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Autore: hipsta please    26/01/2013    4 recensioni
Dal POV Madison:
«Aspetta...», disse un po' affannato. Cosa diavolo voleva ancora? Alzai gli occhi al cielo. Me l'ero cercato proprio bene.
«Per favore. − Mi fissò negli occhi, scostò i ciuffi che mi erano caduti sulla fronte. Cosa stava cercando di fare? − Non innamorarti di me». Risi, risi come mai avevo fatto.
«Non succederà mai».
Chiusi gli occhi, e mi abbandonai completamente a lui. Senza pensieri, senza regole. Al diavolo tutto.

Dal POV Harry:
Non riuscivo a immaginare la mia vita senza di lei, era fuori discussione, avrei preferito di tutto meno che quella situazione in cui mi trovavo adesso, e che mi stava distruggendo lentamente. Alzai lo sguardo verso il mare, e mi diressi verso la ringhiera che mi separava dallo strapiombo. L'acqua giù non era altro che un vortice tumultuoso, che si ritraeva e si infrangeva contro gli scogli, creando un casino pazzesco. E per un momento, solo per un momento, pensai a come sarebbe stato lasciarmi andare e non soffrire più.
Ma poi mi ritrovai a singhiozzare come un bambino, sulla strada ghiacciata, e a pensare a quanto mi stessi rovinando la vita con le mie stesse mani.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. Without thoughts, without rules.
 
 
POV Madison 
Qua dentro si moriva. Lo sapevo che dovevo indossare qualcosa di più scollato, davvero, non ce la facevo più. Come se fossi parecchio coperta, adesso!
Stupida coscienza. Perché parla sempre, non ha niente da fare? Meglio prendere qualcosa da bere. Mi avvicinai lentamente a quel lato della sala meno affollato, evitando la gente che si buttava addosso. La musica mi rimbombava nel cervello, era qualcosa di fastidioso. Strano, non mi aveva mai dato fastidio prima d'ora. Amavo le discoteche; erano l'unico posto dove potevo divertirmi, senza pensare alla realtà, almeno per una notte. E io sapevo sempre come divertirmi...
Mi versai nel bicchiere un po' di liquido rossastro, e lo buttai giù d'un sorso. Il drink mi andò alla testa, e barcollai leggermente. Forse è meglio che me ne vada a casa, per stasera... Domani mi aspetta una dura giornata.
Oh, finiscila! È proprio per questo che sono qui, stasera. Per non pensare a domani.
Mi riempii il bicchiere ancora una volta. E ancora, e ancora. Al quinto... O sesto, la testa iniziò a vagare per conto suo. Le luci iniziarono a farsi più forti, o forse erano i miei occhi? Rimbalzavano sul mio vestito, contro i vetri della sala; la musica rimbombava, rimbombava, la testa si svuotò, i piedi si muovevano da soli...
Mi lanciai al centro della pista, e mi mossi, inizialmente con calma, poi sempre più decisa. Intorno a me iniziò a radunarsi un gruppo di ragazzi, mi sorrisero, si vedeva lontano un miglio che ci provavano con me.
«Scordatelo», sussurrai a uno che mi ballava intorno. Le sue mani si avvicinavano pericolosamente alla mia vita, e non avevo la minima voglia di staccarmelo di dosso.
Voglio ballare. 
Partì la mia canzone preferita; mi feci spazio, volevo spazio. Dovevo muovermi, dovevo divertirmi, non pensare a niente. Volevo tornare a casa stordita, e non dover pensare per un po' a quello che mi aspettava domani. Alcuni sembravano capire, si allontanarono. Ce n'era uno, con la cresta nera, che non aveva fatto altro che guardarmi per tutta la sera. Si stava allontanando, forse aveva capito che stasera non ero dell'umore. Ma cosa mi prendeva? Eppure io andavo cercando tutto questo. Era di routine: discoteca, sballo, ragazzo diverso ogni sera. Ma stasera, stasera non ce la facevo. Ballai, non pensai più a niente; tutt'intorno a me era solo una massa indistinta di rumori, un vortice di colori. Chiusi gli occhi, sentii la testa che mi scoppiava. Non mi fermai, continuai a muovermi; volevo scordare tutto, volevo ballare. Volevo divertirmi, come sapevo fare io.
Delle mani mi circondarono da dietro; non feci nulla per staccarle, continuai a ballare sorridendo, mezza incosciente.
«Ti muovi proprio bene, sai», mi sussurrò il ragazzo sul collo. Il suo fiato caldo mi fece venire i brividi.
«Grazie, lo so». Qualcosa mi disse che quella risposta non se l'era minimamente aspettata; rimase interdetto un secondo, mentre io risi e mi girai. Volevo vederlo in faccia questo ragazzo.
Alzò lo sguardo da terra, e mi guardò negli occhi; mi perforò, più che altro. I suoi occhi erano verdi, ma di un verde talmente magnetico che mi dava alla testa. O forse era l'alcool? Allungai una mano, fino a toccargli i capelli; quei ricci castani mi attraevano come non so cosa. Lui sorrise; non un sorriso dolce, un sorriso malizioso. Proprio quello che volevo.
«Fa un po' caldo qui, che ne dici di andare da qualche parte più appartata?». Non lo feci nemmeno finire di parlare, che lo trascinai sopra. Ormai quella discoteca la conoscevo come le mie tasche, con tutte le volte che ci ero andata. Aprii la porta di una stanza e mi buttai sul letto, prima di portare anche lui.
Restò un po' con la bocca aperta, non sapeva che dire. «Non pensavo tu fossi questo tipo di persona...», disse, mentre gli sbottonavo la camicia.
«Le apparenze ingannano», riuscii a dire in un momento di lucidità, prima che la vista mi si appannasse di nuovo, e la testa girasse come una trottola. Mi bloccai un attimo, completamente stordita.
«...Sei sicura di star bene? Vuoi...», non lo lasciai finire di parlare, di nuovo.
«Non far finta che ti importi qualcosa. Perché a me, di te, non importa nulla», gli dissi, e lo feci sdraiare. Lui rise. Trovava divertente la cosa? Bha.
«Non so nemmeno come ti chiami...», fece, e si sistemò meglio sotto di me, le mani sulla mia schiena.
«Conta davvero tanto sapere il mio nome?». Ricevetti un'occhiata divertita. Sospirai. Questo ragazzo mi sta dando sui nervi, avrei potuto sceglierne uno meno impiccioso.
«Sono Madison». E iniziai a sbottonargli i pantaloni. Doveva capire che la questione era chiusa qui.
«Bene». Non aveva intenzione di dirmi il suo nome. Rimasi un po' interdetta, poi alzai le spalle. Non me ne fregava niente. Lo guardai negli occhi, mi sdraiai sopra di lui.
«Aspetta...», disse un po' affannato. Cosa diavolo voleva ancora? Alzai gli occhi al cielo. Me l'ero cercato proprio bene.
«Per favore. − Mi fissò negli occhi, scostò i ciuffi che mi erano caduti sulla fronte. Cosa stava cercando di fare? − Non innamorarti di me». Risi, risi come mai avevo fatto.
«Non succederà mai».
Chiusi gli occhi, e mi abbandonai completamente a lui. Senza pensieri, senza regole. Al diavolo tutto.
 
POV Harry
«Divertito ieri, Harry?». Liam mi venne in contro, battemmo il cinque; si sedette al tavolo con me.
«Mmh, si, niente male. Quella discoteca fuori città era davvero forte», risposi, mettendo in bocca un pezzo d'insalata. Bleah. Cosa ci avevano messo dentro al posto dell'olio d'oliva, olio di motore? Allontanai il piatto sul tavolo, guardai un po' in giro per la mensa. Quando spostai di nuovo lo sguardo sui miei amici, vidi che non stavano più nella pelle.
«E allora? Hai incontrato qualcuna?», cacciò Louis curioso.
«Mmh... Si, dai. Diciamo così», feci malizioso. Come adoravo vederli morire di curiosità.
«Non tenerci sulle spine, stupido! Com'era? Te la sei fatta?». Una raffica di domande.
«Era... Mora, credo. O mora o nera, non so, non si vedeva niente là dentro. E gli occhi... Bho, castani, verdi, non ricordo. Non ricordo molto in realtà di ieri sera». Bugiardo. La ricordavo perfettamente. Ricordavo benissimo i suoi capelli marroni, sciolti sulla schiena, arricciati a boccoli. Lo sguardo castano, con riflessi verdi. Le labbra a cuoricino, le sue sopracciglia perfettamente delineate, quello sguardo da menefreghista negli occhi. Il calore della sua pelle sulla mia, i suoi fianchi morbidi...
«E...?».
«E si, me la sono fatta», dissi senza darci troppa importanza, bevendo un sorso d'acqua. Al tavolo scoppiarono urla, risate, commenti maliziosi. Sembrava se la fossero fatta loro, non io.
«A quanto siamo, adesso? Quota cinquanta?», disse sghignazzando Zayn. Lo guardai negli occhi, ridendo. 
«Arriverò a quota cento prima della fine della scuola, amico». Mi alzai dal tavolo, buttai il vassoio nel cestino. Trigonometria mi aspettava.
Camminai lentamente per i corridoi; non avevo proprio fretta di entrare in aula. Passai accanto ai bagni, quando una mano da dentro mi trascinò con sé.
«Ma cosa...?». Mi guardai intorno, era il bagno delle femmine.
«Ciao, Harry», cercò di dire Ashley in un tono malizioso. Che tutto era meno che malizioso, per i miei gusti.
«Ciao Ashley. Cosa vuoi? Dovrei andare in classe, adesso...». Alzai gli occhi al cielo; non era credibile nemmeno per me come scusa.
«Non so, mi domandavo se magari un giorno di questi ti andasse di uscir...».
«Frena ragazza. Sono molto impegnato in settimana. Sai, gli allenamenti di calcio, la scuola...». Questa era già più credibile di quella precedente.
«Ehm, la settimana prossima?», chiese arricciandosi tra le dita le sue ciocche bionde. Bionde? Sembravano un misto tra cacca di uccello e segatura.
«Impegnato lo stesso. Ci si sente, eh». Feci per uscire, ma mi trattenne di nuovo per il braccio e mi sbatté contro al muro. Conoscevo quello sguardo.
«E se entrasse qualcuno?», chiesi già affannato, mentre lei armeggiava coi miei jeans.
«Ho chiesto ad Alison e Amber di tener d'occhio la porta. Tranquillo». Si abbassò con il volto all'altezza delle mie gambe, mentre io mi abbandonavo con la testa contro il muro. Le sue mani percorrevano le mie gambe, la mia testa vagava da sola. Degli occhi marroni, un vestito nero...
Aprii di scatto gli occhi, la allontanai bruscamente. 
«Cosa ti prende, Harry?», chiese piagnucolosa. Avevo gli occhi sbarrati; allacciai di nuovo i jeans, cercando di non pensarci più.
«Te l'ho detto, sono in ritardo. Ci si vede», e uscii di scatto da quel bagno. Mi avviai in aula e presi posto al mio banco, di fianco Niall. Sembrava avesse notato qualcosa che non andava; mi lanciò un bigliettino.
"È successo qualcosa?". Scribacchiai in fretta la risposta, prima di tornare a guardare l'insegnante.
"Niente. Sono solo stanco, tutto qui".
«Mi raccomando, ricordatevi di svolgere correttamente l'ultimo esercizio...». Fiato sprecato, nessuno ascoltava più il professore. Tutti troppo impegnati a catapultarsi fuori da quell'aula, a lasciare questa prigione almeno per un po'. Tutti, compreso me. Mi avviai verso l'armadietto, seguito a ruota da Niall.
«Così oggi ci incontriamo di nuovo da Zayn, no?», disse.
«Mmh, si, tanto non ho di meglio da fare», mi limitai a rispondere con un cenno disinteressato.
«Allora, sicuro che è tutto ok?», mi chiese, osservando attentamente ogni mia minima mossa. Come se da quello che facessi potesse leggermi nel cervello.
«Si, uhm... Si, tutto ok», risposi distratto. Alzai lo sguardo, e incontrai quello dardeggiante di Ashley alla fine del corridoio. Sembrava volesse trovarmi stecchito qui a terra, in questo istante.
«Cosa le prende alla Barbie? Non le hai fatto i complimenti per il suo nuovo taglio di capelli?», mi chiese il mio amico. A quanto pare non ero l'unico ad essermi accorto di quello sguardo.
«Perché, si è tagliata i capelli?». Non me ne ero minimamente accorto. In realtà, me ne fregavo altamente di Ashley, tranne quando serviva per il mio tornaconto; se la cavava a letto, tutto qui. Ma aveva fatto l'errore di innamorarsi di me, così avevo iniziato ad evitarla. L'amore porta solo problemi. L'amore è un problema.
Niall rise, con la sua risata contagiosa. Fece sorridere anche me. «Beh, ecco...». Gli raccontai del nostro "incontro" in bagno, evitando accuratamente tutti i miei pensieri di quel momento. 
«Non deve essere stata molto contenta! Ma perché tu...?». Sapevo cosa mi stesse chiedendo. Perché l'avevo evitata in quel modo? Perché quando si era avvicinata, avevo pensato a capelli di un altro colore, a occhi diversi, a una ragazza totalmente diversa? Madison era di un'altra città, non l'avrei mai più rivista. Dovevo smettere di continuare a pensarla. Oh... L'ho rifatto.
«Mmh, perché ero in ritardo per matematica. Il prof. già mi odia abbastanza, sai...». Non sembrava crederci nemmeno lui. Lo guardai, come per dirgli: non chiedermi niente, non ti dirò niente. Sembrò accontentarsi, visto che si limitò ad alzare le spalle e ad avviarsi verso l'altro lato della scuola, dove i nostri amici ci aspettavano davanti agli armadietti.
«Avete sentito? È arrivato un nuovo studente!», Louis mi assalì, con la sua allegria. Un pensiero iniziò a vorticarmi nella testa, fino a prendere una forma precisa. Dovevo dimenticare il mio grosso sbaglio di oggi, dovevo andare avanti, nello stesso modo di sempre.
«Maschio o femmina?», chiesi attento.
«È una ragazza. Noi non l'abbiamo vista, ma ha filosofia con Zayn», rispose il mio amico. Mi girai verso Zayn, lo fissai: già sapeva cosa volevo chiedergli.
«Mmh, si, è carina, ma niente di che. Non è proprio il tuo tipo Harry». L'aveva bocciata a prescindere! Bene.
«E si chiama...?».
«Margareth. O Meggy... Non so, non ricordo». 
«Se non ti ricordi nemmeno il suo nome vuol dire che non ne vale proprio la pena...», pensai a voce alta.
«Esatto. Andiamo a casa? Ho un nuovo gioco per la Play!».




my space.
Finalmente ho pubblicato la mia nuova ff, è da quando ho iniziato a scriverla che fremevo dalla voglia di pubblicarla askjlsajkh.
La prima cosa che si nota, è che il capitolo è lungo il doppio di quelli dell'altra mia storia. Spero ne siate felici e non vi venga voglia di spararvi lol
In questa storia, come spero si sia capito, i oned non esistono. Poi, diversamente dalla mia storia di prima, We are Forever , non scrivo più in terza persona ma ci sono due punti di vista, cioè Harry e Madison. Ho cercato di sperimentare nuove scritture e credo questa mi sia riuscita abbastanza bene c: Devo assolutamente ringraziare una ragazza, @drewsnutella su twitter, per avermi fatto questo banner gtkordfkgjtr visto che io sono proprio negata. c':
Vorrei davvero sapere se questa storia vi piace, perché ci tengo davvero tantissimo, anche di più della mia prima ff, e mi sono legata molto anche al personaggio di Madison; ditemi se ne vale la pena continuare. :)
Su twitter sono @xthreewords e su ask sempre xthreewords, contattatemi per qualunque cosa, se avete domande da farmi sulla fan fiction o se volete solo fare due chiacchiere. Se vedo un discreto numero di visite e recensioni, prometto, giuro che cercherò di pubblicare puntualmente ogni sabato, o anche due volte alla settimana.
Bye peoplee! #swag
  
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