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Autore: LilHrowa    26/01/2013    2 recensioni
Un angolo di paradiso dove la vita sembrava aver preso una direzione distante dai tempi oscuri che dominano nel resto della comunità magica. Eppure, con l'incalzate ascesa dell'Oscuro Signore e del suo esercito, nessun luogo è al sicuro. Le dita dell'ombra e l'orrore che porta non lasciano scampo. Quattro ragazzi si troveranno a contemplare lo spettacolo delle loro vite sconvolte. Battaglie imponderate, lotte disperate e sfide terribili li attendono, poichè in gioco c'è la loro stessa sopravvivenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Piccola premessa:
questa è la mia prima fan fiction in assoluto, quindi chiedo clemenza a chiunque volesse leggerla. Poiché l’ambientazione di questa long fa riferimento, si al mondo di Harry Potter, ma ad uno “scenario iniziale” di mia invenzione, questo primo capitolo sarà in realtà una sorta di introduzione esplicativa.
Critiche, consigli, richieste di chiarimento sono tutti ben accetti! Mi scuso se questo inizio dovesse risultare un po’ noioso, prometto che ci sarà tempo e modo di entrare nel vivo della vicenda.
Tutto qui, buona lettura.



 
Una sbiadita insegna, sorretta da un braccio in ferro lavorato e inevitabilmente eroso dall’implacabile passaggio del tempo, segnava l’ingresso al campo. Nel legno, scolpita in caratteri disordinati, era possibile leggere la scritta “Silentgrass”. Sorgeva nel cuore di Epping Forest, a circa 60 km dalla città di Londra, sentinella e muto benvenuto sin dai primi del 1800, quando un magro gruppo di maghi aveva scelto quel lenzuolo di terra come patria lontana dalla loro stessa società. Un desiderio sempre più comune di libertà e amore per la natura finì per trasformare Silentgrass, nei primi anni del 1900, nel più grande campo stabile del Regno Unito.
Negli anni l’aspetto del luogo non era poi molto cambiato, semplicemente era cresciuto in dimensioni. Un ambiente aperto, in cui il bosco lasciava spazio ad una grande radura leggermente sopraelevata. Adagiato su un terreno vagamente irregolare, un nastro di almeno un centinaio di tende di ogni foggia e colore, si attorcigliava in cerchi concentrici interrotti da grandi alberi, culminando in una sorta di piazzetta con un grande falò sempre acceso. A est il terreno era stato trattato con la magia per essere reso coltivabile e adesso ospitava campi di frumento e ortaggi, serre, frutteti e coltivazioni di piante utili per le pozioni e non solo. Poco sotto quel dolce declivio, scorreva uno dei numerosi fiumiciattoli, vicino al quale erano stati predisposti i recinti per animali e bestie di molte razze e specie.
Era come una piccola comunità magica autonoma e indipendente, pervasa da un senso di nostalgia e innocua ribellione, perciò il Ministero della Magia inglese si era deciso ad applicare nei confronti dell’insediamento un atteggiamento di tacita tolleranza, nonostante la sua non totale conformità alle leggi.
Gli abitanti del luogo erano infatti maghi e streghe i quali avevano preso la decisione di rifiutare l’apprendimento e l’uso della magia per scopi violenti o lesivi per il prossimo. Era questa, in un certo senso, l’unica vera regola vigente. Il campo condivideva molti dei principi secondo cui erano state create le “comuni” fra i babbani. Un luogo ameno, improntato al rispetto e alla condivisione. Chiunque poteva andare o venire a piacimento e secondo necessità. Quello che Silentgrass garantiva ai suoi abitanti era accoglienza e parità, senza porre distinzioni dovute allo stato di sangue o al possedere o meno la magia: magonò o eventuali babbani erano infatti tutti ugualmente inseriti nel tessuto sociale della comunità. Perfino l’organizzazione non dipendeva da un gruppo di individui, ogni decisione veniva infatti presa in assemblea con tutti i maggiorenni interessati a partecipare. La parola chiave al campo era condivisione, non esisteva proprietà privata e ognuno offriva quello che poteva per il bene di tutti, con in cambio assicurato lo stesso trattamento.
Si trattava quindi di essere disposti a mettere le proprie conoscenze a disposizione di tutti. Nel suo quasi totale allontanamento dal resto della comunità magica, Silentgrass era divenuto negli anni in grado di provvedere a tutti gli aspetti della vita, limitandosi ai contatti con l’esterno solo per piccoli commerci. Perfino l’istruzione era gestita a livello interno in modo che ognuno potesse da subito formarsi per trovare il proprio posto.

Per molti aspetti quel vivace accampamento era un piccolo paradiso di pace e speranza, rimasto al riparo di tempi aspri e duri, ma proprio per questo totalmente impreparato a fronteggiare la bufera che si profilava all’orizzonte.
  
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