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Autore: strongfordrew    26/01/2013    12 recensioni
Odiavo mio padre.
Odiavo la mia vita.
Odiavo il fatto che fossi stata costretta a trasferirmi in questa cittadina del Canada.
Piacere, Alexis Butler, nata a Stratford ma cresciuta a Los Angeles.
In questo momento sono sull'aereo,sto abbandonando la mia vita, i miei amici, la mia assolata e calda Los Angeles per andare a vivere da mio cugino Ryan.
Lì troverò il mio più grande problema, Justin Bieber.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 40.
 
“Victoire! Mi stai stringendo troppo!” La mia adorabile migliore amica, che stava studiando da stilista, mesi prima si era presa l’incarico di disegnare e realizzare il mio vestito da sposa. E, a poche ore dalla cerimonia, si stava impegnando a soffocarmi con il corpetto. Amavo il mio abito da sposa.
Victoire aveva creato un abito in chiffon azzurro, con drappeggio sul fianco sinistro e con una plissettatura che partiva da un piccolo gioiello rettangolare in vita fino a tutta la lunghezza della gonna, che terminava in un piccolo strascico. Le spalline erano sottili e lo scollo leggermente a cuore.
Ero molto soddisfatta anche di quelli che avrebbero indossato Victoire e Kim, le mie due damigelle e quello di Roxanne che, invece, avrebbe aperto il mio ingresso gettando i petali di rose al mio passaggio.
Kim aveva scelto un abito in chiffon blu notte, con il taglio a trapezio e la scollatura a cuore che scendeva naturale sulla vita, senza spalline e con alcuni rivestimenti rigidi sul corpetto.
Quello di Victoire, al contrario, era in raso e dello stesso azzurro del mio vestito, ma come quello di Kim era senza spalline e con dei rivestimenti rigidi sul corpetto. Sotto il seno vi era un nastro bianco che terminava al centro in un fiocchetto molto delicato. Entrambi erano lunghi alle ginocchia.
“Scusami Ali, due minuti e posso terminare l’acconciatura.” Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, invece, a Roxy che in quel momento era tutta impegnata a fare giravolte sfruttando l’ampiezza del suo vestito. Si guardava allo specchio facendo smorfie buffe, quelle da diva che Justin le insegnava per giocare alle sfilate di moda. Era dolcissima e mi ricordava sempre di più lui.
Il suo abito, regalatole da nonna Pattie, era in raso e tulle bianco e sul petto erano applicate delle pietre leggermente azzurrine. Due mesi fa io e Justin avevamo comprato una villa a Los Angeles, per via dei nostri impegni di lavoro che richiedevano la nostra presenza la, e avevamo deciso di celebrare il matrimonio in giardino, così i pochi amici intimi che erano venuti ci aspettavano là. Sia io che Justin volevamo un matrimonio semplice e intimo. Gli invitati erano i nostri amici, la sua famiglia e la crew.
Non più di 60 persone.
“Ecco qua, sei fantastica.” Mi guardai allo specchio e per poco non scoppiai a piangere. Mi sentivo … una sposa. Abbracciai Victoire e Kim, poi in camera entrò Pattie. Mi osservò con gli occhi lucidi per un po’, poi mi strinse a sé, come fosse mia madre. L’assenza fisica di mia mamma si notava, ma la sua presenza nel mio cuore si faceva sentire come mai prima di allora. L’avrei voluta con me ma il passato non si poteva cantare e Pattie mi voleva bene come una figlia, e questo mi bastava.
“Ti voglio bene tesoro, sei bellissima.” Si asciugò una lacrima, allontanandosi da me per porgermi il mazzolino di fiori.
“Grazie Pattie, ti voglio bene anch’io.”
“Ora forza, mio figlio ti aspetta in giardino.”
Feci un respiro profondo, improvvisamente nervosa. E se avesse detto no? E se, al momento di pronunciare le promesse, avesse cambiato idea? Mi sedetti sulla poltrona accanto al nostro letto e posai entrambe le mani sul viso. Sentii le prime note della marcia nuziale e il panico aumentò.
“Mi tremano le gambe, non ce la faccio a camminare.”
Kim fece per dire qualcosa ma l’entrata di mio zio, che mi avrebbe accompagnato da Justin, la precedette.
“Dolcezza, è ora di entrare in scena.” Vedendo che non mi muovevo Victoire s’inginocchiò davanti a me e posò le mani ai lati del mio viso.

“Sentimi bene Alexis Lea Butler. Non ho impiegato due mesi per realizzarti un abito degno di Cenerentola solo per vederti seduta qui a piagnucolare. Che ne è stato della mia migliore amica? Ti sei rammolita per caso?
Assottigliai gli occhi, fulminandola con lo sguardo. Tutto, ma quello no.
“Vedo che ci siamo intese. Justin ti ama, e tu lo sai. Ora alza quel tuo dannato sedere e vai a sposarti.”

Le parole della mia migliore amica mi diedero la giusta carica per alzarmi e raggiungere mio zio, che mi prese sotto braccio. Scendemmo in salotto. Pattie diede le istruzioni a Roxanne e la mise davanti a me, poi uscì in giardino salutandoci con sorriso d’incoraggiamento.
Victoire e Kim erano dietro di me. Sentii le battute della mia entrata e mi preparai.
Roxanne uscì per prima e, dopo circa cinque secondi, partimmo io e mio zio. Una volta in giardino mi ritrovai lo sguardo di ogni invitato addosso. Prima, però, la mia attenzione fu catturata dalle decorazioni. Alla mia sinistra vidi i tendoni sotto i quali vi erano sistemati i tavoli per gli invitati. Sopra di essi vi erano sparsi dei cuoricini da tavolo color tiffany e al centro vi erano dei vasi trasparenti pieni di acqua, nella quale erano immerse pietre d’acqua dolce.
Incontrai gli sguardi sorridenti della crew, quelli commossi di Pattie e Jeremy, sorrisi a Kristen e Robert nei penultimi posti, e vidi le manine di Jazzie e Jaxon che mi salutavano dai primi. Feci loro l’occhiolino e con un sorriso salutai il testimone del mio ragazzo, Chaz, e il mio, Ryan.
Infine, i miei occhi incontrarono quelli di Justin. Era bellissimo, come sempre. Si vedeva che era felice ma sapevo che lui pensava di essere il vincitore della lotteria. Per me, la vincitrice ero io. Ero io la fortunata che stava per sposarlo; ero io la fortunata che stava con lui da ben tre anni; ero io la fortunata ad aver avuto una bimba meravigliosa da lui. Non il contrario. Lui era convinto di non meritarmi, lo diceva spesso. Tuttavia, l’unica definizione con cui riuscivo a descrivermi era: sua. Senza di lui, dopo la morte di mio padre, non sarei ancora qui. Era solo il fatto di essere sua che mi aveva salvato. Solo con l’aggettivo “sua” mi sentivo completa.
Zio, come da tradizione, posò la mia mano su quella di Justin ed entrambi ci voltammo verso il pastore. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere e quel sorriso divenne il mio. Dopo la messa generale, arrivò il momento di scambiarci gli anelli.
“Io,Justin, prendo te, Alexis, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Quella promessa la rinnovava ogni singolo giorno, con gesti piccoli e grandi che mi dimostravano quanto eravamo uniti.

“Io, Alexis,prendo te,Justin, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Nell’infilargli l’anello al dito mi tremò la mano dall’emozione. Il pastore ci fece sedere e continuò la celebrazione.
Dieci minuti dopo, giunti alla conclusione, arrivò anche il momento delle promesse solenni.

“Justin vuoi accogliere Alexis come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e di onorarla tutti i giorni della tua vita?” Lo guardai negli occhi e, con gran sollievo, al loro interno lessi le stesse emozioni che provavo io, lo stesso amore che ci aveva tenuti insieme fino a quel momento.
“Lo voglio.” Nel dirlo mi asciugò una lacrima che, prima che me ne potessi accorgere, aveva bagnato il mio viso emozionato. Il pastore allora si rivolse a me.
“Alexis vuoi accogliere Justin come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e di onorarlo tutti i giorni della tua vita?”
“Lo voglio.” Pronunciai quelle parole con tutto l’amore che provavo verso di lui.
“Vi dichiaro marito e moglie. Justin, puoi baciare la sposa.” Come fece mia madre al suo matrimonio, non aspettai nemmeno la fine della frase che mi ero già catapultata sulle labbra di Justin, scatenando le risate dei presenti e lo sguardo a metà tra l’esasperato e il divertito del pastore.

Prima di sederci ai tavoli ci fu il tradizionale lancio del bouquet e, con grande divertimento di tutti e con un classico svenimento di mio cugino Ryan, fu Victoire a prenderlo al volo. La mia migliore amica, che in un primo momento era arrossita, si affrettò a rianimare il suo ragazzo e poi si avviò fingendo tranquillità al tavolo assegnato. Dopo aver mangiato, io e Justin aprimmo le danze.
“Mi concede l’onore signorina?” Mi chiese inchinandosi e facendomi l’occhiolino.
“Certo, signore.” Imitai una riverenza e mi lasciai trascinare da quello che ormai potevo definire mio marito, al centro della pista. Fortunatamente partì un lento, con il quale avevo fatto pratica al ballo di fine anno, perché i balli movimentati non erano il mio forte. A poco a poco anche le altre coppie si unirono e cominciarono a danzare intorno a noi. Scooter e la fidanzata, Ryan con Victoire, Kim e Chaz, Jeremy e la moglie, Kristen e Robert, mio zio con mia zia e persino Jazzy e Jaxon. Roxanne era seduta sulle ginocchia di Pattie e giocava con Kenny.
“Ehi amico, stai monopolizzando la sposa.” Ryan richiese un ballo con me e Justin, un po’ controvoglia, fu costretto ad allontanarsi da me e cercarsi una compagna. Incredibilmente, Roxanne con un balzo scese dalle ginocchia di Pattie e raggiunse il papà che trovò la sua nuova ballerina.
Era una scena dolcissima vederli ballare insieme, così feci segno al fotografo di riprendere e fotografare tutto. Volevo che quel momento durasse per sempre.

Dopo aver ballato fino allo sfinimento, ci sedemmo di nuovo ai tavoli e qualcuno salì sul palco allestito per l’occasione, per fare un discorso. Il primo a parlare fu Ryan che raccontò diverse mie scenate durante la gravidanza, le minacce di morte di Justin quando ci interrompeva nei nostri momenti intimi, e ci ringraziò per avergli fatto incontrare Victoire e per avergli dato una nipotina come Roxanne. Non sembrava, ma con mio cugino avevo un rapporto molto speciale, uno di quelli che nessuno avrebbe mai potuto spezzare. Poi fu il turno di Kim, Chaz, di una Victoire imbarazzata come suo solito e, infine, fu il turno di Justin.

“Non ho mai fatto un discorso così importante ad Alexis, forse perché sono sempre stato più bravo a cantarle quello che sentivo piuttosto che dirglielo chiaramente, o forse perché semplicemente avevo paura di sbagliare le parole. Oggi, però, non canterò. Te lo dirò chiaro e tondo, perché ti meriti sincerità. Tu non sai cosa ho pensato la prima volta che ti ho incontrato. Eri così piccola, con quelle lunghe trecce e le lentiggini sul nasino. Eppure, nonostante sembrassi dolce e educata, già da piccola eri incredibilmente prepotente. Siamo cresciuti e tu, pian piano, sei diventata una ragazza. Quando sei tornata a Stratford mi odiavi, mi odiavi con tutta te stessa. Mi hai insultato, mi hai anche picchiato a dir la verità, mi hai detto così tante volte no che per un momento ho pensato di lasciarti andare. Ho iniziato a fare lo stupido, nella speranza che tu mi notassi. Ma continuavi a rifiutarmi e più lo facevi, più m’innamoravo di te. Sei entrata nella mia vita senza che entrambi ce ne accorgessimo, mi hai dato una bimba fantastica e senza di te non avrei mai realizzato il mio sogno. Quindi, in conclusione, voglio ringraziarti per tutto quello che fai per me ogni giorno. Ti amavo, ti amo, ti amerò. Per sempre.”

Era il discorso più bello che qualcuno avesse mai fatto per me. Mi alzai dalla sedia e lo raggiunsi sul palco, poi lasciai che mi accogliesse tra le sue braccia e ascoltai gli applausi degli invitati intorno a noi.
Il mio matrimonio è stato più di quello che avevo mai sognato. Molto più di quello che penso di meritare, allora e oggi. Non è cambiato niente.
 
Quando gli invitati tornarono negli alberghi, che avevamo pagato noi per permettere loro di partecipare al matrimonio, Justin mise a letto Roxanne che, esausta, era crollata addormentata tra le braccia di Victoire. Poi, con mia grande sorpresa, mi prese in braccio e, come da tradizione, mi portò così fino alla nostra camera da letto. Mi sfilò delicatamente l’abito di dosso e io feci lo stesso con il suo smoking. La nostra prima notte di nozze fu anche più straordinaria della prima volta in cui facemmo l’amore. Nell’aria sentivamo la consapevolezza di appartenerci l’un l’altro sotto ogni aspetto.
“Ti amo, signora Bieber.”
“Ti amo anche io.” 


Vestito Alexis.

Note dell'autrice.

Okay, questo capitolo non solo è il penultimo, ci ho messo due ore per scriverlo, solo per voi,
ma è scritto anche da schifo. Cioè, la conclusione fa proprio pena per me cc
Cazzo, proprio oggi dovevo finire la fanstasia? Vaffanciull proprio.
Babbeh, lasciatemi nella mia disperazione post pubblicazioe e ditemi che ne pensate.
Vi è piaciuto almeno il matrimonio? Ditemi si please çç 
Spero tanto che nonostante il ritardo nel postare, non vi siate dimenticate di me cc
Purtroppo, il prossimo capitolo sarà l'ultimo, già.
Non sono pronta ad abbandonare la storia, uff çç
Spero solo che la mia storia vi abbia emozionato tanto quanto ha emozionato me scriverla.
Per qualunque cosa mi trovate su twittah, sono @xdrewspancake, o via dm.
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e recensito.
Vi amo, Lovemelikeyoudo_

   
 
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