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Autore: Aluah    25/01/2013    12 recensioni
Erano passati sette anni da quel giorno.
Sette anni trascorsi tra i ricordi e le insicurezze del suo subconscio, contro le quali aveva combatuttto innumerevoli e perdute battaglie.
Quelle guerre perse in partenza contro qualcosa più grande di lei.
Qualcosa chiamato amore.
Il suo ricordo non l' avrebbe mai abbandonata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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ricordo
Erano passati sette anni da quel giorno.
Sette anni trascorsi tra i ricordi e le insicurezze del suo subconscio, contro le quali aveva combatuttto innumerevoli e perdute battaglie.
Quelle guerre perse in partenza contro qualcosa più grande di lei.
Qualcosa chiamato amore.
Il suo ricordo non l' avrebbe mai abbandonata.

Quel giorno il cielo era coperto da grossi e scuri nuvoloni grigi e minacciosi, che preannunciavano tempesta certa. Un forte vento si era levato da ovest, facendo increspare anche le acque del mare, calmo fino a qualche ora prima ma scosso ora da alte onde, anomale o meno. Le navi ancorate nel porticciolo lì vicino dodolavano al ritmo della marea impetuosa; solo l' ancora le preservava da un possibile naufragio senza possibilità di salvezza alcuna, facendole danzare come ballerine dell' acqua. L' erba delle grandi distese pianeggianti dell' isola era increspata dall' aria, muovendosi ed ondeggiando quando la carezza della brezza marina passava tra i suoi setosi fili, piegando anche i fiori e i piccoli rami delle piante di mandarino, pieni di frutti succosi e maturi.
I mandarini che c'erano anche sulla Sunny.
I suoi mandarini.
Il sole era scomparso alle sei circa di quella nebbiosa mattina, lasciando traccia di sè solo attaraverso la luce che trapassava le nubi, illuminando il giorno.
Sembrava autunno, eppure era piena estate.
Dall' unica altrura tondeggiante di quell' isolotto, del fumo grigio e denso fuoriusciva dal camino di pietra posto sul tetto dell' unica abitazione che faceva capolino dalle tegole rossiccie. Nella piccola cucina di quell' umile casetta, una donna stava mescolando la zuppa che cuoceva sul fornello, guardando fissa la finestra rettangolare posta sopra ai fornelli, scrutando l' orizzonte che s' intravedeva in lontananza, sfocato dalla scarsa visibilità di quella uggiosa giornata. Aveva scelto quella casa appositamente per la visuale, aperta sul mare e sulle possibilità, anche sui ricordi purtroppo, che ancora non erano completamente spariti dal cuo cuore spezzato.
Prendere quella decisione le era costato tutto, anche la ragione.
Abbassò il fornello, portandolo al minimo, continuando a mescolare la zuppa, oramai cotta, prendendone una piccola cucchiaiata per controllare la salatura.
Perfetta, come sempre, sin da quando Bellmer gliel' aveva insegnata per la prima volta.
Sorridendo, poggiò le mani sul bancone, ai lati del piano cottura, posando il mestolo di legno aull' apposito piano di ceramica, così da non lasciare tracce di brodo o macchie che poi avrebbe dovuto faticare per eliminare. Spostò lo sguardo dal mare verso il giardinetto di fronte alla casa, dove una bambina dai corti capelli rossi stava seduta a gambe incrociate, sbucciando un mandarino e canticchiando una canzone che fin da neonata le era stata impressa nella memoria, e che faceva ancora parte della vita in cui precedentemente aveva vissuto: il liquore di Blinks.
Del passato rimanevano solo quegli scorci, piccole cose che si ripetevano di tanto in tanto, come una routine che non voleva esser perduta del tutto.

Nora era una bambina di nove anni, tale quale alla sua mamma: capelli rossi ed intelligenza da vendere, senso degli affari e corporatura snella. Una goccia d' acqua della bella rossa che l' aveva messa al mondo, fatta eccezione per una singola particolarità che faceva capire che forse aveva anche un papà a cui somigliare in qualcosa: anzichè marroni, occhi neri come la pece le illuminavano il volto, profondi come gli abissi e pericolosi come non mai.
Gli occhi di Lui.
Era tanta la fatica che faceva nel dover guardare sua figlia in quelle pozze oscure, ma per Nora questo ed altro. Perchè benchè l' espressione fosse la stessa del padre e l' orgoglio impresso nelle piccole pagliuzze cioccolato che si alternavano a quel cupo nero fosse impossibile da confondere con quello di altri, sua figlia valeva molto più di mille ricordi ed altrettanti passati da riscattare con parole ed azioni inutili. 
Bussò leggermente al vetro di fornte a lei, cercando di attirare l' attenzione della figlia, dura d' orecchio, avvisandola che il pranzo sarebbe stato servito di lì a poco. Picchiettò dolcemente, sorridendo alla piccola che aveva alzato la testa ed aveva annuito al richiamo della madre, alzandosi e facendo il giro della casa per entrarvi e prendere posto a tavola.
Nel frattempo la donna in cucina aveva riempito i piatti, sistemandoli sul tavolino al centro della stanza e sedendosi, aspettando che la bambina la raggiungesse, spinta dalla fame. Quella non tardò ad arrivare, spostando con foga la seggiola e fiondandosi sul piattino stracolmo.
Forse anche l' appetito non l' aveva preso da lei ma dall' altro ramo della famiglia.
- Nora mangi come un' anatra! - disse la ramata, togliendosi un residuo di broccolo dall' avambraccio, finito dì a causa delle boccate affamate della sua commensale, la quale, appunto come i volatili citati, non masticava nulla prima di ingurgitare le leccornie. Quella deglutì pesantemente circa un mezzo della portata, sorridendo alla mamma con fare innocente, tipico della loro personalità.
- Ma mamma! - ribattè, scuotendo la testolina - Sono a digiuno da quattro ore! Devi comprendere le esigenze di una bambina in crescita! - si difese, lasciando la ex pirata senza parole, come solo lei era in grado di fare.
La rossa sorrise, facendole la linguaccia e tornando a pranzare, sapendo che se avesse continuato il discorso sarebbe emersa la solita domanda a cui lei non avrebbe potuto risponderle senza ricadere nel passato, e che Nora non mancava mai di porle quando si andava a parlare di diversità tra di loro.
Sebbene non fossero numerose, erano assai evidenti.

" Perchè mamma tu mangi così poco mentre io ho sempre fame? "
" Perchè sei tale quale a tuo padre " avrebbe dovuto risponderle
" Perchè stai crescendo " diceva invece, ingurgitando poi pane a non finire, fin tanto da non aver finito il pranzo in assoluto silenzio, ascoltando le avventure che sua figlia le raccontava in un lungo monologo, vissute in mattinata mentre si recava in paese a comprare il pane o il latte, perdendo la strada tre volte su quattro.
Anche in quello, la somiglianza era evidente.

La ragazzina si era ambientata bene in quel villaggio, dove insieme a lei solo altri due bambini davano una botta di vita alla monotonia che avrebbe altrimenti fatto da padrona. Figli delle uniche due coppie relativamente giovani di quel piccolo quartiere, ma mai lontanamente paragonabili alla bellezza e al cervello che quella piccola dimostrava di possedere e di saper usare come un'arma perfettamente collaudata a volte.
Degna figlia di sua madre.
Il villagio più vicino infatti era ai piedi della collina sulla quale sorgeva la loro abitazione. Era costutito da poche case e qualche negozio di prima necessità, come quello di alimentari, una taverna, uno studio medico ed uno di abbigliamento, giusto per poter sopravvivere in modo semplice ma dignitoso. Nessuna suola: l' educazione era affidata alle famiglie. L' isola era stata colonizzata tempo addietro ma era rimasta fermamente ancorata alle antiche tradizioni dei fondatori, concentrandosi prevalentemente sulla cultura locale e sullo sviluppo autoctono delle colture e dei prodotti tipici, ignorando i progressi che la civiltà aveva compiuto in vari ambiti e che pervenivano in quel piccolo Eden tempo dopo la loro globale diffusione.
Un' isola di pesactori e coltivatori di alberi da frutto, i cui prodotti venivano poi venduti ai commercianti locali per garantire delle entrate anche a quel piccolo angolo di paradiso, dove tutti si conoscevano e dove gli estranei non approdavano spesso, lasciando che tranquillità e famigliarità facesero da padrone durante la giornata e il corso della vita.
Ricordava perfettamente il suo arrivo su quelle piccole coste, guardato con una certa perplessità e paura dagli abitanti, non abituati a trasferimenti permanenti da parte di nessuno, tantomeno di donne formose e con una reputazione da pirata alle spalle. Reputazione che purtroppo sarebbe rimasta solo un lontano ricordo da quel lontano giorno di aprile.
Solan, così si chiamava quel piccolo arcipelago dimenticato da ogni dio, era stata la meta prescelta dal suo cuore dopo Weatheria, perchè lei da quel luogo non aveva effettivamente fatto ritorno a quanto ne sapevano i suoi ex compagni di avventure.
La sua prima famiglia.
Non era tornata alle Sabaody, dove tutti l' aspettavano difatti, ma per uno strano scherzo del destino aveva deciso di rintanarsi lontano dalla sua vita, quella a cui sarebbe dovuta ritornare.
Quella a cui non aveva mai fatto ritorno però.
Si era per anni ripetuta che quel che aveva fatto, lo aveva fatto per sè e per Nora, che al tempo in cui aveva preso quella fatidica decisione aveva solo poco più di un anno
Sarebbe stata in costante pericolo su una nave, tra la Marina che gli stava alle calcagna con strani uomini che scomparivano in nugole di fumo ed altre quattrocchi che la facevano imbestialire ad ogni incontro, fortuito o meno, mostri marini che tentavano di ingurgitare l' imbarcazione al gran completo ed ammutinamenti notturni da sventare per riprendere la navigazione in pace e tranquillità, senza contare gli uragani che lei avrebbe dovuto prevedere ogni qual volta ce ne fosse stata l' occasione o l' imminenza. Tutte attenzioni che avrebbe tolto a sua figlia, dirottandole sugli studi e sul sogno che si era prefissata.
Tempo tolto a Nora e alla sua crescita.
E lei sapeva cosa volesse dire crescere senza una madre.
Quella bambina era il sangue del suo sangue, nata per amore e cresciuta con tutto ciò che lei era stata capace di donarle, l' unica fonte di felicità a cui si era aggrappata dopo esser stata separata dalla sua famiglia, portando con sè anche il suo amore e l' amicizia che si era costruita con il tempo tra quelle vele e quelle stanze, ora lontane.
Weatheria era stata per lei una prova del nove, psicologica, concettuale e fisica.
Là le sue conoscenze erano state abbattute e ricostriute da capo, facendola sentire inetta nel ruolo di navigatrice che fino a quel momento aveva ricoperto, quando tutta la sua ex ciurma sarebbe dipesa totalmente dalle sue previsioni di tempeste violente, i suoi affetti le erano stati strappati dalla mente, sostituiti con libri e ore di studio di carte nautiche e fenomeni atmosferici ed infine, dopo solo quattro mesi dalla separazione, con il pensiero di quel ventre che da piatto che era, lievitava in modo evidente ed inequivocabile.
Era incinta.
 " Una bambina su una nave di pirati?! " Haredas glielo ripeteva sempre " Ma è come buttarsi in mare senza saper nuotare! "
E mai parole l' avevano fatta riflettere di più.
Aveva passato i mesi della gravidanza a cercare documentazione riguardo nascite avvenute in mare, storie di donne che avevano provato prima di lei ad imbarcarsi con un grande tesoro da custodire nelle loro vite e nei loro cuori, rimanendo però delusa da quanto poco avesse rinvenuto nella polverosa biblioteca dell' isola volante. Le uniche testimonianze erano state quelle di una piratessa ed una moglie di un commerciante, delle quali però non era ben chiaro se fossero riuscite a crescere la loro progenee.
Forse nessuna era stata così stupida da formare una famiglia in quelle circostanze.
Forse qualcuno prima di lei aveva capito che perdere un amore non vuol dire rinunciae per sempre ad amare qualcuno.
Forse lasciare Zoro per avere Nora era stata la scelta giusta.
Forse, perchè la certezza non l' avrebbe mai avuta.
Nè mai cercata.
Forse faceva troppo male.
Persa nei suoi pensieri non si era accorta che quel giorno l' avventura vissuta ed ora raccontata dalla piccola era stata leggermente diversa dal solito. I protagonisti infatti non erano stati come sempre lei, Sofia ed Amur, i due bambini che erano avvezzi giocare con lei nel tempo libero dall' insegnamento a cui Nami costantemente la sottoponeva, bensì un nuovo personaggio sembrava aver catturato l' attenzione della ragazzina curiosa e molto sveglia, suscitando in lei un interesse tale da averla spinta anche a scambiarci due parole dopo aver notato come questo la guardava.
Come se la conoscesse da una vita.
Un ragazzo che vedeva in quella bambina una donna, che non aveva mai smesso di cercare ma che forse non sperava di poter rivedere mai più.
Un ragazzo dal cappello di paglia ed un sorriso infantile, capelli neri ed una perdita nel cuore.



Al tavolino della taverna quel giorno, nessuna montagna di piatti nascondeva il volto pensieroso del moro che vi era accomodato, i cui pensieri erano dirottati più ad una piccola chioma rossa seduta al bancone del bar che al cameriere che gli chiedeva cosa volesse ordinare dal menù. Una figura mingherlina era di gran lunga più interessante di qualunque altra distrazione, cibo compreso, il che era come dire un' eresia parlando del ragazzo interessato alla bambina.
La osservò per un tempo indefinito, studiandone le caratteriste con minuzioso interesse ed occhio critico, cercando tutte le somiglianze possibili ed immaginabili con la donna che lui aveva in mente, quella a cui stava paragonando quella piccola che sorseggiava succo di mandarino.
Forse la prima l' aveva già trovata proprio in quella bevanda singolare.
Notò anche come quella si fosse accorta ben presto di avere gli occhi puntati addosso, alle spalle precisamente, sensazione odiosa per molte persone, soprattutto per la figlia di una ex pirata nonchè Gatta Ladra di prima categoria. Si era però anche piacevolemente stupito dalla grande intraprendenza di quella ragazzina, che a occhio e croce non aveva più di dieci anni, ma che l' aveva lasciato leggermente basito. Quella infatti si era alzata dallo sgabello su cui era accomodata, balzando agilmente sul pavimento ma mantenendo comunque ben salda la presa sul bicchiere che reggeva nella mano, incamminandosi verso quello sconosciuto. L' aveva fissato stranita, fermandosi vicino alla sedia dove quello era seduto, stortando la testolina con aria interrogativa e continuando a sorseggiare la bevanda, questa volta mordicchiando la cannuccia.
- Perchè mi fissi? - gli aveva poi chiesto a bruciapelo, assottigliando lo sguardo per capire come e dove quel ragazzo poteva averla già incontrata, non ricordandosi infatti di quel volto.
Qualcosa le diceva che non era una minaccia, qualcosa di profondo.
Qualcosa che non conosceva.
- Perchè hai i capelli rossi? - le rispose quello, con un'altra domanda. Insensata in un primo momento.
- Perchè somiglio alla mia mamma! - aveva spiegato lei, gonfiandosi d' orgoglio e scuotendo la chioma infuocata che le arrivava quasi fino a metà schiena, portandosene un po' davanti agli occhi ed inspirandone uno, starnutando a causa del solletico che quello le aveva provocato nelle narici.
- Salute! - le disse il moro, porgendole un tovagliolo di carta con il quale soffiarsi il nasino rosso e gocciolante
- Grazie... - lo salutò Nora, voltandosi e ritornando dai suoi amichetti, impacchettando il fazzoletto improvvistao ed infilandoselo in tasca dei pantaloncini corti e gialli.
Il ragazzo dal cappello di paglia si accomodò meglio sulla seggiola, allungando le gambe ed intrecciando le braccia sulla pancia, alzando lo sguardo per chiamare poi a gran voce il cameriere e farsi portare iò pranzo del giorno, sorridendo. Estrasse quindi un lumacofono da viaggio dalla piccola bisaccia che aveva poggiato sul tavolino, componendo un numero oramai imparato a memoria, tanto era stato composto negli ultimi anni. Sempre per comunicare lo stesso messaggio di sconfitta, per far diminuire la speranza di poter ritrovare quel componente perduto della ciurma della Thousand Sunny, scomparso sette anni addietro.
Per la prima volta Monkey D. Rufy sorrideva mentre digitava l' ultimo numero del codice a sei cifre che serviva per contattare gli altri, dispersi nelle isole in un raggio di quattro miglia in quel tratto di mare, alla ricerca come lui di qualcuno.
- Si? - una voca dall' altra parte dell' apparecchio gracchiò in modo roco
- L' ho trovata - ripose il moro, addentando la coscia di pollo che in quel momento era stata servita - Nami è qui -






Angolo dell' autrice:
Salve gente, questo è un esperimento in cui mi cimento! Una storia nata così, per mancanza di cioccolato da sbranare in dispensa e che vi propongo.
Sarà una storia un po' diversa da quelle scritte finora! Ma spero possa essere comunque di gradimento!
Il rating sarà arancione, perchè abbassarlo non penso di riuscire ed alzarlo mi sono ripromessa di non farlo.
Non so quando aggiornerò, cercherò però di farlo in fretta se interessa la FF.
A presto,
Alu.


   
 
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