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Autore: arimika    26/01/2013    2 recensioni
Diventare maggiorenne è la vetta di molti ragazzi, perché avere 18 anni vuol dire essere liberi e potersi, finalmente, considerare degli uomini e delle donne.
A pensarla in questo modo c'è anche Marika, ragazza neo diciottenne, che dopo aver lasciato la sua vita nel mondo circense si imbatterà in nuove avventure, e con esse nuovi amici e tanto divertimento!
A fare da sfondo una bellissima Bari, che sarà testimone di un amore inaspettato quanto incredibilmente dolce!
Introduzione realizzata con l'aiuto di Novalis.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 9. It can’t be a ‘’Sayonara’’…
 
POV AUTRICE

La fatidica domenica che tanto aveva depresso e tanto aveva pesato alla nostra protagonista arrivò.
 
Quella mattina si alzò presto , guardò l’orologio; dava le quattro del mattino, mentre la sveglia sarebbe suonata due ore dopo.
Andò in cucina, mise una coperta su Irina che si era addormentata su un barattolo di Nutella, prese qualcosa da mangiare e consumò la colazione.
Con calma si preparò. Si truccò pesantemente, ma lo fece con una tale cura che sembrava essere il trucco che usava per i suoi spettacoli, indossò una maglia enorme dal taglio di un poncho grigia, con qualche scritta e un paio di leggins da sopra la caviglia.
Ricontrollò l’orologio, erano le cinque.
 
Fece una faccia scocciata e chiamò Lara.
 

- Pronto?- una voce assonnata rispose al telefono.

- Ciao Lara sono Marika, sei pronta?

- Ma stai scherzando? Non sono neanche le cinque del mattino e tu mi vieni a chiedere se sono pronta!?!

- A dir la verità sono le cinque e due minuti.

- Appunto prestissimo!

- Ma sono comunque passate le cinque! E l’appuntamento con i ragazzi è alle sette.

- Dettagli, ma abbiamo ancora del tempo. Scommetto che stai già venendo qui.

- Hai sbagliato.- nella camera di Lara si sentì il rumore del citofono, la ragazza corse fino ad esso, alzò la cornetta ed un voce al citofono parlò – Sono già qui.

 
Aprì la porta.
 

- Che cavolo ci fai qui a quest’ora?

- Ti passo a prendere.

- L’appuntamento è qui. Torna immediatamente a casa!

- Ma non posso restare qui? Solo un pochino.- chiese con voce supplicante.

- Senti, tesoro. Di là stanno dormendo i miei genitori e mia sorella, è già un miracolo che con il casino che hai fatto non si siano svegliati. Per favore…

- E se stessi in silenzio?

- Ti conosco troppo bene mascherina, non riuscirai mai a stare in silenzio

- Uhm… forse hai ragione. Ma dammi una possibilità, soltanto una.

- Eh va bene… te la dò vinta. Ma come fiati devi andartene.

- Farò silenzio a partire da… -urtò un vaso che cadde a terra- … a partire da ora.

- Marika Hancock.

- Per favore.

- Hai appena rotto un vaso della dinastia Ming.

- Ok, ho capito. Maledetto vaso!- borbottò tra i denti. Aprì la porta e se ne andò, l’amica le mandò un messaggio.

Lo lesse ‘’ Marika, mi dispiace di averti mandata via. Sul serio.’’
Lei si che era un’amica, quando non ti cacciava però e quando non si rompeva un vaso della dinastia Ming.

 
Erano le cinque e trenta e Marika tornava piano piano a casa.
Aprì l’uscio e si sedette sul divano.
Si sentì toccare ad una spalla, poi qualcuno si appoggiò accanto a lei nel biposto.
Quel qualcuno era Vampiro. Le prese una mano ed iniziò a parlarle.
 

- Marika, ultimamente tra noi ci sono state alcune incomprensioni, ci siamo trattati male vicendevolmente. Mi dispiace per la scommessa, mi spiace anche che per darmi una lezione tu abbia baciato quello sciocco di Paride.

- Ihi- iniziò a ridere Marika- non dirmi che ci hai creduto sul serio? Quello era un effetto scenico, non avrei mai sprecato il mio primo bacio con lui. Io avevo imparato a farlo al circo, lui ad un corso di recitazione; è incredibilmente bravo.

- Posso farti una domanda?

- Certo dimmi pure.

- Perché sei così chiusa in te stessa?

- Non sono chiusa! Sono come un libro aperto.- ribatté agitata la ragazza.

- Le bugie fanno del male a chi cerca di ingannarsi, come tu stai facendo.- replicò lui calmo e con atteggiamento filosofico.

- Ci sono verità che è meglio mascherare.

- Allora ammetti che c’è qualcosa che non va!- disse trionfante Nilapsi.

- Si, no, forse…

 
Lui si alzò, piegò il busto e le gambe, le prese le mani e la spinse contro il divano con più forza, bloccando ogni suo movimento. La guardò negli occhi che erano alla stessa altezza di quelli di lei, erano vicinissimi, tanto che Marika sentiva il suo respiro.
 

- Tu hai qualcosa che non va! E se non vuoi dirmelo rimarremo così in eterno.

- E se provassi a scappare?

- Non ci riusciresti.

 
Lei provò a muoversi, a divincolarsi, iniziò anche a scalciare, ma lui la teneva stretta, non demordeva. Alla fine, stanca e affaticata dovette arrendersi, si vedeva che Vampiro era un ragazzo: nonostante tutti i suoi allenamenti di potenziamento Marika non riusciva a contrastare la sua forza.
 

- Allora?- domandò per l’ennesima volta.

- Il fatto è… il fatto è che… - aveva paura di parlare, di aprirsi.- il fatto è che ho paura. Paura di restare sola. Ho paura di vedere andar via i miei cari e di non rivederli mai più. Ho paura, ti rendi conto?- i primi singhiozzi scossero il petto della ragazza- Mi maledico per il mio orgoglio per non essere rimasta nel circo dopo la mia decisione. Mi maledico per essere una frana sia come figlia, che come amica, che come sorella. Mamma, papà, Carmen e Menelao rischio sul serio di perderli! E non è un gioco, uno stupido gioco. – grandi lacrimoni iniziarono a scendere dagli occhi- Rimarrò sola; oggi vedrò andar via le persone che per me sono le più importanti del mondo, la solitudine mi spaventa. Ho paura. Ma tu che puoi capire? In fondo non sai niente.

- Non dare tutto per scontato. Le cose non sono sempre come sembrano.

- Ma tu non sei una cosa, tu sei una persona.

- Già, sono una persona che ha il terrore di vederti triste, di vederti così fragile. Sono una persona che non è facile da gestire, ma che tu stai riuscendo incredibilmente bene a manovrare. Mi stai spaventando perché non sei più tu, non sei la ragazza che mi rispondeva sempre male fino ad una settimana fa. Sei un’altra persona che non riconosco più.

- Cosa credi? Le persone si nascondono sempre dietro quello che non sono, brutto beota.

- Ma io so che non sei così. Guarda ora. Hai ripreso ad insultarmi.

- Già…-disse iniziando a ridere.

- Su dai, ora ritorna a sorridere. Torna la stessa di sempre: forte e coraggiosa anche difronte a due imbecilli come ci siamo comportati io e Adriano.

 
Dicendo così, le si avvicinò, le cinse il busto con le sue braccia abbracciandola, il volto di lei poggiava sul petto di lui, bagnando il pigiama con le lacrime. Rimasero così per un po’ di tempo, lei si calmò e le lacrime scemarono. Poi lui lasciò l’abbraccio e lei gli sorrise, fu un sorriso spontaneo anche se seminascosto dalle lacrime.
 

- Grazie. – fu tutto quello che riuscì a dirgli.

 
Lui ricambiò il sorriso e andò a prepararsi, mentre lei correva ad aggiustarsi il trucco poiché assomigliava ad un panda.
Erano le sei e mezza.
Alle sette i due suonarono al campanello di Lara, Morfeo, che era già arrivato, aprì la porta. I genitori e la sorellina di Lara erano scomparsi, come lo era la macchina.
Alle sette ed un quarto, precise, prensero un autobus, che miracolosamente portava all’aeroporto di Palese, a e quarantacinque arrivarono.
 
POV MARIKA
 
Già lì, pronti per l’imbarco, stavano i miei amici, i membri del circo; in parole povere la mia fantastica famiglia.
Il loro volo era programmato per le otto, se avessi tardato anche solo di poco se ne sarebbero andati senza che li salutassi.
Sto correndo dai miei amici e dalla mia famiglia.
Le lacrime hanno ricominciato a rigarmi il volto. Mi fermo, sono una tipa forte, non posso permettermi di mostrarmi debole, le asciugo e mi butto letteralmente su mia sorella, che per poco non cade a terra. Dopo un attimo di sorpresa ricambia l’abbraccio con un sorriso dolce. Anche i suoi occhi sono lucidi.
 

- Sorellina!

- Sorellina!

- Non voglio lasciarti sorellina. Non voglio che tu te ne vada via!- gridiamo all’unisono incuranti degli altri passeggeri che ci guardano straniti.

 
Menny mi prende per un braccio e mi abbraccia.
 

- Grazie per esserti ricordato di me, scusa Carmen, ma ora è il mio turno.- dice sembrando offeso.

- Ti ho perdonato, guarda che mi sono ricordata di te, solo che Carmen era più vicina. Ah, già. Oggi pomeriggio aprirò il tuo regalo.

 
Siamo abbracciati, l’un l’altro ci teniamo per mano sperando di rimandare il momento della separazione.
Poi facciamo il nostro simbolo segreto: alziamo al cielo una L fatta dalle nostre mani. È un simbolo copiato, ma ci rende sereni. Significa che ovunque saremo, non importa quanto distanti nella realtà, noi veglieremo sempre l’un l’altro e non ci dimenticheremo mai vicendevolmente.
Grazie ragazzi per la vostra amicizia.
Poi abbraccio gli altri circensi.
 
Luca e Vincenzo, i pagliacci.
Gennaro, il mangiatore di fuoco.
Yumi e Toma, i contorsionisti cinesi.
Pablo e Manuelita, i ballerini spagnoli.
Martina, l’addestratrice.
E tanti altri.
 
Poi arriva il turno dei miei genitori.
Mi sale un groppo in gola. Ho paura.
Lo mando giù e mi avvicino loro, faccio per abbracciarli.
Loro mi fermano.
Il loro volo è stato annunciato. Si allontanano da me, e senza nemmeno una parola se ne vanno via. Gli altri mi salutano, anche Carmen e Menelao se ne vanno.
 

- Non è un addio sorellina, è solo un arrivederci.

- Ricordatelo.

 
Sono le ultime parole rivoltemi dai miei migliori amici, prima di sparire nella sala d’imbarco.
 
La sala di aspetto diventa vuota. La baraonda che avevano provocato di colpo è finita, sparita. L’aura di allegria ha lasciato il posto a quella solita atmosfera tipica degli aeroporti.
 
La mia famiglia, stasera, sarà già a New York, pronti ad iniziare un nuovo tour nel nuovo continente.
 
Rischio seriamente di non rivederli mai più, nessuno di loro, nonostante ciò che mi hanno detto.

Crollo a terra esausta, distrutta.
Lara, Morfeo, Adriano e Nilapsi hanno osservato la scena dal lato, nascosti nella penombra. Vampiro corre da me quando le lacrime ricominciano per l’ennesima volta ad uscire incontrollate. Mi abbraccia, mi stringe forte.
Mi dice solo due parole.
 

- Sii forte.

 
Sì, sarò forte. Non cederò a questa abnorme difficoltà.
Prima o poi li rivedrò, ne sono sicura; speriamo prima, però. Intanto fa male, troppo male perché riesca ad ignorarmi, sento che hanno appena portato via una parte di me stessa.
 
Torniamo a casa, Vampiro mi sta sempre accanto ed ogni tanto mi abbraccia, come fanno, allo stesso modo, anche gli altri per tenermi su di morale.
Grazie ragazzi, probabilmente se non ci foste voi io sarei completamente distrutta.
Ho il cuore a pezzi e gli occhi da panda.
Ma non posso arrendermi, li rivedrò, solo questo conta.
Cullata dal movimento dell’autobus, cado in una sottospecie di incoscienza, sento che qualcuno appoggia la mia testa sul suo petto e rimaniamo così, in silenzio.
 
ANGOLINO DEL BATTITO DELLE ALI DI UN DRAGO CHE MI HA PORTATO SULL’ISOLA CHE NON C’è.
 
Ciao a tutti, eccomi qui. Di nuovo, con quest’ennesimo capitolo.
Vi sta piacendo? È un po’ triste e malinconico, ma non possiamo farci niente, non potevo rimandare questo momento. Comunque sia, siate allegri, a breve ci sarà il party di Halloween, che assolutamente non è da perdere! Ci sono novità in arrivo.
Se volete lasciate una piccola recensione.
Grazie per la lettura e per essere arrivati fin qui.
Grazie a Novalis che ha recensito lo scorso capitolo e grazie a chi ha messo questa storia tra le seguite, preferite e ricordate.
La vostra Arimika. 










  
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