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Autore: Lucia98_    26/01/2013    5 recensioni
Riuscirà Eggman a trasformare Mobius in Eggmanland?
In questa storia Eggman ha un nuovo diabolico piano e il nostro eroe Sonic The Hedgehog dovrà vedersela col dottore, con la raccolta dei Chaos Emeralds, con sentimenti inattesi e con nuove appassionanti ed emozionanti avventure! ^^
Questa è la mia prima fan fiction e spero di lasciare soddisfatti i lettori e coloro che credono in me! :)
BUONA LETTURAAAAAAAAAAA! :D
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“Credimi, non si capisce il vero valore di ciò che abbiamo finché non lo si perde…”
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“Non rilassarti troppo, Eggman. Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, non riuscirai mai a metterla in atto perché te lo impedirò con ogni mezzo. Parola di Sonic the Hedgehog!”.
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[SonAmy; KnOuge]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-CAPITOLO DODICESIMO-
La quiete dopo la tempesta


Era passato qualche istante da quando l’alba rosea aveva preso il posto degli ultimi veli scuri del crepuscolo, e i raggi brillanti del sole che saliva alto cominciavano a restituire al cielo il suo consueto colore azzurro. Il vento accarezzava delicatamente le tenere foglie umide di rugiada delle piante e gli uccelli cantavano serenamente, annunciando placidamente l’inizio di un nuovo giorno. Mobius si stava lentamente destando: le strade venivano attraversate e percorse dai primi passanti, le città si accendevano di vita e tutti gli abitanti si svegliavano dal torpore notturno, dando inizio alla propria routine quotidiana o curiosi di sapere cosa riserverà loro il nuovo giorno.

Ma per quanto riguarda Shadow the Hedgehog, la sua visione di quella mattinata non era affatto coincidente con quella sopra descritta: infatti, quello che a ogni Mobiano speranzoso poteva sembrare l’inizio di una meravigliosa giornata, a lui pareva invece la triste e silenziosa quiete dopo la tempesta, che sicuramente arreca un attimo di sollievo al morale, ma conserva inevitabilmente tutti i dolori e le angosce passate; così, sebbene quella tragica notte fosse ormai da un pezzo finita, ciò che era successo durante il suo corso era indelebile e fare mente locale degli eventi funesti che si erano succeduti in maniera quasi disarmante avrebbe sicuramente ampliato la tristezza di quella che si preannunciava una nuova, lunga e dolorosa giornata.

Camminava con passo silenzioso e felpato, per fare in modo di arrivare il più tardi possibile alla sua meta, casa Prower, pensando a quanto doveva essere distrutto e stravolto dalla stanchezza il povero Tails, a quali terribili e pessimistiche immaginazioni dovessero essere le padrone della sua mente, per non parlare di quello che immaginava del suo stato d’animo. Pensò che non era stato degno di lui aspettare che passasse la notte per andare a dargli la tragica notizia della presunta morte di suoi amici più cari, e si chiese mentalmente perché mai si era fatto tanti scrupoli e non aveva risolto tutto subito, levandosi immediatamente il pensiero: sarebbe stato sicuramente più semplice; mentre adesso era in una posizione ancora più scomoda: aveva passato parte della notte a pensare a come avrebbe dovuto comportarsi e a cosa avrebbe dovuto dire, formulando varie ipotesi che inevitabilmente gli sembravano l’una più sconveniente e patetica dell’altra, e ciò lo irritava moltissimo.

Ma la verità, e nel suo intimo lui ne era conscio, era che temeva il modo in cui Tails avrebbe accolto la notizia, e sapeva che non sarebbe stato in grado di consolarlo, che non sarebbe riuscito a dargli una parola di conforto, e probabilmente sarebbe stato ancora più distaccato e freddo del solito. Cosa avrebbe fatto se il povero volpino, sopraffatto dal dolore, fosse scoppiato in un pianto disperato? E se i suoi nervi non avessero retto a tutte le tensioni accumulate nell’arco degli ultimi cinque giorni e fosse andato fuori di testa?

Shadow non aveva la minima intenzione di fargli da spalla su cui sfogarsi e non voleva nemmeno stargli accanto per aiutarlo a non lasciarsi prendere dallo sgomento, insomma, non voleva assolutamente farsi ghermire dalla compassione e sfociare in atteggiamenti decisamente poco consoni al suo carattere cinico e schivo, il solo pensiero lo innervosiva moltissimo; d’altra parte, però, era consapevole che avrebbe dovuto almeno cercare di dargli una spinta per non lasciarlo in balia della desolazione e dell’abbandono. Il problema, e la cosa che lo seccava di più, era che non aveva idea di come farlo: la Forma di Vita Perfetta non era in grado di rincuorare minimamente un altro Mobiano, non sapeva tendergli una mano per aiutarlo a non cadere nel baratro della triste solitudine.

Arrestò il passo e strinse leggermente le palpebre: ai piedi del basso colle su cui si trovava si estendeva la valle che ospitava la piccola cittadina di Emerald Town. Il traffico mattutino, il rumoreggiare dei cittadini che si avviavano verso i propri luoghi di lavoro e i più disparati suoni che lasciavano intuire che la città si era finalmente risvegliata dalla notte passata riecheggiavano lontano, giungendo fino alle sue orecchie e trasmettendogli una sensazione di particolare tranquillità, ma non si fermò che un attimo ad osservare dall’alto la modesta metropoli perché era davvero giunto il momento di andare a casa Prower per chiarire una volta per tutte la situazione.

Corse a velocità inaudita giù per la verdeggiante collinetta e imboccò la strada d’asfalto che attraverso la città conduceva fino all’abitazione di Tails, ritrovandosi di fronte a quest’ultima in un batter d’occhio. Aprì lentamente il cancellino dal quale si accedeva al giardino del giovane padrone di casa, e vi entrò guardandosi più volte intorno per non accertarsi di essere osservato da occhi indiscreti, infine si fermò davanti alla porta. Si fermò per un istante a guardare l’”originale” forma della casa, che la sua mente gentile preferì definire “patetica” (ma questo solo perché provava una sorta di impercettibile imbarazzo ogni volta che si trovava ad entrarci) poi suonò con decisione il campanello. Non vi fu risposta. Provò a farlo di nuovo, ma prima che lo premesse un’altra volta la porta si spalancò con un movimento subitaneo che tendeva al nevrotico.

Per un attimo Shadow ebbe il dubbio che quello che si trovava davanti a lui fosse effettivamente Miles Prower: i suoi occhi spalancati facevano movimenti rapidi e quasi forzati e passavano dal volto del riccio nero allo spazio dietro di lui, dove speravano di vedere altre due persone, ma ovviamente non fu così e quando Tails si rese conto che non c’era nessun altro con Shadow, il velo di speranza che si intravedeva nel suo sguardo scomparve del tutto, lasciando spazio ad un espressione vuota e sconsolata. I suoi occhi erano poi incorniciati da due occhiaie scure, sintomo di disperata stanchezza, e il suo pelo arruffato e trasandato era un altro segno che aveva passato in bianco gran parte della notte.

-Shadow!- Esclamò il volpino con un fil di voce. –Che è… che è successo?- Chiese timidamente con la voce rotta, consapevole che non avrebbe ricevuto una risposta che gli avrebbe tirato su il morale.

-Entriamo, ti spiegherò tutto dentro casa.- Rispose freddamente il riccio facendosi largo e dirigendosi verso il salotto, seguito da un Tails talmente sconvolto e desideroso di sapere tutto nei minimi dettagli, che si dimenticò addirittura di chiudere la porta principale.

-Shadow, perché non siete tornati ieri notte? È successo qualcosa di grave? Dove…? Dove sono Sonic e Amy?- Chiese confusamente il volpino angosciato, che, non sapendo quale domanda rivolgergli per prima le mescolò tutte insieme confusamente.
Shadow lanciò un rapido sguardo alla figura di Rouge e sorrise lievemente nel vedere che stava dormendo placidamente sul divano della stanza, trovando finalmente un po’ di pace dopo aver sofferto tanto per le fitte lancinanti che l’avevano tormentata per gran parte della notte; poi si appoggiò al muro e sospirò.

-MA INSOMMA VUOI RISPONDERMI?- Gridò istericamente il volpino con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime, rasentando l’orlo di una crisi di nervi. La stanchezza stava cominciando ad avere i suoi effetti devastanti anche su un animo pacato come quello di Tails: il povero volpino aveva infatti aspettato sveglio per tutta la notte il ritorno di Shadow e dei suoi amici, vegliando costantemente su una Rouge sofferente e guardando l’orologio ogni cinque minuti, senza mai abbandonare la speranza, e adesso che Shadow era tornato riteneva di avere il diritto di ricevere dei chiarimenti esaurienti da parte sua.

-Tails, calmati...- Disse distaccato Shadow, cercando di mantenere le redini di una situazione che prometteva di sfuggirgli presto di mano.

-Shadow, che è successo a Sonic e Amy!?!- Ripeté per l’ennesima volta il volpino, che dopo tante ore di strazio interiore pretendeva di sapere la verità.

Il riccio nero pensò che continuando a tacere avrebbe soltanto peggiorato la condizione mentale del volpino, già pesantemente compromessa, e, dopo aver emesso un altro sospiro che lasciava trasparire una flebile nota di sconforto, disse:

-Non ho potuto fare niente… quando sono arrivato io ormai Sonic ed Amy erano già…- Iniziò a dire, ovviamente senza prestare fede a nessuno di quei modi di esporre l’accaduto che aveva pensato durante quella fatidica notte, ma non fece in tempo a finire la frase perché fu interrotto dalla flebile voce del volpino:

-…morti?- mormorò questo fissando il vuoto.

-Sì…- Annuì Shadow a bassa voce, abbassando la testa e lo sguardo in modo di non incontrarlo con quello di Tails: vedere la disperazione nei suoi occhi avrebbe avuto un impatto decisamente forte sul suo morale.

Le ginocchia del volpino cedettero, un po’ per la stanchezza, un po’ per effetto di quella semplice ma sconfortante affermazione, che aveva trapassato il suo cuore come una gelida spada affilata.

-Sono…sono morti?- Balbettò incredulo Tails, con lo sguardo colmo di disarmata disperazione mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. No. Non poteva essere. Il volpino sentì come se il suo corpo si stesse privando dell’anima, avvertì un tremendo vuoto interiore, e il suo cuore fermarsi per un istante. I suoi migliori amici erano morti. La sua famiglia era morta. Tutta la sua vita non aveva più senso: in quell’istante Tails era morto con loro. –No, non è vero! NON PUO’ ESSERE VERO!- Gridò in preda allo sconforto, scoppiando in un pianto incontrollato. Shadow rimase lievemente voltato, evitando di guardare quella scena drammatica, forse perché riteneva l’esternazione di quel doloroso sentimento quasi penosa, o più probabilmente perché temeva che vederlo lì, a terra, sofferente e in lacrime  avrebbe allentato il morso del suo refrattario desiderio di frenare la compassione. Per un minuto interminabile gli unici suoni che si sentivano in casa Prower furono disperati singhiozzi, l’impercettibile rumore delle gocce di pianto che si infrangevano sul pavimento e i mormorii confusi e incomprensibili di Tails che continuava a domandare e a domandarsi perché era dovuta succedere una cosa simile.

-Riprenditi, non avrebbe voluto vederti in questo stato…- Furono tutte le parole di consolazione che Shadow riuscì a rivolgergli.

-Loro non ci sono più… e… io non ho fatto nulla per impedirlo… Perché…? Prima lei, poi loro… basta…BASTA! ... per favore…- Riprese a dire incoerentemente il volpino, distrutto dal dolore, guardando negli occhi cremisi di Shadow in piedi di rimpetto a lui.

-Tails, non è colpa tua…- Rispose quasi freddamente Shadow ma non potendo fare a meno di rimanere colpito nel leggere tutta la triste sconsolatezza scritta nello sguardo dell’altro. Poi il volpino affondò di nuovo il viso tra le mani, riprendendo a versare silenziose gocce di dolore, mentre nella sua mente comparivano e si accavallavano immagini confuse di tutti i momenti più belli che aveva passato coi suoi migliori amici: il suo primo indimenticabile incontro con quel riccio esuberante e generoso, tutte le volte che da bambini avevano giocato a rincorrersi, i continui litigi scherzosi tra Sonic e Amy, le molteplici avventure che avevano condiviso, sulla Terra, i folli e meravigliosi viaggi nello spazio contro Eggman, i loro incontri, i loro addii, la loro famiglia: così dolcemente assurda, così unita.

Shadow sospirò, vederlo piegato su sé stesso a piangere in tale modo era troppo anche per un animo apparentemente insensibile come il suo: gli si avvicinò e gli posò una mano sulla schiena.

-Sonic e Amy sono stati fortunati ad avere un amico come te, che li ha sempre aiutati e li ha sempre ascoltati qualora avessero avuto bisogno di sfogarsi di un qualsiasi problema… tu sei sempre stato al loro fianco, hai sempre saputo dare loro il giusto consiglio, sei stato la loro spalla e il loro punto di riferimento… non dovresti disperarti in questo modo adesso, così non risolverai nulla!- Aggiunse il riccio nero, cominciando a mostrarsi leggermente più confortante nei confronti del volpino. –Se invece adesso ti alzi, ti fai forza e smetti di perdere tempo, io ti prometto che la faremo pagare ad Eggman per quello che ha commesso e qualsiasi cosa abbia in mente di fare, ti do la mia parola che non riuscirà a portarla a termine!- Concluse Shadow, meravigliandosi di avergli detto davvero cose così incoraggianti.

A quelle parole Tails smise improvvisamente di piangere e tolse il viso dalle mani, alzando lo sguardo, misto tra il grato e lo stupito, in direzione di Shadow che per tutta risposta gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi. Il volpino tirò su col naso più volte e si asciugò le lacrime con il dorso della mano, poi abbozzò un sorriso stentato e afferrò la mano del riccio, che lo spinse a rimettersi in piedi.

-Grazie Shadow…- bisbigliò, guardandolo con tenera gratitudine, sebbene i suoi occhi fossero gonfi e arrossati. –grazie!- Esclamò ancora, poi, in preda ad un altro attacco di pianto nervoso gli gettò le braccia al collo abbracciandolo, forse perché per via della stanchezza non riusciva più a stare in piedi o forse per cercare ulteriore conforto e sicurezza. Shadow si sentì mancare, si irrigidì portando indietro le braccia e sentì che se Tails non si fosse immediatamente staccato da lui probabilmente l’avrebbe fulminato con una dozzina di Chaos Spear, ma fortunatamente una voce squillante dal tono palpabilmente ironico e irritante lo distolse dai suoi propositi violenti.

-Accidenti, c’è un’aria così allegra qua dentro! Perché noi due non siamo stati invitati alla festa?- Chiese divertito il suo possessore.

E’ davvero impressionante in quanto poco tempo e come radicalmente quella frase così scherzosa e sarcastica avesse trasformato completamente l’umore del volpino. Era davvero la sua voce: per poco Tails non svenne dalla gioia. Le sue lacrime di dolore si trasformarono in un pianto di felicità, il suo viso contratto dalla tristezza si illuminò in un sorriso immenso e tutti i pensieri malinconici e disperati svanirono dalla sua mente come fumo. Si voltò in preda alla contentezza e si staccò immediatamente da Shadow, poi lo vide: era proprio lui, appoggiato alla porta del salotto, tranquillo e sorridente, e accanto a lui c’era Amy, che sorrideva a sua volta.

-SONIC!! AMY!!!- Gridò Tails in preda ad una pazza gioia e corse il più veloce possibile ad abbracciare i suoi amici, saltando addosso a Sonic con talmente tanta foga che caddero entrambi a terra.

-Ehi, vacci piano Scheggia! Quando ti ci metti sei peggio di Amy!- Esclamò Sonic felice, scompigliando teneramente il pelo sulla testa del volpino, che continuava ad abbracciarlo piangendo e tremando di contentezza.

Amy li guardò abbracciarsi e ridere come due bambini poi scosse la testa sorridendo e capì che il suo posto era accanto a loro, ai suoi migliori amici, la sua più grande ragione di vita. Il suo sguardo passò dai due fratelli di latte al salotto della casa, e la sua fronte si aggrottò leggermente quando vide le pareti scure e un disordine inusuale in quella stanza fino a poche ore prima tanto accogliente. Mentre Sonic e Tails erano ancora impegnati nelle loro infantili effusioni, Amy rimase immobile a fissare la giovane donna pipistrello stesa sul divano: notò che all’altezza della vita la sua tuta nera era strappata e i suoi fianchi erano cinti da una spessa garza lievemente insanguinata; si soffermò sul suo volto arrossato che ogni tanto si contraeva lievemente per il dolore e rimase scioccata nel vedere che un’audace cacciatrice di tesori come Rouge fosse ridotta in quello stato. Quando si riprese da quella angosciante visione, il suo sguardo colse quello rosso intenso del riccio nero, ritto nel mezzo della stanza. Per qualche inspiegabile motivo Amy Rose non si era accorta di quella singolare presenza all’interno del salotto di casa Prower, eppure lui non aveva fatto altro che fissarla coi suoi occhi cremisi in uno sguardo insondabile, che Amy interpretò quasi come un rimprovero, come una severa critica silenziosa, che la suggestionò e che le fece quasi paura; ma questa impressione svanì immediatamente non appena il volto di lui si accese in un impercettibile sorriso, un segno di saluto e di compiacimento per il loro arrivo.

Amy gli sorrise a sua volta e gli fece un timido cenno di saluto con la mano, poi si voltò per vedere a che punto stessero gli abbracci, i “Meno male che siete tornati!!” e i “Sul serio credevi che testa d’uovo ci avrebbe fatto fuori?”, ma prima che potesse accorgersene un Tails più pimpante che mai le saltò al collo e prese ad abbracciare e a salutare affettuosamente anche lei.

-Ahi! Fai piano Tails, sono tutta lividi!- Esclamò gioiosamente la ragazza, mentre il volpino si stringeva forte a lei scodinzolando con le sue grandi code sinuose.

Dopo essersi rialzato dal pavimento Sonic entrò nel salotto della stanza, salutò Shadow alzando leggermente la testa e abbozzando un sorriso per poi ricevere lo stesso segno di soddisfatto e tacito saluto da parte del rivale rosso-nero.

-Sapevo che per uccidere Sonic the Hedgehog non ne sarebbero bastati duecento manipoli di droidi, dirupi e fiumi in piena!- Commentò cinico il riccio nero.

-Non sei felice di vedermi, Perfezione? Se sono ancora vivo significa che puoi ancora avere tu l’onore di farmi tirare le cuoia, no?- Ribatté a tono Sonic; ma questa volta Shadow non prolungò quella punzecchiante conversazione perché il suo sguardo fu catturato dalla pietra trasparente che splendeva leggermente nella mano del riccio e di cui non si era ancora accorto, ma ci pensò Tails a togliergli le parole di bocca.

-Sonic! Come sei riuscito a trovare quel Chaos Emerald!? Oh… è tutto così bello! …Ma guarda che salotto… ci metterò un’eternità a sistemarlo di nuovo! Sedetevi ragazzi! Guardatevi, siete conciati davvero male! …Amy! Quanto ci sei mancata, meno male che sei tornata e che non ti è successo niente di male! Forse è meglio se vado a prendere altre garze e del disinfettante di sopra, così vi aiuterò a curare quei graffi! Oddio! Sono così eccitato!!- Gridò euforico Tails, incapace di formulare una frase completa per via delle moltissime cose che voleva dire e per la grande gioia che lo stava letteralmente mandando fuori di testa; poi si fiondò al piano di sopra per prendere le cose di cui aveva bisogno per medicare i suoi amici.

Amy scosse la testa sorridendo e seguì con lo sguardo i movimenti euforici e impacciati della salita per le scale di Tails, poi sospirò di stanchezza e si lasciò cadere sulla poltrona del salotto; Sonic le lanciò un rapido sguardo e si avvicinò alla teca di vetro dove prima erano stati riposti i quattro smeraldi di cui erano in possesso, per mettervi quello brillante di luce bianca.

-Come siete entrati?- Chiese Shadow per smorzare lo strano silenzio che cominciava a prendere il sopravvento nella stanza.

-Abbiamo trovato la porta aperta e ci è venuta…cioè, a Sonic è venuta l’”idea di farvi una sorpresa”.- Asserì Amy, sistemandosi la gonna umida e stropicciata.

-Già! Devo averla lasciata aperta prima quando sei venuto tu Shad…Oh, Sonic, guarda come siete ridotti! Sarà meglio che vi dia una sistemata col mio kit medico! Accidenti ragazzi, bisogna che mi raccontiate tutto adesso, e soprattutto tu Amy! Oddio…È, è così bello che stiate bene e che siate tornati a casa!!- Esclamò sconclusionatamente il giovane Tails non appena fu di nuovo entrato nel salotto, gettandosi addosso a Sonic e brandendo quasi minacciosamente garze e disinfettante.

-Calma, calma Scheggia, riprenditi! Inspira, espira leeeeentamente e stammi a sentire:- disse il riccio blu, tendendo in avanti le mani per tenersi a debita distanza per un istante dalla furia dell’euforico amico fraterno. –primo: adesso io ed Amy non siamo del tutto lucidi e non siamo ancora in grado di starti a raccontare tutto, lo faremo questo pomeriggio: ci penseremo noi a fare un terzo grado degno di un film poliziesco alla signorina Rose: vedrai, sarà costretta a dirci anche quante volte quel pazzo grassone è andato al bagno!- Continuò giocosamente il riccio; poi strizzò l’occhio alla ragazza, quando Tails, troppo impegnato a ridere, non poteva accorgersene. –secondo: direi che ci siamo meritati un bel giorno di vacanza: per oggi niente radar, niente smeraldi e niente avventure: solo interrogatori, dormite e tranquillità, il tutto accompagnato da un numero inquantificabile di dolci chili dog!- Questa affermazione sollevò grande approvazione tra gli ascoltatori, e tutti si mostrarono decisamente soddisfatti, compreso Shadow, che non esitò ad interpretare la cosa a suo piacimento:

-Perfetto, allora io me ne vado.- Dichiarò concisamente il riccio nero, badando a non sprecare troppo fiato; poi attraversò il salotto della stanza, dirigendosi lentamente verso la porta principale, ma senza mancare di lanciare un rapido sguardo alla ragazza pipistrello ancora stesa sul divano.

-Ehi, Vendicatore!- Gli disse di rimando Sonic. –Che vuol dire che te ne vai? Non puoi ritirarti proprio adesso che inizia il vero divertimento!- Aggiunse, senza celare un minimo di delusione per il comportamento del rivale.

-Non ho la minima intenzione di tirarmi indietro, ma dato che ho la possibilità di passare un po’ di tempo come mi pare e piace, l’unica cosa che voglio è farlo lontano da te e dai tuoi amichetti! Ammettilo Sonic, ti rodi perché in queste condizioni senza il sottoscritto non ti basterebbero due mesi per recuperare un nuovo smeraldo!- Rispose beffardo il riccio nero, osservando l’interlocutore con arroganza. -Inoltre adesso ho anche un piccolo conto in sospeso col dottore e mi vedo costretto a collaborare con voi… ma non ci fate l’abitudine!- Aggiunse voltandosi di nuovo e abbassando leggermente la voce.

Sonic, Tails e Amy non osarono commentare, si guardarono soltanto tra loro scambiandosi a vicenda sorrisetti divertiti, dal momento che il solitario Shadow si era appena offerto liberamente di collaborare ancora in loro aiuto.

Quando il riccio nero fu ormai arrivato nell’atrio ed ebbe aperto la porta principale, si voltò verso Sonic e Tails, che stavano ancora a fissarlo mentre si allontanava, rimanendo silenziosi e appoggiati alla porta di legno levigato del salotto, che si affacciava proprio sull’atrio; e disse:

-Ah, forse tra qualche ora verrò ad assistere al vostro patetico “interrogatorio”! Sono davvero curioso di sapere cosa sa la ragazzina sui propositi di quell’uomo! Adios!- Concluse Shadow, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.

Sonic e Tails rimasero per qualche istante a guardare la porta, scuotendo la testa divertiti.

-Dov’ero rimasto?- Chiese dal nulla il riccio, per poi lasciarsi cadere sullo sgabello posto vicino al divano. –Ah, già! Al punto terzo! Credo che sarebbe meglio che tu medicassi prima Amy di me… è più giusto… lei sta sicuramente peggio…- Riprese, con un tono di voce che a Tails sembrò stranamente premuroso; e siccome Sonic notò quest’impressione nello sguardo dell’amico, si affrettò a correggere la frase: -…cioè… è meglio se medichi prima le sue ferite così potrà andare a cucinare qualcosa di mooooolto abbondante in cucina per pranzo, mentre la tua furia medica si accanisce su di me… ecco…- disse, arrossendo impercettibilmente, mentre Tails lo guardava con aria indagatrice.

Amy si mostrò disposta ad attenersi al programma del riccio, ma a patto che qualcuno facesse un salto a casa sua per portarle un altro vestito, dato che non solo non si cambiava da quasi una settimana, ma il suo abitino rosso era anche sporco, strappato in alcuni punti e dannatamente umido e appiccicoso; Sonic affermò che tale condizione era accettabile e si offrì di andare lui, così che la riccia potesse vedere esaudita la sua semplice richiesta in men che non si dica, poi, dopo aver salutato lei e l’affezionato volpino, se ne andò di casa alla velocità del suono per tornare il prima possibile.

-Va tutto bene con Sonic, Amy? Vi siete chiariti?- Chiese con innocenza il volpino, mentre imbeveva un batuffolo di cotone con del disinfettante di colore verde.

Amy avvampò, e, cercando di non mostrarsi troppo in imbarazzo disse: …Ehm… sì, diciamo che mentre tornavamo a casa ci siamo chiesti scusa reciprocamente e abbiamo aggiustato tutto… Adesso siamo amici come prima!- Ovviamente la sua risposta fu piuttosto vaga, generica e attenta a censurare debitamente certi dettagli.

-Sono davvero contento!- Esclamò sinceramente il volpino. –Sai, a Sonic sei mancata davvero tanto in questi giorni, non sono sicuro che la scelta che hai fatto sia stata la più appropriata, ma senza dubbio ha avuto i suoi risultati! Non l’ho mai visto tanto in colpa in vita mia!- Squillò lui, mentre Amy sorrideva delicatamente, guardandosi gli stivali rossi; poi alzò lo sguardo, che le rimase di nuovo preso dalla dormiente Rouge stesa sul divano, e chiese cosa le fosse capitato. Tails le disse di come in sua assenza si fossero tutti radunati per recuperare gli smeraldi prima del dottor Eggman, e che le loro avventure per la maggior parte si erano rivelate difficili e ardue, anche se alla fine erano sempre riusciti ad avere la meglio sui robot inviati dal dottore; e quando Amy domandò il perché della presenza di Shadow, Tails le parlò in breve della terrificante esperienza passata ad Ice Paradise e di come erano stati miracolosamente salvati da lui.

-Comunque oggi pomeriggio ti racconteremo ogni cosa e anche tu ci dirai quello che sai! Adesso pensa a rilassarti, a recuperare le forze e possibilmente a preparare un pranzo decente sia per me che per Sonic, che è da quasi una settimana che andiamo avanti a forza di uova in padella!- Nella stanza si levò una risata argentina, che fu interrotta da un colpo di tosse simulato da Sonic, appena tornato dalla casa della ragazza e in piedi sulla porta del salotto. Amy si voltò verso di lui felice di potersi finalmente togliere di dosso quel vestito stracciato e scomodo, per metterne un altro, asciutto e confortevole. Ma la sua gioia si spense non appena vide che il suo amato teneva tra le mani una massa informe di color rosa confetto nella quale si distinguevano a malapena degli orsetti ricamati. Amy si sentì scoppiare dentro e saltò in piedi dalla poltrona sbuffando come una pentola a pressione:

-MA TI RINVIENI!? Quello è un pigiama! La capisci la differenza tra VESTITO e PIGIAMA!?!- Gridò la ragazza, arrossendo per la rabbia e per l’imbarazzo.

Sonic rimase come stordito da quella reazione improvvisa, si aspettava che Amy gli saltasse al collo e lo abbracciasse per ringraziarlo di aver esaudito la sua richiesta, invece adesso stava quasi per prenderlo a martellate.

-Senti, io ho preso la prima cosa che mi è capitata! Non avevo intenzione di guardare cosa ci fosse negli altri cassetti…- e qui Sonic arrossì palpabilmente - …quindi accontentati! E poi a me era sembrato carino!- Rispose il riccio, osservando gli orsetti sulla maglia.

Amy fece un verso a metà tra l’esasperato e lo sconsolato, poi si avvicinò arrabbiatissima a Sonic e gli strappò il pigiama di mano, infine si fece largo e salì al piano di sopra soffocando imprecazioni contro l’ignoranza del genere maschile.

-Dove vai?!- Le chiese Sonic seriamente convinto di aver combinato un qualche irrimediabile disastro.

-A CAMBIARMI IN BAGNO!- Gridò arrabbiatissima la ragazza dalle scale.

Quando il riccio si voltò vide che Tails stava cercando in tutti i modi di trattenere una gigantesca risata. Il riccio scosse la testa scoraggiato e Tails, incapace di controllarsi ulteriormente, esclamò ridendo:

-Ahaha! Sono così contento di vedere che avete fatto pace davvero!-

***

E’ lecito immaginarsi che in questo lasso di tempo l’oscuro Shadow the Hedgehog fosse già sfrecciato a velocità disumana verso luoghi misteriosi ed impensabili, ma in realtà, appena uscito dalla porta di casa Prower, forse per una reazione inconscia gli rimbombò nella mente l’immagine della gemente e dolorante Rouge stesa sul divano, con le sue amate vesti stracciate, sporche e insanguinate; e nella sua mente si fece strada una malaugurata idea. Dapprima si maledisse solo per averla pensata, ma poi, considerati altri fattori che in futuro sarebbero andati a costituire un impiccio e una perdita di tempo, rifletté che infine la cosa che aveva intenzione di fare sarebbe stata utile e previdente. In base a queste misteriose considerazioni stabilì la meta che avrebbe dovuto raggiungere, e si apprestò a corrervi quanto più celermente possibile, ma purtroppo si accorse che c’era un altro impiccio a cui trovare una soluzione: non disponeva dei mezzi per mettere in atto i suoi programmi.

Dannazione…” pensò, ma poi un lampo di genio gli illuminò la mente.

Se lui  non disponeva dei mezzi, si disse mentalmente che il problema non esisteva, dal momento che bastava che li “prendesse in prestito”.  Così si voltò e, assicuratosi che il padrone di casa e i due inaspettati ospiti non prestassero attenzione alla sua presenza, furtivo come un ladro si fiondò nel garage sul retro dell’abitazione e si fermò un istante davanti al dormiente Tornado X. Si avvicinò silenziosamente al veicolo e, aperto il portellone d’entrata prese una capiente cassetta rossa posta vicino al sedile di comando. La aprì e all’interno, oltre a vari strumenti di cui non conosceva l’utilità e medicinali di primo soccorso di vario tipo, vi trovò una piccolo sacchetto in tessuto; lo aprì e al suo interno vide più di una dozzina di rings allegri e scintillanti. Sorrise annuendo leggermente con la testa, infine, dopo essersi guardato intorno per assicurarsi di non essere stato notato da nessuno, chiuse la cassetta e la ripose al suo posto, poi chiuse alla svelta anche il portellone del Tornado e, dopo essere uscito da quell’officina in miniatura, scattò a velocità folle verso la sua oscura ed inimmaginabile meta.

***

-LO SAPEVO!- Gridò frustrata una voce palpabilmente alterata all’interno della sala comandi della famigerata Techno Base.

Poco prima Decoe, Bocoe, Bokkun e gli altri tre robot, dopo aver compiuto più o meno diligentemente il loro compito di ricerca, erano tornati sfiniti al loro futuristico quartier generale, dove il loro creatore aveva riservato loro un’accoglienza tutt’altro che gratificante ed ospitale. Ovviamente volarono offese riguardo alla loro lentezza e a “quel giorno in cui erano strati costruiti”, senza pietà né per vecchi assistenti né per quelli più recenti. Quando il dottore si fu calmato e si fu seduto per sentire i loro resoconti, ovviamente, in quel minuscolo e rachitico ammasso pulsante che aveva come cuore sperava che i suoi inviati avessero trovato i resti del suo arcinemico e della sua compagna mocciosa, anche se in fondo sapeva che era impossibile che Sonic fosse davvero passato a miglior vita in circostanze così scontate. Quindi, quando i sei ebbero sconsolatamente compiuto la loro ambasciata dicendo che i  risultati della ricerca erano negativi, la reazione del dottore fu alzarsi di scatto dalla sua sedia girevole e sbraitare con quanto fiato aveva nel suo corpo tondeggiante l’esclamazione scritta sopra.

-Abbiamo setacciato palmo a palmo ogni millimetro dei dintorni di Glyphic Canyon, fino all’oceano, ma non abbiamo trovato nemmeno mezzo aculeo di quei due porcospini…- Mormorò sconsolato Bokkun, che era quello più emozionato di aver ricevuto un incarico da parte di Eggman e che di conseguenza era il più dispiaciuto di non essere riuscito a renderlo fiero di lui.

Sebbene questo risultato fosse quello che Eggman si aspettava, non poté mancare di sfogarsi violentemente coi suoi sei subalterni, dando loro degli incapaci e degli scansafatiche e ricoprendoli di minacce di fantasiose trasformazioni che probabilmente non sarebbero mai state realizzate. Poi concluse con:

-Così tanta pena e così tanto tempo sprecato ad aspettare voi incompetenti per poi ricevere un resoconto così deludente e scontato! Mi chiedo perché con l’intelligenza che mi ritrovo continuo a concedervi il privilegio di farmi da schiav…EHM! …Da assistenti!-

A queste parole i due droidi d’attacco e il piccolo Egg-fly rimasero imperturbabili e del tutto passivi, Decoe e Bocoe fecero spallucce, e infine il povero Bokkun, che in fondo si era dato tanto da fare, scoppiò in lacrime e fuggì via depresso dalla sala comandi per andare a disperarsi e a compiangere la sua esistenza in un angolino di una buia stanza.

-E voi che aspettate?! Fuori di qui! Muovetevi! Se mi state davanti agli occhi per altri dieci secondi vi prendo a bastonate e vi fondo! Fuori! Sciò!- Sbraitò Eggman accompagnando le sue aggressive parole con nevrotici gesti delle mani; poi fece ruotare la poltrona girevole e, sbattuto con violenza il pugno sul pulsante che attivava gli altoparlanti all’interno della base gridò: -OMICRON! Ti voglio IMMEDIATAMENTE nella sala comandi!- Infine tirò un sospiro sconsolato per calmarsi e rimase a fissare sull’enorme monitor della schermata generale delle telecamere di sicurezza, l’immagine in  bianco e nero dei quattro Chaos Emeralds di cui era in possesso, che fluttuavano placidi nel campo elettromagnetico del cilindro vitreo in cui erano custoditi.

-Dottore.- Scandì una voce robotica dal tono presuntuoso e insopportabile alle sue spalle, distogliendolo da quella visione.

Eggman si voltò di nuovo.

-Sì, Omicron. Ti ho chiamato per chiederti a che punto sono le operazioni nel settore E-2…- Disse lentamente senza guardare il suo assistente nei  freddi occhi cibernetici.

-La realizzazione è giunta alla percentuale di 86%. Mancano le armi di attacco e il collegamento con il sistema interno per quelle di difesa. Per quanto riguarda il rivestimento da lei richiesto per la protezione delle fonti d’energia, si richiedono le fonti d’energia stesse, dottor Robotnik.- Rispose con freddezza l’androide.

-Non è necessario. Sarò io stesso ad impiantare le “fonti di energia” all’interno del loro luogo di collocamento. Adesso tutto quello che voglio è che i lavori vengano accelerati il più possibile, perché quando avrò anche gli ultimi tre Chaos Emeralds ESIGO, che le operazioni nel settore siano completamente concluse. Intesi?!- Ribatté il dottore con altrettanta freddezza.

-Ricevuto.- Disse conciso il robot.

-Quindi MUOVETEVI con quelle armi e con i collegamenti vari! Il tempo comincia a stringere e voglio inaugurare la mia perfetta Eggmanland il prima possibile!-

-Ricevuto.- ripeté Omicron in tono quasi sprezzante.

-Gli altri progetti sono a buon punto?- Domandò il dottore cambiando argomento.

-Affermativo, dottor Robotnik. Saranno pronti non appena anche E-2 sarà ultimato.- Fu la risposta.

-Meraviglioso.- Asserì Eggman, poi voltò di nuovo di nuovo la sedia e congedò l’automa. -Ho il presentimento che non vedrai mai l’E-2 ultimato, mio adorato assistente…- Mormorò poi sorridendo sotto i baffi, quando fu sicuro che Omicron fosse tornato al suo lavoro di supervisione del misterioso settore.

***

Esagerate insegne che gareggiavano per essere le più sfavillanti e attraenti per le miriadi di passanti che percorrevano quelle larghe strade eccessivamente illuminate da alti e stretti lampioni; giganteschi centri commerciali dagli infiniti scomparti, alberghi follemente lussuosi che esibivano con vanto le loro cinque stelle e, solo a lanciare un rapido e curioso sguardo alle reception, si notava tutto l’incredibile sfarzo degli hotel; viuzze che si diramavano dai centri principali e che portavano ai quartieri più malfamati e pieni di locali pullulanti di gentaccia dalle espressioni violente e dagli atteggiamenti aggressivi e arroganti, di odore di superalcolici e del suono soffuso di inebriante rock e di malinconico blues; ma soprattutto il gigantesco e spettacolare casinò, considerato per le sue dimensioni e per la sua fama il centro della città. Il mastodontico e scintillante edificio poteva senz’altro vantare di essere il più frequentato e rinomato della metropoli; ogni giorno migliaia e migliaia di Mobiani vi entravano nella speranza di vincere una modesta somma per riuscire ad andare avanti per almeno una settimana, altri per puntare con sempre più ingordigia all’affascinante macchina infernale della roulette senza considerare che sicuramente prima o poi avrebbero perso tutto, altri per dare una certa immagine di sé, altri ancora solo per studiare il comportamento della razza mobiana e i negativi effetti del gioco d’azzardo sulla sua mente. Anche senza entrare in quel mastodontico regno del divertimento ai limiti della legalità, dall’esterno per un orecchio attento erano percepibili molte delle svariate situazioni che si succedevano al suo interno: suoni squillanti delle slot-machine che una volta ogni tanto si svuotavano parzialmente dei tintinnanti ring custoditi al loro interno, gridi di gioia e giubilo, il frenetico ruotare delle roulette, imprecazioni d’ira e disperazione di chi ha perso tutto solo per aver sbagliato un numero. Questa è la vera essenza della sfarzosa ed abbagliante Casinopolis.

Shadow the Hedgehog camminava, o meglio, cercava di camminare il più velocemente possibile tra la gente che procedeva lentamente per le strade o che rimaneva imbambolata ad accalcarsi davanti alle vetrine su cui apparivano grossolani cartelli con su scritto “SALDI!!”; e ogni tanto i suoi magnetici occhi cremisi venivano catturati da una delle realtà descritte sopra, ma al contrario di molti, non si lasciava sopraffare dallo sfrenato desiderio di consumismo, anche perché si era promesso di rimanere a Casinopolis solo il tempo necessario a mettere in atto la sua idea.

Finalmente, dopo essersi fatto largo tra un gruppo di persone fermatosi ad ascoltare le doti musicali di un suonatore di violino che cercava di racimolare nella custodia del suo strumento le monetine dei passanti più generosi, raggiunse la sua insospettabile meta, un piccolo e grazioso negozietto dalla modesta insegna su cui in eleganti caratteri corsivi c’era scritto “Boutique Poisonous Roses”. Il riccio nero lanciò uno sguardo all’insegna, per accertarsi di essere giunto proprio alla giusta destinazione, poi strinse nella mano il sacchetto colmo di denaro che aveva trovato nel Tornado X, si fece coraggio e varcò la soglia, entrando nel negozio. A prima vista, se non fosse stato per la moltitudine di capi d’abbigliamento femminili dalla scollatura vertiginosa e dalle fantasie decisamente improbabili accuratamente appesi alle proprie grucce o indossati da manichini inespressivi, più che la “boutique più affascinante di Casinopolis” di cui Rouge gli aveva parlato più volte durante il periodo in cui lui, lei e l’Omega formavano il team dark, il negozio gli parve l’antro di una chiromante. Le pareti nere su cui erano state dipinte a mano gigantesche rose color sangue erano in gran parte coperte da enormi e polverose tende di velluto bordeaux, il pavimento di pregiato legno scuro contribuiva a rendere ancora più opprimente l’atmosfera e sul bancone dove era situata la cassa, posta dirimpetto alla porta della boutique, si trovavano diverse candele e un bastoncino di incenso acceso, che spandeva il proprio fumo profumato per tutto il negozio, conferendogli un’aria singolarmente sinistra.

-Posso aiutarla, signore?- Chiese gentilmente la commessa girandosi verso Shadow, mentre era impegnata ad appendere alcuni vestiti su una lunga sbarra d’acciaio.

-Se magari mi evitasse di frugare tra queste stupide cianfrusaglie da donne psicopatiche…- sibilò a denti stretti il riccio, chiedendosi mentalmente perché mai avesse dato ascolto alla sua idea di recarsi in un posto simile.

-Come?- Domandò dolcemente la giovane ragazza daino, rivolgendogli un delicato sorriso.

-Sì…Le ho chiesto se mi poteva mostrare i modelli di quelle specie di tute tutte intere… insomma, sì, quelle…ha capito…-  Rispose Shadow.

La ragazza daino lo guardò stranita, corrucciando lievemente i delicati lineamenti del suo viso, evidentemente non era riuscita a capire quello che il suo cliente le avesse chiesto, poi si lasciò scappare una graziosa risatina e ribatté:

-Ah, lei intende dire le salopette?- Gli chiese la giovane impiegata, smettendo di riporre i vestiti che stava mettendo a posto.

-Sì…- Annuì Shadow, che non aveva la minima idea di cosa fosse una salopette.

-Miss Ivonne?- Chiamò la daina avvicinandosi al riccio; ma nessuno le rispose. –Aspetti un attimo qui signore, torno immediatamente.- Disse gentilmente la ragazza, poi si avvicinò alla cassa, scostò la grande tenda che rivestiva la parete retrostante e aprì la porta situata sulla parte di muro celato dalla tenda. – Miss Ivonne?!- Chiese ancora la giovane.

-CHE C’E’?!? Che vuoi!? Te l’ho detto dieci miliardi di volte di non disturbarmi quando sto in magazzino a parlare al telefono!- Rispose arrogantemente la voce di questa miss Ivonne, che evidentemente doveva essere la proprietaria della boutique.

-Sì, lo so, mi spiace, ma ecco, qui c’è un signore che avrebbe intenzione di comprare una salopette… Potrebbe portarmi quelle che ci sono in magazzino?- Le disse gentilmente l’impiegata.

-Vieni a prendertele da sola Katrina, non fare tanto la svogliata e servi un cliente da sola una buona volta!- Le gridò acida la donna con la sua voce roca. –E poi che vuol dire “un signore”?! Sbattilo fuori, che qui si vende solo roba da donne!-

A quella sgarbata esclamazione Katrina spalancò inorridita i suoi occhioni viola, poi si voltò verso Shadow e gli abbozzò un debole sorriso, come per scusarsi della sguaiataggine della sua superiore.

-Mi scusi un attimo…- Mormorò poi la daina, entrando nel magazzino e chiudendosi la piccola porta nascosta alle spalle.

Shadow rimase immobile, e non osò guardarsi in giro per non rimanere disgustato o impietrito di fronte a certi obbrobri esposti che le ragazze alla stregua di Rouge chiamavano abiti d’alta moda. Dopo pochi istanti si sentirono ancora delle urla della proprietaria contro la povera ragazza e le educate risposte della giovane daina, che dopo poco tempo uscì dalla stanza imbracciando all’incirca una decina di vestiti e scuotendo leggermente la testa.

-La scusi signore, non lo fa per mancare di rispetto, ultimamente è davvero molto occupata e nervosa…- Mormorò a bassa voce Katrina, giustificando alla meno peggio il comportamento scorretto della proprietaria, poi richiuse la porta e appoggiò sul tavolo su cui era posta la cassa gli abiti che aveva preso in magazzino, facendo attenzione a non intoppare in qualche stravagante candela accesa. –Bene! Era questo tipo di vestito che mi stava chiedendo, vero?- Chiese, mostrando a Shadow una salopette come quella di Rouge, solo che leopardata e colma di brillantini.

-Più o meno…- Rispose Shadow, mentre si domandava cosa ci incastrasse una ragazza così dolce e graziosa in un negozio del genere e insieme a gente tanto intrattabile.

-Questa per esempio viene sessantacinque rings!- Esclamò la ragazza, riferendosi a quella che aveva appena mostrato.
Shadow sgranò gli occhi, rimanendo palesemente sconcertato. –Io veramente avrei soltanto dodici rings…- disse sconsolato, mostrandole il sacchettino di tessuto in cui custodiva i soldi.

-Oh… questo le restringerà moltissimo la scelta… però se le interessa, ci sarebbe questa… viene soltanto dieci rings…- Rispose la ragazza frugando tra i vestiti che aveva portato, e mostrandone al riccio uno completamente nero e incredibilmente aderente, sul quale, all’altezza del bacino, era stata cucita a mano una decorazione di due rose rosse incrociate.

-E’ perfetta! Questa è la migliore di tutte!- Commentò Shadow annuendo con la testa.
-Vuole prenderla davvero? …E’ lo scorso modello… e sono stata io a cucirla…- Domandò sorpresa la ragazza, scrutandolo coi  suoi meravigliosi occhi viola e arrossendo leggermente.

-Certo, me la confezioni!- Rispose il riccio. “Basterà non dirlo a Rouge…”

-E’ un regalo?- Domandò cortesemente Katrina, felicissima che il riccio avesse scelto la sua creazione.

-Una specie…-

-Ecco! Grazie davvero di aver scelto la boutique “Poisonous Roses”! Arr...- Disse poi la ragazza, porgendogli sorridendo il pacchetto in una borsa di carta nera; ma non fece in tempo a finire la frase che:

-Tenga il resto!- Esclamò il riccio, sorridendo e lanciandole l’intero sacchettino pieno di rings; infine sfrecciò via dal negozio, lasciando di stucco la povera ragazza.

-…Arrivederci a presto.- Disse lei sbigottita, sbattendo due volte le lunghe ciglia nere.

***

-Accidenti, questo significa che quella testa d’uovo nel suo covo di lattine ambulanti si sta dando da fare!- Biascicò Sonic mentre scompostamente spaparanzato su una sedia in salotto si ficcava in bocca il dodicesimo chili dog.

-Esatto… sono rimasta impressionata quando sono entrata in quella stanza… era davvero, davvero sproporzionatamente grande…- Mormorò Amy con voce inespressiva e stringendosi al suo pigiama, seduta a gambe incrociate sulla morbida poltrona.

-Quello che mi chiedo è perché Eggman ha dato il compito di portare a termine il suo progetto ad un nuovo assistente robot… non lo fa spesso, anzi, di solito non lascia che i suoi scagnozzi mettano le mani sulle sue invenzioni… bah…- commentò Tails che stava appoggiato alla parete del salotto con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato, intento a fare nella sua mente un quadro concreto delle informazioni che Amy aveva fornito loro fino a quel momento.

-Me lo sono chiesta anch’io… il rapporto tra Eggman e Omicron è davvero stranissimo… ogni volta che parlano lo fanno con frasi concise, come se stessero sempre per darsi addosso… e l’atmosfera è sempre così raccapricciante…- Rispose Amy sorseggiando un goccio di tè caldo per evitare di rabbrividire al solo pensiero.

-Be’,- bofonchiò Sonic, ingoiando miracolosamente la quantità esagerata di panino che aveva in bocca –se il caro vecchio pazzoide obeso tira in ballo un nuovo galoppino significa che lui era ed è impegnato a fare cose più importanti, ovvero controllare che tu non sgarrassi, tenere d’occhio se noi facevamo quello che si aspettava che facessimo e chissà quali altre cose… cos’altro sai dirci su di lui?- Asserì il riccio, afferrando un altro malcapitato chili dog che stava per andare incontro alla sua fine.

-Come vi ho detto prima probabilmente Omicron è un’invenzione recente del dottore, non l’avevo mai visto prima: è piccolo e non ha la forma da umanoide… il suo corpo sembra quasi una scatola di latta bianca levigata, non ha le gambe per muoversi, ma una specie di rullo che gli permette di spostarsi molto velocemente all’interno dei corridoi della base; ha braccia meccaniche e simili a quelle di Decoe, solo che con i rivestimenti bianchi… poi la sua testa è come una semisfera, sempre bianca e… ah! Non ha due occhi, ma una specie di fascia rossa unita…- Rispose Amy cercando di essere più esauriente possibile.

-Carino!- Sdrammatizzò Sonic cercando di allargare con un dito la stretta che una delle tante garze con cui l’aveva fasciato Tails gli faceva intono alla coscia.

-Allora non può che trattarsi di un robot incaricato di informare Eggman su tutto quello che accade nella base, tecnicamente deve scorrazzare ovunque a dare ordini e a chiedere novità ai suoi subordinati… non lasciarti ingannare dalle sue fattezze, è molto più dotato di quanto possa sembrare! Se i robot hanno una tale forma o sono prototipi di uno scienziato in erba o hanno quel corpo così particolare perché contiene il loro sistema mnemonico – cognitivo, che è troppo sviluppato per essere impiantato tutto all’interno della loro testa… eh sì, il nostro Omicron deve avere delle capacità straordinarie!!- Esclamò Tails con un po’ troppa euforia, come confermarono gli sguardi fulminanti dei suoi due amici ma poi Sonic smise di guardarlo di traverso, reinterpretò le sue parole e:

-Ahahaha! Sarebbe a dire che quel robot ha tutto il suo cervellone nella pancia?!- Disse, scoppiando a ridere.

-Di sicuro non è l’unico tra le persone che conosco che ragiona con la pancia!- Commentò ironica Amy, guardando con malizia il riccio.
Sonic protestò con poca convinzione e le diede un buffetto su una guancia mentre Tails li guardava con divertito sospetto.

-Ah, dimenticavo!- aggiunse Amy rivolta a Tails, scostando delicatamente la mano di Sonic dal suo viso. –Quando vi ho detto che il secondo giorno ho origliato mentre Omicron parlava con Eggman, mi sono dimenticata di dirvi che oltre ad essere piuttosto scettico e contraddittorio nei suoi confronti, Omicron ha insistito molto a ripetere qualcosa tipo “la mancanza di pezzi”… no, no! Intendevo dire la “deficienza di pezzi”…! Che cosa può voler dire?-

-Davvero? Questo può significare solo che Eggman ha molta più legna sul fuoco di quanto ne sai tu, Amy! Non può essere in deficit di pezzi per costruire un solo mecha… cioè, tempo fa ha costruito addirittura un mastodontico parco divertimenti interstellare! A questo punto l’unica soluzione è che il settore E-2 non è il suo unico progetto!- Esclamò Tails leggermente preoccupato.

-Scheggia, devi calcolare anche che tutte le visitine che ci ha mandato in questi giorni non gliele porta belle e pronte la cicogna! Oltre a quello che tiene chiuso nell’E-2 ci sono anche i robot d’attacco da costruire!- Rispose Sonic, incrociando a sua volta le braccia.

-Sì… ma probabilmente c’è anche dell’altro… sono quasi sicuro che molti di quei robot fossero già belli e pronti… c’è per forza qualcos’altro che ha in mente di costruire… qualcosa che gli preme di non far conoscere… che gli interessa anche più dell’E-2 e sapete cosa penso? Che siamo del tutto fuori strada… accidenti, Eggman ci ha fatto concentrare su quello che sta prendendo forma nell’E-2 per sviarci dal suo progetto più pericoloso e…- profetizzò con angoscia il volpino scuotendo la testa, ma venne interrotto dall’ottimismo del suo fratello di latte.

-Ehi, ehi! Piano! Vacci piano, Scheggia! Non sappiamo nemmeno se il fantomatico progetto E-2 sia un mecha! Non dobbiamo concentrarci su problemi che potrebbero anche non esistere! Quello che è certo è che testa d’uovo ha bisogno dei Chaos Emeralds, altrimenti non avrebbe sprecato così tanta energia a controllare se stessimo andando a recuperarli o meno e soprattutto non ci avrebbe giocato quel tiro mancino di ieri notte!-

Amy annuì con la testa, mentre Tails si portò il dorso dell’indice della mano sinistra sulle labbra e aggrottò ulteriormente la fronte, come per facilitare la concentrazione.

-Probabilmente gli smeraldi gli servono per alimentare il progetto E-2… ma c’è qualcosa che non mi torna: se è ancora indietro con la costruzione, perché non ha aspettato di averlo terminato e soprattutto che noi avessimo raccolto tutte e sette le pietre per poi ricattarci con Amy? Per lui sarebbe stato incredibilmente più vantaggioso!- Sentenziò confuso il volpino, che, stranamente, non era in grado di capire cosa avesse in mente il dottore.

-Buono, buono, aspetta un attimo! Ieri notte Eggman ha detto che per lui è stato vantaggioso tenere Amy in ostaggio fino a che lei non ha cominciato a diventare sospettosa… come ha detto “Un’insopportabile ficcanaso”- e qui Sonic trattenne a stento una smorfia di acuto disgusto. –forse temeva che scoprisse più di quanto non aveva capito già e ha pensato di accelerare i tempi…- Ipotizzò il riccio.

-O forse vuole utilizzare l’energia del Chaos in un altro modo… forse gli serve per il suo progetto nascosto, ammesso che ce l’abbia, o forse vuole usarla per fornirne una parte ai suoi robot operai e fare in modo che lavorino con più velocità… o forse vuole solo impedire che tu ne entri in possesso Sonic… forse teme il potere di Super Sonic…- Aggiunse Tails, mettendo in luce che quello che stava succedendo era per tutti un grande interrogativo.

-O di Super Shadow…- Disse Sonic mortificato e con l’orgoglio a pezzi per la grande sconfitta che aveva subito la notte precedente.

-O di entrambi!- Lo corresse Amy con dolcezza, strappandogli la bozza di un sorriso. –Lasciamo perdere quello che potrebbe essere e concentriamoci su quello che sappiamo di sicuro: come ha detto Sonic, Eggman ha bisogno degli smeraldi, quindi noi dobbiamo assolutamente recuperarne almeno un altro… con uno solo non potremo fare molto, ma con due sarà già diverso!- Esclamò la ragazza, lanciando uno sguardo all’allegro Chaos Emerald che brillava nella teca di vetro.

-Concordo! E penso che sarebbe conveniente partire già domattina! Che ne pensi Sonic, ti senti pronto?- Commentò Tails sorridendo e recuperando un po’ di serenità.

-Oh, Scheggia! Dovresti conoscermi ormai! Sai quanto siano inutili certe domande quando si tratta di me!- Rispose il riccio, fingendo di essere stato offeso dalle parole del volpino.

-Aspettate un secondo… qualcuno dovrebbe rimanere vicino a lei…- mormorò tristemente Amy, fissando il volto ancora addormentato di Rouge con sconsolata compassione.

-Già… e quella persona sarai proprio TU Amy, sei contenta?- Asserì Sonic, con un tono che sembrava più di ordine che di domanda.

-CHE COSA?!- ribatté infuriata la riccia. –Sono stata anche troppo tempo con le mani in mano! Adesso sono tornata e ho intenzione di aiutarti e di venire con te! E guai a te se osi anche solo pensare di impedirmelo, perché altrimenti Rouge non sarà l’unica ad essere moribonda, inteso?- Lo minacciò Amy.

-Allora sentiamo! Cosa proporresti? Tails è l’unico in grado di usare quell’apparecchio incomprensi…cioè, volevo dire, il radar, Shadow… davvero, ti riesce immaginare Shadow che fa da balia a Rouge? Ci sbranerebbe prima che apriremmo la bocca per chiederglielo! Io sono il più veloce e… dannazione! IO sono il capo e decido IO cosa devo o non devo fare! Quindi fai i tuoi conti!- Rispose il riccio con autorità, usando un tono che non ammetteva repliche. Amy lo fulminò con gli occhi, poi passò lo sguardo a Tails, guardandolo con un espressione che pareva che dicesse “Ma senti che cosa sta dicendo questo sbruffone?” mentre lui rispondeva a questa tacita domanda alzando le spalle e aprendo le mani con rassegnazione.

-Sonic, per favore… ripensaci!- Disse la ragazza, recuperando un po’ di controllo.

-Mi dispiace Amy, non voglio sentire ragioni. La tua vita è stata in pericolo per abbastanza tempo, e se mai ci sarà uno scontro non voglio che sia tu a rimetterci. Ho deciso ormai…- Affermò lui, che sembrava più fare un ammonimento a sé stesso che giustificare la sua decisione.

-Posso… dire una cosa Sonic?- Chiese Tails timido timido.

-Sì…- Annuì di rimando il riccio, voltandosi verso di lui.

-Amy è appena tornata… non possiamo lasciarla qui da sola per un giorno intero o chissà quanto… inoltre lei è sempre venuta con noi e ci ha sempre accompagnato in ogni avventura… poi due mani in più sono sempre utili no? -

-Tails, non deve correre rischi...- Asserì il riccio, rivolgendosi sottovoce all’amico, come se non volesse far sentire alla ragazza quello che stava dicendo.

-E’ inutile che stai a confabulare con lui! Sai che tanto verrò lo stesso, vero?- disse la riccia sorridendo.

Sonic sospirò sconfitto e infine le concesse il permesso di venire con loro, ma affermò che questo non risolveva il problema di Rouge.

-Be’, per quello non preoccupatevi, ci penserò io… la affiderò ad una persona che non si tirerà indietro di certo, sarà trattata come una regina!- Asserì Tails, cercando di sembrare il più discreto possibile nei confronti della persona in questione a cui avrebbe affidato il delicato incarico; tuttavia questo non impedì ai due ricci di fare le loro supposizioni e di scambiarsi uno sguardo eloquente e malizioso. -Direi che per oggi ci siamo aggiornati abbastanza!- Dichiarò soddisfatto il volpino, lasciandosi scappare un rumoroso sbadiglio, sintomo che il  sonno stava cominciando a riprendere il sopravvento su di lui.

-No, aspetta! Ho parlato per tutto il tempo io! Avevate detto che mi avreste raccontato anche le vostre avventure!- Contestò la riccia, che era finalmente pronta per ascoltare i racconti mozzafiato dei suoi due migliori amici.

-Amy, lascia perdere; Tails ha ragione, sta cominciando a farsi tardi, devi tornare a casa e riposarti se domani vuoi davvero venire con noi… ti racconteremo tutto un altro giorno, va bene? Poi adesso io e Tails dobbiamo organizzare i preparativi per domani!- Rispose abbastanza sbrigativamente il riccio, che per la verità non aveva molta intenzione di raccontarle cosa fosse successo in quei giorni, dato che avrebbe significato confessarle tutti gli errori che aveva commesso, quanti pericoli aveva fatto correre ai suoi compagni e come si era rivelato vulnerabile e inetto senza la presenza di lei.

La ragazza sbuffò, posò la tazza da tè che aveva in mano sul tavolinetto del salotto e andò a prendere il suo vestito e i suoi stivali, che Tails aveva riposto su un termosifone in camera sua perché finissero di asciugare più velocemente.

-Forse è meglio se vai a dormire anche tu Sonic, domani ci aspetta una giornata lunga, lo sai!- Asserì Tails sorridendo, dopo aver visto che l’amico aveva sospirato e socchiuso gli occhi per la stanchezza.

-Mai quanto quella di oggi, Scheggia, credimi!- Ribatté il riccio ricambiando il sorriso.

In quel momento un colpo di tosse un po’ troppo forzato per essere involontario, spinse entrambi a voltarsi: Amy Rose stava ferma sulla porta del salotto con in mano un grande sacchetto contenente il suo abito, indossava la sua giacca rossa e aveva un’espressione piuttosto delusa e arrabbiata in volto.

-Allora a domani mattina!- Disse risoluta, ma proprio mentre stava per andarsene per la porta principale:

-Aspetta Amy!- La interruppe Tails. -Sonic mi ha appena detto che non vuole restare qui ad aiutarmi coi preparativi, ma vorrebbe accompagnarti a casa!- aggiunse candidamente: l’espressione di Amy si capovolse in un gigantesco sorriso mentre Sonic si voltò verso l’amico con uno sguardo che pretendeva spiegazioni.

-Davvero, Sonic?- Mormorò lei, quasi commossa.

-Be’ veramente io non…- cominciò Sonic, ma non appena incontrò lo sguardo fulminante di Tails invertì il tono della risposta –cioè…intendevo dire, sì… certo…!- concluse poi, rassegnato.

-Allora andiamo Sonic! Buonanotte Tails!- Esclamò Amy, senza riuscire a nascondere la sua euforia.

-Sì, buonanotte Tails…- mormorò il riccio, come per dire “Questa me la paghi!” poi, i due ricci uscirono da casa Prower, lasciando il volpino ai suoi “preparativi”.

***

Ormai il pomeriggio era finito da un pezzo e le candide stelle meno timide, cominciavano a lasciarsi intravedere nel colore violaceo del cielo dopo il tramonto. La tranquillità aleggiava nell’aria sotto forma di un tiepido venticello serale e i grilli iniziavano le loro malinconiche serenate. Sonic e Amy camminavano lentamente sulla strada illuminata soffusamente dalla debole luce dei lampioni; lentamente perché erano stanchi, o forse perché volevano che quella specie di passeggiata travestita da “accompagnamento a casa” durasse il più a lungo possibile. Camminavano in silenzio, ognuno avvolto nei propri pensieri, fino a che Sonic non interruppe l’imbarazzante atmosfera con una delle sue intelligentissime domande:

-Amy…- mormorò lui.

-Sì…?- Riuscì a malapena a dire lei.

-…perché ti sei messa quel giacchetto?- aggiunse il riccio.

-Pensi davvero che io voglia che tutta Mobius mi veda in pigiama?!- Ribatté lei con un tono piuttosto seccato.

-Ehi, non importa mica che tu mi risponda in questo modo… era così per chiedere…- rispose lui, che in verità le aveva rivolto quell’interessante domanda per trovare un pretesto per rompere il ghiaccio.

Il silenzio riprese il dominio della situazione in pochi secondi, ma questa volta fu Amy ad interromperlo:

-Sai Sonic,- Disse con dolcezza, prendendogli una mano delicatamente. –sono davvero felice di essere tornata a casa, da Tails e… da te…- Concluse poi lei, voltandosi per cercare il suo sguardo.

Sonic avvampò, ritrasse abbastanza repentinamente la mano da quella di lei e se la portò alla nuca, evidentemente preso dall’imbarazzo, non perché gli dispiacesse che lei gli avesse preso la mano, ma perché certi tipi di approccio lo mettevano decisamente a disagio.

-Già… lo sono anch’io…- rispose stringato lui, senza neanche guardarla negli occhi per evitare che lei lo vedesse così in imbarazzo. Amy però non si mostrò affatto turbata da quella reazione,e:

-Non vedo l’ora che sia domani! Andremo tutti insieme a cercare gli smeraldi, proprio come ai vecchi tempi! Sarà bellissimo!- Esclamò emozionata; Sonic notò che gli occhi di Amy brillavano di gioia e si lasciò sfuggire un sorriso.

-Veramente io penso che sarebbe meglio che tu rimanessi a casa… ultimamente abbiamo avuto più disavventure che altro e non voglio… insomma… sarebbe meglio che tu… cioè…- Arrancò lui, che cercava di esprimerle un concetto molto semplice e stranamente non riusciva a trovare le parole giuste per farlo; ma Amy lo interruppe e fingendo di essere offesa ribatté:

-Abbiamo già parlato prima di questo no? Se pensi che io non sia in grado di aiutarvi sei sulla strada sbagliata!-

-No… non è per questo… il fatto è che non voglio che tu corra rischi inutili… se ti capitasse qualcos’altro…- Continuò a balbettare lui, fissandosi le scarpe; poi si accorse che alla sua destra, all’altezza del suo fianco stava impalato un cartello ligneo con su scritto in nero “the house of Amy Rose”. Rimase per un attimo a guardarlo poi si rese conto che erano arrivati… già arrivati.
Amy si mise davanti a lui, lo fissò negli occhi sorridendo e gli prese entrambe le mani, poi quanto più candidamente possibile sussurrò:

-Hai voglia di entrare in casa? Per stanotte puoi anche rimanere da me…se ti va!-

Sonic sbiancò: nella sua mente si succedettero una serie di pensieri più o meno coerenti e la semplice frase “per stanotte puoi anche rimanere da me”, che in sé per sé non avrebbe nessun doppio fine, si trasformò in qualcosa di gigantesco e di terrificante; in più una serie allucinante di immagini e film mentali lo mandò completamente fuori di testa. Il riccio ritrasse le mani da quelle di lei, come se si fosse appena scottato e da bianco smunto divenne rosso porpora, con una mutazione cromatica da fare invidia ad un camaleonte.

-NO, no, NO!… io devo tornare, cioè, che cosa avresti…cosa… che vuol dire…?!- Incespicò, guardandola scandalizzato, con gli occhi completamente sbarrati.

Ma invece di rimanere stizzita o delusa da quella specie di risposta così repentina e quasi brutale, come Sonic si aspettava che reagisse la riccia, lei scoppiò in una risata argentina, gli accarezzò una guancia e gli stampò un delicato bacio sull'altra; poi disse:

-Grazie di avermi accompagnato, Sonic! Buonanotte!- gli fece un dolcissimo sorriso e, senza nemmeno  voltarsi indietro aprì la porta di casa sua e vi entrò richiudendola alle sue spalle.

Sonic era rimasto completamente spiazzato. Allibito. Pensò che avrebbe preferito ricevere un paio di schiaffi invece che un congedo così freddo da parte sua, e in fin dei conti non aveva del tutto torto, visto che si trattava di Amy Rose. Insomma, non lo aveva stritolato con uno dei suoi abbracci, non l’aveva trascinato dentro casa, non l’aveva minacciato col suo temibile martello e lui non se l’aspettava.

Quello che Sonic non capiva era che ogni volta che Amy ricorreva ad uno di quegli espedienti così poco delicati nei suoi confronti, lo faceva fondamentalmente per attirare la sua attenzione e per riuscire a strappargli con qualsiasi mezzo possibile qualche minuto per stare con lei; ma adesso che sapeva che lui le voleva davvero bene e ricambiava i suoi profondi sentimenti, non sentiva più il bisogno di costringerlo né tantomeno di minacciarlo. Come un bambino, che cercando in tutti i modi di catturare una farfalla che vola veloce e lontano, quando poi riesce finalmente a prenderla, la tiene in mano con quanto più garbo possibile per non intaccare la sua fragile e sfuggevole natura; così Amy Rose  aveva preferito che per quella sera la sua amata farfalla fosse libera di volare dove voleva, tanto adesso aveva la certezza che prima o poi sarebbe tornata da lei.

Il problema era che alla farfalla, o meglio a Sonic, non sarebbe affatto dispiaciuto se Amy avesse insistito per farlo entrare in casa con lei, anzi, col senno di poi pensò che sarebbe stato più che felice di essere costretto ad accettare quell’invito, così rimase qualche istante a fissare la casa di lei con un po’ di amaro in bocca; poi abbozzò un sorriso e si voltò per ripercorrere la strada al contrario.

-Buonanotte anche a te… Amy…- Sussurrò.
 
NOTE DELL’AUTRICE:

Ehilà gente, buongiorno! :)
Accidenti… sono più in ritardo del solito… pensavo che non sarei riuscita a stare più di due mesi senza aggiornare… a quanto pare non dovevo sfidarmi! ù.ù
A parte gli scherzi, mi scuso per questo orrendo ritardo e spero che non troviate questo capitolo così orribile come sembra a me… capitemi, è due mesi che ci lavoro e alla fine ho detto: “Lo pubblico sennò se continuo a leggerlo e rileggerlo, sarà online tra 30986436 anni”. Non succede molto perché è un capitolo di passaggio… ma queste scene erano VITALI per i prossimi sviluppi e pensate che le ho anche ristrette al minimo (per esempio quando Amy deve fare il suo bel rapporto a Sonic e Tails ho scritto solo la parte finale… altrimenti sarebbero venute 40 pagine, guys!).
So che il 99,9% di voi AMATERRIMI lettori ha fatto questa faccia quando si è immaginata il caro vecchio Shadow in un negozio d’alta moda ---> O.ò ma pensate un po’ se Rouge si fosse risvegliata col vestito in quello stato… dovevo aggiustare tutto in qualche modo… (vede le fan del riccio nero puntarle armi nucleari)
…spero che non mi odiate… T_________T xD (Eh, sì cara socia, hai visto che l’ho fatto davvero? xD <3)


Ci sono ancora delle cose da chiarire, per esempio, come andrà a finire la faccenda delle incomprensioni tra Omicron ed Eggy? E chi si prenderà cura di Rouge ora che sono tutti impegnati nella ricerca degli smeraldi? ;)

Spero che siate così gentili da lasciare le vostre recensioni! :D

Vi voglio bene,

Lù <3 
  
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