Aveva nevicato tantissimo quella notte. Le scuole di Mullingar quella mattina era tutte chiuse.
‘Tanto meglio’ aveva pensato Niall, svegliandosi più tardi del solito abbracciato da un invitante profumo di biscotti. Aveva infilato le sue pantofole, quelle di stoffa con la testa di topolino, ed era sceso dal letto, dirigendosi verso la cucina.
La mamma aveva preparato i biscotti al cioccolato, i preferiti del piccolo, festeggiando quel giorno, improvvisamente trasformatosi in una vacanza fuori programma.
Una chioma bionda spuntò dalla porta della cucina e incrociò lo sguardo della mamma: “Niall, piccolo, ti sei svegliato!!” La donna corse incontro al bambino e lo abbracciò, notando un cruccio su quel visino d’angelo.
“ Che succede tesoro?” chiese preoccupata. “Io.. io.. io pensavo che i biscotti fossero già pronti!” sospirò Niall
La mamma scoppiò in una risata, che fu imitata dolcemente dal piccolo. “Che ne dici di andare a giocare nella neve, e di fare colazione un po’ in ritardo, però con i biscotti ancora caldi??” propose la mamma, cercando di tirare su il morale del piccolo.
Lui sembrò pensarci su un minuto, poi corse in camera e indossò tutti i suoi vestiti più pesanti.
Niall amava la neve, ma odiava il freddo: avrebbe preso qualsiasi precauzione pur di sconfiggerlo. Tre paia di calzini e due giacche dopo, era pronto.
Uscì in giardino. Suo fratello doveva essere uscito con il bob quella mattina, senza averlo svegliato. ‘Beh, peggio per lui, vorrà dire più biscotti per me’ pensò, lasciandosi sfuggire un sorrisetto involontario.
Fu scosso dai suoi pensieri quando fu raggiunto da una voce squillante. “Emily!” Urlò Niall, raggiungendo la bambina con grandi falcate nella neve. “Niall!” fu l’unico suono che uscì da un cappotto lilla, decisamente troppo grande per una bambina di quattro anni.
Quando i due si raggiunsero, siglarono con un’occhiata un trattato di guerra. Iniziarono a lanciarsi palle di neve,rincorrersi e urlare fino a quando, troppo stanchi, si gettarono in un angolo di giardino stranamente immacolato, senza tracce delle loro scorrazzate di guerra.
I due, con gli occhi rivolti verso il cielo, riprendevano fiato, muovendo ritmicamente il petto avanti e indietro e ridendo a crepapelle ogni volta che incrociavano lo sguardo. Emily iniziò a muovere le braccia avanti e indietro, e contemporaneamente anche le gambe.
“Cosa stai facendo?” chiese Niall, che proprio non capiva perché la sua vicina di casa si stesse spostando in quel modo.
“Sto facendo la sagoma di un angelo, che domande!” rispose con un tono altezzoso la bambina, subito smorzato da un sorriso dolcissimo “Da grande voglio fare l’angelo, aiutare le persone e volare”.
Il biondino fece una faccia strana. Aveva cinque anni, sapeva benissimo che ‘fare l’angelo’ non era un lavoro. Emily aveva quattro anni, era piccola, doveva trovare un modo carino per infrangere il suo sogno: “Non puoi farlo, non conosco nessuno che lo faccia e non credo esista come lavoro”.
“Non è vero! A Natale mi hanno regalato Barbie Angelo. E se lo fa Barbie, vuol dire che ogni bambina può farlo!” esclamò tutta convinta la piccola.
Niall sbuffò, e scosse la teste: ‘Ah, le ragazze!’. “E tu che cosa vorresti fare Niall??”chiese Emily, spiazzando il biondo.
“Io… Io..” Niall prese tempo e si concentrò a fissare un punto impreciso nel cielo. Che cosa voleva fare lui? Aveva ricevuto una chitarra a Natale e gli piaceva provare a strimpellare un po’ con quella. Il suo volto si allargò in un sorriso “Io voglio fare il musicista da grande. Voglio cantare e suonare la chitarra e fare tanti concerti in giro per tutto il mondo!” esclamò tutto soddisfatto il bambino.
Emily sorrise. Avrebbe probabilmente aggiunto che lei aveva un Ken cantante, ma fu fermata da una voce, che invitava i bambini a entrare in casa, perché i biscotti erano pronti.La bimba scattò in piedi e si spostò un boccolo castano dagli occhi. La mamma di Niall aveva chiamato anche lei e quindi corse vero la casa dei vicini.
Il bimbo si alzò dalla neve e, prima di dirigersi dai suoi amati biscotti, scrisse una parola sulla neve. Con una calligrafia incerta e con le lettere disomogenee inchiodò le sue speranze per il futuro, i suoi sogni, nella neve: “Believe” credere. Avrebbe fatto di tutto per diventare quello che sognava. Prima però, doveva andare a mangiare i suoi biscotti.