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Autore: darkrin    15/08/2007    3 recensioni

Ma l’uomo [travestito] camminava rapidamente [da] con lo sguardo dritto davanti a se e la schiena dritta, [morte] il suo mantello frusciava appena seguendo il ritmo dei suoi passi [pesanti] lungo una strada vuota di un quartiere

Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Mia mamma mi diceva sempre che le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi.”
Luna Lovegood – Harry Potter e l’Ordine della Fenice

Flaming Parrot

A Londra un’uggiosa serata, come se ne vedono tante in Inghilterra, volgeva finalmente al termine.
Per le strade i lampioni erano tutti accessi e creavano cerchi concentrici di luce sui marciapiedi umidi [e vuoti].
Non erano ancora le dieci di sera quando accadde [semplicemente accadde].
La notte non era scesa ancora del tutto, e probabilmente, se soltanto le nuvole che coprivano il cielo si fossero spostate anche solo per un istante, a Ovest si sarebbero potuti scorgere ancora i tenui bagliori rossastri del sole morente.

Chissà, forse se avesse saputo che non avrebbe mai più visto il sole si sarebbe fermato e avrebbe alzato lo sguardo al cielo cercando speranzoso quell’ultimo bagliore.
[Ma la speranza era morta da tempo.]
Ma l’uomo [travestito] camminava rapidamente [da] con lo sguardo dritto davanti a se e la schiena dritta, [morte] il suo mantello frusciava appena seguendo il ritmo dei suoi passi [pesanti] lungo una strada vuota di un quartiere Le case tutte [dannatamente] uguali, erano ordinatamente schierate lungo i due lati della strada e separate dal marciapiede solo da un piccolo e inutile giardinetto spesso adibito a spiazzo per i rifiuti.
L’uomo [travestito] ora si guardava [da] attentamente intorno [morte] scrutando nella penombra i numeri scritti [nero] a destra [su] della porta d’ingresso bianco].

Il mangiamorte si fermò davanti al numero 13.
[Perché il destino ama fare scherzi crudeli]
L’uomo [travestito] si guardò [da] un attimo intorno per accertarsi [morte] di essere solo prima di sfondare la porta con uno schiantesimo.

E suo malgrado il mangiamorte non si stupì più di tanto quando vide la padrona di casa, eterea e magnifica nella sua camicia di cotone bianco in piedi sul primo gradino delle scale.
L’unica fonte di luce era una lampada [ricoperta di polvere] da tavolo posata su un basso tavolino a tre piedi [ricoperto di polvere].

“Ciao Blaise.”
Il saluto, appena sussurrato, riscosse il mangiamorte dai suoi pensieri [ricordi] che avevano approfittato di quell’attimo di distrazione per tornare ad assalirlo [a torturarlo] prepotentemente [e] e disperatamente [a salvarlo].
“Ciao Luna.” rispose l’uomo [travestito] con voce piatta [da], mentre la ragazza [morte] ad udire il suo nome si decise finalmente a voltarsi verso il suo interlocutore.
Gli anni non sembravano aver avuto alcun effetto su Luna Lovegood, notò il mangiamorte, mentre lei [dea] chinava il capo su una spalla [pagana] e continuava a scrutarlo in silenzio.
“Ne è passato di tempo.” [frase banale di chi non sa cosa dire] affermò Luna dopo un attimo di silenzio.
[E intanto l’aria della stanza si faceva via via più pesante, satura di parole non dette e di segreti mai rivelati]
“L’ultimo giorno che ci siamo visti tu avevi appena finito il tuo M.A.G.O, ricordi?” domandò lei sorridendo [sincera].
Oh, si che ricordava, ma ben più vividi del ricordo del loro ultimo incontro lo erano, i ricordi di quando lui [viscida serpe] dopo i suoi divertimenti notturni andava a rifugiarsi da lei, per sentirsi almeno per un attimo [illusione di un istante] pulito.
“Si, ricordo.”[frase banale detta solo per dovere.]
Aveva fretta Blaise Zabini.
Fretta di terminare quello stupido dialogo [gioco] che era solo un inutile tortura in più.
Aveva fretta di eseguire l’ordine che suo malgrado l’aveva portato fino in quella casa che aveva sempre evitato come la peste.
Alzò rapidamente la bacchetta puntandola all’altezza del cuore di Luna Lovegood.
“Quel giorno, tu te ne sei andato per diventare un mangiamorte [un uomo travestito da morte][banale constatazione dei fatti] continuò Luna, senza rabbia nella voce.
“Perché non hai paura? Perché non tremi?” urlò [con rabbia] il mangiamorte [e] stringendo [disperazione] convulsamente la bacchetta nella mano, fino a farsi sbiancare le nocche.
“Io sono qui per ucciderti Luna!” E alla fine sono riuscite a uscire [scappare] quelle parole dalla loro prigione.
[E finalmente crollano le mura costruite sul silenzio e sulle parole non dette]
“Ma non lo farai.” ennesima banale [sincera] constatazione dei fatti.

“Non lo farai.”
Tre semplici parole.
Quella frase sembrava riecheggiare nel silenzio che era improvvisamente calato sulla stanza, acquistando sempre maggior forza e importanza.[E nel silenzio, sembrava di udire il rumore di un meccanismo che si inceppa]Ma poi, come una bolla d’aria, esplodono e svaniscono nel nulla, uccise da un rumore sordo, che più che il rumore di un oggetto che cadeva sembrava il rumore di qualcosa [la sicurezza] che si spezza [di una vita]

Crack

Ed era caduta la maschera del mangiamorte, spazzata via dalla verità di tre semplici [sincere] parole: “Non lo farai.”
E cadeva, la maschera, ai piedi dell’uomo, per un attimo parve fermarsi lì [subito], ma poi come attirata da qualcosa di ancestrale, si mise a rotolare [rapidamente] verso i piedi di Luna che stava ancora sul primo gradino delle scale, ed era lì, contro il primo gradino che la maschera [caduta] fermò [e] la sua [spezzata] folle corsa.

Era calato il silenzio nella stanza.
Blaise osservava Luna, gli occhi cobalto spalancati dalla sorpresa.
Luna si chinò con grazia a raccogliere la maschera dell’uomo [che non si traveste più da morte].
“Non lo farò …” era poco più che un sussurro quello che era uscito dalle labbra di Blaise, ma Luna l’aveva sentito e aveva sorriso.
L’uomo [che non si traveste più da morte] uscì lentamente dalla casa, senza voltarsi neanche per un istante a guardare quello che si stava lasciando alle spalle, i suoi passi erano eleganti e misurati e non smise di camminare neanche quando vide un raggio verde colpirlo al petto.
L’ultima cosa che vide furono dei capelli biondi [quasi bianchi] sovrastarlo.



Di Blaise Zabini si potevano dire molte cose, ma non che fosse uno stupido, lui, l’aveva sempre saputo, che si trattava di una stupida prova ideata dal Lord Oscuro per misurare la sua fedeltà alla causa.
E sapeva anche che al Lord Oscuro non si disobbedisce.










Allora, per prima cosa, lo so che il titolo in apparenza non c’entra molto con la storia, e per un po’ ho anche sfiorato l’idea di cambiarlo, ma poi ho preferito tenerlo perché mi piaceva e perché un senso ce l’ha: i flaming parrot sono dei tulipani e significano: “Amore eterno”.
Secondo, questa fiction l’ho riscritta diverse volte, e devo ammettere che quest’ultima versione mi piace, anche se sono consapevole che non è né perfetta.

DarkRin
   
 
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