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Autore: MRPrd    26/01/2013    1 recensioni
Una missione, ecco cosa è diventata la mia vita. Una missione che mi permetterà di riacquistare un’umanità ormai macchiata dal sangue. Una missione per scappare via da questa illusione, per difendere la persona che amo, per ricordare chi sono. Una missione che tu non potrai impedirmi di portare a termine perché, anche se ti amo, non potrò starti accanto. Odiami, sii triste per me, soffri a causa mia, uccidimi, disprezzami, dimenticami, ma ti prego...Non amarmi, mai!
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio, Son Goku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
Dark & Light

 
Il suo occhio lasciò scivolare via quella che sembrava una lacrima, mentre in realtà era solo il riflesso della poca luce presente sulla ombra di Hakkay, che svaniva via dalla sua iride, lasciandogliela ricca di una luce fredda che rifletteva sul suo occhio, l’unica parte visibile in quello spicchio di tenda, in parte tenuto con le dita della mano, in parte lasciato andare, mentre la scena davanti ai suoi occhi terminava.
Ora restava soltanto il vuoto di quelle parole, sembravano dei sassi, che prima erano stati lanciati in modo da schiantare e rompere con violenza il vetro che vi era in lei.
Le sue speranze?
I suoi sogni?
In frantumi…
 
 
“-…Fingi pure quanto ti pare.
Nascondi pure il tuo sporco.
Io lo vedrò sempre.
Vedrò sempre ciò che tu sei veramente-“
 
 
Perché quello era anche lei...anche Selene era solo una sporca assassina come Hakkay.
Disgustoso
Provava un profondo senso di disgusto in tutta quella scena, con il sangue che fino a quell’istante aveva sporcato il terrazzo, in quell’istante il carminio e vischioso liquido sembrava rappresentare la prova schiacciante a quelle parole che Selene aveva sussurrato crudelmente ad Hakkay, e in qualche modo aveva sussurrato anche contro Rika.
Assassino
Hakkay era un assassino, aveva ucciso molte persone...così come aveva fatto Rika.
La ragazza osservò la mano libera, notando come la pelle assumeva una tinta leggermente più chiara alla luce notturna soprattutto verso il palmo, le dita leggermente piegate erano in ombra.
Sangue...
Vedeva il sangue in quelle dita.
Quante persone aveva già ucciso?
...avrebbe continuato a lavarsi via le mani, cancellando ogni traccia e ogni odore...
 
“Vedrò sempre ciò che tu sei veramente...”
 
Rika restò immobile a guardare quella terrazza ora vuota, soffermandosi nel punto dove Selene si era fermata a parlare, tracciando una scia di sangue colante dalle sue mani.
Anche quel giorno c’era sangue sul pavimento...tanto sangue...
Che creava delle scie rosse sul pavimento...e sul muro...
Tribali...e graffiti sul muro...
Poi al centro della stanza quella enorme macchia rossa...l’odore era così forte che la stordiva, facendole vedere quei cadaveri come riprendere vita, li vedeva osservarla, con le mani allungate verso di lei.
Le stavano parlando...le stavano dicendo qualcosa...
Quelle mani si muovevano...
...
 
“-Rika-”
 
Stavolta una vera lacrima scivolò sulla guancia della ragazza, che rimaneva immobile, solo il volto illuminato, mentre tutto il resto in ombra.
Nascosto...più profondo, ancora più in profondità.
Li dove nessuno può vedere ne toccare, nasconderà tutto li sotto, non lo farà vedere a nessuno.
Ben stretto, chiuso bene, e ancora più in fondo, bisogna spingerla più in fondo, in modo che non ritorni più a galla.
Bisogna farlo, per non piangere più, non bisogna piangere più.
Più in fondo...ancora più in fondo...
 
-Naaah! Non la pioggia di nuovo!!!-
Rika si svegliò con il commento di Meiko, che sbuffò, chiudendo le tende bianche e nascondendo la pioggia che aveva deciso di perseguitarli, era il secondo giorno che pioveva!
-Beh, siamo in stagione-
Rika si alzò dal letto, mettendosi seduta, a dire la verità non dormiva, soffriva d’insonnia.
Soprattutto per il sottile freddo che penetrava nella stanza, infastidendola.
Quel freddo riusciva a penetrarle sotto le coperte colpendola alle braccia e alle gambe, che rimanevano indolenzite.
Meiko la guardò di sfuggita, prima di allontanarsi da quella stanza, chiudendo la porta, mentre Kira rimaneva seduta sul suo letto, ad osservare le tende bianche che si muovevano leggermente.
Rika avvertì il rumore della pioggia entrarle nelle orecchie in una sorta di ronzio.
La pioggia...quando pioveva, a casa sua...c’era sempre il camino sempre acceso.
E lei...restava su quella finestra ad osservare le margherite, mentre la mamma...
 
“-Rika, mi aiuti?-”
“-SI!-”
 
Un sorriso malinconico si formò sulle labbra di Rika, che si alzò dal letto, finendo di sistemarsi la maglietta, e aprendo uno spicchio di tenda, constatando che il vetro era freddo e bagnato.
Il terrazzo appariva ingrigito dal temporale, mentre la pioggia batteva in parte sulla finestra.
Una pioggia che ti fa stare in silenzio...
-Ehilà, volete restare rinchiuse tutte il giorno?-
Rika si voltò verso la figura sorridente di Hakkay, mentre le tracce della scorsa notte tornarono in testa, passando accanto ad Hakkay la figura di Selene sembrava solo un fantasma dal sorriso sadico.
La ragazza fece spallucce.
-Tanto che ci sarebbe da fare?-
-In effetti questa pioggia non è positiva, ci blocca qui dentro.
E ci rammollisce-
Lo diceva come se fosse stata la cosa peggiore al mondo, e forse per quelli come loro doveva esserlo, soprattutto per Goku, lui non stava mai fermo.
Rika osservò il viso di Hakkay, mentre ricordava quella nottata, quando Selene agitava con fare divertito il braccio sporco di sangue, e parlava...dicendo tante cose...oramai tante di quelle parole erano confuse, come un bisbiglio...
 
“-Io lo vedrò sempre.
Vedrò sempre ciò che tu sei veramente-“
 
Si, erano solo un bisbiglio, parole troppo confuse da poter capire.
Si...non ricordava più niente di quello che aveva detto Selene.
Più niente.
Rika uscì velocemente dalla sua stanza, affacciandosi al piano di sotto per vedere chi c’era, alla fine Kira aveva raggiunto gli altri.
-...dov’è Sanzo?-
-E’ rimasto in camera, non ne uscirà fuori-
Rika tornò a guardare Hakkay, per poi osservare la porta della stanza dei ragazzi, provando ad immaginare il bonzo li dentro.
Il bonzo Genjo Sano Hoshi
Quando erano arrivati in quella locanda era stato accolto come una grande celebrità, come una specie di dio.
...e nessuno che sapeva chi era veramente, chi era davvero Genjo Sanzo Hoshi.
Altro che divinità.
Ogni volta che lo vedeva combattere, che lo sentiva parlare, che lo vedeva agire.
Provava un profondo fastidio per quel tipo che si faceva chiamare con tale nome.
Un Sanzo, un uomo pari quasi ad una divinità.
Egli non aveva nulla di simile se non un chakra, un sutra e un nome.
Ma per tutto il resto...
Beh, era difficile considerarlo un sant’uomo.
...
-Vado a portare da mangiare a Sanzo-
si faceva addirittura servire.
-Perché non può scendere a prendersi lui da mangiare il signorino?-
Gojio, Goku e Hakkay la guardarono come se stessero dicendo “beata ignoranza”
-Ti consiglio di non avere discussioni con Sanzo mentre piove-
-Il nostro bonzo corrotto diventa un po’ nervosetto?-
-Ma è ridicolo!-
Rika avvertì il fastidio innervosirla.
-Statti calma sorella-
la castana osservò Meiko, che puliva il fucile, anche se le macchie scure sul calcio facevano fatica a togliersi.
-E’ inutile scaldarsi tanto per quel bonzo fatto male.
D’altronde, a tutti capitano dei momenti no, ti pare?-
Rika osservò con diffidenza il sorriso della biondina, non le piaceva per niente quando faceva così, sembrava quasi che la stesse spiando in certe occasioni.
-Forse, ma lui è Genjo Sanzo Hoshi, e di questo lui se ne dovrebbe rammentare, non credi?-
la castana non lasciò controbattere Meiko, che subito salì verso la stanza di Sanzo, aprendola con uno scatto.
La prima sensazione che ebbe fu qualcosa che la soffocò, sembrava che il nero più nero la stesse avvolgendo con dolcezza per poi soffocarla.
Un’atmosfera lugubre, pesante, e anche soffocante per via delle sigarette e dell’odore di fumo presente li dentro.
La finestra sulla terrazza aveva le tende spalancate, rivelando la luce della pioggia che penetrava in parte formando una forma lunga e divisa a croce, mentre un’ombra li vicino e di profilo non degnò l’intrusione di Rika, che strinse i pugni, socchiudendo la porta dietro di se.
-Perché non scendi giù? La cena è pronta, e non ritengo giusto che Hakkay ti venga a servire-
-Di quello che fa Hakkay non m’interessa-
Rika accigliò leggermente lo sguardo, mentre avvertiva l’ansia afferrarle il petto e stringerglielo dalla parte dove c’era il cuore.
-A te non t’interessa mai niente, nemmeno della gente che tanto ti stima, caro il mio Genjo Sanzo Hoshi...
Perché non scendi un po’ dal tuo piedistallo e non ti guardi intorno?
Chi ti credi di essere? Hai sempre l’aria infastidita da tutto e da tutti.
Guarda che non esisti solo tu.
Per di più sei un Sanzo, perché non te ne rendi conto?
Le persone come te mi fanno venire il nervoso!!-
Quando l’aveva vista entrare, aveva già avvertito una leggera punta di fastidio.
Detestava che qualcuno entrasse nella sua stanza in quei momenti.
Gli sembrava sempre di essere indifeso, scoperto agli occhi degli altri.
E anche se aveva accanto a se la sua shureiju, come una specie di ammonimento, si sentiva disarmato di fronte a quei ricordi che la pioggia rivelava.
Una verità fredda, cruda, che veniva nascosta sotto il sangue di tutti coloro che gli intralciavano la strada, per poi venire scoperta sotto quella stessa pioggia, che aveva fatto da scenografia...a quello...
Non era riuscito a proteggerlo.
La persona che stimava di più...e che forse aveva amato...non era riuscito a proteggerlo.
E proprio come un moccioso...si era fatto difendere...
Si, era stato uno stupido moccioso.
Forse anche per questo desiderava un’arma che lo uccidesse velocemente.
Forse per questo voleva qualcosa che non doveva proteggere.
Di sicuro per questo non voleva avere legami con nulla, se non con quelle stesse parole.
Quelle parole che legavano stretto al cuore il ricordo di quella notte, e il ricordo di quell’uomo, del suo maestro.
Ed ora, quelle parole lanciate contro di lui da una stupida mocciosa.
Gli facevano venire solo una tremenda rabbia, mentre in silenzio fumava la sua sigaretta.
Una droga...una droga che lo faceva ancora vivere...anche se in mezzo ai ricordi...in quella situazione...come da sempre...
Immerso nel suo buio, come a nascondersi da quella crudele verità, mentre adesso quella mocciosa si permetteva d’intaccare la sua apparente calma, la sua falsa serenità, il suo buio, il suo nascondiglio.
Rika intanto continuava a serrare i pugni, mentre vedeva quel profilo svanire nel buio e riapparire in una nuova posizione, con gli occhi che adesso sembrava fissarli.
La ragazza indietreggiò di un passo, la sua mente per qualche secondo si spense di fronte a quello sguardo glaciale, che la paralizzava, per poi frantumarla in mille pezzi, lei, i suoi sogni, la sua speranza, quell’ultima speranza tenuta da un filo sottile a cui lei si aggrappava.
Ed ora quegli occhi le stavano tagliando quell’unico filo.
Digrignò i denti.
-Non fissarmi in quel modo! Io ti odio, odio le persone come te.
Sei un’egoista! Possibile che non ti renda conto di quanto tu sia importante per la gente?
Invece tu sputi solo parole velenose.
Non meriteresti il titolo di Sanzo.
NON TE LO MERITI!!-
...
Un silenzio pesante calò nella stanza dopo lo sbotto ad alta voce di Rika, la ragazza restò in attesa, rimanendo nella luce che penetrava dalla finestra, nonostante fosse giorno la poca luce che filtrava dalle nuvole rendeva tutto notturno.
La ragazza strinse al petto una delle mani, avvertendo l’oscurità farsi come più crudele verso di lei, cercando di dilaniarla, mentre Sanzo restava in silenzio, con la sigaretta in bocca che s’illuminò leggermente, poi una scia di fumo si unì all’odore soffocante della nicotina che vi era nella stanza.
Sembrava che la voce di Rika e le sue ultime parole si propagassero come un’eco nell’aria.
Quella stessa aria che la soffocava.
Gli occhi d’ametista erano ancora fissi su di lei.
...
Sembrava che quello stesso silenzio parlasse per Sanzo, una serie infinita di echi e sussurri sfioravano le orecchie di Rika.
“E allora tu cosa ti meriti?
Non sei tanto diversa da lui”
“Predichi tanto per gli altri, ma anche tu non te ne sei mai interessata minimamente”
“Anche tu sei un’egoista, navighi da sola nelle tue pene e nelle tue disgrazie”
“Puoi nasconderti dietro la tua maschera di buonismo...”
 
“-Io lo vedrò sempre.
Vedrò sempre ciò che tu sei veramente-“
 
No!
Non adesso!
Non scoprire il coperchio!
Torna dentro, torna li nell’abisso
Quell’oscurità...quelle sensazioni vischiose...erano vive come non mai in quella stanza...rivelate da quell’uomo...dalla pioggia...
La pioggia non avrebbe lavato via niente, se non quello che nascondevano entrambi nella loro anima.
La loro colpa, il loro egoismo.
Doveva uscire da li, doveva uscire da quella stanza!
Fuori, fuori!!
-Se hai finito con le tue stupidaggini, vattene immediatamente da questa camera-
...
Rika indietreggiò di qualche passo, una mano dietro si allungò per afferrare la porta, ancora socchiusa, e rapida uscì da quella stanza soffocante, gli occhi ancora sbarrati da quello che aveva visto.
In quegli occhi freddi e glaciali...l’aveva vista...
Una furia...una grande rabbia...
Rika prese leggermente respiro, mentre Meiko la osservava, aveva appena salito le scale.
-Io te lo avevo detto...sorella...-
la castana osservò con aria poco cordiale il viso della biondina, ma questa se n’era gia andata, dandogli le spalle, mentre la mano sulla porta della stanza si staccava come scottata.
Quell’aura nera, vischiosa sembrava averla intaccata  e macchiata, sembrava averle prosciugato ogni energia...
Si allontanò barcollando leggermente da quella stanza, mentre i suoi occhi azzurri per qualche istante si spegnevano.
L’odore del sangue che penetra fin dentro le ossa la stordiva...così come quello del fumo in quella stanza...
Mentre il sangue sulle pareti sembrava soffocarla nel terrore...quel buio sembrò invece soffocarla in una irreale pace...
Era soffocata.
No, non ancora.
Ancora più in basso.
Ben sigillata, e poi giù, fino a scomparire...anche se in realtà è presente in ogni suo pensiero.
Per adesso, rimani li, nascosta.
Rimani li per sempre...
Per sempre...
 
FINE CAPITOLO 16
 



Che dire, nemmeno noi abbiamo capito cosa volevano descrivere attraverso questo capitolo
Marty: Io si, che sia Sanzo che Rika sono due  scemi che andrebbero rinchiusi
Sanzo: Hey mocciosa come ti permetti?
Rika: E ti pareva, mai una parolina dolce nei mie confronti
Marty: Non sono mica io la tua mammina ma quell’altra scema come te
Raffy stile wonderwoman: Tranquilla Rikuccia mia, mammina corre a difenderti
Hakkay: Ad ogni modo speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento ^_ç. Ringraziamo come sempre la cara WhiteLie che commenta questa ff.
Grazie ancora! Baci!
Marty e Raffy: Hey ma le autrici siamo noi non fregarci le battute! >_<
 
  
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