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Autore: Layla    25/01/2013    3 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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31) Lezioni di nibirunese.

 

Ci sono serate che iniziano male e finiscono in modo incerto, sospeso.
Quella che stava vivendo Erin era una di queste, se lo disse mentre baciava un Tom intento a ricambiare e a cercare le chiavi di casa nello stesso momento.
Sarebbero stati ancora una coppia il giorno dopo?
Passò le mani tra i capelli del suo ragazzo e lo sentì gemere.
“Piccola, calmati o finiremo per farlo sul portico e quella seccatrice della mia vicina chiamerà la polizia…”
La porta si aprì di scatto dietro di loro e la madre di Tom fece la sua comparsa. Era probabilmente pronta per fare una lavata di capo al figlio, ma quando vide la sua faccia sbiancò.
“Tom! Cosa hai fatto?”
“Mi ha salvato la vita, signora.”
Rispose Erin e la donna rinunciò a chiedere altri particolari, visto che sospirò e dopo aver accarezzato piano la guancia al figlio mormorò.
“Andate nel seminterrato, vi porterò la stufetta e la cassetta del pronto soccorso… e una borsa del ghiaccio.
Erin, prenditi cura di lui.”
Lei annuì con gli occhi leggermente lucidi.
La donna entrò in casa, seguita da lei e Tom che si tenevano per mano – la stretta del moro era ferrea, come se Erin dovesse scomparire da un momento all’altro – e che scesero nella stanza che Tom aveva nel seminterrato, la usava per provare e a volte per dormire.
C’era un letto a una sola piazza, con un copriletto rosso, in fondo a una stanzetta ingombra di cose e sotto un murales che Tom stesso aveva fatto.
“Ah!” esclamò soddisfatto lui buttandosi sul letto.
“Non tentarmi!”
Ringhiò a denti la punk, facendo alzare un sopracciglio a DeLonge.
“Non vorrei mai che tua madre ci beccasse…”
Lui rise e batte la mano sul materasso.
“Almeno vieni qui.”
Lei sospirò e si sedette sulle sue gambe, inutile dire che lui seppellì immediatamente la testa nel suo collo, annusando e sospirando.
“Sei un gatto, DeLonge!”
“Miao!”
Rispose prima di iniziare a baciarle il collo.
“No, Tom. Daiii!”
“Vendetta!”
Ci sapeva fare – purtroppo – così quando la madre di Tom aprì la porta la colse mentre gemeva.
“Ehm, lascio le cose. Non voglio nipoti!”
Erin arrossì e lasciò cadere la sua testa su quella di Tom.
“Sei una zucca vuota! Dai, ti medico.”
Tom non protestò e si lasciò disinfettare e mettere la borsa del ghiaccio – di nuovo – da lei. Sembrava parecchio rilassato – quasi felice – nella stanza si creò un clima sospeso, Erin poteva quasi sentire i loro cuori battere.
“Fammi vedere come stanno i lividi.”
Mormorò, togliendo la borsa del ghiaccio dalla faccia di Tom.
Non erano guariti, ma erano decisamente meno gonfi, fu sufficiente a farle stringere il cuore di nuovo. Cosa aveva fatto per lei?
Si guardarono negli occhi per un lungo attimo, fino a che Erin non iniziò ad accarezzare piano le guance di Tom, che sovrappose la sua mano grande alla sua – piccola e fredda – e piegò la testa per godersi al meglio le carezze. Si stavano ancora guardando negli occhi – nero nel nero – Tom le stava chiedendo di rimanere e lei aveva tutta l’intenzione di accontentarlo.
Sorridendo Erin si chinò sul suo volto e cominciò a baciargli piano ogni singolo livido – sentendo il  sorriso del ragazzo  allargarsi sempre di più – fino a che Tom non iniziò a rabbrividire e a gemere piano.
“Erin, che vuoi fare?”
Sussurrò piano Tom, lei gli appoggiò un dito sulle labbra.
“Shhh… Lasciati andare.”
Dagli occhi e dagli zigomi scese al collo e alla mascella, ormai lei aveva caldo e il respiro del suo ragazzo era affannato, in sincrono con le sue mani che le accarezzavano la schiena e giocavano con il reggiseno.
“Erin, mi stai facendo dare di matto!”
Lei ridacchiò e gli tolse la maglia.
“Fatti baciare, scema.”
Lei non gli diede retta e continuò a torturarlo, baciando e accarezzando il torace fino a renderlo ipersensibile, tanto che quando provò a leccagli l’ombelico lui sussultò.
Lei rise, si tolse la maglia e  reggiseno decise che poteva accontentarlo. Aveva voglia di baciarlo.
Si stese su di lui ed iniziò a giocare con la sua lingua, mentre Tom giocava con i suoi seni.
“Che intenzioni hai? Vuoi farmi morire per troppa eccitazione?
“No, voglio pensare solo a te. Questa sera sei tu al centro di tutto, io non conto, devi essere tu quello che gode di più.”
Fece una pausa e gli strusciò il naso contro il suo.
“Che frase da troia, ma io non sono brava con le parole e non sono brava a dire “ti amo” o a fare la persona dolce con chi amo.
Ci riesco solo nel sesso e stasera voglio pensare solo a te, perché sei tu quello che amo e che mi ha salvato la vita e voglio ringraziarti in qualche modo.”
Lui le accarezzò il volto e si soffermò sul suo naso, strusciandoci contro il suo.
“É ok, ho capito, ma non mi sembra giusto dopo quello che hai passato.”
“Lascia decidere a me.”
Mormorò dando un ultimo morsetto al naso del ragazzo
Forse il moro voleva protestare ancora, ma Erin aveva trovato il modo per farlo stare zitto: dirottare la sua attenzione su altro, precisamente su lei che gli baciava di nuovo il petto.
La ragazza scese sempre più giù, fino ad arrivare ai pantaloni. Con qualche difficoltà – dati gli scatti involontari che accompagnavano i gemiti di un Tom sempre più sudato ed ansante – gli slacciò la cintura e gli tolse i pantaloni.
Era riuscita a farlo eccitare parecchio, visto lo spettacolo che le si parava davanti: quei boxer erano più o meno inutili arrivati a quel punto.
La punk sorrise, lo accarezzò un po’ da sopra prima di smettere di torturarlo – Tom la stava supplicando in ogni lingua – e toglierglieli.
“Erin,  Erin ti amo!”
Sussurrò, provocandole un misto di gioia e gelo.
La sua bocca si stava per dedicare all’amichetto di Tom quando le mani grandi del ragazzo la afferrarono e si ritrovò il viso di lui davanti al suo.
“No, non stasera. Voglio baciarti!”
Lei non replicò e si lascò coinvolgere in un bacio dolce, lento e passionale. Ora erano in due a sorridere uno contro le labbra dell’altro, era la prima volta che si sentiva così vicina a lui, quasi fusa.
“Ok, in fondo posso usare le mani.”
“E lo stai facendo bene!”
Ansimò Tom, sia lui che il suo amico nelle parti basse stavano gradendo la serata.
Ad un certo punto la fermò e finì di spogliarla.
“Ti amo” mormorò prima di affondare in lei con una spinta e profonda che la mandò in estasi. Fu con una certa fatica che lei ribaltò le posizioni – provocando un grugnito di Tom – e lui riprese a spingere.
Ora erano sudati e ansimanti in due, quella era una delle volte in cui fare l’amore era bellissimo ed era l’unico modo per comunicarsi il loro reciproco amore, visto che le parole non bastavano  o potevano essere fraintese.
Tom continuò per un po’ fino a quando non arrivarono insieme all’orgasmo e lei crollò sudata e felice su di lui. Per un attimo quello che credeva di avere visto nel bagno del Soma e quello che era successo in quel vicolo non contavano nulla: c’erano solo loro.
Stava per alzarsi quando le braccia di DeLonge la strinsero a sé in una presa ferrea.
“Non voglio che tu te ne vada, non voglio che tu mi lasci.
Ti amo e non ti ho mai tradito!”
Ansimò – era sudato e bellissimo – costringendola a guardarlo negli occhi: erano sinceri. La fucsia sapeva distinguere verità e menzogna in Tom solo dagli occhi e questa volta non c’era dubbio: stava dicendo la verità.
“Thomas Matthew DeLonge, qualsiasi cosa succeda, sia che ci lasciamo sia che questa storia continui, sappi che ti amo.
Ti amo e ti amerò sempre, sei una parte importantissima della mia vita e avrai sempre una parte di cuore. Sappilo, sappilo qualsiasi cosa decida di fare.
Ora ti prego spiegami cosa cazzo è successo in quel cesso, perché sto per dare di matto, ho una paura fottuta di perderti e sono mangiata viva dal senso di colpa per il fatto che tu ti sia ridotto così per colpa mia. Scusami, scusami!”
Lui le accarezzò piano una guancia.
“Non ti devi scusare, ok? Sono io che faccio casini, Ruby me l’aveva detto che eri gelosa e io non le ho dato retta, non ho modificato il mio atteggiamento da coglione e questi sono i risultati.
Non so se crederai  a quello che sto dicendo, ma spero di sì.. Lo farai?”
“Ti ascolterò.”
“Io e Lynn non siamo mai finiti a letto, mi ha dato quell’erba perché ho dato lezioni di chitarra a sua sorella.”
Lei alzò un sopracciglio.
“Sì, lo so che sembra una balla, infatti la prima volta che me l’ha chiesto – sapendo che ha una mezza cotta per me – ho rifiutato pensando fosse una balla.”
“Davvero?”
“Sì e lei me l’ha riproposto, con tanto di sorellina implorante al seguito: è una pischella di sette anni che ne dimostra cinque, magrissima e bionda a cui è impossibile dire di no.
Vivono in una roulotte fuori città che fa abbastanza schifo e l’unico modo che Lynn aveva di pagarmi era con l’erba, tra parentesi sua sorella è davvero bravina con la chitarra, tra poco dovrò prendere lezioni io da lei.
Per quanto riguarda stasera stavo cercando la direzione del Soma, per scucire una serata al padrone  e così  mi sono avventurato in zona cessi sperando di trovarla.
Non vedendola sono entrato nei bagni per pisciare e indovina chi ho trovato? Lynn che se la faceva con Scott.”
“Scott??”
“Giuro, anche io non volevo crederci, ma è così.”
Credergli o meno? Era un bel dilemma.
Nella stanza si creò un silenzio sospeso, lei  doveva riflettere e Tom era in ansia in attesa della sua risposta.
-Sì, Tom non è la persona più seria del mondo, ma ci tiene a me, si stava facendo ammazzare per me. Non posso ignorare questo fatto e il fatto che probabilmente ho esagerato con la mia gelosia…-
“Non mi credi, vero?”
Il tono del suo ragazzo era abbattuto.
“Chiedi a Lynn, chiedi a Scott. Scott non ti dovrebbe mentire, non ne ha motivo o chiedi alla sorella di Lynn, domani te la faccio conoscere. Sì, domani ti porto alla loro roulotte, sempre che tu voglia rimanere per la notte.. rimani, ve..”
Erin gli tappò la bocca con un bacio – uno di quelli appassionati che sembrano non finire mai e che impegnano – era l’unico modo per fermare la logorrea di DeLonge.
Quando si staccò lei sorrideva e  lui la guardava perplesso, Erin accarezzò la sua guancia e fece scontrare i loro nasi.
“Non so se sia una buona idea, ma voglio crederti. Non voglio perderti e non voglio che questa sia l’ultima volta che ti definisco come “mio ragazzo” o che faccio l’amore con te. Non potrei più guardarti come prima se dovessimo rompere e non voglio che succeda. Ti credo, ti credo, ti credo e ti amo.”
“Anche io ti amo, non lasciarmi.”
“Non lo farò!”
Questo sembrò calmarlo perché sciolse la presa per accarezzarla e giocare con i suoi capelli, Erin si rilassò all’istante. La punk si godette le carezze – ricambiandole – e lasciò che il sonno cadesse su di loro.
“Buonanotte amico degli alieni!”
Gli sussurrò poco prima di raggiungere il mondo dei sogni, senza vedere il sorriso che quel soprannome aveva provocato a Tom.

 

La mattina dopo la prima cosa che sentì furono delle voci. Voci famigliari che appartenevano a Mark e Ruby e che la fecero sorridere.
Aprì gli occhi di buon umore, come aveva previsto sua sorella e il suo ragazzo erano nella stanza, Mark stava apparecchiando la scrivania – presumibilmente per la colazione – Ruby invece aveva in mano un sacchetto.
“Buongiorno!”
“Buongiorno bella addormentata! Hai intenzione di farmi prendere qualche altro infarto oggi o ti sono bastati quelli di ieri sera?”
Lei rise, la vena polemica della gemella non si era addolcita nemmeno stando con Mark.
“No, no, tranquilla!”
“Tu e DeLonge state ancora insieme o io e Mark dobbiamo organizzare i turni per il servizio consolazione afflitti?”
Mark scoppiò a ridere e abbracciò sua sorella da dietro, baciandole i capelli. Era bello vedere Ruby così dolce con qualcuno, visto che alle attenzioni del suo ragazzo aveva iniziato a sorridere e ad accarezzargli la mano.
Erin guardò Tom – che aveva un sorriso appena accennato – e gli strinse la mano.
“Non ti preoccupare, io e Tom stiamo ancora insieme.”
“Sia lodato Gesù. Ti porto delle buone notizie: mamma, saputo cosa ti è successo, ti ha concesso in via straordinaria di rimanere tutto il giorno da Tom e ti abbuona la scopata notturna. Testuali parole.”
“Oh mio dio, domani nevica verde. Cosa c’è in quel sacchetto?”
“Sugar skull. Mamma li ha fatti questa notte per placare l’ansia e ve li offre.”
Erin spalancò gli occhi.
“Sono avvelenati?”
“No, ne ho mangiato uno prima io e sono ancora qui.”
“Ha preso una botta in testa?”
“Propenderei per una serie di infarti: io che scappo di casa, tu che rischi di essere violentata da una gang. Sono cose che segnano.”
“Giusto.”
Ruby fece una pausa.
“Sono felice che tu stia bene e che sia ancora insieme a DeLonge, siete una bella coppia.”
“Grazie streghetta, sono contento che tu sia felice, anche se fa strano vederti così dolce.”
“Avete idea del colpo che mi sono presa ieri sera? Pensavo che avrei partecipato al vostro funerale tra un paio di giorni e … Mi dispiaceva che voi foste morti senza sapere quanto bene vi voglio.
Erin, a volte sei un’insopportabile testa di cazzo logorroica ed egocentrica, ma sei mia sorella e so che posso sempre contare su di te nel momento del bisogno e che ti faresti in quattro per me.
Ti voglio un bene dell’anima, ammazzerei per te. Avrei ammazzato quella gang solo per averti toccata, tanto per dire.
DeLonge, sei un pazzoide fissato con gli alieni, che fa battute sconce e che è incapace di comportarsi in modo decente, ma sei anche una persona dolcissima e un amico fantastico.
Ti voglio bene e non farmelo ripetere!”
La punk ora aveva gli occhi lucidi, sua sorella non era solita distribuire dichiarazioni d’affetto – sebbene dopo lo spavento della sera prima le giunsero grate – stava cambiando e crescendo grazie a Mark.
“Abbraccio di gruppo?”
Propose un Tom dalla voce leggermente tremante e annuirono tutti. In un attimo Erin si ritrovò seppellita – letteralmente – dall’affetto della gente a cui voleva bene: forse la sua avventura nel vicolo aveva portato qualcosa di buono.
“Ehi Mark!”
La voce del suo ragazzo come al solito aveva rotto l’incantesimo, Tom non riusciva a stare zitto troppo a lungo.
“Sì, Tom?”
“Come mai stavi apparecchiando prima?”
“Tua madre ci ha dato la colazione per voi, anche se è certa che comunque non vi farete vedere prima di mezzogiorno. Si è presa un bello spavento, sai?”
“Immagino, povera mamma! La faccio sempre spaventare.”
“Sei un cattivo ragazzo, Tom!”
Rise Ruby.
“Beh, ora vi lasciamo alla colazione e alla vostra “riappacificazione”” Mark virgolettò la parola: “Fate sesso sicuro, ragazzi, non siete pronti a fare i genitori!”
“Zitto Hoppus!”
Tom rise e li salutarono un’ultima volta prima di buttarsi sulla colazione della signora DeLonge e sugli sugar skull di sua madre Irina. Tom li gradì particolarmente, sembrava impazzito per quei piccoli teschi di zucchero.
“Ma sono veramente buoni, sai?”
Mugugnò mentre ne addentava uno.
“Sì, lo so. Mamma li preparava sempre a Halloween quando ero piccola e li mangiavamo il giorno dopo per ricordare i morti. Sia io che Ruby aspettavamo con impazienza questo giorno, era quasi come Natale.”
“Ora capisco come mai tua sorella è così macabra, sarei macabro anche io se avessi aspettato tutto l’anno per assaggiare questi dolcetti. Devo ringraziare tua madre.”
Lei gli si accoccolò contro, godendosi il calore che emanava il moro e dando un morso al suo teschio.
“Penso che d’ora in poi non ti prenderà a calci ogni volta che varchi la soglia di casa nostra, non li fa per tutti gli sugar skull.”
Tom rimase in silenzio, aveva forse detto qualcosa di sbagliato?
“Tom?”
“Erin, mi hai detto tante volte che ti senti in colpa per essere scappata in quel modo, finita in quel vicolo e fatto sì che quelli mi pestassero per difenderti. Hai detto che se mi avessi ascoltato forse non sarebbe successo e ora non somiglierei a un pessimo pugile dopo un incontro con il campione dei pesi massimi, ma non tieni in considerazione una cosa.
Se io avessi ascoltato Ruby e non avessi fatto il cretino, tu non saresti scappata e io non avrei dovuto inseguirti etc. è colpa mia! Sono un coglione!”
Il ragazzo si portò le mani davanti al viso, Erin lo guardò stupita: non pensava che Tom potesse sentirsi in colpa, credeva che solo lei potesse sentirsi così.
Delicatamente si voltò verso il moro e gli spostò le mani, baciandogli piano le labbra e accarezzandogli le guance.
“Ehi, ehi! Anche io sono stata una cogliona, quindi siamo due coglioni, una coppia perfetta praticamente. Cerchiamo di non pensare a quello che è successo e di andare avanti.
Vediamo il lato positivo: ci ha rinforzato. Ora sappiamo cosa possiamo fare come coppia e cosa è meglio lasciar perdere, che comportamenti tenere e che comportamenti evitare.. e sappiamo che ci amiamo.
Io  non mi sono mai sentita così vicina a te come adesso, anche nel fare l’amore.”
“Grazie Erin, grazie per la pazienza e per tutto. Un’altra ragazza sarebbe già scappata a gambe levate dopo aver avuto a che fare con me.”
Lei scosse la testa e lo baciò di nuovo.
“Io ti conosco, DeLonge. So che ti piace fare il coglione, ma so che non lo sei davvero e so che sei una persona bellissima e il migliore amico che una persona possa desiderare.
Mi sento fortunata – dopotutto – ad essere la tua ragazza.”
Lui sorrise.
“E io sono fortunato ad avere trovato te anche se mi fanno male tutte le ossa, come se un tir mi avesse investito.”
Lei sospirò.
“Ok, dai finiamo di fare colazione e poi ti faccio un massaggio. Non sexy, abbassa quel sopracciglio, non hai appena detto che ti fanno male tutte le ossa?”
“Okay, okay!”
Lui alzò le mani e insieme spazzolarono quello che era rimasto della colazione e dei teschi, dopo di che Tom si stese sul letto. Erin cominciò a massaggiarlo piano, provocando in lui dei piccoli grugniti di piacere – con le mani ci sapeva fare – e cercando di sciogliere la tensione muscolare.
Capì di aver fatto un buon lavoro quando sentì il respiro del ragazzo farsi pensante e regolare: DeLonge si era addormentato.
“Tom.”
Sorridendo, la punk si stese accanto a lui – che immediatamente la attirò a sé e l’abbracciò nel sonno – e li coprì.
Sì, era fortunata ad averlo come ragazzo, pur con tutti i suoi limiti e mancanze non avrebbe potuto desiderare di meglio.
Era fregata – fottutatamente legata a lui a doppio filo – e felice di esserlo.
L’amore aveva smesso di farle paura.

Angolo di Layla

E pace fu! Finalmente Erin e Tom hanno fatto pace e questa volta per un po' si presume.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che le scene di sesso non siano risultate troppo ridicole.
Ringrazio MatyOtaku, LostinStereo3, viola terracini, eve182 per le recensioni.
   
 
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