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Autore: Fred Halliwell    25/01/2013    9 recensioni
In un mondo di pace e luce esiste sempre l'oscurità, ed è tra quelle ombre che sempre più agguerrito e vendicativo vive Pitch Black.
Si è armato, con nuovi trucchi, molto più potenti di prima, che neanche il bastone magico di Jack riese a fermare. Come faranno i Guardiani a sopravvivere? A chi chiederanno aiuto?
Mgari a qualcuno come loro!
Ma esistono altri spiriti come loro? Ci avete mai pensato?
Avete mai provato ad immaginare cosa succederebbe se, oltre ai 5 Guardiani, l'Uomo della Luna ne avesse scelto un sesto, molto prima di tutti gli altri. Un Guardiano ormai tanto antico da essere stato dimenticato, confuso con un mito, scambaito per qualcun'altro. Un Guadiano vissuto così tanto tempo fà che persino lui ha dimentico il suo scopo.
Beh, io SI! XD
E se questo spirito perduto venisse richiamato a combattere? A lottare in una guerra che non gli appartiene più, per sconfiggere un vecchio nemico e ripristinare l'ordine nel mondo e salvare gli altri Guardiani.
Lo farà?
Chi sarà mai questo Guardiano che vaga per il mondo senza più una meta? E deciderà di unirsi ai Guardiani o a Pitch per portare avanti la sua vendetta?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jarida's Universe'
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CAPITOLO CINQUE
La figlia del Re Orso

 
Due pesci e un paio di mele dopo, la rossa se ne stava tranquillamente seduta su un sasso, molto simile a quello che le aveva fatto da letto la sera prima, davanti a lei, a riscaldarla in quella rigida notte d’inverno, il bel fuocherello con cui aveva cotto il suo pasto.
Da quando era stata tramutata in spirito, la giovane, non aveva più avuto freddo, se non qualche brivido ogni tanto. Non si era mai domandata seriamente come mai, ma più volte si era detta che, probabilmente, era perché che, essendo lei la Guardiana dell’Amore, portava calore nei cuori della gente, quindi doveva averne anche per se stessa. Aveva passato gli ultimi minuti pensando a questo e cercando di immaginare il motivo per cui North aveva richiamato i Guardiani.
“Chissà cos’è successo …”
Si lasciò cadere all’indietro facendo perno sulle mani per non sbattere la nuca sul sasso e alzò la testa per osservare la luna. Anche quell’anno San Valentino era passato, ora poteva tornare a lavorare normalmente.
            << Allora >> cominciò << Come va Manny? >> non poteva di certo aspettarsi una risposta, ma il silenzio che ne seguì la fece sentire stranamente più triste e più sola di prima.
Certo, era sempre sola, ma mai quanto nel giorno di San Valentino sentiva la pesantezza di quei millecinquecento anni sulle spalle, la solitudine sempre crescente che prima o poi l’avrebbe condotta alla pazzia. Ormai non ricordava neanche più quando di preciso era nata. Rimembrava solo che era una calda giornata d’estate (strano, visto che la Scozia aveva, solitamente, climi più rigidi) e che suo padre era da poco tornato da uno scontro contro un gruppo di soldati romani.
Probabilmente fu proprio quel ricordo di tanti anni fa a non farle notare subito la grossa ombra che le si stava avvicinando. La vide giusto in tempo, prima che una possente zampata si infrangesse sul sasso dove era placidamente seduta prima e che era stato diviso di netto in due.
La giovane si era scansata per il rotto della cuffia, evitando per miracolo di finire a fette, saltando di lato con un repentino colpo di reni. Spiccò il volo subito dopo, reggendo forte l’arco tra le dita e preparando già una freccia per difendersi, ma mai si sarebbe aspettata di vedere … quello!
Non avrebbe saputo definirlo altrimenti. Era un essere amorfo, sembrava composto di puro fumo nero, ma era corporeo (visto ciò che i suoi artigli avevano fatto al masso). Aveva le sembianze di un grosso orso bruno, dagli occhi di brace, lunghi artigli e zanne affilate.
“Potevo esserci io al posto di quel masso!”
Un brivido le percorse le schiena, un ricordo si impossessò della sua mente, bloccando ogni suo muscolo, solo un nome riecheggiava nella sua memoria … Mor’du
L’incubo dei suoi ricordi, del suo lontano passato, era ritornato. Possibile mai?
La creatura le ringhiò contro e si avventò su di lei, spingendo con le sue possenti zampe dai contorni sfumati. La rossa iniziò la sua fuga attraverso il cielo, mentre quella creatura la tallonava anche lì.
A quella vista si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: Mor’du non volava, Mor’du era morto! E quella specie di fantasma orso avrebbe fatto la stessa fine. Prese la mira con attenzione e scoccò la freccia. Come se quel essere avesse avuto un bersaglio in piena fronte, il suo dardo si conficcò nel centro esatto tra i suoi occhi. Il fumo che lo componeva pian piano cominciò ad implodere per poi detonare in un trionfo di luce argentata.
Un pensiero le uscì spontaneo: << Che cazzo era?! >> esclamò respirando pesantemente per lo sforzo e l’adrenalina. Sentiva il cuore pomparle furiosamente nel petto, tanto forte che credeva la sarebbe uscito dal petto, e ci poggiò una mano sopra, ansimando.
<< Nota per me >> mormorò scendendo piano di quota << Controllare sempre se ci sono orsi fantasma in giro! >> rise da sola per la battuta che aveva fatti stesso lei (più in basso di così non si poteva cadere) ma non fece neanche in tempo a richiudere le labbra che un altro ruggito le fece gelare il sangue nelle vene.
Neanche Jack Frost avrebbe potuto fare di meglio.
Si girò e tra la fronde degli alberi sbucarono altri tre di quegli strani ed inquietanti orsi. << Cavolo >> esclamò librandosi nuovamente in volo. Diede una veloce occhiata alle sue spalle: due di quei cosi la stavano ancora seguendo nonostante lo scatto fulmineo che aveva fatto.
“ Un momento … due?!”
Uno spostamento d’aria davanti a lei le mosse i capelli e la fece virare bruscamente verso sinistra. Così facendo riuscì ad evitare un morso del terzo orso, che aveva tentato di prenderla alla sprovvista.
Iniziò, pertanto, a volare al contrario, per poterli osservare bene ed evitare altre brutte sorprese.
Ringhiavano, sbavavano e ruggivano contro di lei, le stavano tutti e tre alle calcagna, guadagnando rapidamente terreno. Doveva subito fare qualcosa, così la ragazza caricò l’arco con tre frecce contemporaneamente e, socchiudendo un occhio, prese per bene la mira.
Tre in un colpo solo. Per un arciere come lei, con secoli di esperienza sulle spalle, sarebbe stato un gioco da ragazzi ed avrebbe reso onore al suo defunto padre, divenuto famoso nella sua terra natia come il “Re Orso”, per la sua grande abilità nello sconfiggere quegli animali.
Scagliò le frecce, che centrarono i loro bersagli senza difficoltà; i tre orsi esplosero come fuochi d’artificio argentai, illuminando il cielo a giorno e accecandola momentaneamente. Solo quando tutto tornò nero come prima si concesse di toccare definitivamente il terreno. Guardava ancora il punto dove le creature erano state distrutte e ansimando sorrise, compiacendosi di se stessa e della sua bravura << Contento padre? >> mormorò al vento mentre questo le scompigliava i capelli << Ora sono una cacciatrice di orsi anche io >> e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai ricordi.
Commise quel solo ed unico errore; fu così che perse la concentrazione per un attimo. Una grossa zampa pelosa approfittò della sua distrazione per prenderla per la collottola e sbatterla dentro un sacco di juta.
Inutilmente cercò di liberarsi. La stoffa era troppo dura e ruvida, le irritava la pelle, non vedeva niente e sentiva solo il bofonchiare incomprensibile di quelli che l’avevano catturata. Di certo non era uno di quegli orsi o non sarebbe stata ancora viva, ma questo pensiero indubbiamente non la rincuorava.
“Chi sono i miei rapitori? E che modi!”
Un rumore strano la fece desistere dal tentativo di fuga. Lo conosceva fin troppo bene quel suono. Era quello di un portale spazio-temporale che si apriva ed la giovane conosceva una sola persona in grado di fare una cosa del genere: North con le sue stupide palle di vetro!
 
Il viaggio nel portale fu breve ma movimentato. Gli yeti (che da quel che aveva capito erano due o tre al massimo) la sballottarono più volte per poi lasciarla cadere pesantemente sul pavimento.
            << Ahi! >> si lamentò quando il suo mento cozzò dolorosamente contro le mattonelle.
            << Phil, tu deve usare più delicatezza la prossima volta >>
“La prossima volta?”Il forte accento russo di North era inconfondibile e poi solo lui poteva credere che si sarebbe fatta mettere nel sacco (letteralmente) un’altra volta. Se lo scordava!
            << Già, amico peloso >> aggiunse un’altra voce, dal tono più mellifluo, che la rossa riconobbe come quelle di Bunnymund << Infondo è per sempre una “signora” >>
“Stupido roditore!” pensò rabbiosa. Quando si sarebbe liberata gliel’avrebbe fatto vedere lei chi era la “signora”!
Cominciò a lottare contro i lacci del sacco per cercare di districarsi da quella situazione. Ci riuscì solo dopo alcuni tentativi e quando cacciò la testa fuori dal sacco, la luce fuori l’accecò per qualche istante. Solo dopo riuscì a mettere a fuoco ciò che la circondava.
Era sul pavimento di una enorme sala, che riconobbe come facente parte del quartier generale di Babbo Natale (gli agrifogli e gli addobbi natalizi in pieno febbraio erano un segno inequivocabile). Era da parecchio che non ci metteva piede, ma non sembrava fosse cambiata molto in quagli anni: dinnanzi a lei c’era il solito enorme globo rappresentante la terra, con sopra delle lucine (ogni luce rappresentava un bambino che credeva nei Guardiani), il pannello di controllo era stato rimodernato, ma anche quello sembrava pressoché identico. Dabbasso si sentiva il lavorare degli yeti, intenti a costruire giocattoli in uno dei vari livelli del palazzo. Persino il grande finestrone del soffitto era aperto come quando anche lei frequentava assiduamente quel posto!
            << Wow >> non riuscì proprio a trattenersi e si stropicciò i grandi occhi per essere sicura di vederci bene << E’ proprio tutto come lo ricordavo io >>
            << Benvenuta in mia casa >> il vocione di North la fece trasalire.
Era alle sue spalle, con indosso il medesimo pantalone rosso che gli aveva visto indosso migliaia di volte; neanche il resto del suo abbigliamento era poi tanto cambiato. Vestiva con una maglia nera, semi-coperta dalla lunga barba bianca. Dalle maniche, arrotolate fin sopra al gomito, spuntavano dei tatuaggi e in vita portava un grande cinturone di stoffa, a strisce rosse e marroni.
Alla sua sinistra, intendo a colorare un uovo sodo, stava il “Roditore” Pasquale. Era appoggiato al camino acceso, con il suo solito boomerang appeso sulle spalle. I segni tribali formati da parti più scure del suo pelo sembravano aumentati dall’ultima volta che si erano visti, ma non voleva metterci la mano sul fuoco. Aveva il solito sguardo serio di quando, ai primi tempi, cercava di fare il duro (in realtà era un tenerone) per far dimenticare a tutti che prima di divenire un Guardiano era stato un semplice coniglietto grigio.
Alla destra di North, invece, c’era Jack Frost. Si incoravano due volte in un giorno, doveva essere proprio “fortunata”, si ritrovò a pensare con sarcasmo. Il ragazzo se ne stava in piedi, sporto in avanti, e si reggeva in equilibrio facendo perno sul suo bastone magico. La osservava con i suoi occhi azzurro ghiaccio, come se volesse leggerle l’anima. Aveva uno sguardo strano, indecifrabile, che le metteva soggezione. Si sentiva quasi nuda sotto quegli occhi. Sulla sua testa c’era appollaiato il suo “colibrì da guardia” che la guardava ancora storto. A quella vista si ritrovò a sorridere. Quanto coraggio era contenuto nel corpicino di quella piccola fatina piumata!
            << Buono e Cattivo? >> fece la ragazza, ignorando gli altri due e parlando solo con North, riferendosi alle scritte tatuate sui suoi avambracci << Quelle sono nuove Nicolas? Sono contenta tu abbia aggiornato un po’ il tuo look, ma non stai prendendo troppo sul serio il tuo lavoro? Finirai per stressarti e a uno della tua età non fa certo bene >>
Lui intuì l’ironia (miracolo! Il sarcasmo e North non sono mai andati molto d’accordo) e la sua possente risata riempì l’intera sala, propagandosi ovunque, con tanto di eco.
            << Da! >> rispose lui << Ho fatto a inizio secolo >> e li indicò uno dopo l’altro << Ti piacciono? >> la rossa si alzò barcollando e uno yeti provò anche ad aiutarla, ma dopo un suo sguardo omicida non osò toccarla e indietreggiò con le mani alzate.
            << Non male >> ammise infine, rispondendo al suo vecchio amico << Ma di certo non mi hai portato qui per un suggerimento sulla moda, anche perché di certo non sono la consigliera più esperta che puoi trovare. Devo aver fatto qualcosa di molto brutto se sono qui >> ci andò pensando facendo qualche passo con l’arco (recuperato in precedenza dal sacco) poggiato sulla spalla << Mi hai messo nella lista dei cattivi Nicolas? >>
Nicolas St. North era un suo vecchio e carissimo amico. La ragazza era presente quando fu trasformato in Guardiano, lui credeva in lei, le era molto affezionato, quasi come un padre amorevole, e quando aveva deciso di prendersi un “periodo di riflessione” come Guardiana lui aveva cercato di dissuaderla in ogni modo. Aveva sempre cercato di fare il suo bene, lottando anche contro lei stessa.
L’omone scosse la testa << Merida L. McCupid in lista cattivi? Tu essere in cima a elenco proprio sotto il nostro Jack! >> e diede una possente pacca sulla spalla del ragazzo, che per poco non ruzzolò per terra, perdendo la presa sul suo bastone. Anche Baby Tooth fu costretta a volare via per non fare la stessa fine.
Jack lo guardò male, sbuffando infastidito dal gesto troppo irruento dell’altro, ma si ricompose in fretta (soprattutto per non dare soddisfazione a Bunnymund, che era già scoppiato sommessamente a ridere).
            << Merida? >> chiese non appena si fu rimesso in piedi << E’ questo il tuo nome? >>
“Jack Frost è il solito stupido impiccione”si ritrovò a pensare la giovane, ma gli rispose ugualmente: << Esatto, era il mio nome da umana, ma da quando sono divenuta Guardiana si è un po’ allungato. Ora sono Merida Love McCupid >> improvvisò un malriuscito inchino << Al vostro servizio Capitan Ghiacciolo >>
Lui la guardò con sguardo truce << Finalmente so il tuo nome, visto che prima non me lo hai voluto dire >>
            << A proposito >> commentò lei appoggiando le mani suoi fianchi nudi, l’arco, ancora stretto saldamente tra le dita, le solleticò la pancia ma non ci fece molto caso << Io e te abbiamo ancora un conto in sospeso Capitan Ghiacciolo >>
Lui sorrise malandrino << Conto in sospeso eh? Se vuoi la guerra, guerra avrai Merida >> calcò la voce sul suo nome e le puntò contro il bastone << Ma prima farai meglio a smetterla di chiamarmi “Capitan Ghiacciolo” >>
A quel punto Merida abbandonò la su postazione nel centro della stanza, avvicinandosi a lui di qualche passo << Se no che mi fai? >> concluse la frase con una risata. La voce era roca, più bassa del solito … aveva quasi un qualcosa di sensuale e Jack non seppe trattenere l’imbarazzo, facendo colorare le sue gote di un innaturale (almeno sul suo volto pallido) rosso pomodoro maturo. Una strana morsa all’altezza del diaframma gli fece momentaneamente trattenere il fiato.
L’albino, però, si riprese quasi subito e, avvicinandosi a sua volta, ringhiò rabbioso << Trasformo te in un ghiacciolo >>
Si specchiavano l’uno negli occhi dell’altra e i loro respiri si confondevano: erano così vicini che i loro nasi quasi si sfioravano. Potevano nuovamente contarsi le lentiggini a vicenda, come poco prima nel parco e nonostante si guardassero in cagnesco, avevano entrambi il viso rosso.
Un colpo di tosse ricordò a tutti e due che non erano soli e si allontanarono di colpo, come se si fossero scottati. North li guardava sorridendo malizioso, mente Sandy (che Merida aveva notato solo in quel momento) mostrava con la sua sabbia dorata l’immagine di un cuore e di un fulmine.
Capitan Ghiacciolo, scemo com’era, non capì cosa Sanderson ManSnoozie  (detto anche Sandman o più semplicemente Sandy) volesse insinuare, ma la giovane si!
Cuore più fulmine uguale “Colpo di fulmine”.
Merida arrossì di botto cominciando ad agitarsi << Sandy! No! Niente assurdità! >> mosse le mani come se tentasse di scacciare un insetto particolarmente fastidioso mentre Jack continuava a non capire di cosa stessero parlando.
            << Ehm >> disse infine interrompendo quelle strana scenetta << Qualcuno può spiegarmi? >>
La rossa lo guardò male, meravigliandosi ancora una volta di quanto quel ragazzino potesse essere idiota e intanto Sandman sogghignava silenziosamente, coprendosi la bocca con la piccola mano gialla.
Sandy era stato il primo Guardiano scelto da Manny (dopo Cupido ovviamente). Fu creato apposta per opporsi a Pitch Black, la sua nemesi mortale, e da quel momento aveva sempre svolto il suo ruolo in maniera ineccepibile, proteggendo i sogni dei bambini di tutto il mondo. Silenzioso e operoso come una piccola ape, osservava tutto e tutti, valutando ogni situazione e capendo molto più di quel che gli altri potevano solo intuire. L’unica sua pecca (almeno secondo Merida) era quel suo strano senso dello humor che la faceva sempre imbestialire.
North, invece, decisamente meno discreto, non si fece tanti scrupoli e rise sguaiatamente, insieme a Bunnymund che cercava (inutilmente) di essere più riservato, prendendo in giro i due giovani spiriti.Jack guardò Merida confuso, cercando aiuto almeno in lei, ma non ottenne risposta. La ragazza si limitò a rotare gli occhi e a cercare un modo come un altro per cambiare argomento, sentendosi avvampare per l’imbarazzo.<< Invece di prendermi in giro perché non mi spiegate perché sono stata portata qui in quel modo così barbaro! >> disse riferendosi al sacco che era ancora a terra.
North si riprese a stento, asciugandosi una lacrima uscita per le troppe risate << Piaciuto te viaggio in portale? >>
            << Certo >> risposi lei con sarcasmo << A chi non piace essere rapiti e sbattuti in un sacco?! >> completò la frase con un ampio movimento delle braccia, imitando il lancio di un oggetto pesante.
North diede un’altra pacca sulla spalla di Jack, solo che sta volta il ragazzo era preparato e sopportò l’urto senza troppi sforzi << Visto figliolo? Avete cosa in comune! >>
Sta volta fu la ragazza a guardarlo confusa e lui si limitò ad un’alzata di spalle, facendole capire che aveva subito lo stesso trattamento. Poverino … quasi lo compativa … quasi però!
Visto la piega che aveva preso la questione, Merida ricercò nuovamente l’attenzione su di sé con un colpo di tosse << Allora? Perché sono qui? >>
A risponderle non fu North, come si aspettava, ma Bunnymund: << Se non ce l’avesse chiesto Manny non ti avremmo mai cercata … >>
Per la rossa fu come un tuffo al cuore << Manny? >> l’aveva solo mormorato, troppo sconvolta per dire altro.
“Lui parla con i Guardiani e con me no?”
Perché le faceva questo? Forse perché non si considerava più una di loro? Era sul serio così vendicativo?
Il coniglio, comunque, non l’aveva sentita, o aveva fatto finta di non sentirla (ipotesi più probabile visto il suo grande udito) e continuò a parlare: << … Sei una combina guai, non tanto diversa dal moccioso qui presente >> indicò Jack, che si limitò a fargli una smorfia piccata, forse abituato ai suoi commenti acidi.
            << Combina guai? >> gli fece eco la riccia con tono rabbioso muovendo grandi passi nella sua direzione << E. Aster Bunnymund, dì un’altra parola e, quanto è vero che sono una cacciatrice, con te mi ci faccio una pelliccia! >>
A calmarli intervenne il padrone di casa, che mi mise in mezzo, dividendoli a forza allargando le bracci muscolose << Buoni. Discussioni inutili lasciamole a dopo. Merida ha ragione. Bisogna spiegarle perché lei essere qui >> sorrise come un maniaco e la cosa la spaventò << Ma prima … musica! >> l’urlo di North le fece fare un salto all’indietro.
Una ventina di elfi e un paio di yeti uscirono dalle porte laterali, suonando una fanfara con delle trombette di metallo. Coriandoli e palloncini cominciarono a cadere dal soffitto, rallegrando ulteriormente il già colorato palazzo di Babbo Natale.
<< Ma cosa sta succedendo? >> chiese sconvolta guardandosi intorno con gli occhi sbarrati. Con la coda dell’occhio vide Jack ridere a crepapelle per la sua espressione e la cosa la irritò non poco.
“Ti faccio tanto ridere Capitan Ghiacciolo? Vediamo se dopo questo riderai ancora!”
Quel nervosismo le diede l’energia necessaria per sbattere il piede in terra con una tale forza da crepare una mattonella e generare un lieve spostamento d’aria calda.
Jack Frost non era l’unico ad essere amico del vento e la sua espressione di stupore misto a gelosia, dopo la sua mossa, valeva più di mille vittorie per Merida.
Tutti gli elfi (o quasi) finirono gambe all’aria e il pelo degli yeti si elettrizzò. Persino il Coniglio di Pasqua si ritrovò con la pelliccia grigia tutta arruffata: sembrava un gigantesco batuffolo di lana!
            << Questa fanfara no, North! >> gli disse lei con voce lamentosa << Non sono mica un neo-guardiano! >> concluse la frase con uno sbuffo infastidito.
Quei quattro erano dei folli … poi, come se le si fosse accesa una lampadina in testa, si trovò a considerare che i Guardiani non era più solo quattro!
<< Un momento … North, Bunnymund, Sandy e persino Jack … ma … manca qualcuno! >>
Non fece neanche in tempo a finire la frase che una macchia verde, gialla e blu le si buttò addosso, buttandola a terra all’urlo di: << Meridaaaa! >>

 
 
 
 
 
 
 
 
E salve gente! ^^ Sono di nuovo io hihihi! Sono lieta di annunciarvi questo nuovo capitolo, sta volta particolarmente lungo, avete notato? ^^
Si lo so, sono stata un po’ cattiva nello scorso capitolo con Jack u.u, gli ho fatto fare una pessima figura, ma purtroppo per lui i suoi guai sono appena incominciati.
Cosa lo aspetta?
Beh per saperlo dovrete leggere il prossimo capitolo, ma visto che io sono perfida vi do vi anche un anticipo, che ne dite? ^^
 
[… ]
Lei scese dalla scrivania ed iniziò a camminare avanti ed indietro per la stanza, meditabonda, evitando i pezzi di ghiaccio che si stavano sciogliendo sul pavimento << Pitch è sempre stato un folle megalomane ma questo non ha senso neanche per lui >> un gemito frustrato le uscì spontaneo << Se quello che mi hai detto è vero, lui ha già creato delle ombre invincibili: perché non distruggervi subito? >>
Toothiana alzò i piedi da terra e svolazzò in giro per la stanza a pochi centimetri dal pavimento, seguendo ogni suo passo come un’ombra, cercando di captare le sue supposizioni << Beh, non sono invincibili >> la rossa si girò a guardarla dritto negli occhi così lei le sorrise con dolcezza << Tu le hai sconfitte, è per questo che Manny ti ha fatta cercare da noi >> le mise una mano sulla spalla << Lo hai detto stesso tu >>
Lei piegò le labbra in un amaro sorriso e abbassò lo sguardo, colpevole << Non potete contare sul mio aiuto, Toothiana >>
[ … ]
 
Muhahaha me crudele *_*
Cosa succederà realmente nel prossimo capitolo ai Gaurdiani? U.u
Cmq voglio, come al solito, chiedere scusa per gli eventuali errori di ortografia e ringraziare tutti coloro che continuano a seguirmi ed in particolar modo Danielle_Lady of Blue Roses che mi ha dato degli ottimi consigli ^^.
Come vedi, almeno in parte, li sto seguendo, contenta? XD Mi sei stata molto utile!
Ma questo non vale solo per lei, ma per tutti voi che leggete la mia storia e mi recensite. Senza il vostro continuo supporto probabilmente avrei interrotto la mia storia tempo fa. Ed invece udite udite: sto scrivendo il decimo capitolo ^^!
Non credo di essere arrivata ad una tale traguardo ahaha! Spero solo che quando lo pubblicherò tutti voi mi seguirete ancora e che la mia storia rimanga di vostro gradimento fino alla fine ^^
Come avete visto in questo capitolo si è scoperta l’identità del nostro misterioso Cupido … ve lo immaginavate?
Immagino proprio di si! XD
Baci dalla vostra Fred ed alla prossima!

 

  
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