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Autore: Chanelin90    26/01/2013    5 recensioni
***** COMPLETA ******
La guerra era finita.
Ogni Nazione era tornata a casa propria.
Germania e Italia si ricongiungono e, insieme, convivono per 3 lunghi anni.
Quando Feliciano viene a sapere di portare in grembo il figlio di Ludwig: appare entusiasta! Germania, tuttavia, non reagisce come il ragazzo avrebbe sperato..
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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Germoglio Avverso

Capitolo 4
 



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Se vi dovesse sfuggire qualcosa…Non preoccupatevi: è fatto apposta! Capirete!
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- Ma Romano, io VOGLIO tenerlo!-
protestò Italia.
- Ma non devi!- lo ammonì il maggiore.
- Perché no?-
- Perché moriresti!-
ringhiò nervosamente Romano, mentre cercava di contenere l’irritazione versandosi del caffè in una tazzina di porcellana.
Feliciano rimase silenzioso per qualche minuto..per poi ribadireancora più convinto:  - Non m’importa!-
- Bè…A ME SI, cazzo!-
sbottò il maggiore duramente, mandando in frantumi la tazzina.

Conficcò le lunghe unghie nel divano, tentando di trattenere la collera: - E comunque..se quel figlio di puttana non lo vuole, non puoi imporglielo!-
Feliciano lo sapeva, ma era anche del parere che certe cose accadevano semplicemente perché DOVEVANO accadere e di conseguenza la responsabilità di assumersele spettava a loro, in quanto genitori.
Se Germania si fosse rifiutato di adempiere al suo dovere, non poteva certo far ricadere la sua volontà sul piccino.
A scapito del rischio…

- Ma..-
- Non fare sciocchezze, Feliciano!-
lo seccò con un’occhiataccia torva Romano.
Feliciano sospirò deluso da chi avrebbe dovuto capirlo e aiutarlo e, invece, si opponeva con fervore e senza dare spiragli di speranza.
 - Ma..io credevo..che potessimo restare insieme..per sempre..!- guaì amareggiato.
- Certo che si, ma non sarebbe la stessa cosa!- replicò il maggiore.
- Romano..-
- Io non saprei nemmeno ..se considerarti..mio fratello!-
lo gelò.

Italia sentì una rabbia crescere dentro di sé ed estendersi sempre più lungo tutti i suoi capillari.
Romano si alzò per prendere nuovamente la caffettiera. Aveva bisogno del caffè per mantenere la calma, paradossalmente.
 Non ce la faceva a sostenere l’innocente, sciocco, illuso e pietoso sguardo di suo fratello piccolo.
Italia, invece, prese la sua decisione: si alzò veloce e si avviò verso la via per la porta.

-FELICIANO!! DOVE CAZZO STAI ANDANDO??- lo minacciò il maggiore che, nonostante mascherasse la sua ansia, non gli aveva levato gli occhi di dosso.
Italia si fermò davanti la porta. Prese un bel respiro e si mise a correre.
Romano lo inseguì nel bosco.
- TORNA QUI! SUBITO!!-
 
Feliciano correva e correva, ma suo fratello guadagnava terreno con lunghe falcate; anche perché non doveva occuparsi di quel peso vitale che si muoveva all’ interno del corpo del minore.
Era infuriato.
Perciò Italia non fece caso alla sagoma davanti a lui.
Se ne accorse solo quando venne bloccato e  preso al volo.
- Oplà!-
- Spagna?? Sei tu??-
ansimò l’italiano, tutto sudato.
- Oh Feli! Stavo cercando tuo fratello! L’hai visto in giro?- domandò allegramente lo spagnolo, inconsapevole della fretta del ragazzo, il quale s’agitava ansioso tra le sue braccia.
- Nono—nn—no..!- mugolò, guardandosi disperatamente indietro.
- FELICIANO! – urlò una voce rabbiosa sempre più vicina- TI SI E’ FOTTUTO IL CERVELLO ???  -
E Romano comparve. Trasandato e indemoniato.

Spagna gli volse un sorriso e accarezzò amorevolmente i capelli di un impaurito Feliciano che ora si nascondeva dietro il suo gomito.
- Romanito! Non essere così duro con lui! Non eri tu quello che desiderava tanto riabbracciarlo?-
Romano si fece avanti furibondo, prendendo Feliciano per un braccio, ove la sera, poi, si sarebbe rivelato anche lasciare un lividoviolaceo.
- MA PIANTALA TU! QUESTO COGLIONE NON SA QUELLO CHE STA FACENDO!- sentenziò brutale.
- LO SO! QUELLO CHE STO FACENDO!- gridò Feliciano, urtato nei sentimenti, sporgendosi dalle braccia  d’ Antonio perplesso da quella diatriba fraterna.
- NO! E’ OVVIO CHE NON LO SAI! NON SAI UN EMERITO CAZZO !- sputò il maggiore velenoso, tirandolo via dallo spagnolo.

- Suvvia, suvvia!- tentò di calmarli Spagna– Ma che vi prende a voi due? Non c’è motivo di litigare così!-
Anche Antonio rimase stupito da tanta irruenza e attrito creatosi fra i due.
Il tetro silenzio che era calato tra i Vargas fece sorgere a  Spagna dei seri dubbi.
- Ma che è successo?- domandò perplesso.
- Io..- tentò titubante Feliciano.
- STO SCEMO SI E’ FATTO…-cominciò irritato Romano, salvo poi pentirsene e lasciar cadere il discorso-Non importa!-
Spagna tentò di spronarlo:- Si è fatto..?-
- HO DETTO CHE NON IMPORTA! SONO AFFARI DI FAMIGLIA!-
Ma, come al solito, la testardaggine di Romano era insuperabile.
- Pensavo di farne parte..- considerò imbronciato.
- FATTI I CAZZI I TUOI-
- Uff..va bene, va bene!-
si rassegnò.

Spagna accompagnò i due a casa, stando ben attento che questi non si sbranassero a vicenda.
Che fosse successo qualcosa era intuibile.
Che fosse qualcosa di così allarmante non poteva sospettarlo, sebbene avesse notato il gonfiore di Nord Italia.
Lo ricondusse a un eccesso di pasta… Magari, era proprio quello il motivo della polemica in corso.
Avrebbero placato i loro spiriti animosi più tardi. Sicuramente.

Quando rincasarono, Spagna, sorridendo accondiscendente, li lasciò soli andando, al piano di sopra, invogliandoli a far pace tra loro.
Gli occhi socchiusi e lo sguardo truce di Romano non lasciavano presagire nulla di poco tortuoso, ma un tentativo in nome dell’amore fraterno andava fatto.
 Rimasero soli.

Feliciano prese un bel respiro, dopo un po’ che non si rivolgevano la parola:- Che facciamo allora?-
Romano si ammorbidì, ma tenne comunque un atteggiamento autoritario:- Quello che voleva fare il mangia wurstel ! -
Feliciano deglutì.
- Preferisco esserci io!- spiegò ancora il maggiore con voce ferma e cupa.
Gli occhi di Feliciano divennero lucidi: - Ma io non voglio..-
- E’ una scelta obbligata!-
tagliò Romano.
Faceva male anche a lui, anche se non voleva farlo trapelare. Almeno lui doveva essere forte per il bene del fratellino.

Italia esplose in un pianto disperato:- SEI PROPRIO COME DOITSU! SEI SENZA CUORE!-
Romano s’infuriò come un toro ferito,stuzzicato dal drappo rosso:- NON OSARE PARAGONARMI A QUELLO STRONZO! HAI CAPITO?- gli gridò in faccia- Io lo faccio per proteggerti..lui per salvarsi quella lurida pellaccia e per fottutissima brama di potere ! Ci siamo capiti?-
Feliciano annuì flemmatico, intimorito.
- E voglio che dopo che questa situazione di merda si sia risolta, tu lo pianti e torni a casa. Casa tua! Quella vera!- affermò inchiodandolo con occhi torvi.

Un rumore simile a quello di un’ asse che cede, cadendo sul pavimento, mandando in frantumi le mattonelle, si propagò dal giardino.
- Cos’è stato?- si allarmò spaventato Italia.
- Non lo so!- proclamò il maggiore, caricando la Beretta e avvicinandosi di soppiatto alla finestra- Stai indietro! Ho come l’impressione che stanotte ci sarà da impallinare qualche culo!-

-  AHHHH Ma c’è anche il Nord!-
constatò Arthur, affacciandosi, anch’egli, alla finestra dalla parte esterna.
- Inghilterra..- inorridì Feliciano, alla vista dell’inglese che lo squadrava malizioso.
Feliciano si nascoste dietro il tavolo.
Era insolito che si spingesse così internamente ai loro confini.
Forse il suo esercito era nelle prossimità e loro non se n’erano accorti.
- CHI CAZZO TI HA DATO IL PERMESSO D’INSOZZARE IL SUOLO ITALICO STRONZO?! TI PENTIRAI DI QUESTO ERRORE!- abbaiò Romano, deciso a difendere la sua casa e le sue genti.
- EHEH! Voglio proprio vedere!-ironizzò l’inglese.
-  Vediamo se vedi questo… - e Romano premette il grilletto all’indirizzo dell’intruso.
 
Presto la loro bella casa venne avvolta dalla polvere e dalle macerie.
Romano e Inghilterra battagliavano a colpi di pistola e fucili e i loro proiettili sfiorarono più volte il corpo inerme e tremante di Feliciano che rimase impalato, non sapendo come agire né per difendere la sua terra, né per difendere la creatura sua e di Ludwig.
Non voleva mettere a repentaglio la sua incolumità, perché non si era ancora rassegnato all’idea di rinunciarvi.
Optò per la fuga.
In quel frangente, nessuno badava ai suoi passi che diventavano sempre più veloci man mano che raggiungeva la finestra da cui fiondarsi dalla stanza in mezzo al corridoio.
Romano se la sarebbe cavata anche senza di lui.
Ancora una volta fu Antonio, che era accorso, a impedire la realizzazione dei suoi propositi.

- Italia! Che sta succedendo? Ho sentito degli spari! Come sta, Romano? E…- si accorse della guerra imperante.
Tirò fuori la sua pistola, pronto a proteggere i gli amici italici.
- Coraggio, Italia!- disse tirandolo dal braccio- Dobbiamo aiutare tuo fratello!-

Lo squadrò confuso, accorgendosi, infine, della direzione che stava prendendo: - Dove stai andando? -
- Spagna, ascolta! Io DEVO andare e subito!-
- Romano ha bisogno di noi!- si preoccupò lo spagnolo.
- Ma io non posso restare!- replicò con voce tremante Feliciano
- Ma devi farlo! Non puoi lasciarlo da solo!Non è la tua casa questa?-ammonì, indicando Romano.
- Sto per avere un figlio! E’ di Germania!- confessò improvvisamente.
Era molto agitato.

In un primo momento, Spagna spalancò gli occhi, credendolo uno scherzo, poi, rimase a bocca aperta allibito.
- Cioè….sei incinto?-
- ..Né Germania, né mio fratello acconsentono alla sua nascita! Vorrebbero che mi venisse strappato via prima che veda la luce!- argomentò l’italiano supplichevole.
Antonio osservò le profonde iridi del ragazzo..poi sussurrò serioso:- …e la tua opinione, Italia, qual è?-
- Io voglio tenerlo!- confermò nuovamente l’altro.

Spagna fece più passi, nervosamente.
- Conosci i rischi?-
- Si!-
- Lo sai davvero cosa comporta?-
- Si!-
- E nonostante tutto vuoi..-
- Si!-
-Giuramelo!-
- Giuro!-
Spagno riprese a fissarlo duramente, non lasciando trapelare la sua opinione.
- E’ MIO FIGLIO, SPAGNA!- invocò il giovane.

-So già che Romano non mi perdonerà mai per questo! - gli lasciò il braccio, scostandosi dalla sua via di fuga- E nemmeno io..-
- Grazie! Grazie! Grazie Spagna!-
 L’altro rimase silenzioso, incerto egli stesso sulla decisione che aveva preso.
Temeva che se ne sarebbe pentito, amaramente.
- Ci vediamo presto!- salutò il minore dei Vargas, allontanandosi.
-….Speriamo..- mormorò, vedendolo andar via.

Intanto Romano, ancora alle prese con l’inglese, non fece caso alla sparizione del fratello.


CONTINUA

  
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