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Autore: Mirini    26/01/2013    3 recensioni
Prudence è una ragazza come tante: non è bellissima e non sa sempre dire la cosa giusta. Delusa da una storia d'amore andata a finire male, non pretende più niente dalla vita, nè da se stessa e intraprende un viaggio studio a Seattle, dove la aspetteranno nuovi incontri, ma soprattutto nuove emozioni. Perchè l'amore può sconvolgere tutti, anche chi meno se lo aspetta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                 CAPITOLO 17



Oh, Gesù.
Se non va è finitia, giuro che è finita. Me ne torno a New York e alla mia vecchia vita, ecco che faccio.
Ma se me ne andassi ora? Se cambiassi improvvisamente direzione? Massì provo al prossimo appello, che sarà mai. Peccato che le mie gambe non siano collegate granchè bene al cervello e vanno avanti da sole.
Mi siedo come al solito al primo banco, guardandomi attorno con aria atterrita cercando qualche viso conosciuto… Nada de nada. Uff… Non perderti in ciance, Pru!
Al mio richiamo mentale mi raddrizzo subito dalla sedia e cerco di sentire le domande del professore rivolte alla ragazza al momento sotto esame. Ma… E’ Emma! Ma proprio qui me la dovevo ritrovare? Questa ragazza è un incubo, ci manca solo che mi metto a sognarla.
Quando l’abbiamo intravista in Hotel l’abbiamo scampata per un pelo: io presa dl terrore ho detto che era proprio ora di andare (più che altro ho urlato) e siamo fuggite via. Fiuuu. Ora per fortuna lei non sa chi siano queste misteriose ragazze, sue “grandi” amiche. E poi figuriamoci se si mette a parlare con Dan di certe cose, sicuramente farebbero ben altro… Pru! Niente depressione! Devi sostenere un esame!
In quel momento Emma si alza e ritorna al su posto con aria soddisfatta. Te pareva. Poggio sconsolata la testa sul banco in attesa di ascoltare le domande rivolte alla prossima ragazza… William Of Aquitaine… Lo so! Perfetto! Chissà se Judy ha già fatto… Di scatto alzo la testa e prendo in mano il cellulare per inviarle un sms.
“Che coincidenza!” Penso con un sorriso mentre sullo schermo mi appare l’avviso di un nuovo sms in arrivo. Questa è telepatia! Altro che anime gemelle, dovrebbero cominciare a parlare delle amiche gemelle, scommetto che scomparirebbero un bel po’ di problemi.. Tipo i miei ad esempio… E mi torna in mente Dan, ma che posso farci, ormai è più forte di me.
Apro il messaggio senza farmi sgamare dal professore.
“In bocca al lupo per l’esame. Mi sei mancata un po’ in questi giorni. Credo.”
Prudence, respira. OK… Rileggi il messaggio con calma… RESPIRA HO DETTO!! Bene, adesso controlla un’altra volta chi è il mittente, senza svenire però!
Ho le mani che tremano e rischio di far cadere il cellulare, così lo butto sul banco facendo girare un paio di teste. U mamma. Non è possibile, io? . Gli sono mancata? U mamma. U mamma mia.E poi come faceva a sapere del mio esame? Si sarà informato? Il mio cuore batte all’impazzata e mi sento un peso enorme sullo stomaco. I problemi? E chi ha detto che non voglio problemi! Stavo vaneggiando, li rivoglio tutti!!!
Rileggo fino al rimbambimento totale l’sms di Dan senza smettere di sorridere e di sentirmi felice nonostante quel credo, nonostante le paure di aver capito male il messaggio, magari sta solo cercando di essere cordiale con me, magari… Uff… A chi voglio darla a bere, quelle poche e incerte parole mi fanno sentire bene, mi fanno sentire almeno un po’ migliore di quello che ho sempre ritenuto. Forse non potrà mai innamorarsi di me e vedermi in quel modo, ma se riesco a diventare sua amica per me sarebbe il massimo. Non potrei fare a meno di lui in ogni modo, a me va bene stargli vicino anche così.
Prendo sorridente il cellulare, premo il tasto per rispondere e… Panico. Che gli scrivo? Che mi è mancato anche lui? No, assolutamente NO: già è tanto se lui si è espresso in quel modo, se io gli rispondessi così sarebbe troppo sdolcinato e lui mi manderebbe davvero a quel paese letteralmente. Mmm… Amicizia amicizia amicizia… Cosa risponderei se fosse stata Judy? Oppure non dovrei proprio rispondere. No no, altrimenti pensa che sono io la snobbona. E se…
-Wilson Prudence Olivia.-
UUUUH!
-Presente!- strillo come una gallina impazzita sobbalzando dal mio posto facendo cadere tutti i libri dal banco. Emma, che in quel momento aveva terminato l’esame, mi guardava con aria sconcertata. E vabbè che sarà mai un po’ di esaurimento prima di un esame. Tu sei la strana che riesci a essere fashion e coordinata anche in fase di studio matto e disperato. Per intenderci, era tutta un blu: ballerine blu, leggins blu e camicia lunga a quadri blu e bianchi. Lo so, sembro una maniaca che ogni volta la squadro dalla testa ai piedi, ma ho scommesso con me stessa (e con Judy) che l’avrei beccata un giorno in forma “normale”: anche lei è un essere umano!!!
Mi dirigo frettolosamente dal prof per sedermi davanti a lui… O la va o la spacca, forza!
 

 
“Esame superato! Grazie per il pensiero!”
Rimango qualche secondo dubbiosa, poi finalmente premo il fatidico “Send mail” riprendendo a passeggiare allegramente per la via che presto mi avrebbe condotta a casa. Aaaaah! Che bella giornata, per me potrebbe concludersi anche oggi: non solo il mess di Dan, ma anche l’esame è andato bene anche se all’inizio come al solito balbettavo un po’ e alla fine sono anche dovuta ritornare al mio posto a riprendere il libretto che mi ero dimenticata in borsa, ma son cose che capitano. Come sono contentaaaaa! Ora vado a casa, mangio, mi faccio un bel sonnellino e poi mi preparo per la festa di stasera. E’ una specie di “ben ritornati” a noi che per le vacanze siamo andati dalle nostre famiglie, a questi di Seattle piace molto festeggiare… Male non è. Almeno ho più occasioni di mangiucchiare a sbafo. Mwahahah.
Rientro in casa contenta di essere accolta dal tepore che solo un ambiente ottimamente riscaldato può dare.
Vediamo un po’… La cosa migliore sarebbe darmi una bella lavata per poi mangiare, ma il mio languorino è troppo forte… E frigo sia!
Poggio velocemente il capotto e le borse sul letto e mi avvio in cucina.
Chissà, magari riesco a farmi un bel panin..
-Piantala Dan!-
Rimango bloccata con la faccia nel frigorifero e il sederone all’aria.
Che diamine succede?
-Ehi, calma…- Questo è lui sicuro. –Ho ragione io vero? Altrimenti non reagiresti così da tigrotta…-
Tigrotta???
-Lasciami, Dan. –
Sento un fruscìo. L’avrà lasciata, chissà se stavano abbracciati, sdraiati… Di sicuro non sono in cucina, ma le voci si sentono bene eccome purtroppo.
Sento dei passi avvicinarsi e riesco a intravedere Emma dirigersi verso il corridorio, verso la porta. Si dia il caso che l’ingresso sia proprio di fronte la cucina, anche se molto distanti tra loro (nel mezzo c’è il corridoio che fa da comunicante, appunto.), riesco a vedere lei benissimo, mentre si gira volgendo lo sguardo indietro.
Perfetto. Io vedevo bene lei, ora lei vede bene me, ancora impalata davanti al frigo aperto (la mia pancia sta congelando) mentre la fisso come un’ebete che ha appena visto volare un elefante verde.
Pru, c’è di peggio: ricordi la ragazza che voleva il phon??? Ricomponiti!
In quel momento la testa di Dan fa capolino dalla sua camera.
-Se pensi che io sia sempre lì a riprenderti e a cercarti ogni volta che scappi via ti sbagli di grosso. Hai voluto andartene? La porta è a un centimetro da te. Non ti fermerò questa volta.-
Ricomponiti un corno! Ora che lui è uscito sono congelate anche i piedi al pavimento.
L’espressione sorpresa sul volto di Emma cambia diventando quasi indispettita.
Era il mio corpo o ero io a non volermi perdere la scena?
-Certo, tanto c’è la tua amichetta quando io non ci sono vero? Povere ragazze… Le paghi almeno?- Nel pronunciare l’ultima frase mi lancia una lunga occhiata sprezzante prima di voltarsi e chiudere la porta con violenza.
I miei occhi si velano di lacrime.
Non piangere Pru. Non piangere. Non puoi umiliarti fino a quel punto.
La testa di Dan si gira verso di me.
Riesco a intravedere la sua espressione confusa che si trasforma in sorpresa, evidentemente solo ora si rende conto della mia presenza, ma io sono più veloce e riesco a voltare il viso verso il frigo e prendere la prima cosa che mi capita sotto le mani impedendo la vista di una lacrima solitaria sulla mia guancia.
-Sei qui… - Lo sento entrare in cucina. -Non devi dar retta alle cose che dice…- Continua dopo un po’.
Annuisco velocemente con la testa mentre chiudo lentamente il frigorifero, lo sguardo sempre fisso a terra.
-Cerca di capire..-
Questo davvero è troppo. Capire chi? Lei? Stupida ragazza viziata abituata a tenere il mondo ai suoi piedi che da della sgualdrina alla gente altrui solo perché non riesce ad avere quello che desidera? Capire te?
-Certo che capisco. – Sbotto io mentre vado verso camera mia. –Lei preferisce tuo fratello, è normale dopotutto.- Ecco, ora faccio anche l’acida.
-Come?-
Mi giro con aria interrogativa verso di lui.
-Hai sentit..-
-E’ normale che scelga mio fratello… perché sono io quello sbagliato vero? Sono io il figlio deludente, quello che non merita niente dalla vita.- Dice tra se e sé.
-Anche tu lo hai sempre pensato, vero?- Sbotta guardandomi negli occhi.- Lo hai pensato dalla prima volta che l’hai visto. Cosa c’entra Dan con lui? Come è elegante Scott, come è gentile Scott, perché non provi ad assomigliare un po’ a Scott???- Fa lui imitando una vocetta stridula.
-E’ tanto difficile credere che anche io possa piacere? Che possa essere amato? Perché è così anormale se la donna che voglio sceglie me?!-
-Ma cos..-
-E sai quale è la cosa disgustosa?- Dice lui avvicinandosi ignorando le mie parole. –Che tu…tu… Dopo tutto quello che ti ho detto, che mi hai detto… Tu con quell’aria da santarelina comprensiva in realtà pensi quello che pensano tutti! In realtà tu sei come gli altri! Anzi no! Peggio! Tu indossi una maschera, una maschera così lurida che mi viene lo schifo solo a guardarti. E ringrazia che non è casa mia- fa lui avvicinandosi ancora di più, con una calma quasi irreale. –Altrimenti non mi sarei trattenuto dallo sputarti.-
Se ne va.
Infila il cappotto ed esce.
Io, non avendo la forza di andare in camera, mi accascio per terra e comincio a piangere come una bambina.
 
---
 
-Bruttoschifosoluridobastardopezzodimerda!-
-Sniff…-
-…-
-Sniff…-
-E non continuare a singhiozzare come una cretina!-
-Ci mancava solo cretina… Buaaaaaaaah!- E ricomicio a piangere.
-Ora basta.- Esclama Judy spazientita.
-Prudence, guardami. GUARDAMI! …. Ok. Cosa vedi?-
-Sniff…U-una m-macchia rossa.-
Lei alza gli occhi al cielo. Non la vedo, ma lo so. E’ tipico.
-Asciugati gli occhi.-
Prendo il fazzoletto che mi porge e dopo essermi calmata un po’ finalmente metto a fuoco l’obiettivo: una Judy elegante con un abito di raso rosso con le spalline un po’ a pallloncino e i capelli mossi e sciolti che ricadevano sulle sue spalle morbidi.
-Sei tu. Vestita di rosso.-
-Brava, Einstein.-
-Ma che vuoi che ti dica, che sei bellissima? Mica te lo devo dire io.-
-No! Prudence…- E si avvicina a me prendendomi le mani. –Non sono semplicemente una ragazza vestita bene, sono una ragazza vestita e preparata per la festa di stasera, preparata per lasciare di stucco il ragazzo… Ok, ok uomo- aggiunge dopo un po’ vedendo la mia occhiata. –che mi piace e tu ora devi fare lo stesso, Pru. Alzati, muovi quel culo dal letto e mettiti quel fantastico vestito di pizzo che hai messo per la laurea di tua cugina. Sai quanti bei ragazzi troverai? Non esiste solo Daniel Ramsay… Beh, belli come lui, no. Ma qualcuno decente lo trovi eccome.- Conclude la mia schietta amica con un sorriso a 32 denti in contrasto con la mia espressione perplessa.
-Non fare la triglia- dice lei alzandosi. Ecco, appunto. –Mi raccomando ti voglio tra un’ora al padiglione vestita di tutto punto.-
-Pensa alla tua di serata.- Le dico io con mezzo sorriso.
-Lo sai cosa intendo- dice lei fulminandomi con gli occhi. –A proposito- fa lei infilandosi il cappotto. –Davvero secondo te sto bene? Sai stasera voglio proprio essere…wow!!-
-Qualcosa in programma?-
-Beh, credo che dopo 2 mesi sia anche arrivato il momento di fare l’amore! Mi sono stufata di fare mezzo sì e mezzo no…-
Mezzo sì e mezzo no???? What??
-Quindi tu stanotte..-
-Speriamo! Sai quante donne più mature ed esperte di me avrà avuto? Chissà magari il rosso è troppo provocante e poco femminile, forse è da bambina che vuole vestirsi da grande.. Uff.-
-Judy- stavolta sono io ad avvicinarmi e prenderle le mani nelle mie. –Rimarrà a bocca asciutta, te lo assicuro, se ci fosse quell’idiota del mio inquilino ti avrebbe  dato conferma di quello che sto dicendo.-
Lei mi da un buffetto sulla testa.
-Smettila di pensare a lui. Beh, speriamo non vada in bianco.- Dice lei avviandosi verso la porta. –E poi ho un completino intimo… Anche se il tanga da un fastidio…-
-JUDY!-
-Ciaooooo-
Chiudo la porta disgustata cercando di reprimere l’immagine della mia amica versione sexy.
 

 
Due ore dopo sono davanti allo specchio con il vestito che aveva citato Jude. Ok, forse le sue parole non erano del tutto folli, ma solo un po’. Ci ho pensato tanto da quando lei se ne è andata, credo anche di aver sentito Dan tornare a casa, ma non sono uscita dalla camera neanche per mezzo secondo, non credo avrei la forza di incrociarlo.
Mi guardo ancora allo specchio e non mi sento a mio agio, per niente. A Judy piacerà tanto, ma io mi vedo solo come una balena vestita di nero.
Beh, forse per una volta potrei provare a fidarmi..
-Prudence cara, posso entrare? Dan deve uscire e gli servirebbero le chiavi di cas..-
-Arrivo!- Esclamo ne panico, specialmente dopo aver sentito il suo nome.
Di fretta mi infilo la vestaglia di lana che uso per stare in casa e apro la porta.
-Ecco le chiavi- dico con voce spettrale.
-Grazie, sei un tesoro.- Mi dice sorridente la signora Gifford prendendo il mazzo di chiavi.
In quel momento vedo una figura alta e slanciata attraversare il corridoio.
E’ lui. In un completo grigio che porca miseria gli stava da dio.
Come posso ignorarlo? Come posso ignorare uno che è tanto bello da farti stare male?
-Dan abbiamo trovato la tua salvatrice! Ecco le chiavi.-
Non ho il coraggio di guardarlo.
Sento i suoi passi fermarsi.
-No, grazie. – La sua voce è glaciale. -Non ne ho più bisogno.-
-Ma come? Non ti servivano poco fa? Dai non fare complimenti, tieni.-
-Mi dispiace signora Gifford, ma come le ho detto  non ne ho bisogno.- Sento il rumore metallico delle chiavi sul pavimento.
Le sue parole sono fredde come il ghiaccio. Ancora non mi azzardo a guardarlo per paura di incontrare i suoi occhi, sicuramente più freddi delle sue parole.
Sento i suoi passi avviarsi per l’ennesima volta verso la porta mentre mi sento morire dentro, vorrei tanto sprofondare e dimenticarmi di tutto e tutti. Magari la vita fosse comandabile con un click.
Rientro lentamente in camera mia, ormai credo di aver esaurito tutte le lecrime, ma meglio così. Non posso passare un’intera nottata a deprimermi, ora vado a quella dannata festa, fosse l’ultima cosa che faccio.
Incomincio a svestirmi (col cavolo che mi metto il vestito di pizzo) e prendo in mano dei jeans chiari, miei fedeli alleati.
Poi che cavolo, è mai possibile che in una festa, tra centinaia di persone, possa scorgere Dan? Non credo proprio, dovrei essere proprio sfigata e peggio di così non può andare.
Opto stavolta per il blu: prendo una maglia monospalla con una manica lunga, un fiore di sfoffa al centro di essa. Non è aderente, così posso nascondere i miei difetti, e allo stesso tempo elegante; metto alle mani e ai piedi uno smalto blu (che ci vorrà mai ad asciugarlo) e indosso delle decolleté aperte sul davanti. Vabbè che è inverno, ma qui a Seattle è umido, non gelida come New York.
Elyner  blu e mascara sugli occhi e il gioco è fatto.
-Perfetto, Prudence.- dico guardandomi raggiante allo specchio. –Ora sembri molto meno depressa di come sei in realtà.-
-Hai detto qualcosa, cara? – Sento la voce della signora Gifford proveniente dal salotto.
-Ehm… N-niente… Niente! Tutto bene! Esco anche io!- ci mancava solo che mi sentisse parlare davanti a uno specchio.
 

 
Il ritmo è assordante qui, sembra di essere tornati a 3 mesi fa, alla festa di Halloween. Mamma quanto tempo è passato!
Cerco un po’ tra la folla sperando di trovare un volto conosciuto, ma nada.
Benissimo, non mi resta che appoggiarmi a un palo e fargli compagnia. Sempre meglio di niente. Poi le scarpe mi fanno pure male… Credo che andrò a sedermi. Spero che il palo non si offenda.
Ecco la serata fantastica che ti aspetta, vero Pru?
Toh, che coincidenza. Una poltroncina in mezzo a divani pieni di coppiette. Meglio di niente, i miei piedi urlano pietà. Credo ormai di essere tutta un piede.
Mi siedo senza trattenere un sospiro di sollievo facendo girare tutte le teste che avevo attorno. Che c’è? Mai sofferto i tacchi alti?
Con non poca stizza cerco di spostare più lontano possibile la poltroncina su cui ero seduta dai divanetti, su cui le coppie avevano ripreso a pomiciare e a palparsi.
Ma affittatevi una camera! Ci provano gusto a farsi guardare? Mah.
Trovo spazio giusto giusto vicino a una finestra. Ottimo diversivo, almeno avrei potuto guardare fuori e ampliare il mio panorama, almeno avrei visto gente che fuma e non gente che si slinguazza come prima.
Eheh. Di certo è di gran lunga più divertente. Non so xkè, ma ho sempre pensato che chi fuma assume delle pose assurde che non si usano quando invece non si fuma. Non so, è come se la gente si credesse più  ganza. Ma nella maggior parte dei casi non è così. Ahahah.
Invece Dan è sempre un figo.
E ridalle.
Ma perché ho questa assurda tendenza ad auto seppellirmi? Deve essere una forma di patologia psichica.
Esiste la patologia psichica? Boh.
Durante questi miei ragionamenti molto sensati mi rendo conto che da circa un minuto sto fissando una sagoma che vedo avvicinarsi a grandi falcate verso la struttura.
Ha un che di familiare.
Chissà magari ora che si avvicina meglio riesc..
Oh, cavoli.
No, non può essere.
Lentamente e quasi senza accorgermene mi alzo dalla sedia.
Forse è uno che ci assomiglia molto. Sicuramente.
Ora la mia faccia è letteralmente spiaccicata sul vetro della finestra.
Ora non ho più dubbi.
E’ Luke, l’ex di Judy.
-Cazzarola!!!-
 

 
 
 
 
 
CARRAMBA CHE SORPRESA!!!
Eh, si! Non avete sbagliato storia, sono proprio io, non un miraggio.
Quanti mesi sarano passati… 3? Mamma mia sono letteralmente sparita. Scusate da morire!! Vi giuro, l’idea del capitolo c’era, solo che all’inizio era un po’ problematico attuarlo… visto quante cose sono successe? Non è facile legarle tutte insieme, specialmente non per me che sono alla prime armi JIn più ci si sono messi i corsi universitari dagli orari assurdi, materie mostruose come il latino e la palestra che è molto lontana da casa mia, quindi impiego molto più tempo per arrivarci ecc ecc. In più questo mese è stato orribile!!! E’ cominciato malissimo e sta finendo pure malissimo, non vedo l’ora arrivi febbraio. Vabeh, alla fine della mia vita privata non vi importa una cippa (neanche a me importerebbe) quindi scusate l’inutile sproloquio e passiamo subito al cap. Come vi sembra? Forzato anche questo? A me un pochetto sì. Il finale spero vi abbia destato un po’ di curiosità e vi anticipo che tra pochi capitoli, se avrete ancora la pazienza di seguirmi, ci sarà un bel cap tutto dal punto di vista del nostro Dan! L’esperimento della one shot non è andato male, per cui mi piacerebbe riprovare J
A proposito del nostro figaccione. Mesi fa (purtroppo) mi sono imbattuta in un personaggio di un videogiohi che assomiglia un sacco a lui, almeno per come me lo sono immaginato. Ecco la foto(fatemi sapere se la vedete):

Cioè appena l’ho visto mi sono detta “cavoli! E’ lui!!”  a parte il ciuffo però che lo immagino un po’ più lungo.
Voi che ne pensate? Come ve lo immaginate? Infine vi posto la foto del completo che ha indossato Pru per la festa J

Fatemi sapere se anche questo si vede eh!
Infine per l’ennesima volta vi ringrazio per aver letto questo capitolo, grazie a chi lo recensirà e a chi a recensito quello scorso ;) e grazie a chi segue la storia! Aumentate sempre… ma ditelo che avete troppa pietà di me! ;D
Baci
Miri

 
  
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