo alla
colazione e alla vostra
“riappacificazione”” Mark
virgolettò la parola: “Fate
sesso sicuro, ragazzi, non siete pronti a fare i genitori!”
“Zitto Hoppus!”
Tom rise e li salutarono
un’ultima volta prima di buttarsi sulla colazione della
signora DeLonge e sugli
sugar skull di sua madre Irina. Tom li gradì
particolarmente, sembrava
impazzito per quei piccoli teschi di zucchero.
“Ma sono veramente buoni,
sai?”
Mugugnò mentre ne
addentava uno.
“Sì, lo so. Mamma li
preparava sempre a Halloween quando ero piccola e li mangiavamo il
giorno dopo
per ricordare i morti. Sia io che Ruby aspettavamo con impazienza
questo
giorno, era quasi come Natale.”
“Ora capisco come mai tua
sorella è così macabra, sarei macabro anche io se
avessi aspettato tutto l’anno
per assaggiare questi dolcetti. Devo ringraziare tua madre.”
Lei gli si accoccolò
contro, godendosi il calore che emanava il moro e dando un morso al suo
teschio.
“Penso che d’ora in poi
non ti prenderà a calci ogni volta che varchi la soglia di
casa nostra, non li
fa per tutti gli sugar skull.”
Tom rimase in silenzio,
aveva forse detto qualcosa di sbagliato?
“Tom?”
“Erin, mi hai detto tante
volte che ti senti in colpa per essere scappata in quel modo, finita in
quel
vicolo e fatto sì che quelli mi pestassero per difenderti.
Hai detto che se mi
avessi ascoltato forse non sarebbe successo e ora non somiglierei a un
pessimo
pugile dopo un incontro con il campione dei pesi massimi, ma non tieni
in
considerazione una cosa.
Se io avessi ascoltato
Ruby e non avessi fatto il cretino, tu non saresti scappata e io non
avrei
dovuto inseguirti etc. è colpa mia! Sono un
coglione!”
Il ragazzo si portò le
mani davanti al viso, Erin lo guardò stupita: non pensava
che Tom potesse
sentirsi in colpa, credeva che solo lei potesse sentirsi
così.
Delicatamente si voltò
verso il moro e gli spostò le mani, baciandogli piano le
labbra e accarezzandogli
le guance.
“Ehi, ehi! Anche io sono
stata una cogliona, quindi siamo due coglioni, una coppia perfetta
praticamente. Cerchiamo di non pensare a quello che è
successo e di andare
avanti.
Vediamo il lato positivo:
ci ha rinforzato. Ora sappiamo cosa possiamo fare come coppia e cosa
è meglio
lasciar perdere, che comportamenti tenere e che comportamenti evitare..
e
sappiamo che ci amiamo.
Io non mi sono mai
sentita così vicina a te come
adesso, anche nel fare l’amore.”
“Grazie Erin, grazie per la
pazienza e per tutto. Un’altra ragazza sarebbe già
scappata a gambe levate dopo
aver avuto a che fare con me.”
Lei scosse la testa e lo
baciò di nuovo.
“Io ti conosco, DeLonge.
So che ti piace fare il coglione, ma so che non lo sei davvero e so che
sei una
persona bellissima e il migliore amico che una persona possa desiderare.
Mi sento fortunata –
dopotutto – ad essere la tua ragazza.”
Lui sorrise.
“E io sono fortunato ad
avere trovato te anche se mi fanno male tutte le ossa, come se un tir
mi avesse
investito.”
Lei sospirò.
“Ok, dai finiamo di fare
colazione e poi ti faccio un massaggio. Non sexy, abbassa quel
sopracciglio,
non hai appena detto che ti fanno male tutte le ossa?”
“Okay, okay!”
Lui alzò le mani e insieme
spazzolarono quello che era rimasto della colazione e dei teschi, dopo
di che
Tom si stese sul letto. Erin cominciò a massaggiarlo piano,
provocando in lui
dei piccoli grugniti di piacere – con le mani ci sapeva fare
– e cercando di
sciogliere la tensione muscolare.
Capì di aver fatto un buon
lavoro quando sentì il respiro del ragazzo farsi pensante e
regolare: DeLonge
si era addormentato.
“Tom.”
Sorridendo, la punk si
stese accanto a lui – che immediatamente la attirò
a sé e l’abbracciò nel sonno
– e li coprì.
Sì, era fortunata ad
averlo come ragazzo, pur con tutti i suoi limiti e mancanze non avrebbe
potuto
desiderare di meglio.
Era fregata –
fottutatamente legata a lui a doppio filo – e felice di
esserlo.
L’amore aveva smesso di
farle paura.
Angolo di Layla
E pace fu! Finalmente Erin e Tom hanno fatto pace e questa volta per un po' si presume.Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che le scene di sesso non siano risultate troppo ridicole.
Ringrazio MatyOtaku, LostinStereo3, viola terracini, eve182 per le recensioni.