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Autore: Eryca    25/01/2013    4 recensioni
Questa è probabilmente una lettera a nessuno, ma io Vi scrivo comunque, mon ami,
sperando che – ovunque o chiunque Voi siate – possiate trovare questo foglio di carta ingiallito e stropicciato. Supplico il Mio Dio di conservare queste righe nel tempo e di prendersene cura, perché sono tutto ciò che mi rimane.

*
La Regina Maria Antonietta di Francia, in attesa della sua condanna a morte, scrive le sue ultime disprezzanti parole, in una lettera.
Una lettera a nessuno.
Genere: Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Lettre à personne

 

 

 

« Ho imparato da mia madre a non temere la morte

e la attenderò con fermezza »

 

Maria Antonietta, Regina di Francia

 

 

*

 

Questa è probabilmente una lettera a nessuno, ma io Vi scrivo comunque, mon ami,

sperando che – ovunque o chiunque Voi siate – possiate trovare questo foglio di carta ingiallito e stropicciato. Supplico il Mio Dio di conservare queste righe nel tempo e di prendersene cura, perché sono tutto ciò che mi rimane.

Perdonatemi, se la mia calligrafia non è delle più eleganti – un tempo era la più bella tra le belle, proprio come me – ma questo gelo è penetrato nelle mie vene, raffreddando le mie mani così tanto da non riuscire più a muovere le dita.

Mi dispiace non essere a conoscenza della Vostra identità, mio Signore, suppongo possa essere una grave mancanza da parte mia, ma sono sicura che possiate comprendere le mie ragioni: siete l’unica persona cara che ho, dopotutto.

Voi, che potreste essere chiunque, ma anche nessuno.

Ho bisogno della Vostra fedeltà, almeno della Vostra – chiunque Voi siate – così da potermi rallegrare un poco, in questi tempi in cui il mio popolo ha deciso di punire la mia indifferenza, il mio scegliere di non scegliere.

Spero di essere comprensibile, sto tentando di raggruppare i pensieri, di scegliere con cura i termini per formare quelle che sono le mie ultime parole.

Oh, no, non Vi spaventate, mon ami, io non lo sono più, oramai, quindi non dovete esserlo Voi per me. Supportatemi in questo orrendo supplizio leggendo questa lettera.

Questa lettera che forse non troverete mai.

Ma Voi esistite, vero? Voi non siete solo il frutto della fantasia di una Regina ormai caduta in disgrazia, sola e senza sudditi, in disperata ricerca dell’amico che mai ha avuto?

Oh, perdonatemi, perdonatemi. Come potrebbero interessarvi questi futili quesiti, a Voi, che siete un vero gentiluomo?

E ditemi, ditemi, com’è la mia Grande ed Orgogliosa Austria? – perché sono certa della Vostra appartenenza a suddetto popolo, Voi siete proprio come me, dopotutto.

Oh, come amerei poter rivedere la romantica Vienna, ancora una volta. Solo una volta, prima di andare incontro al mio triste destino, voluto da un Dio punitivo. Ci sono ancora i fiori nelle rigogliose aiuole, quelli che ho sempre adorato? Raccoglietene uno anche per me, mon ami.

Oh, Mon Dieu! Una goccia birichina ha bagnato questo straccio, caduta dal soffitto umido, come il resto della prigione di Conciergerie, nella quale mi trovo. Sapete, è così bizzarro trovarsi in un luogo così angusto, proprio io, la donna più illustre ed affascinante della Francia intera, che un tempo – ormai lontano secoli – passeggiava galante attraverso i giardini della Reggia di Versailles.

Vi state immaginando una donna finita, vero, mon ami? Non fatelo, oppure potrei pensare di strappare queste memorie e gettarle tra le fiamme, maledicendovi agli Inferi. Io sono la Regina di Francia, nonostante i miei capelli bianchi, nonostante l’aspetto trasandato, nonostante le ferite – interiori ed esteriori. Nonostante tutto.

Loro, popolo di infedeli, di villani, infami – io li condanno al dolore eterno – mi hanno privata della mia Corona, della mia libertà, dei miei diritti, di mio marito, del mio giovane fanciullo... ma non mi porteranno via la dignità. La dignità che solamente di una Regina.

Hanno preso il mio bambino, sapete? Lo hanno portato via, tempo fa, e lo hanno lasciato a morire – lui, il mio piccolo – tra gli stenti e la fame. Lui, solamente un povero infante, un dolce ed innocente giovine. Lo hanno ucciso per la colpa di essere nato dal grembo di quella “puttana austriaca”.

E ditemi ora, è questa giustizia? È questa la giustizia di cui quei pezzenti sproloquiano tanto, rinchiusi nelle loro locande marce?

Non ho più nulla, se non Voi e il mio onore, mon ami.

L’onore di poter ancora incamminarmi verso la ghigliottina con il mento alzato verso il cielo, lo sguardo di una nobile, uccisa dalla plebe. Io morirò da regina.

Vi chiederete quale crimine posso aver commesso per aver spinto la mia gente ad uccidermi, ma non risponderò ai Vostri dubbi, perdonatemi. Mi hanno chiesto di ammettere le mie colpe, nel loro “Tribunale Rivoluzionario”, un insulso buco per topi: un’intera popolazione, un’Assemblea contro di me, una sola donna. Loro, predicanti uguaglianza e libertà, mi hanno accusata di aver abusato del mio bambino, sangue del mio sangue. Loro, i padri di una Francia nuova e rigogliosa. È su questo che intendono posare le basi per una nazione forte?

Non ho più tempo. Il guardiano si sta avvicinando alle sbarre della mia cella, non mi guarda in viso.

Vi devo lasciare, mon ami, ne sono addolorata. Il mio tempo è giunto al termine. Ma non disperate, sono sicura che prima o poi ci incontreremo, se Dio lo vorrà. Sono certa, comunque, che sentirete l’eco del mio nome aleggiare attraverso i secoli.

Conservate le mie parole, imprimetevele nella mente, non cancellatele. Fatene tesoro. Ripongo le mie più sincere speranze in Voi, mio unico e vero amico.

Voglio che nella vostra testa vi immaginiate una donna – perché è questo che sono, anche se loro non lo capiscono – che cammina lenta verso il boia.

E ricordate che, nonostante tutto, io morirò come

la Regina Maria Antonietta di Francia.

 

*

 

Note

Cari lettori,

Questa dovrebbe essere una fantomatica lettera scritta dalla Maria Antonietta, chiusa nella prigione di Conciergie – storica e veritiera galera dove la Regina è stata rinchiusa – in attesa della sua condanna a morte. Ovviamente la Regina non ha scritto alcuna lettera, ma mi piaceva immaginarla così, orgogliosa ed indignata da una Rivoluzione che predicava principi che non rispettava: Maria Antonietta, storicamente, non è stata sicuramente uno stinco di santo, anzi, tutt’altro, ma ho voluto vedere la rivoluzione dal suo punto di vista, quindi ho cercato di immedesimarmi un po’ in quella che avrebbe potuto essere lei.
La lettera non è indirizzata a nessuno, ed è questo il particolare: è una “Lettere à personne” (lettera a nessuno) che la Regina scrive sperando che un suo fantomatico amico la trovi: quest’amico è assolutamente inventato dalla sua fantasia, perché necessita di avere qualcuno a cui scrivere; era per sottolineare l’immensa solitudine di Maria Antonietta, tradita dal popolo e privata della famiglia.
Detto questo, i fatto storici riportati sono veritieri, così come l’accusa di abuso nei confronti del figlio che è stata fatta alla Regina; lei aveva risposto con una frase epica, ovvero “Se non rispondo è perché non è possibile. Faccio appello a tutte le madri in questa sala.”
Bene, direi che mi sono dilungata abbastanza! Ringrazio di aver letto, spero abbiate apprezzato e di avervi regalato un bel testo... spero di aver reso onore a questa grandiosa figura storica, almeno un po’. Farebbe piacere sapere cosa ne pensate, quindi se vi va, lasciate un commentino.

Un abbraccio,
Eryca.

 

 

 

   
 
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