Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: YouLightMyWorld    25/01/2013    1 recensioni
"L'altalena nel cortile cigolava rumorosamente, mentre il vento si alzava sempre più.
La luce diminuì, quando le nuvole coprirono la luna. Le raffiche di vento si fecero più forti, e nessun vortice di foglie resistette."
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premetto che questa storia non è frutto della mia testolina, ma quella di Valerio, un mio compagno di classe. Buona lettura.




L'uomo scese dall'automobile. Chiuse stancamente la portiera, girò la chiave nella vecchia serratura, e si avviò verso il cancelletto all'entrata del cortile su cui si affacciavano quattro grandi condomini.
Qualche metro lì fuori al freddo, quattro rampe di scale e si sarebbe finalmente potuto godere il suo meritato riposo. Sbuffando, tra sé e sé maledisse il suo capo, gli straordinari in ufficio, e i presunti teppisti che avevano mandato in panne l'ascensore del suo palazzo.
Il metallo del cancelletto era gelido al tocco, quasi fosse ghiaccio, ed egli ritrasse svelto la mano, scosso dal torpore in cui stava pian piano cadendo. I suoi occhi scuri ripresero a muoversi veloci come erano soliti, mentre un brivido di freddo lo fece tremare da capo a piedi: una folata di vento gelido aveva attraversato l'area, sollevando da terra qualche foglia secca, rimasta a terra da quell'autunno.

Era una cosa che non sopportava, il cortile coperto da un tappeto di foglie ormai da mesi. Magari all'inizio non era male, con i loro colori davano vita a quel grande e grigio rettangolo; ma ormai erano tutte scure e rinsecchite, e non facevano che volare d'appertutto ogni volta che si alzava un poco il vento. Era un vero amante dell'ordine, lui, e si era già appuntato sull'agenda di dover assolutamente sollecitare l'assemblea del plesso per una pulizia repentina. Ripensando a tutto ciò era rimasto fermo davanti al cancelletto mezzo aperto, con lo sguardo, duro di lineamenti, perso nel vuoto. Si riprese di colpo, con la folata d'aria seguente. Non entrò ancora però, rimase lì, e riprese a pensare.
Alto, ben piazzato, dai lineamenti sottili e marcati; uno stipendio fisso, un appartamento, e tanti progetti ancora da realizzare, per i quali riservava un fondo speciale. Voleva essere sicuro di non trovare troppi ostacoli lungo la sua strada. Voleva far filare tutto liscio come l'olio.
Ma non era solo quell'aspetto della sua esistenza a cui pensava. C'erano altre questioni, che non potevano essere programmate in questo modo, e un esempio ne era la ragazza del sesto piano. Come doveva andare avanti la loro relazione, era solo una sua decisione. Certo non era un mistero ciò che pensava di lei, ed era probabilmente tutto ricambiato, ma che fosse davvero la cosa giusta? Ciò che le avrebbe chiesto se avesse deciso di continuare sarebbe stato un impegno enorme, sì per entrambi, ma per lei in particolar modo. La sua vita sarebbe cambiata completamente, era pronta a questo sacrificio?

Lo sarebbe stata, per lui, ne era certo, ma come poteva sapere se era ciò che voleva veramente? Poteva essere rischioso ciò che progettava, e il rischio non era ciò che più amava. 
Aveva sempre programmato tutto. Aveva sempre fatto ogni cosa come andava fatta, proprio per non correre nessun rischio, sempre. Ma questo non poteva essere programmato, e non era in grado di programmare il futuro di una simile questione. Se un simile cambiamento l'avesse mutata definitivamente, rendendola infelice di quella che sarebbe stata la nuova situazione, non poteva saperlo.
Infine, si fece coraggio. Alzò lo sguardo, deciso, e i suoi occhi catturarono il riflesso della luna piena.
Aprì il cancelletto, senza sentire più minimamente fastidio.
Si alzò il vento, ora a raffiche, sollevando centinaia di foglie in un volo scomposto verso l'alto. Piccoli vortici di foglie vennero a formarsi, sparsi per il cortile, mentre il vento continuava a soffiare. Soffiava contro il viso dell'uomo, scompigliando le numerose ciocche scure, ma la sua espressione era ferma, come se non sentisse nulla di tutto ciò.
L'altalena nel cortile cigolava rumorosamente, mentre il vento si alzava sempre più.
La luce diminuì, quando le nuvole coprirono la luna. Le raffiche di vento si fecero più forti, e nessun vortice di foglie resistette.
-Ehi
Si sentì chiamare da dietro. Era lei, ed era lì in quel momento.
D'improvviso le raffiche di vento cessarono. Non rimase che il lento cigolio dell'altalena, nel buio di quella notte.
Non distungueva i suoi lineamenti, ma sapeva che era lei. Ed era la sua voce, e quelli i suoi capelli. Era la sua figura, quella che gli veniva incontro.
-Ehi- rispose lui
Trasse un respiro profondo, e la più totale serietà tornò sul suo viso. Avanzò verso di lei.
-Ci ho pensato a lungo. E' arrivato il momento di chiederti una cosa molto importante-
Lei si fermò a guardarlo. Era ancora nell'ombra, ma lo ascoltava.
-So che sarà difficile, so bene che tua madre ha bisogno d'aiuto, nelle sue condizioni, ma troveremo un modo...insieme- continuò lui.
Una risata. Una stridula, gelida risata uscì dalla bocca della ragazza, lasciandolo impietrito. 
C'era qualcosa di strano in lei, ma non capiva cosa, e la luce era troppo poca. Ma non fece in tempo a pensare questo che lei gli fu addosso, a pochi centimetri dal viso.
Non poté trattenere un fremito di spavento, ma non indietreggiò, i suoi piedi non si mosserò.
-Se questo è ciò che ti preoccupa, mia madre non è più un problema- disse lei, piano. La sua voce ora era bassa, grave.
Un sorriso perverso mostrava lunghi denti a punta, a prima vista affilati come coltelli.
-Perché dici così? E... Oddio, cosa... cosa ti è successo?-
Il viso della ragazza era più che pallido, era bianco, tanto da far spavento. E le sue labbra, ora erano più piene, carnose, e di un rosso acceso in pieno contrasto con il resto del viso, quasi scavato, molto più magro dell'ultima volta.
Un'altra agghiacciante risata. -Un miracolo!- rispose lei.
I suoi occhi erano spalancati, con un'espressione malata. Non portava né il suo cappotto né la sua sciarpa, e il colletto della camicia era sporco di una crosta rossa.
Lui prese il coraggio a due mani, deglutì, e la afferrò delicatamente per le spalle. Questo sembrò infastidirla molto, e si ritrasse con sdegno.
-Credo che tu abbia bisogno di riposo. Vieni, ti riaccompagno a casa!- disse lui, avvicinando il volto al suo. Ma di tutta risposta, lei sorrise ancora, in un ancor più orribil modo. Non passò nemmeno un secondo, che non gli fu più di fronte, e sentì un profondo, infuocato dolore da un lato, alla base del collo. Dopo quello, arrivò un dolore più disperato, mentre dallo stesso punto la carne veniva strappata via senza pietà.
Mentre il corpo si dimenava all'impazzata, cercando di sfuggire alle mostruose zanne, dalla mano ora spalancata, ora chiusa e contratta, cadde un piccolo cofanetto blu. Si aprì, quando toccò terra, e un piccolo cerchio d'oro, decorato di piccole scaglie brillanti, rotolò sul tappeto di foglie, inondato da una porpora cascata.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: YouLightMyWorld