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Autore: Tristo    26/01/2013    0 recensioni
Sono qui narrate le fantastiche avventure di Arbel, un rinoceronte antropomorfo che rinoceronte antropomorfo non è.
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III- La signorina Dluk
 
La signorina Dluk è l’ex-vicina di casa dell’ex-padrone di Arbel. Abita in un tri-bilocale ed è una battona.
L’odore di fumo, vino scadente e trucchi rovesciati aprono la sua dimora. Il letto sempre sfatto, con minigonne troppo lunghe per essere chiamate poltrone sopra rendono lo scenario squallido.
Appena entrati si veniva assaliti da qualche reggiseno o tanga volante. O dagli scoiattoli che ormai erano soliti entrare nell’edificio per rubare le rane. La sua voce profonda, che preferiresti non sentire per lasciare spazio ad altri lavori, ti informava che non era in servizio.
Avvicinandoti alla stanza potevi notare vari bicchieri vuoti, con il segno del rossetto. Bottiglie di vodka in frantumi sul pavimento. Schegge ovunque, ricoperte da chiazze di sangue coagulato.
Seduta sul tavolo con le gambe incrociate, appare Dluk. 
Biondamente castana, con le mèches rosse ormai divorate dalla ricrescita, i suoi capelli a caschetto le circondano il viso, ormai sfiorito dalle lacrime versate pensando al fantasma sopra il comò. Il rossetto ormai consumato sbavava sul mento. Su tutto il corpo graffi, che facevano notare i lati negativi della zoofilia. Lo smalto sulle unghie mezzo tolto, i capelli arruffati, la gamba sempre in movimento facevano notare l’inquietudine della donna, che si pentiva per una vita sprecata, per non aver realizzato i propri elementi chimici razionali, per aver abbandonato una figlia avuta da un cliente.
Il suo corpo ancora in forma, come un parmigiano stagionato, era l’unica cosa che le restava.
Il suo ponte, il suo tramite in una realtà troppo dura per lei. E si odiava per questo, cercava di punirsi, sfregiandosi da sola. Ma la sofferenza fisica non eguagliava mai quella psicologica che provava guardandosi allo specchio e trovandosi ancora troppo bella e giovane. No, non è parente di un certo sig. D. Gray.
Arbel la adorava. E non passava giorno che non la andasse a trovare, per sentire le sue unghie scheggiate che grattavano il suo corpo, per consolarla, per leccarle via le lacrime, per rubarle il pollo arrosto dal forno…
Un giorno la signorina Dluk si portò a casa due cani dalla statale. Erano piccoli, li aveva trovati abbandonati in un fosso e, pensando al destino di sua figlia, li aveva raccolti per scontare i suoi peccati. Da quel giorno cambiò completamente. Smise di spendere i soldi in alcool e fumo, riordinò la stanza. Appena presi un po’ di soldi da parte, si cercò un impiego e cominciò a lavorare onestamente. Trovò posto come cassiera al centro commerciale vicino a casa sua.
Era tornata felice, e Arbel con lei. I vicini ora non la guardavano più disgustati e lei cominciava ad apprezzarsi. Tutto grazie a un incontro casuale con due “esseri che leccavano le cacche” –come definiti dal mio rinoceronte antropomorfo che di rinoceronte antropomorfo aveva ben poco.
E questo dimostra che l’amicizia poster - USB esiste, ed è vera.
La signorina Dluk affidava sempre i due cani, Reatl e Blosmie al padrone di Arbel. Ma quel giorno Arbel li portò a spasso, e come sapete, li perse.
Tornato a casa, la sua amata quasi padrona era sull’orlo del suicidio. Si era abituata alla nuova vita, non voleva tornare la battona di sempre. Ma era sconvolta. Senza i suoi “figli” non aveva ragione di vivere. Scrisse una lettera alla veloce, probabilmente la G, e uscì di casa.
La trovarono morta sei ore dopo.
O sei ore prima?
Ma prima del dopo o dopo il prima? E se fosse la seconda? O i secondi?
Questo racconto era troppo serio per un romanzo come questo. Romanzo.
Manzo. Fame. Ciao. Suicidarsi è bello.
  
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