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Autore: Eliessa    26/01/2013    2 recensioni
La famiglia Cesaroni oramai sembra aver ritrovato la sua stabilità nel quartiere della Garbatella; mentre Marco ed Eva che orami sono una coppia anzi una famiglia insieme alla loro Marta, si sono trasferiti all’estero. Il destino per loro però sa essere molto crudele. Riusciranno ad essere uniti anche quando tutto inizia ad andare per il verso sbagliato?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io sono qui

 
 
Il mattino seguente Marco andò a svegliare il padre all’alba, lasciandolo sorpreso per quel gesto, ma sentiva veramente la necessità di parlargli e di dirgli che era deciso più che mai di tornare da Eva. L’amava.
Erano stati distati solo pochi giorni, e lui non aveva mai sentito così forte la sua mancanza.
Pensava di essere più forte, d’altronde lo era stato quando era partito per Londra, quando ha dovuto vedere per mesi Eva accanto ad un altro uomo, quando ha visto la donna che amava convivere in America con Alex, e poi era stato forte quando dopo il suo tradimento Eva era scappata prima a Venezia dalla madre e poi a Milano dal padre.
Ma questa volta era tutto diverso. Era come se una forza maggiore proveniente da chissà quale parte sconosciuta del suo corpo lo costringesse a fare quel passo, a prendere l’aereo per andare dalla sua donna, e per una volta voleva provarci, non si sarebbe tirato indietro, qualsiasi cosa sarebbe successa, avrebbe lottato fino alla fine per riprendersi Eva.
 
-Beh Marco, io sono tuo padre e ti appoggio, ricordati che sono sempre dalla tua parte.-disse Giulio in cucina insieme al figlio mentre prendevano un caffé.
-Non sai quanto mi sia d’incoraggiamento. Lo so che il nostro rapporto padre-figlio forse non è mai stato dei migliori, molte volte invece di discutere come persone civili ci siamo dati addosso, ma non è mai troppo tardi per iniziare, no?-
-No, non è tardi per riprendere il nostro rapporto come non è tardi per andare da Eva e dirle quello che mi hai appena detto.-
-Ho un po’ paura, in fondo potrebbe anche non volerne sapere niente di me.-
-Marco, tu sei un Cesaroni, ed i Cesaroni non hanno paura di una cosa del genere.-
-Allora vado.-disse Marzo alzandosi.
-Vuoi un passaggio?-
-No, preferisco andare da solo.-Il padre gli diede una pacca sulla spalla. –Ciao pà.-
-Ciao Marco.-E così Marco prese la sua valigia e la sua chitarra ed uscì di casa. Nello stesso istante in cui lui uscì, Lucia arrivò in cucina.
-Chi è uscito?-
-Marco.- Lucia rimase senza parole. –Sta andando da Eva. Speriamo bene.-
-Ma perché combinano sempre casini i nostri figli?-
-Ma tutti questi casini hanno portato almeno una cosa positiva-
-Sarebbe?-chiese Lucia perplessa.
-Marta!-esclamò Giulio.
-Ah beh, c’ha ragione. Quel casino gli è riuscito bene a quei due.-risero insieme.
 
Intanto a Londra Eva aveva preparato tutte le valige ed Alex era andato a casa sua presto per prenderla ed accompagnarla all’aeroporto insieme alla figlia.
Prima di arrivare all’aeroporto fecero alcuni giri, passarono dal pub dove Marco suonava, dalla redazione del giornale dove lavorava Eva per dare le dimissioni ed infine dalla proprietaria di casa, la signora che li aveva aiutarti, che era stata per loro quasi come una madre ed una nonna acquisita per Marta. Una signora su cui fare riferimento in qualsiasi momento.
Dopo il tour turistico Alex, Eva e Marta arrivarono a destinazione.
-Questa volta è un addio davvero.-
-No, non è un addio Alex. In fondo abbiamo promesso di rimanere amici.-
-Mi chiamerai?-chiese Alex.
-I rapporti a distanza non funzionano mai, ma per gli amici è diverso.-
-È un no?-
-È un vedremo, ma di certo non è un addio, puoi starne certo.-lo rassicurò Eva.
-Beh, ora ti conviene andare a fare il biglietto.-
-Si, vado subito.-
-Perdonami se non ti accompagno, ma non ci riesco. Lo sai perché te l’ho detto, io sono stato profondamente innamorato di te, e non mi va di…-
-Tranquillo Alex, però una cosa te la voglio dire: in questi giorni ti sei rivelato un amico e credimi che mai come in questi giorni ti ho sentito così vicino a me. Nonostante io ti abbia fatto soffrire mi sei stato accanto, consigliandomi sempre la via giusta. Grazie.-
-È stato bello starti accanto.-
-Amore, saluti Alex che va via?-chiese Eva rivolta alla figlia che teneva in braccio.
-Ciao Alex.-
-Ciao bimba bella.-rispose lui.
-Allora ciao Alex.-rispose Eva per poi allontanarsi.
-Addio Eva.-disse Alex con un filo di voce quando oramai la donna era lontano da lui.
Dopo aver fatto la fila per il biglietto Eva scoprì che era tutto inutile: non c’era una aero con tratta diretta Londra – Roma a causa di una perturbazione nel nord Italia.
-Signorina io devo assolutamente arrivare a Roma entro questa sera.-
-Mi dispiace, ma tutti i voli diretti a Roma sono stati annullati.- rispose la donna del chek-in.
-E non c’è altro modo per arrivarci? La prego, sono così disperata da accettare qualsiasi soluzione.-
-Beh, una soluzione forse ci sarebbe.-
-Ci sarebbe al condizionale o c’è al presente?-
-C’è. Invece di prendere un volo diretto, potrebbe fare due o tre scali in più in alcune città Europee per arrivare a Fiumicino questa sera alle 22. È l’unico modo che ha per raggiungere la capitale italiana.-
-D’accordo, mi va bene. Grazie per la sua gentilezza.-
-Beh, ho capito che è qualcosa di urgente e particolare se non può aspettare domani.-
-Si, ha proprio ragione.-E così Eva decisa più che mai ad andare a Roma, accettò di fare scalo prima a a Berlino, poi Vienna e da lì avrebbe preso quel volo tanto atteso per Roma.
Era disposta a tutto per tornare dal suo Marco, e ci stava riuscendo.
 
A Roma, o meglio all’aeroporto di Fiumicino le cose erano andate in modo diverso: Per Marco non c’era nessuna seconda possibilità, così ormai rassegnato uscì dall’aeroporto e prese un taxi che lo portò in Bottiglieria.
-Ah Marco, che ci fai qui?-chiese il padre vedendolo entrare.
-Tutti i voli per Londra sono cancellati per una perturbazione nel nord Italia. Ma perché deve essere tutto così complicato? Spiegamelo davvero, perché io non capisco.-
-Marco, fosse per me ti ci porterei ora. Ma alla fine un giorno in più o in meno cosa cambia?-
-Cambia tutto.-rispose Marco rassegnato.
-E invece non cambia niente perché quello che tu provi ora lo proverai anche domani per Eva. Quando ami una persona, la ami sempre per tutta la vita, non a giorni alterni.-
-C’ha sempre ragione.-
-So tuo padre e se permetti avendo qualche anno in più di te, ho fatto più esperienze. Mo che fai, resti seduto sullo sgabello de Ezio tra l’altro ed aspetti la solita birretta oppure me dai una mano coi clienti?-
-Ti do una mano, ma un caffè, anzi un cappuccino me lo prendo molto volentieri.-
-E comincia ad alzarti. Tuo zio è alla vigna e torna tra un paio d’ore.-
E così Marco era tornato a lavorare in bottiglieria, tanto non aveva nulla da fare, anche perché Walter voleva stare vicino a Carlotta e lui capiva che in questo momento la sua ragazza aveva più bisogno di lui.
Tra un cliente e l’altro da servire, Marco continuava a parlare con il padre. Finalmente entrambi stavano conoscendo davvero il rapporto padre-figlio, anche se con qualche anno di ritardo.
Ma ovviamente, niente può andare per il verso giusto, soprattutto quel giorno che le cose erano iniziate male.
In bottiglieria arrivò Maya. Appena entrata si accomodò su uno sgabello di fronte il bancone ed aspettò che Marco si girasse verso di lei per parlargli.
-Forse non sono stato chiaro.-
-Tu sei stato chiarissimo, ma volevo chiederti una cosa.-
-Io e te non abbiamo nulla di cui parlare.-
-Ancora non ti ho detto nulla.-rispose Maya.
-Ecco brava, è esattamente quello che devi fare.-
-Ti rubo solo un minuto, ok?-Marco annuì rassegnato, convito che se l’assecondava, l’avrebbe lasciato in pace. –Ti piacerebbe guadagnare 10 mila € con una serata?- Marco rimase senza parole ed il padre fissò Maya dopo aver pronunciato quella frase. –Nella villa di mia nonna si terrà una festa riservata, giusto pochi intimi e mi chiedevo se ti andasse di animare la serata.-
-No grazie. Puoi permetterti dozzine di cantanti.-
-Ma io voglio che ci sia tu.-
-Io voglio non esiste, caso mai vorresti. Ma il problema comunque non sussiste perché io non accetto l’offerta.-
-Vuoi di più? Venti mila ti vanno bene?-
-Neanche per 100 mila € verrei da te.-Maya prese dalla sua pochette il libretto degli assegni ed una penna per compilare l’assegno con la cifra suggerita da Marco: cento mila euro. Tanto per Maya erano solo pochi spiccioli. Dopo aver compilato quel pezzo di carta lo diede a Marco.
-Cos’è?-
-L’assegno con la cifra che mi hai chiesto.-
-Io non sono in vendita e soprattutto non ti ho chiesto nulla.-
-Dai, che in fondo ti fanno comodo. Mai nessuno scommetto che ti ha pagato così tanto in vita tua. Accetti allora? La serata si terrà lunedì prossimo.-
-No Maya e riprenditi quest’assegno.-
-Marco, io non te lo sto chiedendo da ragazzina viziata e capricciosa. Fai conto che io sono solo una ragazza che ti sta offrendo l’opportunità di farti conoscere da persone importanti. E chissà, magari tra gli invitati può esserci anche qualche produttore musicale.-
-Beh, se la mettiamo così potrebbe andare bene, no?.-s’intromise il padre.
-No papà, non va bene. Ti ricordi io domani dove sono?-
-Giusto, non va più bene.-
-Hai impegni che non possono essere rimandati?-
-Già.-rispose secco Marco. –Domani parto per Londra.-
-Allora facciamo così, io l’assegno te lo lascio comunque, magari mi fai sapere quanto torni, così in base alla tua disponibilità organizziamo l’evento, anche se bisogna rimandarlo.-
-Ma perché hai scelto proprio me?-
-Perché di te mi fido. Perché sei bravo, hai talento e sei libero di fare quello che vuoi nella vita, non hai obblighi da seguire e sogni a cui devi rinunciare.-
-Va bene, accetto, ma non ti garantisco nulla su quando sono disponibile.-
-Tranquillo. Se poi pomeriggio hai un po’ di tempo possiamo discutere su quello che dovrai fare.-
-Pomeriggio devo lavorare, ma se vuoi possiamo andare a cena insieme.-
-Perfetto.-
-Passo alla villa di tua nonna per le 20?- Maya annuì.
-A stasera.-Dopo aver salutato Maya andò via.
-Marco mio, ti rendi conto di quanti soldi hai in mano?-
-Si, ma non li terrò per me. Una parte li conserverò per il futuro di Marta. Devo pensare al suo futuro e se non lo faccio io che sono il padre, chi dovrebbe farlo?-
-Saggia scelta.-
 
Intanto la giornata passava: Marco sempre in bottiglieria ed Eva in giro per l’Europa scendendo e salendo da un’aero all’altro per arrivare nella sua Roma.
Alle venti Marco andò a prendere Maya. Andarono a cena fuori e lei gli spiegò in cosa consisteva il suo lavoro per quella famosa serata: doveva cantare, canzoni sue o cover e doveva invogliare gli invitati a ballare ed a cantare.
-Ma si può sapere in cosa consiste questa serata? Insomma, cosa si festeggia?-
-Il mio matrimonio con Jay. Alla fine ho deciso di sposarlo, sono una principessa e come tale ho degli obblighi, ma almeno sono riuscita a convincere mio padre di fare tenere il ricevimento qui a Roma e non a Londra.-
-Dopo quello che mi hai detto non so se essere felice per te o il contrario.-
-Tranquillo, questo ancora devo capirlo anche io. Anche mia nonna ha avuto delle nozze combinate, dapprima era infelice perché era innamorata di un altro uomo, poi ha imparato a conoscere il suo consorte, sono diventati amici, complici ed infine si sono innamorati; ed a me piace pensare che un giorno mi accadrà la stessa cosa.-
-Beh, lo spero per te. Spero che tutto ti possa andare per il meglio.-
 
Ore 22.00. Eva finalmente è scesa dall’aereo. Questo voleva dire che finalmente era a Roma.
Marta, stanca del viaggio, si addormentò tra le braccia di Eva mentre aspettavano l’arrivo delle valige.
Ritardarono di mezz’ora, ma non le importava, oramai era a Roma. Il più era fatto.
Appena uscita dall’aeroporto, anche se con qualche difficoltà visto le due valige e la figlia che si era svegliata e piangeva perché non voleva camminare data la sua stanchezza, trovò un taxi e in tre quarti d’ora arrivò alla Garbatella.
Appena arrivata davanti il cancello di casa vide Mimmo, che come sempre portava fuori l’immondizia.
-Eva!-
-Mimmo!-
-Dai, ti aiuto. Ma perché non hai avvertito che saresti arrivata? Ti saremo venuti a prendere, guarda come stai combinata.-
-Grazie Mimmo. Volevo fare una sorpresa  voi, ma soprattutto a…-
-A Marco, ho capito. Comunque non c’è è uscito.-
-Ah vabbeh, non importa lo aspetterò.-
Intanto i due fratellastri entrarono in casa. Eva con Maya in braccio fu assalita da tutti i presenti in quella casa, ma preferì prima portare la piccola a letto, stremata dal viaggio e poi scese per riabbracciare tutti.
-Finalmente a casa amore mio!- disseLucia abbracciando la figlia.
-Si, sono venuta più che per voi, per Marco.-
-Beh, sai che anche Marco voleva raggiungerti oggi? Ma non partivano gli aerei per Londra.-
-Lasciamo stare, per venire ho dovuto fare il giro d’Europa. Sono partita da Londra, per scendere poi a Berlino, Vienna e finalmente Roma. Comunque, sapete a che ora torna Marco?-
-No, è uscito a cena, ma non ho idea di che ora si farà.-rispose Giulio.
-Vabbeh, allora lo aspetto fuori, vi dispiace?- Tutti fecero ceno di no e così Eva uscì e si andò a sedersi sul dondolo in giardino.
-Forse dovevamo dirglielo che Marco è uscito a cena con Maya.-disse Lucia
-No, facciamoci i fatti nostri, è meglio Lucì. Hai visto com’era felice? Se sentiva il nome della ragazza con cui Marco l’ha tradita, non oso pensare a cosa sarebbe successo.-
-C’hai ragione. Andiamo a dormire?-
-Ottima idea. Beh ragazzi, tutti a dormire.-disse Giulio.
Intanto Eva era ancora nel giardino. Dopo una buona ora sentì l’arrivo di un taxi. Si scostò dal muretto per vedere chi era, e vide Marco. Ma non era solo, era con Maya.
Erano distanti, e si stavano salutando con un cenno di mano.
Fin qui tutto bene, ma d’un tratto Maya si avvicinò a Marco e lo baciò.
Dopo il bacio d’infilò velocemente nel taxi e scappò nel buio della notte.
Marco intanto rimase lì con le chiavi di casa in mano, immobile incapace di dire o fare qualcosa; ma alzò gli occhi e vide Eva in lacrime.
A quel punto reagì e corse velocemente per andare da lei.
   
 
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